DATI
Titolo: Akai Ito
Capitolo:
Prologo -
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Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale
Pairing: Sakurai ShoxOC / Masaki AibaxOC
Rating: PG
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Trama: Un filo ci lega alla persona cui siamo destinati: non importa il tempo che dovrà passare o le distanze che ci separano. Ma se questa persona fosse proprio davanti a noi e non riuscissimo a riconoscerla? Se la considerassimo antipatica tanto da non degnarla neanche di uno sguardo? E se l'avessimo trovata e noi stessimo vacillando nei dubbi? E ancora, cosa dice che non l'abbiamo già persa?
NOTE
Gli esami non aiutano la rapidità nella stesura dei capitoli. Maledizione.
In realtà, in parte, la lentezza con cui ho scritto questo capitolo è dovuta anche a un senso di sfiducia. Scrivo fic het in un fandom in cui lo yaoi è prediletto, quindi già di mio so che non sarò seguitissima, e... sì, l'ho sempre detto che scrivo prima di tutto per me stessa. Ma è pure vero che non ha senso scrivere se non c'è chi legge. Se veramente non mi importasse proprio nulla allora non scriverei: mi farei i viaggi mentali nella mia testa e sarebbe morta lì.
Comunque sono pronta e so che l'attenzione per fic simili non avranno mai quella dedicata ad altri generi. Eppure, permetterete anche a me ogni tanto di abbattermi? In realtà negli ultimi giorni di meno, ma le settimane scorse ero parecchio, parecchio scoraggiata, ecco perchè non ho praticamente scritto. Dato che ora mi è passata invece ho ripreso e ho concluso, ma ero talmente giù che ho seriamente pensato di mollare tutto e vaffambagno: cancellare la fic, abbandonarla e tanti saluti.
Ah vabbè... il prossimo capitolo è tutto per Jun, ve l'avevo detto che non sarebbe rimasto in disparte in questa fic! Anche perchè arriva il 31, il giorno dell'appuntamento ShoxErina. Uuuh.. cosa mai succederà?
Miau! (??)
23. Restless fears turn your blue skies into grey
Si calcò il cappellino sulla testa, tirando di lato la visiera, e continuò a succhiare la bibita dalla cannuccia. Si allontanò dal banchetto del "Mr. Bean" con un bicchiere medio di bibita fresca in mano: sul treno era rimasto dalla parte colpita dal sole e nonostante l'aria condizionata aveva cominciato a sudare. Era anche passato nel bagno della stazione per sistemarsi. Era nervoso, eppure era una settimana che aveva quell'impegno, aveva avuto ben sette giorni per prepararsi psicologicamente! "Al diavolo! Che caldo fa?" si lamentò mentalmente mentre passava i tornelli del controllo biglietti. Passò il suo e superò la barriera. "Sarà arrabbiata?" si domandava mentre guardava le indicazioni per prendere l'uscita giusta "No, altrimenti non avrebbe accettato l'invito" si convinse "Certo non potrei biasimarla! Ho usato casa sua come un albergo la scorsa settimana e poi sono sparito per giorni senza mandarle nemmeno una mail". Uscì dalla stazione di Shibuya spingendosi gli occhiali da sole sul naso e guardandosi in giro. Scrutò tra le poche persone che passavano per la piazza di Hachiko, davanti alla stazione di Shibuya, e la riconobbe: Kokoro indossava un vestito leggero, lungo fin sopra il ginocchio e dalle maniche a tre quarti, color rosa e crema. Leggeva un libricino che teneva con una sola mano, mentre la borsa bianca le dondolava dal braccio piegato. Da lontano gli sembrò più alta del solito, ma quando si fu avvicinato di più si rese conto che era solo un illusione data dai tacchi e dalle gambe lasciate più scoperte rispetto a quando indossava la divisa del lavoro. Lui era ancora più alto di qualche centimetro. Prima di distoglierla dalla sua lettura rallentò e abbassò le lenti degli occhiali da sole per guardarla. "Sembra una bambolina... se non fosse venerdì mattina ma sabato pomeriggio qualcuno avrebbe già cercato di abbordarla" ridacchiò tra sè e proprio in quel momento un uomo si avvicinò alla ragazza, quindi Aiba si mise sull'attenti. Vide Kokoro alzare lo sguardo dalle pagine e ruotare il polso per guardare l'orologio bianco che portava al polso. I due si scambiarono un inchino e Aiba tirò un sospiro di sollievo: le avevano solo chiesto l'ora! La ragazza stava per abbassare nuovamente gli occhi sulla pagina ma doveva aver intuito che qualcuno la stava fissando. Dopo qualche attimo a guardare le persone che passavano individuò Masaki e lo guardò stranita: non lo aveva riconosciuto, probabilmente vedeva solo un ragazzo impalato nella piazza che la guardava. Si fissarono entrambi per qualche secondo, poi lui aprì le labbra per lasciar andare la cannuccia e sorriderle, decidendosi finalmente a muovere una mano per salutarla. La osservò mente le si illuminava il viso e si metteva a ridere divertita, con una mano davanti alla bocca. "Aaaaah... mi verrebbe voglia di correre da lei e stritolarla in un abbraccio! E' troppo carinaaa..." si morse il labbro inferiore e le andò incontro, tranquillo, mentre lei rimetteva il libro in borsa. «Buongiorno. Perchè ridi?» le domandò
«Aiba san, buongiorno» rispose lei facendo un piccolo inchino con il busto «Niente, è che sembravi un pazzo guardone» ridacchiò
«Prego?» fece scuotendo il bicchiere ormai vuoto
«Non so, mi vedo un tizio sospetto impalato in mezzo alla piazza che mi guarda con gli occhiali da sole abbassati: cosa dovrei pensare?»
