Tornata or ora da Shizuoka, mia futura patria (detta così fa paurissima °-°), orsù postiamo!
Quindicesimo e, cielo! penultimo capitolo O__O
TITOLO: Yakuza-chan (Tatsu mi ha fatto notare che Mamoritai non centrava assolutamente nulla quindi non mi ha lasciato uare il titolo, nemmeno offrendogli della lasagna ç_ç)
AUTRICE: Jinny
GENERE: polizesco (??), vagamente angst qui e li, pare mentali
FANDOM: Arashi & Kanjani (& apparizioni fugaci)
PAIRINGS: Yoko/Jun, Ohmiya
RATING: pg-17 (fosse un film e fossimo in america avrebbe il bollino rosso +18, povera me °-°)
NOTE: il titolo fa cagarissimo °-°
RINGRAZIAMENTI: a Vampiretta e Harin che se la sono sciroppata in anteprima
DISCLAIMERS: Nessun Johnny mi appartiene, ma sono stufa di questa situazione, inizio a sentire la necessità di avere almeno un Aiba, ecco
GIA' POSTA
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 Partirono in piena notte. Satoshi guardò Jun trasformarsi nel capo della Yakuza che sarebbe dovuto essere. Kimitaka, al suo fianco, sembrava invincibile. Sho, dal canto suo, armato e serio, faceva la sua bella figura. Masaki sembrava la morte in persona. Solo per un attimo, quando Michiyo lo abbracciò minacciandolo di sguinzagliargli contro orde di antenati inferociti se non fosse tornato vivo, sorrise. Ricambiò l’abbraccio della madre e fece qualche gesto veloce a cui lei reagì colpendolo sulla nuca
<< Non diventerà più intelligente a forza di botte in testa …>> fece notare Kimitaka. Michiyo si strinse nelle spalle
<< Ci si prova comunque, no?>> disse.
Kazunari si avvicinò a Satoshi, guardandolo negli occhi. Gli prese una mano, stringendo forse un po’ troppo forte, e se la portò al viso, baciandogliela. Satoshi si rese conto di non riuscire a muoversi. Si costrinse a ricambiare la stretta
<< Torna da me …>> gemette, con una voce che non gli sembrò la propria. Kazunari annuì
<< E tu rimani vivo …>> rispose, per poi lasciare la presa e salire sull’auto insieme agli altri. Jun si avvicinò e gli posò le mani sulle spalle
<< Stai tranquillo, dottore. Te lo riporto vivo. Non siamo soli, sai? >>
<< Ma …>> Satoshi si sentì confuso
<< Oh, che ti aspettavi da un maniaco del controllo come me? Un piano campato per aria? Ma per favore!>> rise Jun. Poi raggiunse gli altri e l’auto si allontanò. Satoshi si trovò a mordersi forte le labbra. Michiyo lo scosse leggermente, prendendolo per un braccio
<< Devi essere lucido, adesso. Di sicuro sapranno che stanno arrivando. Non possiamo rimanere qui, siamo prede troppo facili.>> gli disse. Satoshi la guardò
<< Ma …>> possibile che non riuscisse a dire altro?
<< Masaki sa dove trovarci. E lo sa solo lui. Il che è un vantaggio, visto che non può parlare.>>
Satoshi sentì un brivido gelato scendergli lungo la schiena
<< Oh, non hai nemmeno pensato a cosa potrebbe succedere se andasse male … >>
<< Non voglio pensarci. Non reggerei di rimanere solo di nuovo …>> sbuffò Satoshi. Michiyo fece una smorfia, mentre raccoglieva alcune cose
<< In questo ambiente devi tener conto di dover dire addio a molte persone …>> disse
<< Per questo mi ero ripromesso di non affezionarmi mai più a nessuno. E invece alla fine mi sono innamorato, come un idiota … >>
<< Molto toccante e commovente, ma adesso non abbiamo tempo. Mi servi lucido e veloce. Prendi Hikaru e seguimi.>>> tagliò corto la donna. Satoshi annuì, capendo l’urgenza della situazione. Corse nella camera del bambino, che dormiva profondamente. Lo prese tra le braccia, ed il piccolo non accennò a svegliarsi. Solo strinse un po’ più forte il pupazzo con cui dormiva. Satoshi si affrettò a raggiungere Michiyo, che aveva già messo in moto l’auto. Satoshi salì, poi si rese conto che non era la solita auto
<< Ma questa?>> chiese
<< Rubata. Ma non la rivorranno indietro. Non crederai certo che userò la mia, vero? Appena la accendo esplode.>> disse, partendo. Satoshi si sentì vagamente male al pensiero.
