Donne è arrivato l'arrotino!
Sono a Tokyo, ergo ... non sto leggendo nulllaaaaaaa, scusateeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee >< Il week end prossimo invece di fare nottate fuori recupero, davvero ç___ç Cioè, forse ... cioè ... argh, scusatemiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii ç_ç
Detto ciò ... posto XD
TITOLO: Yakuza-chan (Tatsu mi ha fatto notare che Mamoritai non centrava assolutamente nulla quindi non mi ha lasciato uare il titolo, nemmeno offrendogli della lasagna ç_ç)
AUTRICE: Jinny
GENERE: polizesco (??), vagamente angst qui e li, pare mentali
FANDOM: Arashi & Kanjani (& apparizioni fugaci)
PAIRINGS: Yoko/Jun, Ohmiya
RATING: pg-17 (fosse un film e fossimo in america avrebbe il bollino rosso +18, povera me °-°)
NOTE: il titolo fa cagarissimo °-°
RINGRAZIAMENTI: a Vampiretta e Harin che se la sono sciroppata in anteprima
DISCLAIMERS: Nessun Johnny mi appartiene, ma sono stufa di questa situazione, inizio a sentire la necessità di avere almeno un Aiba, ecco
GIA' POSTATI:
1 2 Satoshi si svegliò, sentendo le grida. Si alzò in fretta, accendendo la luce, e prese le fiale degli antidolorifici. Si era svegliato due ore prima, quand’era ancora buio, per gli antibiotici. Riuscì ad iniettare la morfina al ragazzo, con una certa difficoltà, perché quello si contorceva, cercando un qualche sollievo
<< Mi spiace, non posso fare altro io …>> mormorò Satoshi, sentendosi improvvisamente frustrato. Si trovò accucciato a terra, il viso sepolto nelle mani, scosso da singhiozzi incontrollati
<< Dov’è … dov’è Masaki?>> chiese il ragazzo sul letto, con un filo di voce. La morfina stava facendo effetto, ma evidentemente aveva dormito abbastanza, dato che non era ricaduto subito nel torpore. Satoshi si alzò in piedi e si guardò intorno, alla ricerca dell’altro uomo
<< Io … io non lo so … quando mi sono alzato a darti gli antibiotici era li …>> mormorò, asciugandosi gli occhi
<< Non mi ha voluto dire neanche come ti chiami, e sto cercano di tenerti in vita, ma non sono un ospedale, io …>> i singhiozzi tornarono a scuoterlo. L’altro lo guardò. Serrò gli occhi un attimo, irrigidendosi, poi il dolore sembrò diminuire di nuovo e li riaprì
<< Jun. Il … il mio nome …>> riuscì a mormorare. Satoshi annuì, mandando lacrime ovunque, e Jun rise piano
<< Sei buffo, dottore …>> mormorò << Oh, è morfina questa …>> disse poi, con un sospiro beato. Ed il sonno tornò. Dopo poco, Masaki salì dall’ambulatorio, posando le chiavi sul tavolo del monolocale, portando due bicchieri di carta di Starbucks ed un sacchetto che profumava sospettosamente di brownies …
<< Si è svegliato … >> singhiozzò Satoshi << E urlava, e allora gli ho dato la morfina, e è rimasto lucido un po’, ti cercava …>> disse Satoshi, tra un singhiozzo e l’altro. Masaki lo guardò e gli fece capire a gesti di ripetere. Satoshi ripeté, poi si portò improvvisamente una mano alla bocca
<< Era lucido …>> mormorò << Per poco, ma è stato lucido, finché la morfina non ha fatto effetto … e … ha riconosciuto la morfina … gli antibiotici stanno facendo effetto, Masa!>>
Masaki fece un sorriso enorme e scrisse qualcosa, velocemente
“Non sei una mezza sega, dottore. Sei un angelo, cazzo!”
<> sorrise Satoshi. Masaki lo abbracciò stretto, poi scrisse ancora
“L’hai salvato. Hai salvato anche lui. Grazie!”
Satoshi alzò il viso verso l’altro uomo, che sorrideva come un bambino a Natale. Dovevano essere proprio delle merde quelli che ammazzava, se nonostante tutto riusciva a sorridere a quel modo, pensò Satoshi. Fecero colazione in silenzio, poi Satoshi diede istruzioni a Masaki nel caso in cui Jun si fosse svegliato
<< Mi ha detto il suo nome. Solo quello e … Non guardarmi così. Solo con il nome non si risale a lui. >> disse. Masaki serrò la mandibola e fece per scrivere qualcosa, ma Satoshi gli fermò la mano
<< Almeno adesso so come chiamarlo se devo calmarlo.>> disse. Masaki abbassò il viso, poi annuì
<< Ora scendo, ho delle visite fissate. Poi chiudo e torno qui. Ok?>> disse. Masaki annuì di nuovo, sorridendo.
Kazunari alzò lo sguardo su Kimitaka, che gli aveva appena appoggiato sulla scrivania la stampata di una telecamera di sorveglianza
<< Fantasma poco prudente …>> canticchiò, indicando la persona cerchiata di rosso. Kazunari sgranò gli occhi
<< Che cazzo, è lui! E’ Aiba!>> sibilò
<< E indovina … c’è un ambulatorio nelle vicinanze di questo Starbucks … un ambulatorio pediatrico, ok, ma … in una zona pericolosa … fin troppo sospetto …>>
Kazunari alzò lo sguardo
<< Non hai intenzione di dirlo ad altri …>> realizzò
<< Ci toglierebbero il caso. Siamo troppo coinvolti.>> disse Kimitaka <> mormorò. Kazunari sospirò
<< La ripresa, però, è di due settimane fa …>> disse, guardando la data
<< Il sistema di aggiornamento è lento.>> ringhiò Kimitaka << Ma se hanno portato Jun li, non credo sia ancora in grado di muoversi.>> disse, in tono cupo. Kazunari annuì
<< Stasera andremo a fare una visitina all’ambulatorio pediatrico … puoi sempre farmi passare per il tuo povero figlioletto malato …>> disse Kazunari, con un sorriso cattivo
<< Potrebbero anche credermi. Hai l’aria sempre più giovane e sempre più stanca …>> disse Yuu. Kazunari fece una smorfia. Poi sospirò
<< Credi che dovremmo portare anche Sho-chan?>> chiese. Kimitaka fece una smorfia
<< Non vorrei, ma ci ucciderebbe se non lo portassimo.>> disse. Kazunari ridacchiò. Poi controllò meglio la foto. Era proprio Aiba. Con la sciarpa. Ad agosto
<< Quel deficiente …>> mormorò. Non avevano trovato altro, in due settimane che cercavano. Non erano stati più trovati cadaveri, gli Hashimoto (o Ashimoto, come continuava a chiamarli lui), parevano essersi dati una calmata, per il momento. Si erano persi un testimone, se loro avessero trovato Jun prima degli Hashimoto, questi non avrebbero più potuto fingere di non essere coinvolti … inoltre avevano quindici dei loro ridotti a colabrodo. Un morto con ancora in mano una fiamma ossidrica era una prova abbastanza schiacciante … rabbrividì leggermente
<< Nino, ci sei? Stiamo andando …>> gli disse Kimitaka.
<< Quando cazzo mi sono addormentato?!>> sibilò quello
<< Non saprei. Ma non è rilevante, credo. Andiamo.>> disse Kimitaka. Kazunari annuì e si avviarono. Sho li aspettava poco lontano, con l’auto già accesa
<< Siete sicuri?>> chiese. I due annuirono, e per lui fu sufficiente.