Titolo: Memoria
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale
Rating: Rosso
Fandom: Arashi
Personaggi principali: Ohno Satoshi, Ninomiya Kazunari, Matsumoto Jun, Aiba Masaki, Sakurai Sho.
Pairing Principali: Ohmiya ; Matsumiya ; Sakuraiba
Avvertimenti: Slash
Trama: “Come recita la formula? In salute e in malattia. Forse è adatto a noi. Tu non mi abbandonerai. Vero? Sempre insieme, mi dicesti una volta. Sempre insieme, ripetesti. E' successo davvero? O me lo sono solo sognato?”
Ricordo che il banner qua sopra è della piccola
nonna_giulyVi piace? Lo odiate? Lamentatevi con lei u.u Vi lascio all'attesissimo (?) sesto capitolo. Cosa scopriremo? Chi si segamentalizzerà? U.U Un kiss Simph
Capitoli Precedenti
Memoria - 01 Memoria - 02 Memoria - 03 Memoria - 04 Memoria - 05 Fammi sentire la tua voce
ti starò sempre vicino
Arashi - Happines
*°*
Giri.
E non ti rendi conto del perché.
Fa male.
Tutto. Dappertutto.
Non capisci che cosa sta succedendo.
Fa paura.
“Gira gira, piccola trovatella ” recita una filastrocca.
“Gira e conta le stelle ” inizia un bambino.
“Gira e conta le nuvole ” continua una bambina.
“Gira gira, piccola trovatella. ” mormorava lui
“Gira e vedrai che la soluzione troverai.” sussurra pianissimo qualcuno.
“Gira gira, piccola trovatella. ” recita una filastrocca.
Sei senza nessuno.
Hai perso una persona cara.
Lo senti. Dentro.
Ti fa male.
*°*
Quando riapro gli occhi, Aiba mi sta facendo aria con una rivista.
La luce mi acceca e li serro nuovamente. Porto con fatica una mano sulla fronte, mugolando qualcosa di indefinito.
« Nino, tutto ok? » mi chiede la voce di Aiba, un po' preoccupata.
Mi alza sui gomiti, cercando di capire dove mi trovo.
Specchio.
Sbarra.
Parquet.
Panche.
Ok. Sono in palestra.
« Nino. Tutto ok? » di nuovo, questa volta più apprensivo, Aiba mi chiede in che condizioni mi trovo.
Annuisco, ancora un po' scombussolato.
« Sto bene. Grazie. » lo guardo « Scusa se ti ho fatto preoccupare. Devo avere avuto un mancamento. »
Lui mi sorride e mi scompiglia i capelli.
« Matsumoto e Ohno? Ricordo... che si stavano picchiando. »
« Sho è riuscito a dividerli. Ognuno è a casa propria adesso. Speriamo che la notte li calmi un po'. »
« Non ho mai visto Ohno arrabbiato. » commento alzandomi a sedere e appoggiandomi con la schiena al muro.
Aiba mi porge la mia bottiglia d'acqua.
« Bevi, ti farà bene. » mi consiglia come se non mi avesse sentito.
« Si sono fatti male? »
« Niente di grave. » mi sorride, ma il suo è un sorriso stentato, « Jun ha uno zigomo quasi rotto e Riida si è fatto male alla spalla. »
« Ma perché sono scattati così? » chiedo « Matsumoto ogni tanto ha già dato in escandescenza, ma Ohno... in tutti questi mesi non ha mai perso la testa così. »
Aiba rimane in silenzio, sospira di nuovo. Io lo guardo cercando di capire che cosa si cela dietro quel suo essere innaturalmente serio.
« In un gruppo come il nostro, che si conosce da così tanti anni, è normale litigare. »
« Dici che è lo stress per il concerto? »
Lui mi sorride, dolce come sempre.
« Probabilmente sì. Sono ancora dei ragazzini. Vanno alle mani per qualunque cosa. »
Ridacchiamo, insieme. Lentamente le nostre risate si fermano e torniamo in silenzio.
« Come mai sei svenuto? »
« Non lo so a dir la verità. Quando ho visto il sangue qualcosa dentro di me è scattato. Dei lampi, forse dell'incidente, mi sono passati davanti agli occhi. E poi mi sono risvegliato. »
« Ohno era preoccupato a morte. E' rimasto qua fino a che Sho non lo ha riportato a casa. »
Il cuore mi batte forte nel petto. E non capisco se è imbarazzo e vergogna per essere svenuto a terra come una pera cotta oppure è perché sono felice che si sia preoccupato per me.
