Titolo: Memoria
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale
Rating: Rosso
Fandom: Arashi
Personaggi Principali: Ohno Satoshi, Ninomiya Kazunari, Matsumoto Jun, Aiba Masaki, Sakurai Sho
Paring Principali: Ohmiya; Matsumiya; Sakuraiba
Avvertimenti: Slash
Trama: "Come recita la formula? In salute e in malattia. Forse è adatto a noi. Tu non mi abbandonerai, vero? Sempre insieme, mi dicesti una volta. Sempre insieme, ripetesti. E' successo davvero? O me lo sono solo sognato?"
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yukiko_no_niji Capitoli Precedenti:
Memoria 01 Memoria 02 Memoria 03 Memoria 04 Memoria 05 Memoria 06 Memoria 07 Memoria 08 Memoria 09 Memoria 10 Un amore a senso unico fa male,
ma ormai è troppo tardi per fermarsi.
Mi accorgo che più mi avvicino a te,
più ti allontani.
Arashi - Crazy Moon
*°*
(P.O.V. Esterno)
Ohno aspettava il ragazzo da qualche minuto. Iniziava ad innervosirsi, anche se il ritardo era di soli dieci insignificanti minuti.
Ma da quel giorno, da quando Nino era stato rapito ed era stato torturato per tre lunghissimi giorni, Ohno era diventato sensibile a qualunque tipo di ritardo, effettuato da chiunque del gruppo, di qualunque entità.
Tirando un sospiro di sollievo, Ohno intravide l'amico arrivare in fondo alla strada.
Matsumoto Jun indossava un pesante giacchetto lungo e un cappello di lana che lo copriva quasi fino agli occhi, oscurati da degli enormi occhiali da sole.
Avvicinatosi, il collega alzò leggermente la mano in segno di saluto.
Ohno avrebbe voluto sotterrarsi, ma non poteva fare altro che rivolgersi a lui. Doveva farlo.
Per Nino.
Solo per quello.
Matsumoto lo guardò, togliendosi finalmente gli occhiali. Era nervoso, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
« Perché mi hai chiamato? » chiese senza guardarlo.
« Dobbiamo parlare di Nino. Penso che ti sia accorto anche te che le cose non vanno come devono andare, vero? » rispose il leader alzando gli occhi verso Jun.
L'altro non rispose. Non riusciva a parlare se ripensava a Nino.
« Entriamo a casa mia. Non c'è nessuno, possiamo parlare con tranquillità. »
Matsumoto si limitò ad annuire e a seguire Ohno verso la villetta dove abitava con la famiglia, in fondo alla strada.
L'aria di familiarità colpì Jun in pieno volto.
L'odore di curry in cottura, l'odore dell'incenso vicino all'ingresso, quella sensazione di presenza femminile, di una madre che a Jun mancava terribilmente.
Quella sensazione di appartenenza familiare, che lui a causa del suo lavoro, aveva dovuto abbandonare troppo presto, portandosi dietro una mancanza che tutt'ora sentiva.
Per carità. Amava la sua famiglia. E la sua famiglia lo amava a sua volta. Si sentiva spesso con sua madre e molte volte sua sorella era stata sua ospite a Tokyo e insieme si divertivano come quando erano piccoli.
Ma era cresciuto da solo. E quello lo aveva portato a maturare dentro di sé un bisogno di amore e di affetto che lo graffiava fin da quando era molto piccolo.
Scosse la testa, togliendo con le scarpe anche i pensieri tristi.
Tolse il giacchetto e lo appese ai ganci, per poi seguire rapidamente il padrone di casa verso il salotto.
I due si sedettero, abbastanza lontani l'uno dall'altro.
Ohno si guardava intorno, cercando di capire come avrebbe dovuto iniziare quel discorso che non avrebbe mai voluto affrontare.
Matsumoto invece guardava i piedi, cercando di capire che cosa voleva il Riida da lui.
« Nino sta male. » esordì Ohno.
« Lo so. Ho visto. »
Silenzio.
« Nino ha bisogno di aiuto. »
« Lo so. »
Silenzio.
Ohno sospirò, pesantemente. Si decise a fissare l'altro negli occhi e scoprì che anche l'altro lo guardava. Jun aveva gli occhi pieni di lacrime. Si chiese come facesse Ohno a mascherare così tanto le sue emozioni.
Non tradiva nessun sentimento. Ma Jun conosceva bene il suo leader. In dieci anni aveva imparato a conoscere ogni tic, ogni sbavatura di quello che sembrava un uomo privo di sentimenti.
Leggermente, i due indici di Ohno tamburellavano l'uno contro l'altro. La fronte era lievemente aggrottata. Un tallone sbatteva quasi impercettibilmente sul pavimento in mattonella.
« Non vuole più vedermi da quando gli ho parlato. Dice che gli ricordo il passato. E se non posso stargli vicino non posso aiutarlo. Se non posso aiutarlo morirà. Sta bevendo troppo. Gli succederà qualcosa di brutto se continua così. »
Jun non distolse lo sguardo dagli occhi da quelli scuri di Ohno. Velocemente, mentre parlava, gli occhi del leader si erano riempiti di lacrime e fu per questo che si alzò improvvisamente in piedi e diede la schiena all'ospite.
Il più piccolo poteva sentire il Riida respirare con sofferenza. Vide il braccio alzarsi verso il volto e asciugare gli occhi. Jun sapeva che non poteva e non voleva dimostrarsi debole.
Era il più grande.
Era il leader.
Era quello che doveva fare qualcosa.
Doveva.
Dovevano. Per loro stessi.
Per Nino.
Per il gruppo.
Per tutti.
« Cosa vuoi che faccia? » sussurrò Matsumoto serrando le mani sulle ginocchia.
