Titolo: Memoria
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale
Rating: Rosso
Fandom: Arashi
Personaggi Principali: Ohno Satoshi, Ninomiya Kazunari, Matsumoto Jun, Aiba Masaki, Sakurai Sho
Paring Principali: Ohmiya; Matsumiya; Sakuraiba
Avvertimenti: Slash
Trama: "Come recita la formula? In salute e in malattia. Forse è adatto a noi. Tu non mi abbandonerai, vero? Sempre insieme, mi dicesti una volta. Sempre insieme, ripetesti. E' successo davvero? O me lo sono solo sognato?"
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yukiko_no_niji Capitoli Precedenti:
Memoria 01 Memoria 02 Memoria 03 Memoria 04 Memoria 05 Memoria 06 Vorrei dirtelo ma non ci riesco:
a volte non riesco ad essere onesto.
Arashi - One Love
*°*
Improvvisamente nulla va come deve andare.
Perché. Non capisci.
Perché. Non lo comprendi.
Perché. Non ti viene detto.
“Gira gira, piccola trovatella ” recita una filastrocca.
“Gira e conta le stelle ” inizia un bambino.
“Gira e conta le nuvole ” continua una bambina.
“Gira gira, piccola trovatella. ” mormorava lui
“Gira e vedrai che la soluzione troverai.” sussurra pianissimo qualcuno.
“Gira gira, piccola trovatella. ” recita una filastrocca.
“Alza la testa. ” sussurrava un bimbo all'orecchio del compagno.
Vieni sballottato dai sentimenti come una bambola rotta.
Il tuo cuore continua a fare su e giù.
Come se si trovasse su una grottesca giostra.
Li guardi.
E non capisci.
*°*
Matsumoto è anche questa sera a casa mia.
Sono passati alcuni giorni da quando Ohno si è presentato a casa mia, all'improvviso.
Da allora non faccio altro che pensare alle sue parole, ai suoi sentimenti, a quello che mi ha detto e a quello che mi ha chiesto.
Jun mi guarda, ma io ultimamente sono troppo preso dai miei pensieri. E credo che lui si sia accorto che qualcosa non va.
Siamo sdraiati nel letto. Lui è accanto a me e io ho la testa appoggiata sulla sua spalla, sfiorandogli il petto con le dita disegnando motivi astratti sulla sua pelle calda, lasciata scoperta dalla camicia sbottonata.
La sua mano passa lenta fra i miei capelli e ogni tanto mi bacia la fronte.
Mi sposto sul fianco, sistemando la giacca in modo che non mi dia più fastidio e sospiro pesantemente.
« Va tutto bene? » mi chiede dolcemente all'orecchio.
Abbozzo un sorriso, stringendo fra le dita l'orlo della sua camicia. Non so cosa gli devo dire. Le cose ultimamente fra Ohno e lui non vanno bene.
Quasi non si parlano e a momenti registrare i talk è impossibile. Non fanno altro che lanciarsi frecciatine, che arrabbiarsi, che rischiare di arrivare alle mani appena si guardano.
Non credo che sia la cosa più giusta da fare, dirgli che Ohno è venuto quasi nel cuore della notte a casa e mi ha chiesto, credo, di essere un amico più vicino di quello che è adesso.
Rischierei di far scoppiare veramente la III Guerra Mondiale.
« Certamente. » rispondo cercando di sembrare il più naturale possibile.
Ho visto la mia filmografia, dovrei avere una discreta capacità recitativa, no?
« Meglio. Ti vedevo un po' distante in questi giorni. Forse quando sei svenuto ti sei ricordato di qualcosa? »
« No. » lo interrompo brusco « Non è successo nulla. Sono solo stanco in questi giorni. Anche oggi ho registrato per un drama fino a che non sei venuto a prendermi. » mi alzo a sedere, stiracchiandomi.
Si alza anche lui, abbracciandomi e intrecciando le sue mani sul mio petto. Appoggia la fronte contro il mio collo. Mi appoggio a lui, cercando di far chiarezza nella mia testa.
« Non credo che sia il caso di parlare con Ohno? » chiedo ad un certo punto « Qualunque sia il motivo per il quale litigate. Non fa bene per il gruppo il vostro attrito. »
Lui rimane in silenzio, senza dire assolutamente nulla. Anzi, si è irrigidito appena ho nominato Ohno.
