Titolo: Memoria
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale
Rating: Rosso
Fandom: Arashi
Personaggi principali: Ohno Satoshi, Ninomiya Kazunari, Matsumoto Jun, Aiba Masaki, Sakurai Sho.
Pairing Principali: Ohmiya ; Matsumiya ; Sakuraiba
Avvertimenti: Slash
Trama: “Come recita la formula? In salute e in malattia. Forse è adatto a noi. Tu non mi abbandonerai. Vero? Sempre insieme, mi dicesti una volta. Sempre insieme, ripetesti. E' successo davvero? O me lo sono solo sognato?”
Ricordo che il banner qua sopra è della piccola
nonna_giuly . Vi piace? Lo odiate? Lamentatevi con lei u.u
Vi lascio all'attesissimo (?) quarto capitolo. Cosa scopriremo? Chi si segamentalizzerà? U.U
Non vi piacerà. Nemmeno quello dopo. E tanto meno quello dopo ancora.
Ma ho fiducia in voi u.u
Un kiss
Simph
Capitoli Precedenti
Memoria - 01 Memoria - 02 Memoria - 03 Nei giorni in cui ero insicuro,
ho sempre lasciato da parte i miei sogni
che, privati di ogni passione, stavano per spegnersi.
Arashi - Hadashi no Mirai
*°*
Non voglio tornare nell'oblio.
Non voglio.
Eppure lentamente la luce scompare,
il buio avanza.
No.
Non lo sopporterei.
Non riuscirei più a vedere la luce,
quella famosa luce in fondo al tunnel.
“Gira gira, piccola trovatella ” recita una filastrocca.
“Gira e conta le stelle ” inizia un bambino.
“Gira e conta le nuvole ” continua una bambina.
“Gira gira, piccola trovatella. ” mormorava lui
Giri. Inevitabilmente.
Fino a che non perdi l'equilibrio.
Fino a che non cadi a terra.
*°*
Mi faccio girare fra le dita il biglietto da vista di Matsumoto.
Lo guardo, un po' affascinato.
Il cartoncino è duro, ruvido. Il nome, l'indirizzo e il numero di telefono sono in rilievo, di un nero brillante che risalta sul bianco opaco dello sfondo.
Poi guardo fuori dalla finestra.
Ha smesso di nevicare da qualche giorno. Anche se il paesaggio che riesco a scorgere è ancora ammantato di bianco, il cielo è quasi limpido, sgombero dalle nuvole e c'è un timido accenno di sole che, tiepido, riscalda coloro che si arrischiano ad uscire in questo freddo dicembre.
Sento una strana voglia di alzarmi da questo letto e uscire da questo ospedale, cosa mai provata fino a questo momento in tutti questi giorni di convalescenza e di ritiro forzato.
Forse lui può aiutarmi. Può farmi vedere il mondo che io non ricordo.
Sospiro.
Eppure non mi sento completamente a mio agio nello stare da solo con lui, anche se è l'unica possibile fonte che ho senza perdermi in questa enorme città dove io mi sento solo una piccola formica.
Avvento una sensazione di disagio. Ma non riesco a spiegarmi il motivo.
Guardo ancora il cartoncino.
Matsumoto Jun
“ Che cosa rappresenti per me? ” mi chiedo nella mia testa.
*°*
Il sole di dicembre, seppur tenue, rischia di accecarmi una volta messo piede fuori dall'ospedale.
Matsumoto mi aspetta in fondo al vialetto, appoggiato alla sua auto sportiva.
E' elegante, come tutte le altre volte che in queste due settimane è venuto a farmi visita.
Mentre mi avvicino lentamente a causa delle stampelle che mi sorreggono, cerco di sorridergli.
Non so che fare o che dire in sua presenza, fuori da quell'ambiente quasi familiare che mi ero costruito all'interno della mia stanza d'ospedale.
Fortunatamente, per quasi tutto il tempo, è lui a parlare anche per me. Mentre giriamo sempre dentro l'auto, mi racconta tutto quello che sa di Tokyo e mi ha portato in visita in luoghi di cui ignoravo l'esistenza.
La sua presenza, se dapprima mi lasciava sentimenti contrastanti dentro di me, adesso mi crea una tranquillità che non credevo di poter mai raggiungere.
Mi parla spesso anche di quel Ninomiya Kazunari che conosceva prima che io mi svegliassi, privo di qualunque ricordo, in una stanza priva di colori e di calore.
