Akai Ito: Capitolo 10

Nov 27, 2010 00:15




DATI
Titolo: Akai Ito 
Capitolo: Prologo - 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale
Pairing: Sakurai Sho x OC / Masaki Aiba x OC
Rating: PG
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Trama: Un filo ci lega alla persona cui siamo destinati: non importa il tempo che dovrà passare o le distanze che ci separano. Ma se questa persona fosse proprio davanti a noi e non riuscissimo a riconoscerla? Se la considerassimo antipatica tanto da non degnarla neanche di uno sguardo? E se l'avessimo trovata e noi stessimo vacillando nei dubbi? E ancora, cosa dice che non l'abbiamo già persa?

NOTE
Taaaanta attesa u.u gomen
E' un capitolo un po' lento, del resto si svolge tutto in una sola scena ed è piuttosto statica... ma in un certo senso per me è un capitolo emozionante. Perchè, visto dagli occhi di Erina, Sho sembra ancora più fottutamente sexy del solito? ù_ù
Luv yah ♡
Quando vedete un * significa che c'è una nota alla fine del testo del capitolo

10. Beer & Words

"Perchè farsi scrupoli?" pensava mentre le persone intorno a lei la schiacciavano più che alla stazione precedente "E' sempre stato così, li seguo praticamente da dieci anni e Aiba chan è effettivamente il mio preferito" si ripeteva le stesse convinzioni dalla sera precedente "Quindi perchè dire diversamente? Ying potrà pure aver ragione quando dice che al mio posto avrebbe detto Sho per il semplice fatto che ce l'avevo davanti e quindi era più carino dire così.. ma potrei anche incontrare gli altri, il che significa che quando li vedo, se mi chiedono chi è il loro preferito, non posso continuare a cambiare persona a seconda di chi ho davanti! Che figura farei? Meglio essere sinceri. Aggiungiamoci che Sho kun non mi detesta, chiaro, ma ha delineato un preciso limite al nostro rapporto, quindi dubito si aspettasse di sentirmi pronunciare il suo nome". Scese dal treno spintonando il resto dei passeggeri e passò la carta ai tornelli per uscire prima di avviarsi lungo il marciapiede per le vie trafficate. "Poi non devo dimenticare che non ho mai raccontato a nessuno di quando mi sono innamorata e quasi dichiarata all'Aiba di quegli anni, un ragazzino che aveva appena messo piede seriamente nel mondo dello spettacolo. Ying questo non lo sa, quindi valuta tutto con un tassello mancante della storia" si convinse mentre attendeva il verde per i pedoni "E non credo racconterò mai di questa cosa: non è il caso di fare pubblicità agli avvenimenti che li... che ci riguardano. Sono vecchi ormai, roba caduta in prescrizione" scosse il capo infilandosi in una viuzza secondaria, senza marciapiedi "Inoltre non dovrei nemmeno stare qui ad arrovellarmi su queste questioni: Sho è solo un collega, il fatto che io mi sia innamorata di lui ormai è irrilevante. Sono una cretina..." sospirò suonando un citofono
⎨Wave Sound studio⎬
«Buongiorno, vengo da parte della Johnny's Enterateinment, avevo un appuntamento per stamattina»
⎨Si, terzo piano⎬e il portone le venne aperto. Nell'atrio dell'edificio faceva addirittura più caldo che per strada, il che era tutto dire! Non si era vestita pesante: una camicetta indossata, sbottonata, sopra una canottiera di seta rosa che ben si abbinava alla gonna bianca; eppure in quel momento avrebbe voluto strapparsi i vestiti di dosso o, in alternativa, gettarsi in una piscina. "E' troppo tardi ormai. Perchè certe volte sembra che la vita non giri mai nel modo giusto? Voglio dire: non poteva essere intelligente come ora già nove anni fa? Oggi pagherei oro perchè tenti nuovamente di baciarmi come quel giorno sotto la neve!" si sistemò la frangia nello specchio dell'ascensore mentre saliva verso il terzo piano "Oltretutto ieri era così bello! Ammetto di avere un debole per gli uomini in camicia, ma sapendo che persona è Sakurai Sho, conoscendo il suo livello di fama.. vederlo vestito in maniera così semplice faceva uno strano effetto. Come di giovanotto appena uscito dall'ufficio, un giovane impiegato nel suo periodo di gavetta. E quell'aria stanca!! Entrare in sala riunioni e avere improvvisamente voglia di fargli un massaggio pur di mettergli le mani addosso è normale?" si domandò mentre si aprivano le porte e una giovane signora dietro il banco dell'ingresso le sorrise nonostante stesse parlando al telefono "Non sono una maniaca... giusto?" e poi accantonò quel pensiero, seppur estremamente piacevole, per dedicarsi al lavoro. «Mi scusi, può aspettare un secondo?» disse la donna parlando nella cornetta prima di rivolersi a lei «Sheridan Erina san, giusto?» domandò quella alzandosi in piedi ed inchinandosi
«Sì, sono io» rispose inchinandosi a sua volta
«La stanno aspettando allo studio tre: la seconda porta sulla destra del corridoio centrale» le spiegò indicandole la direzione «Scusi se non l'accompagno...»