«Che avevi affascinato qualcuno, che mi stessi sentendo male, che fossi un alieno che cercava di comunicare telepaticamente!» suggerì «Non un pazzo guardone!». La giovane lo guardò con le sopracciglia sollevate «Dubito che qualcuno pensi a una di quelle scemenze come prime ipotesi»
«Affascinare qualcuno è una scemenza?» chiese stupito
«Non di per sè» rispose «Se io pensassi di aver affascinato qualcuno, però, sì» scosse il capo
«Pensi di non essere abbastanza carina?»
«Cambiamo discorso?» propose abbassando lo sguardo «Sei sicuro che possiamo incontrarci qui?»
«Se non teniamo nessun comportamento strano, sì. E' venerdì mattina, molte persone lavorano o sono a scuola, chi passa per Shibuya nei giorni lavorativi ha poco tempo di guardarsi intorno e chiedersi se una data persona l'ha già vista in tv o no»
«E' comunque un grosso rischio no?» chiese apprensiva
«Vado spesso in giro con gli amici, anche in quartieri molto affollati: mai successo niente. Al massimo qualcuno mi ha riconosciuto quando vado al cinema da solo» spiegò stringendosi nelle spalle
«Allora mi fido di quel che dici tu, lo saprai come comportarti» annuì Kokoro «Andiamo quindi?»
«Andiamo» annuì Aiba con un sorriso, pronto a seguirla. Lasciarono la piazzetta di Hachiko e si avviarono verso l'incrocio mentre la ragazza cominciava a raccontargli la sua settimana.
Il giorno del rinfresco Aiba aveva accompagnato Kokoro a casa, in taxi, e durante il viaggio le aveva chiesto di poter passare a salutarla la sera, ogni tanto, dato che per un po' di tempo sarebbe stato particolarmente impegnato con i preparativi del concerto. Chiaramente lei aveva detto di sì, quindi la settimana successiva, invece di andare alla JH con gli altri dopo le prove, Aiba aveva sempre preso un taxi ed era tornato a Chiba. Quello che non aveva tenuto a mente quando le aveva proposto la cosa era che i loro rehearsal duravano tanto e quindi in quei giorni era rarivato a casa della ragazza a anche alle due di notte! Salutarla e tornare a dormire in città era fuori discussione così aveva finito col dormire sempre sul suo divano. Non perchè lei non lo volesse in camera -o almeno sperava non fosse per quello- ma perchè ogni sera faceva giusto in tempo a salutarla e sedersi sul divano che cadeva addormentato, mentre aspettava che lei gli portasse qualcosa di fresco da bere. Aveva fato per tutta la settimana, nonostante quando l'aveva proposto avesse detto "ogni tanto". Kokoro ogni volta l'aveva accolto con un sorriso o un'espressione mezzo addormentata, ma mai arrabbiata o stufa di vederlo arrivare ad orari improponibili per lei che si svegliava ogni giorno alle cinque. Ogni sera l'aveva fatto accomodare sul divano pur sapendo che si sarebbe addormentato non appena gli avesse dato le spalle. Nonostante l'avesse quasi trattata come il portiere notturno di un albergo, la mattina Aiba si risvegliava sempre circondato dai cuscini, con un lenzuolo addosso e una colazione al sacco pronta sul tavolinetto. Ogni volta aveva sistemato il divano, preso il cibo ed era uscito facendo meno rumore possibile, senza svegliarla: doveva sempre andare al lavoro presto, molto prima della sua sveglia, quindi alla fine si erano visti, sì, ma per pochi minuti e non avevano parlato quasi mai, entrambi troppo stanchi.
Dopo quella settimana, il sabato e la domenica a fine concerto, era sempre tornato alla JH,e non da lei, poi aveva ripreso il solito ritmo e solo il mercoledì aveva realizzato di averla sfruttata per cinque giorni e poi di non averla contattata nei cinque successivi: il suo atteggiamento non era stato dei migliori. Consapevole della sua colpa non aveva trovato il coraggio di chiamarla, quindi quindi le aveva scritto ma lo scambio di mail da parte sua era stato piuttosto freddo.
⎨E' STATA UNA DURA SETTIMANAε=(´・`) FINALMENTE HO POTUTO RIPOSARMI UN PO'. GRAZIE DI TUTTO⎬
⎨OTSUKARESAMA DESHITA. TI MERITI UN PO' DI RIPOSO⎬
⎨SEI ARRABBIATA?|・;)SPERO DI NO! IL 27 MATTINA SONO LIBERO, TI VA DI VEDERCI?(//∇//)⎬
⎨E'UN VENERDI', IO LAVORO⎬
⎨AAA━━Σ(゚Д゚|||)━━RGH! E' VERO!! MA POTRESTI CHIEDERE UN PERMESSO, NO? SOLO MEZZA GIORNATA! LA MATTINA NON CI SARANNO TANTI CLIENTI⎬
⎨NON E' COSI' FACILE, COME POSSO LASCIARE DA SOLA LA MAESTRA?⎬
⎨○| ̄|_ BEH, MA PUOI PROVARCI, VERO? CHIEDILE SE LE VA BENE... ALTRIMENTI TROVEREMO UN ALTRO MODO, PERO' PRIMA FAI UN TENTATIVO⎬
⎨LE PARLERO' DOMANI MATTINA E TI FARO' SAPERE⎬
⎨YEAH! ASPETTO LA TUA MAIL (≧∇≦)⎬
E il giovedì a pranzo gli era arrivata la sua conferma. Le aveva mandato ora e luogo dell'incontro ed era rimasto sulle spine tutto il tempo: sapeva di essere colpevole e temeva la sua giustificata rabbia, ma una parte di sè si era convinta che se fosse stata realmente arrabbiata non avrebbe mai risposto alle sue mail nè avrebbe accettato di vedersi. «Dove vuoi andare?» chiese Masaki mentre attraversavano l'incrocio di Shibuya con le relative poche persone che giravano da quelle parti a quell'ora. «Voglio fare una cosa divertente, ma non voglio anticiparti nulla!» annunciò ridacchiando tra sè
«Così mi incuriosisci» sbuffò lui «Ah! Andiamo allo Sweet Paradise!» propose, ricordandosi al momento dell'esistenza di quel luogo
«Lo conosci?» domandò lei sorpresa, scansando una persona mentre camminavano
«Certo che si! Chi non lo conosce a Tokyo, dai» rise «E poi non ho fatto colazione» le spiegò mentre rallentava per rimanere un poco più indietro rispetto a lei
«Io nemmeno, pensavo giusto di andarci» spiegò colpita, mentre cercava di seguire con lo sguardo i movimenti di Aiba che passava alla sua destra, mettendosi così tra lei e le altre persone che potevano venirle addosso. «Allora è telepatia» spiegò allegro lui. Kokoro non rispose, arrossendo leggermente notando quel piccolo gesto di cavalleria da parte del ragazzo.