Michiyo parve rilassarsi leggermente solo dopo una mezz’ora che guidava
<< Pare non ci stiano seguendo. Questo non vuol dire che non ci stiano tenendo d’occhio in qualche modo. Non ho trovato microspie su quest’auto, quantomeno. Oh, Hikaru ha tenuto il pupazzo … era di Masaki … ci ha dormito fino al matrimonio, credo, poi l’ha dato direttamente al piccolo … che c’è dottore? Ti vedo un po’ … perplesso …>>
<< E’ che pensare che uno come Masaki dormisse con un pupazzo … anche vederlo così affezionato a suo figlio … e beh, a tutte le persone con cui entra in contatto … e poi vedere invece la freddezza con cui uccide …>>
Michiyo sospirò
<< Masaki divide il mondo in due. Le persone a cui vuole bene, e le persone con cui è arrabbiato. E siccome non si arrabbia mai, quando succede è … beh, letale?>>
Satoshi ridacchiò, poi si morse le labbra
<< Sei di nuovo preoccupato per Nino, vero?>> chiese la donna
<< Si capisce così facilmente?>> sospirò Satoshi, passandosi una mano sul viso.
<< Nino sa cavarsela. Ha iniziato a cavarsela quando sua madre ha deciso di abbandonarlo. Aveva tre anni, ma era già sveglio. E aveva già quella faccia … io all’epoca ero incinta di Yuusuke, e avevo trovato lavoro presso l’asilo in cui andava Masaki. La stazione di servizio era poco distante … ho visto la donna passare. Ha guardato dentro il cortile, dove stavamo facendo giocare i bambini, ed è fuggita piangendo, ma non ci abbiamo fatto caso. Ci sono donne che lo fanno. Hanno magari avuto un aborto, o hanno perso un figlio, o anche solo non possono averne e quindi hanno quel tipo di reazioni … dopo quasi un’ora, è arrivato il bambino. Ha chiesto se poteva parlarci. Era tremendamente educato, sai? Quando sono arrivati i servizi sociali, ha solo chiesto se potevano accompagnarlo a prendere i suoi videogiochi, poi potevano portarlo dove volevano … è così che l’ho conosciuto. E l’ho sempre visto tenere tutto sotto controllo, soprattutto le proprie emozioni … >>
<< E quando è arrivato … Toma …?>> chiese Satoshi
<< Oh, non era così. Si, ne era innamorato. E’ stato malissimo quando lui è morto. Ma … con te è diverso. Non l’ho mai visto così … fragile. Davvero, signor dottore. Darebbe la vita per te …>>
Satoshi sospirò
<< Preferirei che rimanesse vivo, per me …>> mormorò. Michiyo sorrise. Svoltò in una strada che si addentrava in un boschetto di conifere, e Satoshi si rese conto che era da un po’ che guidavano in aperta campagna. Hikaru, sul sedile posteriore, si mosse leggermente borbottando qualcosa, ma continuò dormire, nonostante la strada fosse dissestata
<< Davvero ci sapranno raggiungere?>> chiese Satoshi. Michiyo sospirò
<< Si.>> disse. Sembrava improvvisamente stanca. Rallentarono, e Satoshi vide una vecchia casa stagliarsi nel buio davanti a loro. La donna la aggirò e fermò l’auto nascosta tra gli alberi. La spense ed estrasse delle torce dalla borsa
<< Non possiamo accendere il generatore, farebbe troppo rumore. E non credo nemmeno ci sia abbastanza benzina … ma è quasi estate, e non dovrebbe fare troppo freddo. Adesso entriamo e dormiamo un po’. D’accordo? >> disse, scendendo dall’auto. Satoshi la guardò infilarsi dietro e prendere Hikaru tra le braccia. Satoshi scese a sua volta. Camminarono verso la casa nel buio più completo e solo dentro accesero le torce
<< Le finestre sono oscurate, possiamo stare tranquilli.>> disse la donna. Indicò a Satoshi di aprire l’armadio e di tirare fuori i futon
<< Vai tranquillo. Questo posto è più pulito di casa mia. >> lo rassicurò. Satoshi stese i futon. Michiyo mise Hikaru in quello centrale, poi gli si sdraiò accanto
<< Ce la faranno.>> disse poi. Allora anche Satoshi si sdraiò e chiuse gli occhi, cercando di dormire.
