YAKUZA-CHAN

Mar 22, 2013 11:05

TITOLO: Yakuza-chan (Tatsu mi ha fatto notare che Mamoritai non centrava assolutamente nulla quindi non mi ha lasciato uare il titolo, nemmeno offrendogli della lasagna ç_ç)

AUTRICE: Jinny
GENERE: polizesco (??), vagamente angst qui e li, pare mentali

FANDOM: Arashi & Kanjani (& apparizioni fugaci)
PAIRINGS: Yoko/Jun, Ohmiya
RATING: pg-17 (fosse un film e fossimo in america avrebbe il bollino rosso +18, povera me °-°)
NOTE: il titolo fa cagarissimo °-°
RINGRAZIAMENTI: a Vampiretta e Harin che se la sono sciroppata in anteprima
DISCLAIMERS: Nessun Johnny mi appartiene, ma sono stufa di questa situazione, inizio a sentire la necessità di avere almeno un Aiba, ecco
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Masaki si sedette accanto a Sho e gli porse il biglietto, ma Sho non lo degnò di uno sguardo. Allora Masaki gli cacciò il biglietto in mano a forza, ma Sho lo appallottolò, gettandolo a terra. Poi si girò a guardarlo
<< Non ce la faccio più.>> disse, stringendosi nelle spalle e scuotendo la testa. Masaki iniziò a scrivere qualcosa, ma Sho gli fermò la mano
<< No, Masa, davvero … io … porca puttana, ti amo, ma … tu … no, ok, adesso fai veramente paura, quindi ti lascio scrivere …>> il discorso che si era preparato, gli era morto in gola appena Masaki aveva cambiato espressione. Gli lasciò andare la mano. Dopo poco si trovò in mano un biglietto
“Solo amici! Te l’ho sempre detto! E hai sempre detto che andava bene!”
Sho sospirò
<< Beh … sono arrivato al limite, ecco tutto.>> disse. Masaki sospirò e si alzò, allontanandosi. Sho si dovette asciugare gli occhi. Si chinò a raccogliere il biglietto che aveva buttato prima
“Scusa.”
Sospirò e si alzò, seguendo Masaki. Lo trovò nella stanza che era stata del fratello minore
<< Masaki …>>
Quello si girò e sorrise debolmente, per poi tornare a guardare la foto che teneva in mano. Sho sospirò e gli si avvicinò, sedendoglisi accanto sul letto. La foto ritraeva Masaki assieme ad un ragazzo che gli assomigliava
<< Tuo fratello?>> chiese Sho. Masaki annuì.
“Non riesco a rassegnarmi a come sono sempre andate le cose” disse Masaki, a gesti. Sho sospirò
<< Io sono un cretino … sono io il primo a dirti di voler essere tuo amico, per non perderti d’occhio, e quando sei giù e avresti bisogno … di … me? O di chiunque altro … ti allontano …>>
Masaki sospirò, poi si morse le labbra
“ Io sono stufo di uccidere. Voglio essere un esempio, per mio figlio, non …” le mani di Masaki tremarono. Guardò ancora la foto
“Yuusuke era migliore di me.” Disse, nell’equivalente di un mormorio. Sho scosse la testa
<< Hikaru è orgoglioso di te. Tu l’hai salvato dagli “uomini cattivi che volevano farlo fuori, ratatatata”, parole sue, con tanto di rumore. E hai salvato Jun. Lui ..>>
“Lui conosce la parte dove io arrivo e sparo …”
<< In realtà no. Quella l’ha solo sentita raccontare. Lui ha visto in prima persona la parte dove tu ti metti tra lui ed i proiettili. Ed è davvero orgoglioso di te! Scemo che non sei altro!>>
“ Ma …”
Sho prese le mani a Masaki, ma non fece in tempo a dire nulla
<< Tu uccidi, papà, lo so. E’ il tuo lavoro. Ma stai uccidendo solo i cattivi, quindi va bene, no?>> disse Hikaru, entrando. Chiaramente aveva seguito tutto il discorso
<< Però c’è una cosa per cui non sono orgoglioso di te. Ami ancora la mamma. Io … le voglio bene, è la mia mamma, ma … voleva che ci uccidessero … voleva che uccidessero anche me e … >> la voce del bambino si spezzò. Masaki si girò a guardarlo ed allargò le braccia, sorridendo leggermente. Hikaru si avvicinò e si lasciò abbracciare, piangendo. Masaki lo strinse a sé, accarezzandogli la schiena, facendolo calmare pian piano. Quando il bambino si staccò, il suo viso era asciutto
<< Almeno prova ad arrabbiarti con lei, per favore ..>> mormorò. Masaki fece una smorfia
“ Sono furioso con lei, non arrabbiato e basta” disse a gesti.
<< Ma la ami ancora …>> mormorò Hikaru << Sono piccolo, ma capisco queste cose … solo …>>
“Sono abbastanza arrabbiato da volerla odiare. Ma non ci riesco, sono scemo.”
<< A volte vorrei che …>> iniziò Hikaru. Masaki non riuscì a controllare la propria espressione, mentre scuoteva la testa
<< Con tutto quello che ti ha fatto?! Ed è alleata con gli Hashimoto! E’ … è una di loro! Lo so!>>
Masaki colpì il figlio. Non forte. Un colpo appena accennato sulla mano, ma Hikaru si zittì immediatamente. Masaki si passò le mani sul viso,e  a Sho sembrò invecchiare improvvisamente di vent’anni.
“Non posso uccidere tua madre.” Disse, con le mani che gli tremavano. Hikaru abbassò il viso, poi si appoggiò contro il padre
<< Scusa …>> mormorò. Masaki sospirò e lo abbracciò stretto