Si fermarono davanti alla Tower Records e lei andò diretta all'ascensore, sicura di dove volesse andare. «Per la verità di solito andavo all'HMV, ma ha chiuso cinque giorni fa»
«Eh? Ma sul serio?» domandò schockato Masaki «Accidenti, ci ho comprato il mio primo CD quando ero ragazzo»
«Magari era il vostro» lo prese in giro Kokoro
«Eh? Ma no, a noi mandano una copia gratis di tutto quello che facciamo» spiegò tranquillo e quando la guardò in faccia la vide tanto sorpresa che ebbe timore di aver detto qualcosa di sbagliato «C-cosa?»
«Oh niente... sei fortunato. Le fan devono sempre comprarsi tutto, immagino» riflettè girandosi verso le porte dell'ascensore che si aprirono al primo piano. Dalle grandi vetrate entravano i raggi del sole, già abbastanza alto in cielo per superare con la sua luce i grandi edifici dall'altra parte della strada. «Ho uno stipendio anche per quello» annuì Aiba «Siamo sempre grati ai fan»
«Significa che io ti sto per dare lo stipendio?» mormorò a bassa voce, in parte divertita. Lo guidò tra i vari scaffali per arrivare quello dedicato alle uscite dell'agenzia, dove un cartello "JOHNNY'S" le segnalava. «Ecco» fece Kokoro indicandoglielo
«Mh? Cosa cerchi?» domandò Aiba guardando i cartellini colorati e scritti fitti che indicavano i vari CD e Singoli
«Ti ho detto che ho comprato un paio di singoli, vero? Voglio ascoltarne un altro, ma devi consigliarmelo tu» gli spiegò
«Eh? Cosa?» fece spaesato «Io? Ma io non sono un esperto di musica»
«Che scemo!» rise quella «Almeno i vostri li conoscerai, no? Mi sembrava divertente farmi consigliare da te un tuo CD»
«Io? Consigliarti qualcosa degli Arashi?» si indicò da solo, puntandosi il dito contro il naso «Come ti vengono in mente certe idee assurde?»
«Dai, dai.. fai finta che non siano tuoi e consigliamene uno» lo incoraggiò. Entrambi si accovacciarono davanti allo scaffale, occupato interamente dalle uscite del gruppo, ed osservarono le copertine. Nonostante in un primo momento sembrasse strano, alla fine Masaki ci prese gusto e cominciò a fingersi un grande critico di musica indicando una lunga lista di possibili pecche di ogni loro uscita. Lei lo ascoltava ridendo e cercava di rispondergli indicando eventuali note positive, ma tutto sommato non era una grande esperta del gruppo quindi finiva con il non riuscire a ribattere con affermazioni decisive come quelle del ragazzo.
«Insomma, non c'è mai niente che vada bene in questi Arashi» sospirò alla fine Kokoro «Come faccio a scegliere cosa comprare?»
«Ma non comprare niente, te l'ho detto: questi cinque tizi non fanno altro che giocare tutto il tempo, come puoi chiamarli professionisti. Seriamente, hanno sfondato solo per il loro aspetto» Aiba scosse il capo
«Non si salva nemmeno un piccolo singolo?»
«No, prendi qualcosa degli Hey! Say! JUMP piuttosto» ridacchiò, indicandole l'album uscito pochi mesi prima
«Sei crudele nei loro confronti! Io credo invece che siano persone che si impegnano molto. Giusto questo... ecco questo qui tra tutti» gli indicò il suo viso sulla copertina di "Happiness" «Ha proprio la faccia di uno scansafatiche» rise
«E' il peggiore di tutti, credi a me» annuì Masaki con decisione, cercando di trattenere le risate
«Scusate...» sentirono sussurrare alle loro spalle. Kokoro si voltò e alzò lo sguardo trovando una cliente in piedi dietro di loro «Oh, mi scusi, siamo proprio in mezzo» disse alzandosi in piedi e facendosi da parte. Aiba la imitò e abbassò un poco la visiera del cappellino girando lo sguardo dall'altra parte. «Non siete fan degli Arashi, vero?» domandò la sconosciuta mentre prendeva una copia di "To be Free"
«Oh beh, veramente» farfugliò la ragazza stringendo tra le mani la borsa bianca
«Non ho potuto fare a meno di ascoltarvi, mi dispiace» ammise quella facendo un mezzo inchino «A me piacciono molto, li seguo dal 2004, da quando Aiba chan lesse una sua lettera al gruppo, durante un programma televisivo». Kokoro lanciò un'occhiata rapida verso il ragazzo in questione, ma lui non mosse un muscolo: teneva le mani in tasca e ascoltava con fare distratto. «Mi ha commosso veramente tanto e allora ho capito che non mi trovavo davanti a dei semplici cantanti, ma che era un gruppo di amici. Quando poi ho ascoltato con attenzione la loro musica ho capito che non erano solo dei bei ragazzi, ma che avevano anche un animo splendente e che lo mostravano proprio tramite le canzoni» spiegava quella, a mezza voce, ma concitata «Dovresti ascoltarli un po' prima di giudicare, almeno è quello che penso». La giovane pasticciera la guardava con gli occhi sgranati: quella scena aveva qualcosa di surreale, una sconosciuta era lì a decantare la bellezza di qualcuno che in parte già conosceva bene, senza sapere di avercelo a fianco. «O-oh ah.. ecco io» farfugliò passandosi le dita tra i capelli
«Mi scusi, sono proprio un impicciona» sospirò quell'altra, mortificata «E' che sono una grande fan di Aiba chan e non ho resistito quando vi ho sentito parlare di lui» spiegò. Doveva essere una studentessa universitaria perchè era molto giovane e per essere in giro a quell'ora sicuramente non andava a scuola, nè lavorava in un ufficio. «Mi scusi moltissimo» si inchinò con un sorriso imbarazzato e si allontanò verso le casse.