Jun scrutò il complesso di uffici. Sapevano come entrare, sapevano dove andare a colpire, sapevano del bunker sotterraneo in cui il capofamiglia risiedeva ormai da anni. Lo sapevano perché avevano un infiltrato negli Hashimoto. Forse anche un paio, contando i figli ribelli …
<< Fidati di Ryo, il segnale arriverà …>> disse Kimitaka, vicino a lui. Jun si morse leggermente le labbra. Ryo Nishikido, suo amico d’infanzia, faceva parte del clan dei Matsumoto, ma aveva deciso di rischiare per fare da infiltrato
<< Di Ryo mi fido. Ma se l’avessero scoperto? In questi giorni abbiamo comunicato un po’ troppo …>>
<< Ciao, sono il segnale …>> disse una voce accanto a loro. Jun sussultò, mentre Kimitaka ridacchiava
<> sibilò Jun, portandosi una mano al petto. Sul volto dell’altro passò un’ombra di preoccupazione, poi però sorrise
<< Avrebbe potuto essere un modo per fermare i sospetti su di me disse quello, stringendosi nelle spalle << Ma ho trovato un altro metodo, tranquillo …>>
<< Non dirgli queste cose, lo sai che si impanica …>> lo rimproverò Kimitaka
<< Scusa … sono felice che tu sia vivo, Jun. Vedi di rimanere in questa condizione ancora per un po’ …>> borbottò Ryo, abbassando lo sguardo. Jun gli posò una mano sulla spalla
<< Non ho intenzione di farmi ammazzare, tranquillo …>>
<< Bene, la cosa mi piace. Abbiamo un problemino che potrebbe rendere il tutto un po’ più complicato, ma sicuramente più soddisfacente e d’impatto alla fine …>> disse Ryo, in tono casuale. Jun alzò un sopracciglio
<< Hanno tuo fratello … Lo stanno interrogando per sapere dove sei …>>
Jun trattenne il fiato, poi si riscosse, sentendo una mano sulla spalla. Incontrò lo sguardo di Kimitaka. Uno sguardo che gli diceva che sarebbe andato tutto bene. Poi guardò Masaki, e tremò leggermente. Lo sguardo freddo che aveva prima di agire lo terrorizzava sempre. E se un giorno avesse avuto lo stesso sguardo con lui? Poi guardò Kazunari
<< Nino, concentrati o vattene.>> disse, in tono brusco. Kazunari fece per ribattere, poi sbuffò, annuendo
<< Ci sono.>> disse
<< Bene, allora andiamo. Mi sembra convinto perfino il signor servizi segreti, li … Jin attende il nostro segnale per smettere di fare quello interrogato …>> disse Ryo
<< E il segnale sarebbe?>> si informò Sho
<< Noi che entriamo.>> disse Jun. Si girò a guardare Masaki, che sistemò le armi nelle loro fondine e si scrocchiò le mani
<< Bravo, nessun rumore molesto finchè siamo giù. Da quando non parla è più facile o è una mia impressione?>> chiese Ryo. Jun trattenne a stento una risatina
<< Seriamente, è armato, parecchio, siete sicuri di volerlo prendere in giro?>> si informò Kimitaka
<< Si, beh, credo si possa fare, finchè fa il broncio da bambino …>> ridacchiò Kazunari. Masaki gli fece una linguaccia.