«Si figuri, posso fare da sola. Grazie mille» si inchinò di nuovo e seguì le indicazioni date. "Oh... oltretutto non devo dimenticare quello che è successo dopo cena" si disse mentre si avviava: era il momento di convincere il direttore dello studio a lavorare con loro per l'impianto audio del Kokuritsu, ma al prezzo che si era prefisso lei. "Va bene che non ho avuto un gran numero di fidanzati fino ad oggi, ma un po' di esperienza penso di potermela assegnare e giuro... giuro che nonostante questo non ho proprio capito un accidente delle parole di Sho". Strinse nelle mani la borsa, con dentro la richiesta di collaborazione, e aprì la porta dello studio tre.

«Aiba chan» rispose. Per la prima volta in otto anni non aveva dato quella risposta con la solita sicurezza. Per un secondo le era venuta voglia di guardare Sho in viso e rispondere "Il meraviglioso uomo al mio fianco". Ma il secondo dopo si era ricreduta e aveva detto Aiba, come sempre. La reazione dei colleghi le diede il tempo di realizzare il pensiero terribilmente romantico che le era passato per la testa e si concentrò sull'okonomiyaki ormai cotto davanti a sè per non arrossire. Aveva fatto bene? Non aveva fatto bene? Ormai era troppo tardi per ripensarci.
«Accidenti che peccato!» esclamò Ogura san «Ti è toccato Sakurai san invece» ridacchiò
«Vero... che incredibile sfortuna» annuì con decisione Kimura san
«Ehi, un attimo!» esclamò Sho «Cosa significa questo? Peccato? Sfortuna?» domandò aggrottando le sopracciglia. I due colleghi ridacchiarono «Aiba chan non sa niente di economia e finanza, in più è un pasticcione, smemorato e ritardatario» spiegò sena cambiare espressione «Non dico di essere un genio, ma ho una laurea in materia, ultimamente ho poco lavoro rispetto ad altri membri del gruppo, cerco di essere il più preciso possibile e...» si bloccò. Anche Erina aveva alzato lo sguardo e lo osservava insieme agli altri due, allibita: sembrava che si fosse arrabbiato, possibile? «... e mi sono appena vendicato delle vostre cattiverie!» esclamò Sho il secondo dopo, mettendosi a ridere «Dovreste vedere le vostre facce, sono impagabili!». Gli altri due si rilassarono e lo rimproverarono di averli spaventati poi, per festeggiare, ordinarono delle altre bottiglie di birra. «Kanpai!» esclamarono tutti e quattro in coro mentre colpivano i rispettivi bicchieri. «Certo che siamo un team spaventoso» osservò Kimura san sorseggiando la birra «Voglio dire... due laureati alla Keio, un esperto come Ogura san...»
«Ma Kimura san ha molta più bravura di me nel destreggiarsi con il regolamento della Johnny's Enterateinment. Ha tanti agganci nell'agenzia da riuscire ad ottenere sempre tutto quello che vuole da chiunque» spiegò il collega
«E' molto che lavora all'agenzia?» domandò Erina
«Abbastanza. Ormai credo siano diciassette o diciotto anni. Ma prima ho fatto circa dieci anni come manager, è per quello che conosco anche molti manager che oggi ancora lavorano come tali: sono stati miei kohai» spiegò lui
«Si, mi ricordo vagamente» annuì Sho finendo la su porzione «Ha smesso di fare il manager qualche anno dopo il nostro debutto vero?»