Kokoro e Masaki rimasero in silenzio per qualche secondo, poi lui tirò un sospirò e alzò gli occhiali da sole passandosi le dita sugli occhi lucidi. «Stai piangendo Aiba san?» domandò stupita
«E' che mi ha commosso!» spiegò tirando su con il naso «Se fosse possibile andrei lì ad abbracciarla e a dirle quanto le sono grato» fece asciugandosi la mano sulla camicia «E' grazie a persone come lei che siamo arrivati fino a qui, oggi. Non so se siamo veramente così straordinari, ma facciamo sempre del nostro meglio per trasmettere qualcosa di positivo ed è grazie a al supporto di tutti che questi sentimenti sono in grado di raggiungere tante persone». Kokoro non disse niente, ma prese un'altra copia dello stesso singolo che aveva comprato la sconosciuta. «Andiamo?» domandò piano. Pagò ed uscirono. "Cosa mi è preso?" si domandava mentre riprendevano a camminare per strada "Possibile che mi sia sentita gelosa di quella ragazza?" serrò tra loro le dita delle mani guardando distrattamente le vetrine dei tanti negozi di Shibuya "Non so di cosa stesse parlando. Conosce qualcosa di Aiba san che io ignoravo, sa di lui da anni, lo segue, lo guarda... magari ne fantastica pure, e chissà da quanti anni! E lui l'avrebbe addirittura abbracciata, tanto le sue parole lo hanno commosso. Io invece non posso nemmeno tenerlo per mano!". Mentre pensava a tutto questo tornarono davanti allo Tsutaya vicino alla stazione e presero la strada per andare al locale. Nel negozio, oltre le vetrine, poteva vedere il cartonato del gruppo vicino allo scaffale delle ultime uscite: era chiaro e colorato e vi campeggiava il titolo del nuovo album. Lo sguardo serio di Aiba catturò per primo la sua attenzione. «Tutto bene?» domandò spensierato lui, piegandosi appena a guardarla
«Oh si, si! Ero un po' soprappensiero, scusa» rispose lei con un sorriso tirato. "Cosa sta succedendo?" lanciò un'ultima occhiata al cartonato nel negozio e deglutì a fatica "Improvvisamente ho l'impressione di non star facendo la cosa giusta. Con chi sto uscendo?" deglutì a fatica. «Allora, facciamo a gara a chi mangia più dolci?» propose cercando di scacciare quella domanda
«Sicura? Guarda che mangio tanto io» fece Masaki con un sorrisino di sfida
«Infatti ho detto "più dolci", non "più dolce". Non bisogna mangiarne per forza in grande quantità, ma piuttosto diversi tipi» rispose piccata, alzando un dito in aria «Per quanto possano piacerti i dolci scommetto che non sei abituato a mescolare tanti gusti» lo sbeffeggiò prima di entrare nell'edificio che ospitava lo Sweets paradise. "Lo sapevo. Oppure pensavo di saperlo? Se fosse diverso da quel che pensavo?".
Aiba scelse il tavolo dove sedersi, vicini alla finestra, con un posto che dava le spalle al resto della sala. Kokoro si sedette nervosamente. «Allora facciamo così, il primo giro lo scelgo io per entrambi» propose il ragazzo mettendo la giacca sulla sedia «Tu aspettami qui, ok?»
«Va bene. Cominciamo con cinque dolci?» domandò lei appoggiando i gomiti sul tavolo, aprendo il menù delle bevande
«Yep! Vado e torno» annuì tutto sorridente prima di avviarsi verso il buffet. La ragazza appoggiò il mento alla mano destra e seguì Masaki con lo sguardo, girando le pagine del menù senza nemmeno leggerlo. Il ragazzo prese i piattini e si mise ad osservare con attenzione le varie teglie di dolci. "E' così sincero, spontaneo... non è per quello che mi sono innamorata di lui? Perchè reagiva con naturalezza, come solo i bambini sanno fare. Perchè non era contraffatto, non nascondeva i suoi pensieri e le sue emozioni dietro una maschera. La sua trasparenza e la sua luminosità sono ancora più belli se penso a chi è e a cosa è. Eppure è questo che mi terrorizza ora: quello che è e che rappresenta" si passò una mano sugli occhi "Non ci riesco. Se ci penso rimango paralizzata. Non posso prenderlo per mano, non può nemmeno allontanarmi la sedia dal tavolo come magari farebbe un qualsiasi fidanzato, perchè se fossimo colti sul momento non sapremmo cosa potrebbe succedere. Perderebbe popolarità? Ci chiederebbero di lasciarci? Dovremmo smentire? E se mi riconoscessero e mi accadesse qualcosa?". «Fatto!» annunciò Aiba interrompendo i suoi pensieri. Il ragazzo appoggiò i piattini al tavolo «Che faccia. Hai scelto cosa bere? O le bevande fanno così schifo? Si direbbe così dalla tua espressione» ridacchiò sedendosi al suo posto. Aveva tolto gli occhiali da sole, ma teneva il cappello. «Oh, no... no, no. Ho già scelto» rispose lei con un sorriso tirato, richiamando la cameriera e ordinando. "Oh no... devo stare calma, per la miseria" respirò profondamente affondando la forchetta nella prima torta "Ci ho riflettuto un sacco di tempo, quando ero in Francia: lo sapevo a cosa andavo incontro se accettavo di provare qualcosa per un personaggio famoso". «Pistacchio!» esclamò dopo aver assaggiato la prima forchettata «Oh mamma... è buonissima!»