Quando sto con lui il tempo sembra sempre scorrere troppo velocemente.
Talmente veloce che i successivi tre mesi mi sembrano essere passati come in un battito di ciglia.
*°*
Ho ripreso a suonare la chitarra. Lui dice che ero molto bravo.
Nel mio appartamento, dove mi ha portato tre mesi fa ormai, ho trovato molte chitarre e molti spartiti. Molte lettere e molte altre cose ancora che sul momento mi sono sentito di nuovo come se fossi riemerso dopo molto tempo passato sott'acqua.
Appena presa la mia chitarra, le dita si sono mosse da sole, stringendosi sul plettro con una familiarità che non credevo di avere.
Nel corso di queste settimane, ho ricevuto visite di molti manager. E Matsumoto mi ha spiegato chi ero.
Un componente del gruppo più famoso degli ultimi dieci anni. Ho cercato di scorgere i tipici segnali che emanava quando scherzava, ma lui sembrava serio come non lo avevo mai visto.
Era serio.
Scrivevo, suonavo, cantavo e ballavo.
Tutte abilità che ho riscoperto lentamente, ma che fortunatamente non sono scomparse dalla mia mente come i miei ricordi.
I dottori dicono che ci vorrà del tempo. Che forse riacquisterò completamente la memoria, che forse non ricorderò mai nulla della mia vita precedente.
Ma Matsumoto è sempre stato al mio fianco.
Per ogni dubbio, esigenza o visita, lui era là a sostenermi.
Ora lui mi guarda suonare. Accenno qualche strofa di canzoni che non credevo di conoscere e quando mi guardo sorridente, mi viene spontaneo ricambiare.
Mi piace la sua presenza.
Lentamente mi sembra di non riuscire più a farne a meno.
*°*
Ho stretto amicizia, di nuovo, anche con gli altri due componenti. Aiba e Sakurai.
Sono molto simpatici, schietti e alla mano.
Sono felice di averli ritrovati.
Ormai sono passati quattro mesi dal mio risveglio e da quando loro hanno scoperto che non ricordavo più nulla del mio passato.
Anche loro mi hanno aiutato. Non smetterò mai di ringraziarli.
L'unico che non riesco ad inquadrare è il leader, Ohno. Mi guarda sempre da lontano e raramente mi rivolge parola
Ogni tanto mi scopro a guardarlo a mia volta, mentre disegna seduto nel suo angolo in attesa della registrazione di qualche talk o di qualche promotional video.
E’ schivo, come se non volesse sbilanciarsi troppo sulle sue azioni.
Qualche volta ha provato ad avvicinarsi, come se avesse finalmente preso tutto il coraggio per potermi solo parlare.
Puntualmente però Matsumoto si avvicinava, parlandomi felice e trascinandomi lontano.
Ogni volta che mi voltano a guardare Ohno, lo vedevo fermo e immobile, con gli occhi sbarrati.
Alla fine ha smesso di provare.
Nonostante ciò, non so che pensare di lui. A volte è talmente volubile che mi chiedo come possa un uomo passare senza alcun preavviso da uno stato emotivo all'altro.
Non ci parliamo tanto.
In mia presenza, lui non fa che balbettare e tronca quasi subito ogni argomento di discussione, dandomi le spalle e scappando.
Mi ha lasciato perplesso più di una volta.
Eppure, quando riesce ad uscire dal suo guscio di timidezza, mi sorride con una tale spontaneità che a volte mi spavento dal mio stesso cuore che palpita o dal mio improvviso imbarazzo.
Quando lo guardo, il tifone che ho nel cervello scompare, e mi scopro a sorridere come un perfetto ebete. Spesso lo scopro invece a guardarmi.
E' divertente vedere come arrossisce quando vede che mi volto verso di lui. Sposta subito lo sguardo, balbetta parole di scuse senza alcun senso e si attorciglia le mani, nervoso, tornando a leggere riviste o a disegnare.
Mi piace la sua presenza. Mi dona una tranquillità diversa rispetto a quella di Matsumoto.
Ma non riesco a dare un nome a nessuno dei due.
*°*
Alla fine ho accettato di uscire per una sera con Ohno.
Siamo solo io e lui e la cosa, per quanto mi faccia piacere, mi rende anche molto nervoso.
Mi porta in un pub anonimo, nel suo vecchio quartiere natale, mi dice mentre scala facilmente la marcia della sua piccola automobile e s'imbottiglia nel traffico serale.
Lo vedo sorridere leggermente mentre mi racconta divertenti aneddoti della sua infanzia.