«Esattamente» annuì quello «Poi sono passato al lavoro da ufficio, diciamo. Ogura san invece ha sempre lavorato nel campo dei concerti, pur non facendo mai da manager»
«Vero, anche se lavoro in questo campo da molto tempo non sono molti anni che mi hanno assunto alla Johnny's. Prima lavoravo per un'etichetta indipendente e mi preoccupavo delle campagne pubblicitarie: in campi musicali così di nicchia e poco vistosi rispetto al grande mondo dello spettacolo bisogna fare dei grossi sacrifici e lavorare il doppio per sudarsi ogni copia venduta, ogni spettatore ai concerti»
«Sembra difficile, ma anche divertente... come è finito nell'agenzia quindi?» chiese Erina
«Fu per il primo concerto degli Arashi al Kokuritsu: dovevano riempirlo tutto, doveva essere un successo e non erano ammesse sconfitte. Al tempo non fu facile la campagna pubblicitaria, ma nemmeno troppo difficile, direi che Sakurai e gli altri avevano cominciato la loro parabola ascendente» spiegò Ogura san con un sorriso intenerito a quei ricordi «Bisognava solo incoraggiare il pubblico e indirizzarlo dalla parte giusta. Ad oggi, per assurdo, sarebbe più difficile ottenere il Kokuritsu per più date invece che il pubblico per riempirlo»
«Vero, se pure facessimo dieci giorni lì dentro credo che i ragazzi lo riempirebbero completamente per ognuna delle giornate» annuì Kimura san. Erina sorrise a quelle parole: in quanto fan non poteva che essere felice che gli sforzi e la bravura degli Arashi fossero indiscussi. Quando sbirciò il viso di Sho lo vide che stava arrossendo mentre appoggiava il suo bicchiere, vuoto, sul tavolo. «In più siamo affiancati da due laureati della Keio, insomma cosa potremmo chiedere di più?» domandò Ogura san
«Esatto, rendiamo questi concerti indimenticabili. Un altro giro e un altro brindisi!!» propose richiamando la cameriera.
Dopo sette brindisi e cinque okonomiyaki a testa uscirono dal locale che era l'una passata. Li avevano quasi cacciati fuori per poter chiudere. Dopo il quarto boccale i tre uomini al tavolo erano diventati sufficientemente alticci perchè non si accorgessero di come Erina avesse sempre lo stesso bicchiere nei seguenti tre brindisi: l'alcol aveva fatto effetto anche su di lei, ma era stata ancora abbastanza lucida da trovare uno stratagemma per non berne di più dovendo tornare a casa da sola. Anche di okonomiyaki in realtà ne mangiò solo due: il terzo lo rovinò involontariamente rovesciando la birra sulla piastra, il quarto lo passò, pezzo per pezzo, dalla parte di Ogura san quando nessuno la vedeva e il quinto era in realtà composto da pezzi del secondo che si era tenuta in un angolo della piastra per rimetterli in bella vista spacciandoli per appena fatti. Troppe ne aveva passate in quelle feste d'ufficio per ripetere gli stessi errori negli anni. E poi il giorno dopo aveva degli incontri importanti per dei contratti, non poteva presentarsi con i postumi di una sbornia o di una notte passata in bianco per il mal di stomaco. Quando uscirono dal locale Ogura san quasi non si reggeva in piedi, Kimura san e Sho kun sembravano regge l'alcol meglio di lui, ma il secondo era decisamente messo peggio del primo. Probabilmente Sho non poteva permettersi di alzare il gomito tante volte da abituarsi a bere più di quanto invece fosse possibile a Kimura san. «Ci penso io a riportarlo a casa» sospirò questi, sorreggendo il collega
«Ci vediamo domani in ufficio» li salutò per poi fermare un taxi
«Dovrò trovarne uno anche io» sospirò Erina guardando il suo cellulare «Ormai ho perso l'ultimo treno e la batteria di questo affare non reggerà per fare una telefonata» fece stizzita. La testa le girava, si sentiva le palpebre pesanti e i pensieri ancora confusi. «Da che parte è la stazione?» domandò a Sho che si era appoggiato con la schiena contro un palo e respirava a fondo l'aria umida e appiccicosa della notte estiva tokyota. «Forse a destra... o a sinistra» farfugliò guardando la strada ormai deserta in cui si trovavano «Sinceramente, in questo momento non riesco a ricordare nemmeno da che parte siamo arrivati»