Attraversarono il breve spazio che li separava dall’entrata in silenzio, nascosti dal buio. Masaki entrò per primo, lasciando due guardie a terra, al suo passaggio. Gli altri lo seguivano. Jun estrasse una serie di piccoli pugnali. Al minimo graffio, le guardie cadevano a terra.
<< Il tuo metodo è meno rumoroso …>> sospirò Kimitaka, leggermente a disagio per il rumore dell’ennesimo collo che si spezzava. Jun fece una smorfia, mentre Masaki si girava verso Kimitaka, imbronciato
<< Scusa, ma è vero …>> sussurrò Kimitaka. Masaki roteò gli occhi, e, con una mossa impercettibile, prese per la nuca due uomini che li avevano visti, e sbatté le loro teste assieme. I due caddero a terra come stracci bagnati.
<< Questa mi è piaciuta …>> sentenziò Kazunari.
Quando arrivarono alla porta del bunker, una ventina di uomini si parò davanti a loro. Jun non disse nulla, girò solo leggermente lo sguardo verso Masaki che, con un sospiro finto rassegnato, posò la mano sul mitra che gli pendeva al fianco
<< Poveretti …>> sospirò Kimitaka. Masaki iniziò a sparare prima che quelli decidessero se dare o meno l’allarme. Non ne rimase in piedi nessuno.
<< Mentre massacravi venti uomini hai trovato il tempo di sparare sulla serratura?>> chiese Kazunari, incredulo. Masaki si strinse nelle spalle, mentre cambiava i caricatori. Con un calcio abbatté la porta ed entrò, sparando. Quando smise, gli altri si avvicinarono, guardando dentro.
<< Da quando il piano prevedeva far fuori anche me?!>> chiese una voce irata, da qualche parte sotto un cadavere. Jun scattò all’interno. Aiutato da Kimitaka spostò un cadavere, ed aiutò Jin ad alzarsi
<< Niente effusioni. Slegami. Non abbiamo tempo. Sono contento che tu sia vivo e voglio ammazzare un po’ di stronzi!>> disse. Jun sorrise e lo slegò poi, ignorando le proteste, abbracciò il fratello minore
<< Si, si, ti voglio bene …>> borbottò Jin
<< Oh, lo so.>> rise Jun. Poi guardò Masaki, che, con una smorfia, diede alcune armi a Jin
<< E queste dove le tenevi?>> chiese Sho, guardando Masaki. Quello si strinse nelle spalle, poi si rimise davanti al gruppetto
<< No, stiamo davanti noi.>> disse Jun. Masaki avrebbe voluto ribattere, ma non poteva. Si limitò a serrare la mandibola. Kazunari gli pose una mano sulla spalla
<< Ce ne sarà anche per te, tranquillo.>> disse. Masaki annuì. Kazunari pensò che facesse veramente una paura tremenda, con lo sguardo così freddo.
Passarono in una seconda stanza, dove c’erano solo un paio di guardie, che caddero a terra al passaggio di Jun e dei suoi pugnali.