« Jun? » chiedo cercando di trovare il suo sguardo « Mi hai sentito? »
« Si, ho capito. Ma è difficile, devo riuscire a fare chiarezza. »
« Gli devi parlare. Ieri non è stato semplice. Meno male che era una registrazione, altrimenti se era una diretta non so come ne saremo usciti. »
Annuisce, ancora una volta.
« Ci parlerò quando sarà il momento. Per adesso non credo sia il caso. »
Inizia a baciarmi il collo. Appoggio le mani sulle sue ginocchia, stringendo le mie dita su di lui.
Le sue mani si stringono con forza sulle mie braccia, mentre lui continua a baciarmi. Sposto il collo, lasciandogli più spazio, cercando di pensare allo stesso tempo a quello che mi ha detto.
Aggrotto le sopracciglia. Poi mi sposto, sedendomi davanti a lui.
Jun sospira, passandosi una mano fra i capelli.
« Gli devi parlare. Adesso. » gli dico « Non potete permettere che i vostri problemi rovinino tutto. Abbiamo il primo concerto della stagione fra due settimane. »
Lui scuote la testa, sbuffando.
« Non è il momento Nino. Non è veramente il momento. »
« Ma voi... »
« Nino! » mi sovrasta a voce alta afferrandomi per le spalle. « Adesso non voglio parlare di lui. »
« Non è così che ci si comporta in un gruppo! »
Lo guardo, cercando di capire perché non voglia parlare con Ohno. Perché tutto sembra così complicato, perché lui provi quasi un odio puro nei suoi confronti, nonostante apparentemente non ci sia nessun motivo per odiarlo.
Così come non capisco il motivo che spinge Jun ad odiare Ohno, non capisco nemmeno ciò che prova il Riida nei suoi confronti.
Non capisco che cosa provi nei miei confronti, né tutto il resto.
Parlare di Ohno Satoshi è come parlare di un buco nero.
Infinito, profondo, imperscrutabile.
Aiba mi ha detto che anche prima era così. Che preferisce la solitudine alla confusione e poche persone alla massa.
Che è un grande sforzo cercare di prendere in mano una situazione che non vorrebbe prendere e che a volte non sa cosa fare con il gruppo.
Ma mi ha anche detto che è animato dalle migliori intenzioni e che fin dall'inizio ha sempre cercato di fare il meglio per noi, di lasciarci la libertà che meritiamo, di rispettarci in quanto colleghi, artisti e amici.
Questo Ohno che prova così tanto rancore nei confronti di Jun stona così tanto che l'immagine quasi idilliaca che Aiba mi ha dipinto, che non so più a cosa credere.
Anche Jun adesso mi fa pensare.
Questa volta nei miei confronti. Ogni volta che si presenta a casa mia, mi stordisce con tutto il suo corpo, mi porta all'estremo, mi fa sentire disperatamente desiderato.
E la cosa che mi irrita di più è che non so cosa voglio da lui.
Se voglio che mi ami e che mi veda come qualcosa di più di un collega che si porta a letto o se mi va bene questa situazione di stallo.
Mi piace questa libertà. Posso fare quello che voglio, senza rendere conto ad un fidanzato.
Sento che prima di perdere la memoria, provavo un sentimento di amore tale da lasciarmi quasi senza fiato.
Ma non so a chi era rivolto e, sopratutto, se questa persona era al mio fianco o meno.
Di fronte al sostenuto silenzio, serro le labbra liberandomi con uno strattone della sua presa sulle mie braccia. Lo guardo, ancora, anche se non so che cosa dire.
Lo guardo con rabbia perché il non sapere mi innervosisce.
Lo guardo con rabbia perché se avessi la mia memoria e tutti i miei ricordi forse non mi troverei in questa situazione di stallo.
Forse riuscirei a capire perché Jun prova del rancore e perché Ohno è così maledettamente distaccato, come se non si trovasse sulla Terra, ma nel suo mondo immaginario.
Mi alzo in piedi, frustrato.
Non so che dire, semplicemente sono nervoso per una situazione che non dovrebbe esistere. Io non sono nessuno per intromettermi in questa situazione e sono il primo a non sapere che cosa voglia dalla mia vita sentimentale.