«Ottimo, nemmeno io, per questo speravo in te» sospirò passandosi una mano sugli occhi. Dietro ai suoi pensieri offuscati si fece spazio il timore di rimanere da sola in un quartiere che nemmeno conosceva e non era una situazione sicura. Una parte di sè cominciò a preoccuparsi nonostante l'intontimento della birra. «Oh ecco» fece d'improvviso Sho, staccandosi dal palo mentre una macchina multipla dai vetri oscurati si fermava a pochi metri da loro «La salvezza, come sempre» e si incamminò, non proprio in linea retta, verso la vettura. Quando aprì la portiera si voltò verso di lei «Mbeh? Non vieni?» domandò aggrottando le sopracciglia
«Che? Io?» domandò sgranando gli occhi ed indicandosi
«Non mi pare ci sia nessun altro in questa via oltre a me e te» rispose lui
«Ma... non devi scomodarti» cominciò a dire. Ancora prima che aprisse la bocca la sua fantasia, incoraggiata da ciò che aveva bevuto, aveva messo la quinta, imboccato l'entrata dell'autostrada dell'immaginazione ed ignorato i limiti di velocità: questo implicava un sovrapporsi di immagini che prevedevano loro due, soli (autista a parte), ubriachi, in una macchina...o magari a casa sua? «Su, poche storie, sali. Non voglio rimanere qui un minuto di più» le disse con decisione facendo un paio di passi per raggiungerla, passarle il braccio dietro le spalle e spingerla letteralmente verso la macchina. Erina trottò fino alla portiera spinta da lui «G... grazie» farfugliò, sentiva ancora più caldo per l'imbarazzo, se avere più caldo era possibile in quell'afa. «M-mh» mormorò Sho facendo il giro della macchina e salendo dalla parte opposta. "Ooooh.. freeeena. Cosa sta per succedere? Io non darei un passaggio ad un collega che è solo collega giusto? No, un attimo, se fossi un uomo e lui un uomo... cioè no, io un uomo e lui una donna allora sì, gli darei un passaggio, perchè comunque sono una persona educata e non lo lascerei solo a quest'ora: chiunque potrebbe violentarlo... cioè violentarla perchè lui è una donna adesso" provò a pensare mentre entrava in macchina: era decisamente ancora brilla. "Quindi non mi sta proponendo niente di equivoco, mi accompagnerà solo a casa. Giusto? Peccato... no aspetta, perchè "peccato"? Meglio, no?" sospirò sedendosi sul sedile "Macchè meglio, io qui mi faccio i viaggi con la fantasia e mi costruisco speranze perchè mi sono innamorata, quindi è normale che io speri in una conclusione che preveda me, lui e un lenzuolo. Quel che non va bene è che non accadrà!" concluse dentro di sè, improvvisamente arrabbiata. Afferrò con decisione la portiera e la tirò verso di sè per chiuderla "Miseria ladra!" imprecò mentalmente. Il secondo successivo dovette trattenersi dall'imprecare ad alta voce. «Mapporc...!!» strillò mordendosi le labbra per censurarsi. Come avesse fatto non riuscì a capirlo, alticcia com'era, ma doveva essersi appoggiata con l'altra mano alla macchina mentre si sporgeva a prendere la maniglia e si era così chiusa la portiera sulle dita e ci aveva anche sbattuto contro il naso, dimenticando di ritrarsi. Quello e la birra versata sul tavolo coronavano la collezione di pasticci per quella sera. «Che diavolo è successo?» domandò Sho guardandola dalla parte opposta del sedile e parlando con voce cantilenante
«Niente, niente» farfugliò tenendosi le mano dolorante nell'altra e appoggiando il naso ad entrambe: che figura da imbecille stava facendo! «Niente non direi, ti sei chiusa le mani nella portiera?» domandò scivolando sul sedile per avvicinarsi. Quando lo sentì che le prendeva le mani per dare un'occhiata rialzò lo sguardo e aveva le lacrime agli occhi «Ho anche sbattuto il naso» mugugnò
«Non hai rotto il vetro vero?» domandò Sho ridacchiando mestamente mentre le teneva la mano nel suo palmo e le muoveva le dita
«Disgraziato insensibile» sibilò tirando su col naso