Fra di loro c'era sempre stata molta rivalità. Entrambi si erano innamorato di Ninomiya ed entrambi aveva iniziato una battaglia sentimentale per conquistarlo. Jun era sempre stato innamorato di Nino.
Fin da quando lo aveva incontrato nei MAIN. Aveva cercato di dimenticarlo imponendosi di amare Sho, che comunque era dolce, simpatico e pieno di buone intenzioni.
Ma Jun si era accorto ben presto che è impossibile ordinare ai propri sentimenti che cosa dovevano fare. Ohno era entrato nella loro vita e l'aveva stravolta.
Con quel suo fare apparentemente indifferente al mondo che lo circondava e alla sua dolcezza e alla sua capacità di far ridere le persone, aveva conquistato Nino, buttando il primo contendente fuori dai giochi.
Nonostante tutto, con il passare del tempo e degli anni, Jun se ne era fatto una ragione.
Nino non lo aveva mai ingannato. Fin da subito era stato ben chiaro.
Non lo odiava per questo. Non odiava nemmeno Ohno in fondo. Aveva sempre giocato secondo le regole e alla fine era stato scelto.
Si trovava bene in loro compagnia, convinto che quei sentimenti fossero ormai acqua passata.
Ma quando aveva scoperto che Nino era senza memoria e che non sapeva assolutamente chi fosse, il demone che albergava in Jun si era svegliato.
Con Ohno che si era tirato volontariamente fuori dai giochi, perché voleva che ricordasse tutto da solo, Jun aveva avuto la via completamente libera.
E per quanto fosse innamorato, per quanto il proprio cuore palpitasse alla presenza di Nino nudo nel letto, per quanto sentisse il bisogno di possederlo ogni volta che lo vedeva, Jun sapeva che stava facendo la cosa sbagliata.
Il discorso che Nino gli aveva fatto l'ultima volta che si era visti, lo aveva scioccato. Ma quando era rimasto solo, aveva ben compreso che aveva ragione.
Non si può costruire un “noi” quando la persona di cui sei innamorato è inconsapevolmente innamorato di qualcun'altro.
Non si può costruire un “noi” quando si è da soli.
Jun sentiva i respiri tremanti di Ohno, ancora girato verso la finestra. Più ansimi che respiri. Più gemiti di dolore che respiri.
Gli faceva male vederlo in quelle condizioni. Intuiva quello che doveva fare. Intuiva quanto fosse difficile per Ohno chiedergli di prendere il suo posto. Ma il bene di tutti, doveva mettere da parte l'orgoglio.
E il proprio cuore.
E pensare ad un Nino in salute, piuttosto che ad un Nino in preda alla dipendenza dall'alcool.
« Vorrei chiederti di stargli accanto. Di aiutarlo. Io ho fallito di nuovo. E ho deciso di lasciarti completamente campo libero. E' tutto tuo. Kazunari... tu lo ami veramente. Forse più di quanto io possa immaginare. »
“Kazunari” pensò Jun mentre una lacrime scivolava lungo la sua guancia “Da quanto tempo è che non lo chiamavi così?”
Jun si alzò di scatto dal divano. Voleva prenderlo e sbatterlo al muro. Picchiarlo forse.
Picchiarlo con tutta la forza che possedeva.
Picchiarlo fino a fargli male, fino a vedere il sangue uscire dalle proprie nocche. Fino a sentire lui stesso dolore.
Perché quello non era un discorso che un Ohno sano di mente avrebbe mai fatto.
Perché Ohno non lo avrebbe mai detto. Ohno non lo avrebbe mai abbandonato a sé stesso con una responsabilità così grande.
Lui gli era sempre stato vicino. Con il suo modo di fare indifferente, gli aveva spiegato come funzionava nei Junior's. Gli aveva fatto vedere un mondo completamente diverso.
Gli era stato accanto quando aveva deciso di trasferirsi a Tokyo da solo, lontano dalla famiglia per inseguire quel sogno che tutti e cinque stavano ancora sognando.
Ma il suo corpo si rifiutò di muoversi. Rimase fermo, immobile, in piedi, tremando per la rabbia, per il dolore di Ohno.
Matsumoto non riuscì a fare nulla. Gli diede le spalle e lasciò velocemente la casa.
Voleva scappare. Voleva tornare indietro nel tempo. Voleva ignorare la mail di Ohno, voleva rimanere a casa a sistemare il casino che vi regnava.
Ma non poteva. E adesso doveva prendersi tutto quel carico e andava avanti, cercando di scalare una montagna impervia senza bombole di ossigeno.
All'aperto, prese un profondo respiro. Respirava con affanno. Come se avesse un macigno che gli premeva sul petto.
Per prima cosa doveva smettere di piangere. E doveva fare pace con il suo cervello e con il suo cuore.
Doveva capire.
Cosa fare. Come farlo.
Nino non lo avrebbe mai ascoltato, negando un problema evidente. Ohno non riusciva più a fare nulla. Era un uomo che aveva perso veramente tutto.
Gli ultimi otto mesi avevano distrutto la vita di una persona felice, che aveva un lavoro appagante, una famiglia felice e un uomo che amava al suo fianco.
Doveva aiutarlo. Doveva aiutarli, entrambi.
E poi avrebbe deciso che cosa fare del proprio cuore.
Se donarlo interamente a Nino o se buttarlo a terra e farlo calpestare.
Non sapeva nulla ancora.
Non sapeva e non voleva sapere. Non voleva aprire gli occhi.
L'amore per Nino era troppo, troppo forte, graffiante, urlante. Straripava da ogni cellula del suo corpo, impedendogli di ragionare lucidamente.
Ma doveva prendere una decisione.
E alla svelta.
Il tempo non era loro complice questa volta.
Continua...