In più, come se non bastasse, il concerto si avvicina. Il mio primo concerto da quando ho ripreso la memoria.
Chissà se il mio corpo tremerà, se la mia voce scomparirà, se riuscirò a ballare e a cantare davanti a migliaia di fan senza farmi prendere dal panico.
Jun si avvicina, baciandomi all'improvviso. Mi ritrovo con la schiena sul letto, la sua lingua prepotente nella mia bocca, i miei polsi serrati in una morsa ermetica nella sua grande mano.
Lui è sopra di me, appoggiato sul mio inguine. Mentre mi morde il lobo dell'orecchio, sento di non avere più il controllo del mio corpo.
Deve averlo capito anche lui, infatti lo sento ridacchiare, soffiandomi delicatamente nell'orecchio.
Mi lecca le labbra. Cerco di catturare le sue, senza successo. Si allontana quasi subito.
Sorride sotto i baffi, tornando a baciarmi il collo e socchiudo gli occhi, mordendomi le labbra come se fosse l'ultima cosa che posso fare.
Jun mi divora, letteralmente. Tutto di me è sotto il suo completo controllo.
Adoro quando mi bacia con foga, quasi con disperazione. Come se poi domani non potesse più farlo. Mi prende con forza per i fianchi, facendo strusciare le mani contro il mio addome, le mie braccia, fino a tornare in cima, intrecciando le sue dita con le mie.
Mi tortura lentamente, senza darmi tregua, senza darmi respiro, fino a quando, stremato e con la voglia di fare sesso con lui che mi divora dall'interno, non lo guardo con gli occhi leggermente socchiudi, le labbra umide dai suoi baci, il sudore che mi cola lungo la fronte.
« Per favore. » sussurro con voce roca.
Lui mi sorride. Con quel sorriso malizioso, con gli occhi che mi divorano, le sue mani che mi rapiscono.
Siamo nudi e sotto le coperte nel giro di pochi secondi. Il calore che emana la pelle di Jun è travolgente. Odora di sesso con un tale intensità che a volte mi sembra di essere un animale perennemente in calore.
Mi è difficile resistergli, anche se vorrei parlargli, anche se vorrei, forse, qualcosa di più di una semplice scopata.
Lo vedo allungare una mano verso il mio comodino. Traffica con il cassetto, continuando baciarmi. Con la coda dell'occhio intravedo nella sua mano un preservativo e una boccetta di lubrificante.
Jun fa scendere una mano lungo il mio volto. Poggia un dito fra le mie labbra.
La mia lingua passa lentamente su un polpastrello, poi inizio a succhiare. Schiudo gli occhi. Jun mi guarda con sguardo lascivo, mentre le dita nella mia bocca diventano due e poi, velocemente tre. Lo sento leccarmi il collo.
Gli mordo le dita, mentre la mano libera si serra senza pietà sulla mia erezione, iniziando a muoverla ritmicamente.
Ansimo, le dita di Matsumoto nella bocca non mi impediscono di gemere. Riprende a baciarmi. Ho il corpo in fiamme.
La sua lingua, la sua mano sembrano dovermi letteralmente mandare in estasi.
Vedo fra le sue mani il lubrificante, dopo essersi messo rapidamente il preservativo. Mi abbandona improvvisamente a me stesso, con il fiato che mi si mozza completamente quando sento il liquido freddo sulle dita di Jun mentre cerca di penetrarmi.
Tento di rilassarmi, pensando a quello che accadrà dopo. A quello che proverò quando le dita saranno sostituite dalla sua erezione.
Quando mi penetra, mi aggrappo istintivamente alle sue braccia, cercando di resistere al dolore lancinante. Chiedere a Jun di essere un po' più delicato è un'utopia.
Come sul lavoro, anche a letto è travolgente. Una rapida spinta e lui è del tutto dentro di me, quasi incurante del dolore che io posso provare.
Mi adatto rapidamente. Dopo la prima volta, ho capito cosa aspettarmi e come comportarmi di conseguenza.
Dopo i primi momenti di immobilità, Jun inizia a spingere.
All'inizio lentamente, poi le sue spinte si fanno sempre più veloci, come i miei gemiti e i suoi ansimi rochi che riecheggiano nella stanza.