«Scherzavo, scherzavo. Non ti fa male a muoverle?» e in risposta lei scosse il capo «Allora, tu cerca di ricordare il tuo indirizzo, mentre io tento di ricordare dove ho messo lo zaino. Ho del ghiaccio lì». Mente Erina comunicava l'indirizzo del suo appartamento Sho cappottò nei sedili dietro arrivando a sporsi nel bagagliaio. Quando, barcollante, tornò sul loro sedile aveva una sacchettina piena di liquido. Lo vide piegare qualcosa contenuto al suo interno e rapidamente il contenuto si cristallizzò. «Voilà» disse riprendendole la mano e mettendole il ghiaccio sulle dita «Dato che la mia elasticità lascia spesso a desiderare capita che io mi prenda qualche storta... soprattutto durante VSArashi... allora vado sempre in giro con alcune di queste» spiegò lasciandola curarsi le dita da sola e mettendosi seduto meglio sul sedile mentre l'auto si metteva in moto. «E' la variante fredda dei sacchetti caldi per l'inverno?» domandò lei ancora troppo brilla per cancellare dalla sua voce quel timbro da cucciolo ferito
«Oh... non credevo te li ricordassi» fece Sho, sembrava colpito mentre sprofondava nel sedile e chiudeva gli occhi sospirando profondamente
«E invece si» fece ancora lei. Staccò gli occhi dalle dita ferite tenendo il ghiaccio sopra di esse e spostò la sua attenzione sul profilo del ragazzo nella penombra. Le luci fuori dai finestrini arrivavano opache e gli illuminavano la pelle liscia ad alternanza, ogni volta che attraversavano il quadro del finestrino. L'unico rumore che sentiva nell'abitacolo era il ronzio del motore e il battito del proprio cuore che le rimbombava nelle orecchie ogni volta che aumentava la velocità. Succedeva sempre quando riusciva a soffermarsi a guardarlo senza che niente e nessuno, nemmeno lui, potessero interromperla dal farlo. "E se lasciassi perdere il ghiaccio e lo baciassi?". Avevano cominciato a tremarle le mani, ma non sapeva se era uno strano effetto collaterale della birra o se era effettivamente per quel pensiero. "Non importa cosa potrebbe succedere dopo. Magari si arrabbierebbe e mi farebbe licenziare, così mi licenzierebbero anche dal mio ufficio e io sarei in mezzo ad una strada ma... se solo avessi il coraggio di farlo" si disse perdendosi nei suoi stessi pensieri, socchiudendo le labbra mentre esplorava il ragazzo con lo sguardo: la curva del naso, il profilo delle sue labbra, il collo fuori dalla camicia di cui aveva aperto i primi due bottoni, il petto muscoloso, la pancia che si alzava e si abbassava lentamente con il respiro, i ventre piatto. "Se l'avessi non oso immaginare che farei, ma tutto sommato mi basterebbe un briciolo di sfacciataggine, mi accontenterei di sfiorargli le labbra... no, anche di meno... va bene anche se mi venisse concesso solo di toccargli il viso o di accarezzargli i capelli" poteva farsi tutti i viaggi mentali che voleva ma di base rimaneva una ragazza innamorata e romantica. Si sentì avvampare nuovamente e proprio in quel momento Sho aprì gli occhi e la fissò. Realizzò solo in quel momento di essere rimasta a fissarlo con le labbra schiuse e l'aria sognante e sperò che la semioscurità dell'auto non gli avesse fatto vedere nulla. «Che stai facendo?» domandò il ragazzo con aria sconvolta, mettendosi a sedere composto sul sedile e sgranando gli occhi
«I-io... niente» balbettò mentre abbassava lo sguardo e il suo cervello interrompeva tutte le comunicazioni: le figuracce per quella sera non erano ancora finite? Si vergognava come una ladra, sarebbe voluta sparire. «Ma che niente» fece quello trafficando nello zaino «Alza la testa, forza!» esclamò mettendole una mano sotto il mento. Lo vide avvicinarsi e presa dal panico semplicemente serrò gli occhi e strinse le labbra, terrorizzata. Il secondo dopo sentiva che Sho le premeva un fazzoletto sul naso «Tieni alta la testa, guarda dritto davanti a te» le diceva. Stava perdendo sangue dal naso e quando lo realizzò si sentì le lacrime agli occhi. "Cos'è peggio? Venir beccati mentre si osserva un uomo con l'aria imbambolata o farsi fermare il sangue dal naso dalla persona che ci piace? Portatemi a casa in fretta... se questa serata non finisce le mie figuracce potrebbero prolungarsi ad oltranza". Lentamente riaprì gli occhi e si ritrovò a guardare da vicino il viso di Sho, tutto preso a fermarle il sangue. Si mordicchiava il labbro inferiore e aveva uno strano cipiglio «Sei arrabbiato?» domandò a bassa voce, da sotto il fazzoletto. Quello sembrò distendere la propria espressione e spostò gli occhi dal naso ai suoi occhi «Nh? Perchè dovrei?» domandò
«Perchè mi ricordo dello scaldamani» spiegò
«Perchè dovrei essere arrabbiato se ti ricordi di quella cosa?»