« E' rimasto qua perché era preoccupato? » ripeto, sembrando anche un imbecille.
« Sì. » mi sorride ancora « Pensava che in qualche modo fosse colpa sua. »
Lo guardo, un po' stupito da questa rivelazione. Poi sposto lo sguardo a terra, imbarazzato da questo improvviso interesse e preoccupazione nei miei confronti.
« Non credo proprio che sia colpa sua se sono svenuto. » borbotto « All’improvviso qualcosa nel mio cervello è scattato. » ripeto un'altra volta, monotono.
Aiba annuisce.
« Nino posso darti un consiglio? Dovresti andare a parlare… »
La porta che si apre all'improvviso lo interrompe, ed entrambi ci voltiamo di scatto verso l'ingresso.
Sho è appena entrato e non mostra una faccia particolarmente entusiasta.
« Vi riporto a casa. » ci dice brusco « Prendete le vostre cose. »
Senza proferire parola, gli obbediamo. Raccogliamo velocemente i nostri asciugamani, le bottiglie d'acqua, i vestiti di ricambio, le borse della palestra.
Poi, sempre in silenzio, lo seguiamo in macchina e Sho guida verso il mio appartamento.
Quando si ferma davanti al portone del mio palazzo, mi arrischio a guardarlo. Si sta coprendo gli occhi, sbuffando. E' stanco.
« Grazie del passaggio. » mormoro imbarazzato dal pesante silenzio.
Si volta verso di me, sorridendomi.
« Tu riposati ora. Vai a letto e non metterti nei guai. Non chiamare nessuno dei due per favore. Almeno fino a domani. »
Annuisco, anche se non capisco perché dovrei chiamarli o meglio, perché non dovrei chiamarli.
Ma non faccio domande. Prendo la mia borsa e vado a casa.
*°*
Il mio appartamento è silenzioso, come ogni sera. Il silenzio è rilassante.
Quando torno a casa, stremato dal lavoro, mi piace buttare la mia borsa a terra e gettarmi senza forze sul divano.
Il silenzio mi aiuta a rilassarmi. Siamo solo lui ed io.
Posso ascoltare i miei pensieri, analizzarli, capirli.
E dopo questo pomeriggio, credo che mi serva decisamente molto tempo e molto silenzio per mettere a fuoco ciò che è successo.
Mi sdraio. Non ho voglia di farmi la doccia.
I muscoli mi fanno male e il mal di testa inizia a tornare come un rumoroso martello pneumatico contro il mio cervello.
Sospiro. Forse dovrei davvero andare a lavarmi, inizio decisamente a puzzare di sudore.
Mi alzo in piedi, di controvoglia.
Mi spoglio, infilandomi quasi subito sotto il getto d'acqua bollente. Socchiudo gli occhi, inarcando la schiena per stirare i muscoli intorpiditi.
L'acqua mi cola dai capelli sul volto. Alzo la faccia, permettendo all'acqua di bagnarmi completamente.
Prendo la spugna, la insapono e poi inizio a lavarmi.
Lentamente la stanchezza lascia posto ad altro. La mia erezione con l'acqua fredda ha iniziato a giocarmi brutti scherzi.
Anche per colpa di Jun. Sta spesso a casa mia, e altrettanto spesso passo nottate insonni fra le sue braccia.
Lui mi tocca, mi prende, mi bacia ovunque. Mi tiene stretto fra le sue braccia mentre mi sfiora con le sue dita lunghe e sottili.
Mi bacia sul collo ogni notte e io, nudo sopra il suo corpo altrettanto nudo e caldo, mi sporgo verso di lui, cercando di più, cercando emozioni e sensazioni che solo lui, con la sua bocca, le sue mani e il suo corpo mi può dare.
Pensando a lui e a queste notti passate insieme, inizio a masturbarmi. Circondo la mia erezione con la mano, stringendo così come stringerebbe Jun e muovendo le mie dita così come farebbe lui
Mi sfioro la punta con le dita e mi mordo un labbro, trattenendo un gemito.
L'acqua continua a bagnarmi con il suo getto. Appoggio una mano al muro, serrandola quasi a pugno.
Chino la testa sul petto, ansimando mentre la mia mano continua quel lento ma ritmico movimento.
Non posso fare a meno di pensare a qualche giorno fa, quando Jun mi stringeva l'erezione con la sua mano e mi baciava il collo.