«Vero? Vero? Ho scelto per dieci minuti cosa mangiare per primo» spiegò tutto contento «Assaggia quella bianca, quella con le striature gialle»
«Cos'è? Mi usi come cavia?» domandò aggrottando le sopracciglia, tornando a sorridere con sincerità «Allora tu assaggia quella lì, quella verde scuro. Come ti è venuto in mente di prendere delle torte così buffe?» ridacchiò
«Ma come? Ehi, non ci hai fatto caso?» domandò indicandole una ad una le fette messe in fila nel piatto «Le ho scelte apposta, le ho messe in ordine: sono tutte di colore verde dalla più scura alla più chiara». Kokoro guardò attentamente il piatto: effettivamente Masaki le aveva posizionate apposta per far vedere la sfumatura. «Ah.. tu...» farfugliò a metà divertita e a metà intenerita da quella scelta
«Quella bianca con le striature gialle è un suggerimento di sfida per quando andrai tu a scegliere cosa assaggiare» le spiegò divertito, mangiando il contenuto del suo piatto.
Dire che era felice non rendeva l'idea. Certo, c'erano molte cose che avrebbe fatto e non poteva fare: prenderla per mano, camminarle più vicino, tenerle la borsa. Ma andava bene lo stesso, la guardava davanti a sè mentre assaggiava i dolci scelti. Adorava vederla spalancare gli occhi ogni volta che sentiva un nuovo sapore, guardare come le si illuminava il viso ed esclamava l'ingrediente principale, come se già non lo capisse da solo mangiando. Gli veniva da ridere ogni volta, ma si tratteneva perchè era troppo carina da guardare.
Quando lei tornò dalla sua scelta porto cinque fette sulle tonalità del giallo, dalla più chiara alla più scura che aveva anche delle fragole. «Quindi devo scegliere qualcosa di rosso dopo?» rise. Si misero così a mangiare i nuovi dolci e, dopo la prima forchettata, lanciò un'occhiata generale al locale. Constatò che era tutto tranquillo, nessuno guardava dalla loro parte, anche perchè a quell'ora del mattino non c'era quasi nessuno nel locale. Quando tornò a guardare verso Kokoro si rese conto che era improvvisamente calato il silenzio. «Oh scusa... sono buone!» disse annuendo. La giovane si passò il tovagliolo sulle labbra e smise di mangiare. «In realtà, c'era qualcosa di cui volevo parlarti» esordì, improvvisamente seria. Aveva notato qualche attimo di smarrimento da parte sua mentre erano in giro, ma non vi aveva dato peso. In quel momento invece non sorrideva e stava seduta composta, quasi irrigidita. «Ecco... la verità è che sono stata molto felice di averti visto spesso la settimana del concerto. Cioè, non è che si possa dire che ci siamo visti sul serio, ma vederti arrivare ogni sera... svegliarmi e ritrovare le lenzuola piegate e la colazione scomparsa, sapendo che l'avevi presa con te... era bello» spiegò abbassando gli occhi e arrossendo leggermente. Nonostante quell'atteggiamento l'aria sembrava essersi leggermente appesantita tra loro. «Forse sei portata per fare la moglie se ti piacciono queste cose» cercò di scherzare dopo aver deglutito una forchettata di torta al limone. La vide alzare gli occhi, stupita, e arrossire ancora di più. «C-cioè voglio dire... che, insomma, in futuro no? E poi l'avevo già capito che sai prenderti cura delle persone» spiegò balbettando. "Ah, perchè devo dire cose così fuori luogo?". «Ah si» annuì Kokoro «Sono stata felice, perchè sembravi contare su di me, ma... ecco... dopo il concerto tu non...»
«Ah! A proposito!» la interruppe. Sapeva perfettamente cosa stava per dirgli: era la ramanzina che temeva dalla settimana prima, perché non si era più fatto sentire, il motivo per cui aveva paura di trovarla arrabbiata. "Non ho intenzione di affrontare questo argomento. Ora che tutto va così bene, non voglio che si arrabbi, non voglio parlare di cose spiacevoli". «Ho detto agli altri che stiamo insieme» annunciò sforzandosi di sorridere "il primo appuntamento, il primo giorno sereno dopo tantissime incomprensioni: non può rovinarsi. Non lo accetto!". «Cosa?» domandò Kokoro spalancando la bocca
«Sì, beh... la mia famiglia ancora non lo sa. Effettivamente sembra strano che lo dica prima ai ragazzi piuttosto che a mia madre, vero?» domandò ridacchiando «Ma credo che qualcuno in casa già lo sospettasse. Comunque parlerò anche con loro ecco» continuò a parlare. Pur di non fermarsi, pur di sviare del tutto il discorso, cominciò a raccontare delle reazioni di ognuno dei ragazzi, lasciandole poco spazio per replicare qualcosa. "Posso farcela, parleremo solo di cose piacevoli. Voglio che continui a sorridere come prima. Farò qualcosa per rimediare al mio errore. Sì, mi inventerò qualcosa di carino che non la faccia più pensare al mio errore... ma non voglio parlarne, no!" continuava a ripetersi mentre parlava a macchinetta.
