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Claim: [TOKIO - Arashi] Matsuoka x Ohno
Prompt: #06 - Se chiudo gli occhi, mi accorgo che tenere a qualcuno fa soffrire. {Refrain - Arashi}
Titolo: Touch me my hearts creases
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vogue91Rating: Verde
Warning: Introspettivo, Sentimentale.
Word Count: 1.438
Introduzione: « Ho sempre avuto paura di soffrire. » ammise Ohno « Fin da quando sono piccolo. […] Da quando ho debuttato con gli Arashi, questa mia paura si è amplificata. »
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Tokyo - 2008
« Sono veramente dispiaciuto per quello che è successo. » riuscì a mormorare Ohno mentre erano sul taxi che lo avrebbe riportato a casa.
« Non fa niente. » si affrettò a rispondere Matsuoka « Siamo amici da tanti anni, no? E fra amici ci si sfoga, giusto? »
Ohno si limitò ad abbozzare un sorriso e riprese a fissare fuori dal finestrino.
Socchiuse gli occhi. Gli bruciavano per quanto aveva pianto e non riusciva a far stabilizzare il respiro, ancora scosso dai tremiti del pianto.
« Comunque sia. Mi dispiace. Non avrei dovuto esplodere in quella maniera. Davanti a tutta quella gente. »
Matsuoka rimase in silenzio.
« Spero solo che tu adesso ti senta meglio. Prima ero davvero preoccupato. »
Ohno annuì. Appoggiò la testa al finestrino e socchiuse gli occhi. Senza accorgersene, si addormentò.
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Arrivati davanti il palazzo dove abitava Ohno, Matsuoka svegliò il collega. Quest’ultimo si guardò un attimo intorno, poi si stropicciò qualche secondo gli occhi e lo fissò.
« Vuoi salire da me per prendere un tea? » domandò « Tranquillo. Niente sesso questa volta. » aggiunse notando l’imbarazzo dell’altro.
Matsuoka ridacchiò, nervoso, e annuì, uscendo dal taxi. Osservò Ohno prendere la sua borsa, la giacca e il capello e infine pagare l’autista e ringraziarlo.
Poi entrambi si diressero verso l’ingresso.
Davanti al portone, che osservava chi entrava e chi usciva, c’era un uomo di mezza età, con una divisa.
« Buona sera Ohno - san. » salutò.
Poi fissò Matsuoka per qualche secondo. Forse l’aveva riconosciuto, forse sì. Il batterista non lo avrebbe saputo dire con certezza, ma rispose con educazione all’inchino del portiere.
Ohno ricambiò a sua volta il saluto ed entrarono entrambi nell’atrio del palazzo. Velocemente, controllò se aveva della posta nella cassetta e poi chiamò l’ascensore.
« Abito al 7° piano. » gli disse, per spezzare il silenzio « C’è una visuale bellissima della Baia di Tokyo. »
« Non so perché, ma lo immaginavo. » rise Matsuoka entrando nell’ascensore.
Anche Ohno ridacchiò, seppur debolmente. Si sentiva stanco e spossato, come se non avesse più le energie per andare avanti.
Era incredibilmente pallido e spento. Più spento di quanto non apparisse normalmente e, temendo che potesse svenire da un momento all’altro, Matsuoka si avvicinò a lui, pronto a prenderlo appena possibile.
Invece arrivarono incolumi al 7° piano ed entrarono nell’appartamento di Ohno. La casa era abbastanza grande, con arredo semplice e moderno. Nell’aria si poteva sentire odore di tempere e di pittura. Un odore piuttosto forte, che penetrava fin dentro le narici e si impregnava negli abiti.
Si tolsero le scarpe e Matsuoka si sedette su una sedia in cucina, osservando contemporaneamente sia Ohno che riscaldava l’acqua che l’ambiente intorno a lui.
Era affascinato da un certo punto di vista. Non sapeva bene da che cosa, ma era rapito da tutto quello che lo circondava.
In silenzio Ohno versò l’acqua calda in una tazza e sistemò davanti a Matsuoka una scatola con le varie essenze delle bustine del tea.
« Vuoi anche qualcosa da mangiare? » chiese dopo qualche secondo guardandolo.
Matsuoka scosse la testa.
« Vuoi parlare un po’? Magari ti senti meglio dopo. »
Il cantante lo osservò per qualche secondo, in silenzio. Poi annuì. Non era da lui confidarsi con qualcuno che non fossero Koichi o gli altri Arashi.
Ma dicevano che a volte parlare con qualcuno con cui non si ha abbastanza confidenza è meglio.
« Ho sempre avuto paura di soffrire. » ammise Ohno « Fin da quando sono piccolo. Ed è una paura ingiustificata, perché fondamentalmente non ho mai sofferto. Emotivamente parlando, intendo. Da quando ho debuttato con gli Arashi, questa mia paura si è amplificata. »
Ohno rimase in silenzio quasi un minuto, mentre beveva a sua volta il tea. Socchiuse gli occhi, come per riordinare dei pensieri gettati alla rinfusa in un armadio.