Non posso fare a meno di pensare a come io stringevo la sua spalla, a come stringevo con l'altra mano il lenzuolo, a come lui mi portava rapidamente all'orgasmo.
Con uno spasmo vengo nella mia mano.
Appoggio la fronte al mio pugno appoggiato al muro della doccia. Ansimo, senza fiato.
Socchiudo gli occhi.
Pensare a Matsumoto mi fa decisamente questo effetto.
Mi rialzo eretto, cercando di finire di lavarmi.
Quando esco sono più stanco di quando sono entrato. Indosso un accappatoio, tamponandomi le gambe e i piedi per evitare di bagnare troppo il corridoio.
Ho appena il tempo di mettermi i pantaloni e i calzini prima tornare il bagno per prendere il phon e asciugarmi i capelli ancora gocciolanti, che suonano al campanello.
Stupito, specialmente per l'ora che ormai si è fatta, vado ad aprire.
Sulla soglia, con i capelli bagnati a causa della pioggia che imperversa su Tokyo da qualche ora, c'è Ohno.
Rimaniamo entrambi fermi ai nostri posti per qualche secondo.
« Ohno. » esclamo cercando di riprendermi e di comprendere perché sia venuto a trovarmi così all'improvviso « Vieni, entra. Ti do un asciugamano, così non ti raffreddi. »
Lui annuisce, senza dire nulla.
Entra e si toglie le scarpe bagnate, arrotolandosi l'orlo dei pantaloni fradici.
Corro a prendere un altro asciugamano pulito e quando ritorno da lui lo vedo che si guarda intorno, con sguardo quasi malinconico, triste.
Lui lo prende, iniziando lentamente e in silenzio ad asciugarsi i capelli.
« Vuoi un tea? » chiedo piano, come se avessi paura di disturbarlo in qualche suo processo mentale.
« Si grazie. » sussurra flebile.
Si toglie l'asciugamano, fissandomi con lo stesso sguardo che mi ha bruciato la pelle al mio risveglio.
« Mi sei mancato. » mormora, prendendomi alla sprovvista.
Lo guardo. Mi manca il fiato e ho il battito che corre troppo velocemente per essere battiti umani.
La gola è secca e improvvisamente sento di nuovo il sudore scivolare lungo le mani.
« Vado a preparare il tea. » mormoro senza riuscire a dire altro « Tu siediti in salotto Tranquillo. »
Quasi scappo in cucina. Con la mano che trema inizio a preparare il servizio per portarlo ad Ohno.
Mille pensieri mi intasano il cervello, cercando di trovare il loro spazio, cercando di trovare una loro ragion d'essere.
Il tempo che l'acqua impiega a bollire è brevissimo. Mi sembra che sia passato solo un secondo da quando Ohno è entrato nella mia casa.
Mentre lascio l'acqua dentro la teiera vado a prendere la scatola con le essenze.
La prendo e la apro, per scrupolo, per controllare se è tutto al proprio posto.
Da quando mi sono svegliato ho scoperto di amare particolarmente il tea. E proprio per questo ho comprato, nel passare dei mesi, le essenze più disparate.
Qualcosa scatta dentro di me. La mia mano si muove da sola quando prendo una bustina di tea aromatizzato alla mela.
La guardo nel palmo della mia mano e perplesso.
Senza sapere il perché, la metto nella tazza.
Sospiro. Devo tornare di là per sapere perché Ohno mi ha detto quelle parole.
Cosa pensava. Cosa voleva dire. Cosa io devo capire.
Continuo a pensare al suo sguardo su di me. A quello sguardo profondo, inarrestabile, che nasconde segreti di cui io sono all'oscuro.
“ Ohno, riuscirò mai a capirti? ” penso tristemente.
Quando torno in salotto, con il vassoio in mano e le tazze fumanti, Ohno è in piedi vicino alla vetrata che dà sul belvedere di Tokyo.
Ha le mani in tasca e il suo volto è sempre malinconico. I capelli ancora un po' umidi gli ricadono sulla fronte. Le punte sfiorano quasi gli occhi.
I pantaloni sono sempre bagnati e la camicia a maniche lunghe che indossava, troppo leggera secondo me per questo inverno particolarmente rigido, aderisce al suo petto.
Tossicchio leggermente.
Lui si volta di scatto verso di me e poi mi sorride.
« Adoro il tea alla mela. » mi dice dirigendosi verso il divano.
Abbozzo un sorriso anche io. Allora la mia intuizione era giusta. La cosa che mi fa pensare è che avevo un assoluta certezza in questo fatto.