Infilo le unghie nelle sue spalle, alzando leggermente la schiena dal materasso. Mi stringe a sé, come se fosse l'ultima volta, come se potessi scomparire da un momento all’altro.
Blocca i miei gemiti con la bocca, infilandomi la lingua quasi in gola, mentre una mano inizia a masturbarmi.
Io vengo prima di lui, sporcandolo sull'addome e sulla mano. Jun non sembra accorgersene e afferra i miei fianchi, continuando a spingere con più intensità
Lo guardo.
Il volto serrato, i capelli in disordine, il sudore lungo la sua gola da prendere a morsi.
Si morde un labbro. Sta per venire.
Lo vedo che come mi stringe i fianchi, da come i suoi gemiti siano diventati più rochi, da come il suo corpo trema in preda agli spasmi del raggiungimento dell'orgasmo.
Viene poco dopo. Lo sento venirmi dentro anche se ha il preservativo. I muscoli delle sue braccia tremano, nello sforzo di continuare a rimanere alzato sopra e dentro di me.
Ciuffi di capelli sono appiccicati sulla fronte.
Ansima, pesantemente.
Apre gli occhi, mi sorride, cercando di stabilizzare il proprio respiro. Io invece li socchiudo, ricambiando debolmente il sorriso.
China la testa verso di me, baciandomi ancora. Intreccio le braccia dietro al suo collo, ricambiando con la stessa intensità.
Poi mi lascia, cadendo a peso morto al mio fianco.
Io dovrei andare a lavarmi, ma il mio corpo si rifiuta di reagire. Sono completamente stravolto.
Mi volto su un fianco, probabilmente sporcando il lenzuolo, ma non m'interessa. Appoggio la testa di nuovo sulla spalla nuda, una mano sul petto, all'altezza del cuore.
Socchiudo gli occhi, ascoltandolo respirare.
Poi un flash.
Improvviso, rapido come un fulmine
Io e Ohno.
Stesi sul letto, in questa stessa posizione.
Abbracciati. Lui mi stringe a sé. Le sue braccia scure intorno alla mia vita, risaltano sulla mia vita incredibilmente lattea.
Sorride.
Ricambio.
Mi bacia, dolcemente. Quasi a stampo, quasi come se fossi solo l'assaggio innocente di un dolce, il suo dolce preferito.
Apro gli occhi.
Lo guardo. I suoi occhi traboccano di amore.
Liquido scuro pieno di dolcezza, rivolta solo verso di me. Solo e per sempre verso di me.
« Ti amo Kazu. » sussurra stringendomi ancora a sé « Rimaniamo sempre qua, io e te. »
« Prima o poi ti verrà fame Satoshi. »
Ridacchio. Come uno scemo. Lui mi segue a ruota.
« Hai ragione. Allora ti porterò con me in cucina. »
Il suo cuore batte veloce, il mio battito alla sua stessa intensità.
« Non ti lascerò mai. Ti amo. »
Chiude gli occhi anche lui.
Lo imito.
Mi ritrovo di nuovo nella mia stanza, abbracciato a Jun.
Scatto in piedi, con il respiro affannato, il mio cuore che viaggia veloce come un treno.
Cosa era?
Cosa cazzo era?
Un ricordo?
Il mio passato?
Una fantasia?
Il mio passato?
Io e Ohno...
No. Assolutamente.
Non riesce quasi nemmeno a parlarmi. Figuriamoci se...
Jun si alza a sua volta in piedi, interrompendo il flusso dei miei pensieri. E' preoccupato dal mio scatto improvviso, dettato apparentemente da nessuna motivazione plausibile.
Mi prende lentamente per un polso, squadrandomi come se potessi svenire da un momento all'altro.
Scosto bruscamente la sua mano.
Le sue dita bruciano sulla mia pelle, come se fossero fuoco vivo. Ma non di un fuoco passionale.
Fa male. Brucia. Cosa sta succedendo?
« Nino? Tutto ok? »
La sua voce mi arriva distante, distorta, quasi irraggiungibile. Non lo guardo.
Quel ricordo continua a vorticare nella mia testa, stampato a fuoco nella mente.
Come, come, come ho potuto?
Non gli rispondo. Prendo i miei vestiti, senza guardare. Mi vesto, rapido come il vento.