Jun si sedette sbuffando sul letto
<< Ti fa male …>> disse Satoshi, preoccupato
<< Un po’ si, dottore, ma … sono più infastidito dal non potermi muovere bene. E dal non riuscire a dormire, che mi fa rimanere rincoglionito tutto il giorno …>>
<< Ti do qualcosa per non fare gli incubi?>> chiese Satoshi, ma Jun scosse la testa
<< Non funziona. Sto già prendendo, ma … ho paura comunque, e appena finisce l’effetto mi sveglio … >>
Satoshi controllò la schiena di Jun. Lo sentì sussultare
<< Ci vorrà un po’ perché smetta di far male … le terminazioni nervose …>>
<< Lo so, dottore. Sono uno yakuza, ho imparato a dodici anni come funzionano le ustioni. Non su di me, però … non mi aspettavo che fosse così … >>
<< Ti hanno scuoiato, prima, che non è una cosa carina in fase di guarigione. Non mi stupirei che ti ci volessero dei mesi …>>
<< Come sei incoraggiante, dottore …>> ironizzò Jun. Poi si lanciò in una lunga serie di imprecazioni, quando Satoshi sistemò una fasciatura
<< Scusa …>> mormorò quello
<< Tranquillo. >> sibilò Jun, tenendo gli occhi serrati. Si aggrappò alla mano di Satoshi
<< Jun? …>>
<< Ricordo …>> gemette quello << Brutto ricordo … cazzo …>>
Satoshi si affrettò ad abbracciarlo
<< E’ passato.>> disse, in tono dolce. Jun gli si aggrappò, poi sospirò, calmandosi. Si staccò e si asciugò gli occhi
<< Penso di star crollando …>> mormorò, guardando un punto indefinito sul pavimento. Satoshi gli fece alzare il viso
<< Tu sai di essere sotto shock, vero?>> gli chiese
<< Me ne sono reso conto quando ho avuto paura di Yoko …>> mormorò Jun
<< Ho sempre avuto una certa dose di terrore delle altre persone, ad essere sincero, ma mai di Yoko … lui è … mi fa sentire al sicuro … mi sono innamorato di lui, è vero, ma uno dei motivi è proprio la sensazione di sicurezza che riesce a trasmettermi … ma adesso … ho paura … quando sono completamente lucido non ho paura, ma appena perdo un attimo il controllo …>>
Satoshi gli si sedette accanto e gli prese una mano. Jun non si staccò
<< Di me non hai paura …>> disse Satoshi
<< Mi hai medicato, mi hai curato … sei minuscolo … no, non ho paura di te. Non sai neanche sparare …>>
<< Qualcuno dovrà insegnarmi. Voglio imparare a difendermi. E … voglio …>>
Jun alzò le sopracciglia, poi rise
<< Ma quanto sei carino? Vuoi proteggere Nino … è una cosa dolcissima, lo sai?>>
Satoshi abbassò il viso
<< Ho già perso tutto, una volta. Non sono dolce, sono solo egoista. >>
Jun gli strinse un po’ più forte la mano
<< Penso che se tu imparassi a difenderti, lui sarebbe decisamente più tranquillo.>> disse. << Quindi non è per nulla una questione di egoismo. Dottore, tu … sei una persona molto buona. Quando tutto questo finirà … dovresti cambiare vita …>>
Satoshi fece una smorfia
<< Quando questo sarò finito, riaprirò l’ambulatorio, Jun. Capisco che tu voglia cambiare vita, dopo quello che t’è successo è più che normale, anzi saresti un folle a non volerlo … ma io non posso. Credo dipenda anche dal fatto che questa sia la strada che mi sono scelto. >>
Jun abbassò il viso, mordendosi il labbro inferiore
<< Anche cambiare vita mi spaventa … non è … permesso. Ma …>>
<< So come funziona. Tuo padre è il capofamiglia. Però è pur sempre tuo padre. Penso che possa capire … ha rischiato di perderti …>>
<< Quando sei a capo di una famiglia di yakuza, metti in conto di perdere i tuoi figli. Non che loro non seguano le tue orme. Se non lo fanno … dovrebbe essere lui ad uccidermi. >> la voce di Jun si spense, e Satoshi seguì il suo sguardo. Kimitaka era in piedi sulla porta
<< Kimi …>>
<< Non gli permetterò di farti del male. Non lo permetterò a nessuno, nemmeno a tuo padre. Quindi cerca di non pensarci, d’accordo?>>
Jun annuì, mentre lacrime silenziose gli rigavano le guance. Satoshi sorrise e, con un cenno della testa, abbandonò la stanza, lasciandoli soli.

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