<< Carini quelli!>> disse Jin
<< Adatti alla nostra principessina …>> rise Ryo
<< Ti bullano …>> rise Kimitaka
<> disse Jun, stringendosi nelle spalle
<< Oh, si, dai, rissa!>> disse Ryo
<< Rissa prevedrebbe pugni, Ryo, tirare i capelli non vale …>> canticchiò Jin
<< Sei una merda, lo sai?>>
<< E siete anche estremamente rumorosi …>> disse una voce. Un uomo sulla sessantina li fissava, tenendoli sotto tiro con un fucile Altri quattro uomini più o meno della stessa età li fissavano. Erano disarmati
<< Tu sei lo stronzo che mi ha quasi spaccato il naso!>> ringhiò Jin, indicando quello col fucile
<< Oh … scusami …>> disse quello
<< Lo sai che un solo fucile è inutile, Hashimoto?>> chiese Kimitaka, facendosi avanti. Quello rise
<< Ma io vi ho in pugno. Tutti. Il piccolo Nishikido … era così orgoglioso di te, tuo padre … quando ha scoperto che facevi il doppio gioco per i Matsumoto, e solo per quella troietta di Ohkura, ci è rimasto tanto male da uccidersi … oh, si, è stata colpa tua … e sai, il tuo amico non ha avuto problemi a spiattellarci tutto … >>
Due degli uomini tirarono in piedi una terza persona, che fin’ora era rimasta nell’ombra. Gli tolsero il sacco di tela che aveva in testa
<< Tatsu …>> la voce di Ryo era un rantolo. Il ragazzo alto tremava
<< Scusami …>> mormorò. Ryo fece per slanciarsi, voleva liberarlo, ma il fucile venne puntato sul ragazzo e Ryo si bloccò
<< E Yokoyama … sei diventato un poliziotto per non essere come tuo padre, come uno di noi … patetico … sai benissimo che ha ucciso tua madre per i soldi della sua famiglia … >>
Kimitaka trattenne il fiato
<< Poi chi abbiamo? Oh, Sakurai, dei servizi segreti … il figlio del più corrotto politico attualmente in carica … oh, ma l’hai incastrato, ed ora la tua famiglia non vuole più saperne di te … il prezzo della giustizia è alto, vero? Ninomiya … la tua mamma aveva tanto bisogno di soldi, sai? Tanto da abbandonarti al tuo destino per lavorare per noi … oh, non sapevi perché l’avesse fatto … non hai mai avuto le palle di indagare … >>
Kazunari serrò la mandibola
<< Vedete, vi ho in pugno … Akanishi, il figlio adottivo di Matsumoto … non sarai mai degno della famiglia, perché tuo padre era un traditore … è stato Matsumoto stesso ad ucciderlo, e lo sai bene … eri li …>>
Jin serrò la mandibola
<< Il piccolo Matsumoto … mi piacevi di più legato … >>
Jun iniziò a tremare, ricordando quella voce nel suo orecchio. Risentì l’odore di quell’uomo sulla sua pelle
<< E Aiba … devo decapitarti come tuo padre, per ammazzarti?! Non ti avevo già ucciso?!>>
L’uomo lanciò un grido ed il fucile cadde a terra. Masaki aveva sparato. Un unico colpo di pistola, mirando al polso.
<< Si esprime come riesce, non può parlare poverino …>> lo giustificò Kazunari
L’uomo guardò la propria mano sanguinante ed immobile, poi Masaki, incredulo. Masaki fece cenno ai due che tenevano fermo il ragazzo di lasciarlo andare. Uno fece resistenza, e cadde a terra, un proiettile conficcato nella rotula
<< Credo dobbiate liberare Ohkura san …>> disse Jun. Masaki puntò di nuovo la pistola e l’uomo si affrettò a spingere in avanti il giovane. Ryo si slanciò e lo sostenne prima che cadesse a terra.