Matsumoto cerca di fermarmi, senza riuscirci.
« Lasciami maledizione! » esclamo alla fine, al suo ennesimo tentativo di placcarmi e di capire che cosa mi succede.
« Cosa ti succede? » chiede, ancora, piano.
« Devo… andare. Devo pensare. Da solo. »
« Su di noi? » mi chiede quasi titubante, preoccupato.
Lo guardo. Negli occhi. In volto. Cerco di scrutare un minimo segnale che avvalori il ricordo appena acquisito.
Mi sembra normale. Più serio del normale forse. Ma è il “solito” Jun.
« Quale “noi”? » chiedo con voce vibrante dalla rabbia. « Come possiamo costruire qualcosa quando siamo i primi a non sapere ciò che vogliamo? Vieni a casa mia e mi scopi, poi te ne vai, senza pensare ad altro. Non è mai esistito nessun “noi”. »
Sono furioso. Con lui, con me stesso. Con il mondo.
Jun rimane a pochi passi da me. E' rimasto pietrificato dalle mie parole, feroci e taglienti come lame affilate.
Ha la bocca leggermente schiusa per lo stupore, gli occhi lucidi, le braccia lunghe e inermi lungo i fianchi.
Le lacrime si affollano lungo il bordo degli occhi, ma lui si morde un labbro a sangue per non piangere davanti a me.
Perché non mi ha mai parlato di Ohno?
Perché mi è sempre stato così morbosamente vicino? Qual'era veramente il suo scopo?
Cosa voleva fare di me?
Non so che pensare.
Non so più nulla.
Jun, la colonna portante che teneva eretto il mio fragile castello di carte, crolla lentamente su sé stessa, trasformando in oblio tutte le mie deboli certezze.
Jun fissa a terra, in silenzio. Lacrime silenziose scivolano lungo le sue guance.
« Rimani quanto vuoi. Io vado a schiarirmi le idee. »
Dal comò prendo le chiavi della macchina, il cellulare e il borsello.
Mi avvio a grandi passi verso la porta.
Quanto vorrei che ora mi venisse dietro, mi fermasse e mi dicesse tutta la verità. Quanto vorrei che fosse onesto, almeno per una volta, con me.
Ma quando mi chiudo il portone di casa alle spalle, sono completamente da solo sul pianerottolo.
Solo, come quando mi sono svegliato senza memoria.
Solo.
Senza ricordi.
Scendo rapidamente le scale e appena esco dal condominio una ventata d'aria fresca mi colpisce in pieno volto.
Respiro, come se fosse la prima volta, come se non avessi mai veramente respirato prima di adesso.
Ho le guance bagnate anche io.
Lo stomaco mi si attorciglia, si rivolta come su una grottesca montagna russa dove esiste solo il giro della morte.
Non avrei dovuto trattarlo così.
Ho ferito i suoi sentimenti, sfogando su di lui una frustrazione che non so da cosa sia stata scatenata.
Sono una persona orribile. Meschina. Lui non è la mia valvola di sfogo. Non ho nessun diritto di trattarlo così. Né come amico, né come fidanzato.
Mi infilo in macchina. Non so che fare, non so che pensare.
Metto in moto e guido.
Almeno per un'ora. Fino a quando non mi fermo, gli occhi mi bruciano.
Piangere e guidare non è una buona combinazione. Senza rendermene conto ho guidato fino a casa di Aiba.
Guardo fuori dal finestrino.
Aiba è in casa. La luce è accesa.
Scendo.
Busso alla porta.
Non so se sperare che sia in casa oppure no. Ho paura a conoscere la verità.
La villetta in cui abita è quasi in periferia. Una zona molto tranquilla, residenziale, attrezzata del necessario per non doversi muovere obbligatoriamente verso il centro di Tokyo.
La porta si apre.
Aiba, sorridente come ogni santissimo giorno, mi saluta.
« Scusa il disturbo. » dico subito, quasi senza respirare « So che è tardi, ma non sapevo da chi altro andare. »
« Entra pure, non disturbi. Stavo riguardando alcune informazioni per una registrazione. »
Mi tolgo le scarpe, infilandomi le ciabatte per gli ospiti. Accanto alle mie, un altro paio, uguali a quelle di Aiba.