«Perchè hai detto che dovevo cancellare dalla mia testa il fatto che già ci conoscessimo» gli rispose
«Credevo avessi bevuto solo tre bicchieri!» esclamò lui, ridendo in maniera improvvisamente allegra e poi tornando a guardarla seria. Per certi versi, quegli sbalzi d'umore così repentini facevano impressione: era così che diventava Sho da ubriaco? «Non sono arrabbiato perchè ti ricordi lo scaldamani, no» scosse il capo togliendole il fazzoletto da sotto il naso «Si è fermato! Dev'essere stata la botta di prima» le fece osservare
«Grazie» fece togliendogli il fazzoletto di mano, tutto gli avrebbe lasciato tranne quel pezzo di carta insanguinato. Erina sospirò e si appoggiò meglio al sedile con la schiena, quando si accorse che Sho era rimasto seduto al suo fianco, la schiena ben dritta e lo sguardo su di lei, si allarmò. «C-cosa?» "Cos'altro non va? Questa proprio non è la mia serata" piagnucolò tra sè
«Niente è che...» Sho sospirò passandosi una mano sugli occhi e appoggiando il gomito al sedile davanti a lei «Voglio dire... puoi ricordarti tutte le stupidate che vuoi, non devi dimenticare tutto. Non è quello che volevo» tentò di spiegarsi tornando a guardarla
«E cosa vuoi?» domandò strabuzzando gli occhi, confusa. Il ragazzo prese un respiro profondo e le si avvicinò. Erina si irrigidì completamente: quell'uomo le si stava avvicinando come per baciarla e la confusione di quel dialogo assurdo rese quel gesto ancora più incomprensibile. Ma lui si bloccò mantenendo i loro visi a pochi centimetri di distanza. «Per la verità avrei voluto dimenticassi tante cose, tante cose che ritenevo fosse importante dimenticassi. E' che mi sono pentito di quel che ho fatto, di come mi sono comportato, per questo te l'ho chiesto. Ma mi rendo conto che ormai quel che è fatto è fatto e non si può tornare indietro». La guardava tanto seriamente e parlava con un tono di voce tanto duro che il pensiero di poter essere baciata venne improvvisamente scartato, sembrava quasi minaccioso. «Me ne rendo conto, sì. Eppure, se potessi decidere anche una sola cosa tra le tante che avrei voluto cancellare nel nostro passato... almeno quella, sì: sceglierei quella tra tutte» la ragazza cedette per qualche secondo e abbassò gli occhi ad osservargli le labbra tanto vicine che, se non fosse che poteva essere un illusione della birra, avrebbe giurato di poter sentire il suo respiro sulle guance. «Capisco» pronunciò guardando altrove. "So perfettamente di cosa sta parlando: la sua dichiarazione. Potrei anche ricordarmi del suo passato da imbecille, delle sue simil avventure con le ragazze dell'università, ma quel che lui vuole è semplicemente che mi dimentichi di ciò che mi ha detto sotto la neve" si morse il labbro inferiore per trattenere la tristezza che sentì invaderle il cuore improvvisamente: allora voleva proprio cancellare tutto, e per lei non c'era alcuna speranza.