Matsuoka rimase in silenzio. Non era là per parlare, né per dare suggerimenti. Doveva solo stare in silenzio e ascoltare, tutto quello che Ohno gli doveva dire.
« Poi ho deciso, dopo qualche anno, che era arrivato il momento di essere onesto con me stesso. Penso che Nino sia stata la prima persona di cui io mi sia innamorato. Credo che tu ti sia accorto da solo che sono bravo ad andare a letto con qualcuno senza esserne innamorato. »
Matsuoka si limitò a sorridere, senza commentare. Non era la persona giusta per fare la paternale a qualcuno. Ohno era grande, adulto e vaccinato. Poteva condurre la sua vita nella maniera che più riteneva appropriata.
« Ho provato per Nino un sentimento così travolgente da sentirmi quasi soffocato. Non era un amore sano, me ne rendevo conto anche da solo. Stavo male se pensavo a lui. Non ero felice. Durante i tour non mangiavo, stavo sveglio fino a tardi, a volte solo per osservarlo dormire. Mi stavo distruggendo, da solo, con le mie stesse mani. »
Si asciugò un occhio.
« Mi sono reso conto che amare fa male. Tenere a qualcuno fa soffrire. Quando ero da solo ho pensato con tale intensità al dolore che lo provavo fisicamente. A volte mi svegliavo con graffi sulle braccia e sulle mani. Avevo paura di me stesso e di quello che avrei potuto farmi. »
Tornò in silenzio. Matsuoka avrebbe dovuto rimanere in silenzio, ma non ci riuscì. La curiosità era troppa, così come la preoccupazione.
« Hai tentato il suicidio? » domandò in un sussurro, come se il solo dirlo a voce alta avrebbe potuto farlo diventare realtà.
Ohno lo guardò, stupito da quella domanda. Poi accennò un sorriso.
« Ci ho pensato a lungo. Sono sempre stato molto attaccato alla mia vita e alla mia famiglia per tentare realmente il suicidio. Ma era diventato un pensiero costante. Ho pensato alle conseguenze. Chi avrebbe sofferto, chi avrebbe gioito. Cosa sarebbe successo. Cosa avrebbero fatto gli altri. Avevo paura di causare quella stessa sofferenza che io stesso stavo provando in quel momento. Credo sia stato quello che mi ha fermato appena in tempo, che mi ha portato alla decisione di parlare con Nino di quello provavo nei suoi confronti. »
Riprese a bere qualche altro sorso, pi socchiuse gli occhi. Anche solo a ripensarci, stava male, ma doveva essere forte.
Non ci riusciva però.
« Gli ho detto tutto quanto. Tutto quello che provavo. E lui mi ha detto che non era pronto per una storia. Che non voleva fare le cose di nascosto, perché non ne avrebbe retto il peso. Che non pensava di amarmi così come lo amavo io. Che… che non ero abbastanza per lui, alla fine. »
Ci aveva provato. Ma non riusciva a fermare le lacrime. Stringeva le dita intorno alla tazza con tale intensità che sentiva il sangue defluirgli via dalle falangi.
Il solo pensiero… lo faceva uscire di testa.
Era quel “non sei abbastanza per me” che continuava a ronzargli in testa, impedendogli di andare avanti.
Senza sapere perché lo stava facendo, Matsuoka si alzò in piedi, abbracciandolo. Si sentiva piuttosto stupido mentre lo faceva, ma aveva sperimentato sulla sua pelle che a volte un abbraccio poteva essere più efficace di mille parole.
Continuò a stringerlo a sé, con forza, mentre sentiva il ragazzo che gli stringeva la vita con le mani e mentre sentiva il corpo di Ohno premuto contro il suo, scosso dai singhiozzi.
Non sapeva che cosa fare.
Decise di rimanere in piedi, con la faccia di Ohno nel suo petto, con le sue braccia stretto intorno alla vita, fino a quando non avrebbe esaurito tutte le sue lacrime.
« Perché tenere a qualcuno fa soffrire così tanto? » sentì fra i singhiozzi.
Matsuoka socchiuse gli occhi.
« Non lo so. Ma riuscirai ad andare avanti, lo so. »
Non ottenne nessuna risposta. Solo lacrime.
**
Matsuoka si svegliò che era addormentato sul divano di Ohno.
Si alzò in piedi, dirigendosi in cucina, sperando di trovare il padrone di casa, in condizioni migliori di come lo aveva lasciato.
Sul tavolo invece trovò una chiave appoggiata sopra ad un foglio.
Ancora assonnato, Matsuoka lo prese. C’era scritto che poteva fare colazione con quello che voleva e che, quando se ne voleva andare, poteva lasciare la chiave sotto lo zerbino, senza problemi.
Lo avvisava che avrebbe finito tardi, ma che gli avrebbe fatto piacere cenare insieme in qualche sushi bar.
Gli lasciava scritta la sua mail, per potersi mettersi d’accordo.
Matsuoka sorrise.
Non sapeva assolutamente perché, ma desiderava scoprire quel mondo nascosto che c’era dietro il volto perennemente annoiato e disinteressato di Ohno.
Segnò sul cellulare la mail di Ohno, fece colazione e poi andò a sua volta a lavoro.
Fine