«Aiba san» fece lei ad un certo punto
«Aspetta, aspetta! Questa devo raccontartela» disse cercando di non farsi interrompere
«Aiba san, seriamente!» gli disse facendosi avanti sul tavolo e guardandolo, quasi arrabbiata. Masaki si zittì e deglutì a fatica «Cosa?» domandò
«Sono due minuti che le ragazze del tavolo infondo sulla nostra destra ci fissano» spiegò Kokoro abbassando la voce «All'inizio mi dava solo fastidio e non capivo, poi ho realizzato che forse stanno guardando te»
«Oh, capisco...» farfugliò. Si sentì sollevato. "E io cosa mi credevo! Non ha cercato di interrompermi per dirmi in faccia che sono stato uno stronzo, ma solo per avvisarmi che forse una coppia di fan mi hanno riconosciuto" sospirò. «Cosa?!» fece il secondo dopo lanciando un'occhiata al tavolo. Effettivamente le due giovani, che probabilmente erano lì a mangiare insieme leggendosi le loro riviste da ragazzine, continuavano a guardare sempre più lui piuttosto che le foto sulle pagine. «Oh accidenti» sospirò rimettendosi gli occhiali da sole e alzandosi dal tavolo
«Dove vai?» chiese Kokoro seguendo i suoi movimenti
«Adesso inchinati e ringraziami» le disse a bassa voce inchinandosi educatamente a sua volta «Io esco, ti aspetto vicino all'ascensore entro due minuti»
«Come? Ma co...» era incredula
«Fai come ti dico. Se andiamo via insieme penseranno qualcosa che è meglio non pensino» si mise la giacca, la ringraziò a voce alta e lasciò la sua parte di soldi sul tavolo, quindi si allontanò uscendo dal locale. Trottò lungo il corridoio e raggiunse l'ascensore rapidamente. "Avranno capito certamente che ero qualcuno di famoso, ma almeno non avranno pensato che stavo uscendo con lei se mi hanno visto andare via così. Certo c'è da chiedersi da quanto ci stessero osservando: è poco credibile che io me la rida così con una persona con cui devo organizzare un lavoro" sospirò appoggiandosi al muro con la schiena "O forse no?" aggrottò le sopracciglia. Scosse il capo "Comunque, cavoli, proprio al primo appuntamento doveva succedere una cosa del genere?" si mordicchiò il labbro inferiore "Era totalmente spaesata. Si sarà spaventata vedendomi andare via così". Cinque minuti dopo la vide arrivare. Si era preoccupato non vedendola dopo i due minuti che le aveva detto. Lo raggiunse trafelata, ti toccava i capelli con aria preoccupata. «Che cosa è successo?» domandò
«Niente, tutto a posto» rispose lei, freddamente
«Dimmi cosa è successo» insisté prendendola per il polso. La vide abbassare lo sguardo sulla sua presa «Mi hanno solo avvicinato chiedendomi se tu fossi qualcuno di famoso» spiegò
«Cosa hai detto?» chiese lasciandola andare, sembrava un po' spaventata
«Che effettivamente eri un attore e io il tuo manager. Ma sei un talento emergente un po' fissato con l'idea che tutti ti riconoscano dopo poche apparizioni in tv, quindi hai esagerato con la reazione» spiegò la ragazza chiamando l'ascensore. Aiba tirò un sospiro di sollievo «Accidenti, te la sei cavata bene. Io cominciavo a spaventarmi. Non avevamo detto due minuti?»
«Mi hanno bloccato, dovevo spiegare senza far pensare che ti stessi seguendo, o no?» domandò freddamente lei. Al giovane si ghiacciò il sangue nelle vene: stava uscendo con una ragazza del tutto normale, non una modella o simili, lei non aveva idea di cosa significasse essere famosi e andare in giro in mezzo alla gente, non aveva idea della sua vita quotidiana a Tokyo e di come comportarsi. Si era ritrovata improvvisamente davanti ad una situazione che probabilmente doveva essere assurda dal suo punto di vista: assurda, magari un po' inquietante. "Ho sbagliato... ho sbagliato. Avrei dovuto prima di tutto parlarle di questo, spiegarle di tutte le eventualità" si incolpò.
In ascensore calò il silenzio. E sempre senza dire niente uscirono in strada, ritrovandosi di nuovo nella piazza di Shibuya, ora decisamente più trafficata essendo vicina l'ora di pranzo: gli impiegati part time lasciavano il lavoro, alcune scuole finivano le lezioni, i lavoratori uscivano in pausa pranzo. «Torno a casa» annunciò la ragazza
«Ti cerco un taxi» propose Masaki, il silenzio di Kokoro era spaventoso per lui. Conosceva la rabbia di quella ragazza: era successo quando credeva che lui stesse con Erina, era stata fredda e tagliente. Si era spaventato perchè sembrava un ragazza dolce, tenera, sempre disponibile e spesso paziente e accondiscendente, ma quando si era seriamente sentita ferita e arrabbiata aveva mostrato un orgoglio ben saldo che aveva difeso con prepotenza. «No, torno con il treno» rispose lei
«Ma... veramente pensavo di fare un po' di strada insieme» spiegò impacciato
«Come puoi pensare a una cosa simile?» domandò guardandolo negli occhi «Dopo che ti sei.. che ci siamo tanto adoperati per comportarci come se non stessimo uscendo insieme. Adesso vorresti salire su un taxi con me, rendendo palese che stai accompagnando una ragazza?» scosse il capo «Salutiamoci e lascia che prenda il treno come faresti con qualsiasi amica» concluse prima di inchinarsi. Prima che si voltasse per andarsene Aiba la bloccò prendendola per la mano «Aspetta... non posso nemmeno salutarti?» domandò, ma gli morirono le parole in bocca quando Kokoro si ritirò di scatto e sentì le sue dita sfuggire facilmente alla sua presa. Si guardarono in faccia: lui era stupito, eppure in parte lo sembrava anche lei. «Stai...» fece per dirle, ma la vide voltarsi e andarsene a passi rapidi approfittando del verde del semaforo che stava per esaurirsi «... piangendo?».