«Capisci? No, io dubito che tu capisca» scosse il capo Sho e si allontanò da lei con un gesto seccato, rimettendosi comodo sul sedile, di nuovo distante. «Mi ero detto che impegnandomi seriamente sarei riuscito a cancellare ogni cosa io stesso. Invece stasera sono stato male quanto anni fa: non è cambiato niente da allora, nemmeno per te, e non ne avevo tenuto conto. Non ho tenuto conto dei tuoi sentimenti e contro di essi non ho potuto fare niente in passato, come potrei fare qualcosa adesso? Sono passati nove anni, miseria» mugolò lui portandosi una mano alle labbra, con aria pensierosa e afflitta insieme «Quanto può aumentare l'affetto con il tempo?». Ci furono due minuti buoni di silenzio. "Pensavo si riferisse alal sua dichiarazione, ma non ne son mica tanto sicura adesso... che diamine sta dicendo? Come fa a parlare in modo così serio anche da ubriaco? Ma questo qui riesce a fare lo scemotto solo con gli altri? E parla in maniera comprensibile, per la miseria!" pensò scocciata per poi aprire la bocca ed esclamare un «Eh?» ma la macchina si fermò in quel preciso istante. Erano davanti all'edificio di casa sua. L'autista la salutò, ma Sho era ancora immerso nei suoi pensieri. Attese che si muovesse ma non successe nulla. «Otsukaresama deshita» pronunciò la ragazza a mezza voce e Sho semplicemente alzò gli occhi su di lei, chinando impercettibilmente il capo. Erina aprì la portiera, lasciò il ghiaccio sul sedile ed uscì dalla macchina. Quella contava come una risposta? Forse no. Cos'era appena successo in quella macchina?

Uscì dallo studio tre con un sorriso trionfante: aveva strappato un accordo più che vantaggioso per l'impianto audio da allestire al Kokuritsu. Non era più la stessa impresa degli altri anni e si era prefissa di decidere con quella nuova per un contratto di collaborazione più vantaggioso del precedente. Era stata dura e lo sconto era stato minimo, ma era riuscita a far rientrare nell'accordo molti più servizi di quanti non fossero stati concordati negli anni precedenti.
Mentre tornava in ufficio ad Akasaka tornò alle sue elucubrazioni e sapeva di potersi dedicare ad esse senza problemi. Quel giorno lei e Sho non si sarebbero visti: quella mattina lei era stata occupata e nel pomeriggio lui e il gruppo avevano la prima parte delle registrazioni del PV di Løve Rainbow. "Il che è un peccato. Sono rimasta sul marciapiede impalata come una cretina a rimuginare sulle sue ultime parole, poi ho desistito: pensavo di non riuscire a capirne il senso per via dell'alcol; invece non le capisco nemmeno ora che sono perfettamente lucida, seppur reduce da una difficile contrattazione" scosse il capo guardando il proprio riflesso nel vetro della Yamanote* "Devo assolutamente trovare il modo di chiedergli cosa accidente volesse dire con quelle parole" si disse convinta "Sì, giusto... Il problema è: quando? Non solo non lo vedrò oggi, ma neanche domani. La mattina i ragazzi hanno un servizio fotografico per il nuovo numero di Mini act e nel pomeriggio lui ha la riunione di NEWS ZERO. Sabato e domenica l'ufficio non lavora e..." osservò l'agenda degli impegni che aveva registrato nel cellulare "Lunedì lavora dalle sette di mattina a sera con la diretta del telegiornale, mentre martedì ha la mattina piena di servizi fotografici e il pomeriggio occupato dalle registrazioni di Himitsu. Eeeeh? No un attimo... ma quando lo rivedremo in ufficio?" si chiese, improvvisamente nel panico. Scorse l'agenda e il primo giorno in cui quel ragazzo aveva una mezza giornata libera sarebbe stato il 5 Agosto, ossia il giovedì successivo. "Una settimana?" si domandò appoggiando la fronte al vetro freddo, unica consolazione in quella calura "Devo rimanere con il dubbio per una settimana? Mi sarò consumata il fegato per allora!" sconsolata osservò la città che le passava davanti agli occhi.

*La Yamanote Sen è la linea circolare della metropolitana di Tokyo

main:sho, artist: arashi, ff:[language]italiano, ff:[type]long fic

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