Ma rimango ferito quando si volta verso di me, sperando che io prosegua quel racconto che sicuramente conoscevo prima di perdere la memoria.
E allora anche lui si abbuia leggermente e torna in silenzio.
Rimaniamo in silenzio per qualche minuto. Poi lo vedo gettarmi qualche veloce occhiata e riprende a parlare.
Arriviamo al locale e lui parcheggia davanti all'ingresso del pub. Scendiamo e io fisso l'insegna, talmente scolorita che non si legge più il nome, mentre fuori dei ragazzi ancora con la divisa delle scuole superiori bevicchiano qualche birra in compagnia.
Lui mi fa cenno di seguirlo ed entriamo nel pub.
L'aria calda mi mozza improvvisamente il fiato, talmente tanto che sento la necessità di togliermi la sciarpa e il cappello.
Ohno mi sorride, chinando leggermente la testa.
Ora capisco perché mi aveva detto di non vestirmi troppo pesante questa sera. Sbuffo, cercando di non dargliela vinta e quando lo vedo mordersi leggermente un labbro senza sapere cosa dire, accenno un sorriso.
Lui arrossisce e sposta subito lo sguardo, guardandosi intorno. Lo imito anche io, imbarazzato da quell'improvviso silenzio fra di noi dopo averlo sentito parlare a lungo in macchina.
I tavoli e le panche sono tutte in legno massiccio, la luce è soffusa e forse la musica è troppo alta, ma è un pub non casa mia quindi credo sia normale.
L'aria che si respira è molto familiare. L'età media è abbastanza alta, sono tutti signori anziani già in pensione o uomini che necessitano di staccare dal nervosismo della vita quotidiana.
Vedo Ohno che saluta quasi tutti, con una tranquillità che con me non dimostra mai.
Sono quasi geloso di questo suo blocco nei miei confronti.
Vorrei che parlasse anche con me così facilmente. Vorrei che anche a me mostrasse sempre quel sorriso così dolce.
Vorrei che mostrasse anche a me questo Ohno così disinvolto e così... disinibito, quasi. Certo, mi piace anche quando mi guarda e poi finge di fare altre cose.
Ma sono così interessato a questo altro lato del suo carattere, che per un attimo la gelosia mi pervade.
Cerco di avvicinarmi. E quando lui lo nota, mi sorride.
Mi presenta a qualche amico di famiglia. Sembra che mi conoscono tutti.
Nascondo i miei pensieri dietro il sorriso di circostanza. Loro sembrano non accorgersene, ma quando Ohno chiude quasi ogni discorso dicendo che andiamo a cercare un posto, capisco che lui invece mi ha compreso.
Lo guardo ringraziandolo con un sorriso, fino a quando il proprietario, dietro al bancone che fuma non ci avvicina salutandomi.
« Buona sera Ninomiya - san. Sono felice di vederla di nuovo in salute. »
Ricambio la stretta, imbarazzato, mentre l'unico pensiero che il mio cervello riesce a formulare è un “ Chi è quest'uomo? ”.
Ohno accorre nuovamente in mio aiuto.
« Nino, lui è Sato - san, il proprietario nel pub. » mi spiega sorridendo.
« Ohno - san, posso offrirle una birra? » gli chiede poi l'uomo.
L'ho visto che avrebbe voluto farmi altre domande, ma credo che per rispetto si sia trattenuto.
Anche se qualcosa mi dice che prima dell'incidente venivo spesso con Ohno in questo locale.
Subito appena sono entrato, una sensazione di familiarità mi ha pervaso.
Ed è frustrante riconoscere che forse sei stato in questi posti e conosci queste persone, ma non ricordartelo.
Mai come in questo momento ho desiderato ricordare la mia vita precedente.
Mi allontano lentamente, senza essere visto. Ohno continua a parlare con altri signori e io mi avvicino al bancone. Mi siedo su uno sgabello abbastanza alto per la mia bassa statura e ordino una birra piccola.
Appoggio la schiena al legno duro e inizio a bere.
Ohno continua a ridere e a scherzare con persone che forse non vedeva da mesi a causa di impegni lavorativi.
Mi piace guardarlo.
Il suo sorriso è travolgente e la sua idiozia anche. Non sembra un leader, ma quasi un adolescente che non ha mai voglia di crescere.
Ridacchio.
Ohno mi mette davvero tanta tranquillità.
Vorrei che momenti come questi non finissero mai.
Continua...