Rimase impalato al centro del marciapiede, osservando l'esile figura della ragazza vestita di chiaro che si confondeva tra la folla man mano che si allontanava.
⎨Pronto? Sono Sheridan⎬sentì rispondere dopo i primi due squilli
«Erina san!» esclamò con voce strozzata
⎨Nh? Chi è?⎬fece quella stranita
«Hanayaka Kokoro» le spiegò trattenendo a stento un singhiozzo
⎨Ah! Hanayaka san,non avevo ancora salvato il tuo numero sulla rubrica e... cioè avevo l tua chiamata, dovevo salvarlo da lì, ma me ne sono dimenticata e le chiamate dopo hanno cancellato la tua dallo storico delle chiamate ricevute, quindi... stai piangendo?⎬
«Si...» ammise tirando su con il naso, la voce spezzata dalle lacrime
⎨Cos'è successo? Ma accidenti, non si può mai stare tranquilli? Ti prego calmati e poi spiegami cosa è accaduto. Perchè stai così?⎬
«Aiba san... credo di averlo ferito. Non volevo, ma... mi sono spaventata. Avevo già tanti pensieri e poi non mi ha lasciato spiegare, mi sono spaventata e l'ho trattato male»
⎨Eh? Aiba chan cosa? Un attimo, un attimo... respira e spiegami lentamente cos'è successo⎬. Le raccontò dell'appuntamento con il ragazzo e dell'improvviso panico che l'aveva assalita mentre erano in giro, dopo aver parlato con la fan che avevano incrociato per caso. «Non pensavo potesse accadermi. Ci ho pensato a lungo sai? Quando ho passato due settimane in Francia. Mi ero imposta di riflettere attentamente sulla mia scelta. Cioè, avevo già riflettuto prima di dichiararmi e già al tempo non era stato facile, ma devo ammettere che forse l'avevo fatto con leggerezza: in realtà non pensavo affatto che avrebbe accettato. Avevo capito che non era un ragazzo leggero ed era chiaro che gli ero piaciuta anche se poi dopo era come se mi avesse evitata»
⎨Quindi la prima volta ci hai riflettuto ma ti sei detta "vabbè ma tanto dirà di no"⎬
«Precisamente. Poi prima di partire si è dichiarato a sua volta. Allora le cose cambiavano: dovevo pensaci davvero e così ho fatto. Pensavo di aver sviscerato la situazione con obiettività dato che ero lontana e sono ancora convinta di averlo fatto, ma trovarsi davanti alla realtà poi... è diverso»
⎨Sì, posso provare ad immaginare. Mi sembra di capire che sei entrata un po' nel panico⎬. A quel punto le raccontò dell'accaduto alla caffetteria, di come si fosse improvvisamente trovata davanti ad una situazione che non si era mai nemmeno immaginata, che non sapeva come gestire e che l'aveva spaventata sbattendole in faccia la realtà: stava con un ragazzo stupendo, ma nessuno poteva saperlo, anzi, nessuno doveva saperlo, per nessuna ragione. Non doveva nemmeno diventare un sospetto, quindi il loro rapporto non sarebbe mai stato normale. Immaginarlo e accettarlo era diverso che ritrovarsi nel bel mezzo di una situazione in cui Aiba era dovuto fuggire e lei aveva dovuto mentire.⎨Probabilmente sarei entrata nel panico anche io... una volta siamo usciti a cena e una tavolo credo ci abbia riconosciuto. Ma è diverso, sicuramente sia io che lui ci siamo fatti meno problemi perchè siamo solo amici e ammettere che non eravamo lì per un'uscita romantica sarebbe significato solo dire la verità. Con te no, mentire e non poter dire "Sì, sono con il mio ragazzo che mi ha invitato ad un appuntamento" dev'essere doloroso in un certo senso⎬
«La verità è che vorrei urlarlo al mondo intero» ammise Kokoro che si era un po' calmata «Vorrei dirlo ad ogni persona che incontro: "Lo vede quel ragazzo sul poster? E' il mio ragazzo! Mi piace un sacco!". E vorrei dirlo a tutte le ragazze e le donne come quella di oggi che diceva di essere una sua fan: "Lo so anche io che è fantastico, ma no: non può piacerti perché adesso è mio"». Erina ridacchiò dall'altra parte della cornetta⎨Correggimi se sbaglio, Hanayaka san, ma mi sembri un po' possessiva⎬ le spiegò⎨E non è per questo. Cioè, non solo per questo. Sei stata subito gelosa di me ed Aiba chan e hai preferito trarre le tue conclusioni e farti divorare dalla rabbia invece che accertarti della verità. Hai guardato storto anche Ahn san, no? E adesso vorresti dire a tutte che sta con te nella speranza che smettano di farselo piacere? Che smettano magari di farsi delle fantasie su di lui?⎬
«Detta così suona strana» fece Kokoro, imbronciata «Ma sì... al diavolo, sì! E' così! Non dirmi che tu non ti sentiresti nemmeno un po' gelosa se delle ragazze guardassero il tuo Sho facendo certi pensieri»
⎨Ehi, non è "il mio Sho"⎬puntualizzò⎨E... no, non sarei gelosa. Penserei "Fatevi tutte le fantasie che volete, tanto io sono l'unica che può trasformare tutti quei pensieri in meravigliosa realtà". Sì, qualsiasi, anche la più estrema. E me la riderei sotto i baffi⎬. L'altra rimane un po' in silenzio «Sei inquietante»
⎨Ah, dai non dire così!⎬rise Erina⎨Mi dicevi di un altro problema?⎬
«Sì, più o meno. Ti ho detto che è stato da me la settimana del concerto»
⎨Che andava e veniva, sì⎬
«Ma la settimana dopo è rimasto in silenzio sul cellulare e non si è fatto vedere. Mi bastava un minimo messaggio che dicesse "Tutto bene il concerto, ci sentiamo nei prossimi giorni". Non mi sembra di chiedere la luna! Un minimo di riguardo...»