Non mi era mai capitato fino adesso di ricordare con tanta nitidezza un evento del passato.
Mi rende felice e allo stesso tempo mi inquieta.
« Meno male. » mi limito a dire posando il vassoio sul tavolo di legno davanti al divano.
Lui si siede accanto a me e quando vede le tazze gli scappa un altro sorriso. Lo guardo, cercando una spiegazione.
« Tu hai preso il tea nero. » mi risponde mentre il sorriso divertito lascia il posto ad un sorriso triste « E' il tuo gusto preferito. Lo prendi sempre. »
« Così come tu prendi sempre quello alla mela. » replico cercando di non spostare lo sguardo, incatenato ai suoi occhi.
« Si, hai ragione. Sono tremendamente abitudinario. »
Prende la tazza fra le sue mani, soffiando sulla superficie della bevanda.
Rimaniamo in silenzio a lungo. Poi, quando ho quasi finito di bere, poggio la tazza sul vassoio e lo guardo.
« Perché mi hai detto quelle cose? »
Ohno mi guarda, con quegli occhi maledettamente sinceri.
« Perché lo penso. Mi sei mancato. » sospira, poggiando a sua volta la tazza ancora quasi piena « Quando ti ho visto in ospedale... » ridacchia nervoso, interrompendosi « Ho pensato che finalmente tutto si sarebbe sistemato. Che tutto sarebbe tornato come prima. »
« Invece ho perso la memoria. » sussurro.
Lui annuisce, intrecciando le dita.
« Quando aspettavo le notizie dall'ospedale, pensavo che il karma doveva essersi mosso contro di me. Perché potevo evitarlo. Perché potevo far sì che tutto questo non succedesse. »
Mi si stringe la bocca dello stomaco. Lo guardo a fondo, cercando qualche segno nei suoi occhi che mi spieghi tutte queste parole.
Eppure il suo sguardo è impenetrabile. Non riesco a leggerci nulla, non riesco a capire niente di tutto quello che mi dice.
« Perché mi dici queste cose? » ripeto.
« Vorrei dirti tante cose. Vorrei farti sapere tante cose. Ma non credo di riuscire a farcela. Oggi non avrei dovuto accettare le provocazioni di Matsumoto. » lui sospira un'altra volta, poggiando la fronte sulle mani puntellate su un ginocchio.
« Ohno, non ti ho mai visto perdere la pazienza. Perché te la sei presa così tanto? Si sa, Matsumoto a volte... è un po' eccessivo. » cerco di dirgli. « Ma tu… » mi interrompo, non sapendo che altro aggiungere.
« Cerco sempre di essere un buon leader, anche se a volte può sembrare che non ci sia attenzione nei vostri confronti. E Matsumoto è sempre riuscito, fin dall'esordio, a farmi perdere la calma. Oggi... credo che la situazione mi sia sfuggita di mano. »
« Non è colpa tua se sono svenuto oggi in palestra. » dico a voce bassa, senza guardarlo « Mi sono tolto il sangue di Matsumoto dal volto e quando l'ho visto... » mi interrompo alzando improvvisamente lo sguardo verso Ohno « Ho avuto dei flash. Penso dell'incidente. Il rumore di un ambulanza, il dolore. » scuoto la testa, tornando in silenzio.
Ohno gira il volto, tornando a prendere la tazza di tea fra le mani.
« Vorrei che tu mi dessi l'opportunità di starti vicino Nino. Anche solo in veste di amico. » aggiunge quando mi vede sbarrare gli occhi. « Devo rimediare. A molte cose. Il fatto che io abbia permesso a Matsumoto di starti vicino quando ti sei svegliato in ospedale e anche dopo, quando sei stato dimesso... è inconcepibile. »
Socchiude gli occhi, stringendo le dita scure sulla tazza. La sua voce, così sussurrata e così maledettamente triste, mi impedisce di articolare i pensieri.
Annuisco e basta, con gli occhi lucidi.
“ Si Ohno. Voglio conoscerti. Voglio che tu mi stia accanto. ”
Ma non riesco a dirlo a voce. Così mi limito a sedermi un po' più vicino a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla.
« Si. » mugolo solo chiudendo a mia volta gli occhi.
Non lo vedo sorridere. Non vedo le lacrime silenziose che scivolano lungo le sue guance.
Ma se le avessi viste, sarebbe cambiato qualcosa?
Oh-chan, è stato incontrandoti che ho capito quanto fossi realmente fragile.
Continua...