<< Siamo disarmati, che aspettate ad ucciderci?!>> chiese il capo della famiglia Hashimoto
<< Mah, pensavamo che avessi dei rinforzi …>> disse Jun, guardandosi attorno
<< Avete ammazzato tutti mentre raggiungevate il bunker, e lo sai benissimo, troia!>>
Jun rabbrividì. Kimitaka si avvicinò in tre passi e colpì l’uomo col calcio della pistola d’ordinanza, mandandolo a terra. Kazunari prese la radio che aveva con se
<< Abbiamo Hashimoto. Sbrigatevi.>> disse, mentre Kimitaka, Jun e Sho legavano gli uomini che Masaki teneva sotto tiro
<< Ah, un paio sono feriti …>> aggiunse Kazunari. Poi spense la radio e si avvicinò a Hashimoto san
<< Quindi mia madre è ancora viva?>> chiese, in tono casuale. L’uomo iniziò a ridere. Jun, velocissimo, gli sferrò un calcio allo stomaco
<< Rispondigli, pezzo di merda!>> ordinò
<< Ecco, lui sarà il mio capo!>> disse Ryo, orgoglioso
<< E’ il mio fratellone!>> disse Jin, altrettanto orgoglioso
Hashimoto rise di nuovo
<< L’ho uccisa. Voleva tornare da te, voleva ridarmi i soldi e sapere dove fossi. Non ho proprio potuto lasciarla andare, sapeva troppe cose … oh, i suoi occhi mentre mi supplicava di lasciare almeno che ti dicesse addio … era così bella …>>
Kazunari lanciò un grido ed iniziò a colpire Hashimoto, ma Jun lo fermò. Kazunari si allontanò, tremando di rabbia
<< Ammazzalo, Masa, ammazzalo …>> sibilò. Ma Masaki scosse la testa. Troppo comodo, disse con le labbra. Kazunari alzò un sopracciglio. Masaki diede la pistola a Jun, che si tastò la cintura
<< Toh guarda, è la mia …>> disse. Masaki si strinse nelle spalle, con aria innocente. Jun si girò verso Hashimoto
<< Mi ammazzerai tu, giovane Matsumoto? Per salvare l’onore agli occhi di tuo padre?>>
<< Non ti ucciderò. Tranquillo. >> disse. Puntò la pistola e premette il grilletto. Le grida dell’uomo erano stridule
<< Fa male, vero? Ma posso farti più male … vorrei davvero rimanere qui a sentirti supplicarmi di ammazzarti, come ti ho supplicato io, ma ho altri impegni, quindi ti lascio qui con Kimi, e non credo ti convenga fare altre battute su di me, dato che anche lui è piuttosto bravo con la pistola, e con Kazu, e anche li, eviterei di parlare ancora di sua madre. Cambia argomento. Il tempo va sempre bene. Ah …>> e sparò ancora. Le urla divennero più forti, mentre l’uomo legato si contorceva
<< Sei una troia!>> riuscì ad articolare. Jun alzò gli occhi al cielo, poi scosse la testa
<< E’ stupido …>> disse, stringendosi nelle spalle. Sparò un terzo colpo, e le urla divennero gemiti disperati.
<< Ho messo li le registrazioni di quello che succedeva … lo stronzo ha tenuto tutto …>> disse Jin, indicando una pila di dvd apparsi come per magia. Jun rabbrividì leggermente. Avrebbe voluto sparare ancora, ma i tempi stringevano. Dovevano sparire prima che arrivasse la polizia.
<< Bene. Kimi …>>
Kimitaka strinse a sé Jun
<< Quando sarà tutto fatto, veniamo a prenderti. Ti amo.>> detto questo, Jun fece un cenno e si allontanò con Sho, Masaki, Jin, Ryo e Tadayoshi, che a stento si reggeva in piedi e si doveva appoggiare a Ryo per camminare.
Salirono su un furgone
<< Non ci credo, ci sono le chiavi sopra …>> borbottò Jin
<< Sono quelli “pronti all’uso” in caso di fuga … e noi li useremo …>> disse Ryo. Masaki fece salire tutti e sedette al posto di guida
<< Perché guida lui?!>> chiese Ryo, in tono di protesta
<< Preferisci farti spiegare la strada? E’ l’unico che la sa …>> disse Jun.
<< Oh …>> borbottò Ryo. Aiutò Tadayoshi a sistemarsi sui sedili, poi gli si sedette accanto, mentre Masaki metteva in moto.
<< Non volevo dire niente …>> mormorò Tadayoshi << Ma … mi sa che sono una mezza sega …>>
Ryo gli accarezzò una guancia, scrutando i lividi che l’altro aveva sul viso
<< Tranquillo, Ryo-chan … abbiamo un medico.>> disse Jun. Ryo annuì appena, mentre faceva appoggiare Tadayoshi a sé
<< Hai la febbre … scemo …>> borbottò. Tadayoshi non rispose. Aveva perso conoscenza. Ryo alzò lo sguardo, terrorizzato
<< Tu, alla guida, è lontano dove stiamo andando?>> chiese Jin, in tono secco. Per tutta risposta, Masaki accelerò.