⎨Effettivamente si direbbe quasi che ti abbia usata come albergo. Anzi, come Bed&Breakfast!⎬tentò di sdrammatizzare⎨Gliel'hai fatto presente?⎬
«Volevo farlo, ma mi ha interrotto e si è messo a parlare. Era così allegro che non ho più avuto il coraggio di dire niente»
⎨Ma se ti tieni tutto dentro poi esplodi, come è successo alla fine⎬disse Erina, come la sgridasse⎨Ascolta, ho qualcosa che può aiutarti a risolvere la questione⎬
«Sarebbe?»
⎨Il 31 esco con Sho e...⎬
«Esci con Sakurai san?!» esclamò sorpresa «Me lo dici così?»
⎨Ehi, ehi calma! Non è un appuntamento⎬specificò⎨O meglio, sì lo è, ma non per uscire noi due. Ha detto di voler portare fuori Matsujun per tirarlo su di morale e vorrebbe uscissi con loro perchè sono un pagliaccio e quindi lo tirerei sicuramente su di morale con la mia presenza⎬
«Ti ha detto così?» domandò allibita
⎨No, ma riassumendo direi che il significato è quello. Non mi ha chiesto di uscire perché voleva me, ma perchè non voleva gente del loro ambiente, voleva qualcuno di esterno per fare un'uscita leggera. Ho detto che avrei portato un'altra persona. Ti pare? Uscire da sola con loro... non se ne parla! Cioè, non ha invitato me perchè voleva uscire con me, ma... cioè, è sempre un appuntamento con lui, dal mio punto di vista no?⎬
«Erina san, non devi giustificarti con me se sei eccitata all'idea di passare una serata in sua compagnia, anche se non sarete soli» spiegò Kokoro «Ma poi in tutto questo che c'entra il mio problema»
⎨Si ecco... pensavo di far venire te. Sho kun voleva qualcuno che non impazzisse all'uscire con due personaggi famosi e che si comportasse con discrezione. Sarebbe un buon modo per imparare a capire come si esce con persone come loro senza che ti venga l'ansia come con Aiba chan. Inoltre penso che se tu uscissi a conoscere i suoi amici, che ha pure avvisato prima della sua stessa famiglia, sarebbe un segno più che significativo da parte tua che con il tuo atteggiamento di oggi non stai pensando di lasciarlo: ti sei solo spaventata, ma vuoi andare avanti. Sbaglio?⎬
«E' con questa parlantina che strappi accordi vantaggiosi?» domandò allibita Kokoro «Aiba san mi aveva accennato qualcosa del tuo lavoro: che sei brava, che ottieni quello che vuoi... ma... caspita!»
⎨Si, si... sono un genio lo so. Allora ci stai?⎬domandò divertita Erina
«No» rispose prontamente
⎨Come "no"?⎬esclamò⎨Perchè "no"?⎬
«No... non posso. Forse incontrare loro mi spaventa ancora di più. Sarebbe come ufficializzare tutto? Mi sento insicura adesso... non lo so»
⎨Stai pensando di lasciarlo?⎬chiese a mezza voce, lentamente
«No!» esclamò, per poi ritrattare abbassando il tono «Non lo so. Ho bisogno di riflettere. Mi dispiace di non poterti aiutare, dovrai cercare qualcun'altra». Rimasero in silenzio per un minuto buono, ognuna persa nei suoi pensieri. «Grazie per avermi ascoltato. Non sapevo chi chiamare... nessuna delle mie amiche sa niente e certo non posso ancora raccontare niente»
⎨Sì, lo capisco⎬fece Erina dall'altro capo del telefono⎨Mi ha fatto piacere parlare con te e anche ascoltarti. Infondo è così anche per me no? Sei l'unica con cui posso parlare della mai situazione senza usare nomi in codice, fare ipotesi per spiegare situazioni che invece sono reali, e via dicendo...⎬
«Hai ragione. Possiamo solo sostenerci fra di noi, non c'è nessun'altro» annuì Kokoro mentre il timer del forno suonava
⎨Posso chiamarti Kokoro?⎬domandò la rossa⎨Puoi chiamarmi per nome anche tu⎬
«Io già ti chiamo per nome. Me l'hai chiesto tu ricordi? Perchè non ti piace il tuo cognome» le rispose l'altra, ridendo
⎨Oh sì, giusto... ma dici "Erina san", è ancora formale. Chiamami come fanno le mie amiche⎬
«Kōmō?» rise ancora più forte
⎨Ma no, che dici!! "Eri chan", va benissimo⎬
«Scherzavo, scherzavo!! Va bene: allora grazie per avermi ascoltato, Eri chan» ripetè, in tono un po' ossequioso
⎨Di nulla, Kokoro⎬la imitò lei⎨Ehi, così sembra che mi stai prendendo in giro. Davvero!⎬. Risero entrambe quella sera: avevano entrambe problemi, tutti per colpa di ragazzi troppo belli e troppo famosi, ma l'aver trovato una sorta di alleata, il poter contare l'una sull'altra... rincuorava entrambe al punto che, nonostante le preoccupazioni, potevano ancora ridere di gusto.