Non sapevo che vivesse con qualcuno.
Lo guardo. Lui mi dà le spalle.
Non mi sembra esattamente il momento per una domanda del genere.
« Siediti, porto qualcosa da bere. Così mi racconti cosa ti è successo. »
Annuisco, senza dire altro. Mi siedo sul divano, passandomi le mani sul volto e i capelli.
Ho combinato un casino.
Uno di quelli apocalittici.
Di quelli che fanno sciogliere un gruppo musicale per “gravi dissidi interni”.
Aiba torna poco dopo, con del succo d'arancia, il mio preferito.
Lo versa in due bicchieri. Ne prendo uno, ringraziandolo. Inizio a bere in silenzio, cercando di fare chiarezza nel mio cervello.
« Cosa è successo? » mi chiede Masaki senza guardarmi. Continua indisturbato a bere.
« Ho una relazione con Matsumoto. » rivelo.
Lui sputa il succo d'arancia di nuovo nel proprio bicchiere, sbarrando gli occhi e pulendosi la bocca con un fazzoletto.
« Cosa? » urla posando il bicchiere « Tu e Matsumoto? Una relazione? » esclama alla fine con voce incredibilmente acuta.
« Non è una vera e propria relazione. » cerco di difendermi « Io e lui... ecco... andiamo solo a letto insieme. Si. Sesso, capisci? »
Lui sbianca, ancora di più. Forse... non è stata una buona scelta prendere questa linea di difesa.
« Sesso? Sesso? » ripete alzandosi in piedi e iniziando a camminare davanti al tavolino passandosi le mani fra i capelli « Hai idea di quello che stai facendo? » mi chiede.
« Non mi sembra che farmi scopare da Jun sia contro le legge. » replico alzandomi di scatto in piedi, dimenticando per qualche secondo le buone maniere.
Aiba continua a guardarmi, completamente senza parole. Realizzo le mie parole, ciò che ho detto.
Arrossisco leggermente e, tossicchiando, torno seduto.
Rimaniamo di nuovo in silenzio, non lo guardo.
So che non avrei dovuto intraprendere questa relazione. Non so nemmeno il perché.
Fin dall'inizio sentivo che era tutto sbagliato, che Jun stesso era sbagliato.
Tutt'ora non so il perché, ma quel breve lampo di ricordi ha portato ulteriore scompiglio di ricordi.
Aiba mi guarda. Lo sento.
« Come è successo? » la sua voce è bassa, seria forse delusa.
Continuo a non guardarlo.
« E' capitato. Jun era a casa mia, per una cena. Mi ha baciato all'improvviso e il resto è venuto da solo. »
« Da quante tempo fa avanti questa storia? »
« Circa tre mesi. » non ci riesco proprio a guardarlo « So che è sbagliato. Qualcosa mi dice che lo è. Eppure è successo. E continua. Basta. »
Torniamo in silenzio. Aiba guarda l'orologio e sospira.
« Ho avuto un flash prima. Eravamo io e Ohno. Lui diceva di amarmi. »
Ecco, finalmente lo guardo. Piango come un bambino. Non so che cosa devo fare. La vita mi sta nuovamente sfuggendo di controllo, mi scivola via come sabbia fra le dita.
« Cosa vuol dire Aiba? » chiedo piano.
Lui annaspa a quella domanda.
Balbetta qualcosa senza alcun senso, ripetendo un po' la mia domanda, un po' inventandosi parole che non esistono.
La porta di casa si apre e ci voltiamo quasi simultaneamente.
Sho, con le ciabatte che ho visto prima, ci fissa, preoccupato.
« Ragazzi, va tutto bene? »
« Si, si certamente. » esclamo alzandomi in piedi.
Mi asciugo le guance. Perché adesso lui sta qua? Perché?
« Devo andare. Grazie Aiba. Ciao Sakurai a domani. » scappo verso la porta d'ingresso, infilo le scarpe e torno di nuovo all'aria aperta.
Mi chiudo in macchina, cercando di trovare un senso a tutto questa serata.
Non ne ha.
Niente ha un filo logico in tutto questo.
Appoggio la testa sul volante, socchiudendo gli occhi.
E ora, cosa dovrei fare?
Continua...