Akai Ito: Capitolo 5

Nov 07, 2010 13:15




DATI
Titolo: Akai Ito 
Capitolo: Prologo - 1 - 2 - 3 - 4 - 5
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale
Pairing: Sakurai Sho x OC / Masaki Aiba x OC
Rating: PG
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Trama: Un filo ci lega alla persona cui siamo destinati: non importa il tempo che dovrà passare o le distanze che ci separano. Ma se questa persona fosse proprio davanti a noi e non riuscissimo a riconoscerla? Se la considerassimo antipatica tanto da non degnarla neanche di uno sguardo? E se l'avessimo trovata e noi stessimo vacillando nei dubbi? E ancora, cosa dice che non l'abbiamo già persa?

NOTE
Cioè... qualcuno mi fermi per favore XD sto studiando pochissimo per colpa di questa ff maledizione!
By the way, ho dei dovuti ringraziamenti da fare, che poi saranno rifatti il giorno in cui questa ff finirà (ma è ancora lontano). Devo ringraziare il mitico Wikipedia O_O se non ci fosse che farei? Ambientare una ff nel passato dandogli una collocazione temporale e con la mia pignoleria non è facile. Ho dovuto sempre controllare il calendario del 2001/2002 ogni volta che davo una data precisa prima di fare andare in università i personaggi in un giorno che era sabato XD
Per quanto Sho risulti un ragazzetto vi assicuro che ha le sue buone ragioni per agire così come lo vedete agire, e si capiranno u.u però Sho è sempre Sho: figo come non mai *_* coff coff... a parte ciò mi fanno tutti tenerezza, sono così bimbi! non dobbiamo dimenticare che all'epoca la fascia d'età dei personaggi è 18-20: pischelli insomma °.°
Vi lascio all'ennesimo pasticcio del mio pischello preferito *O*
Quando vedete un * significa che c'è un nota alla fine del testo del capitolo

5. The Pure Words You Said to Me
Non aveva raccontato a nessuno quello che era successo, del resto non c'era nulla da vantarsi nell'essere stata rifiutata dopo non essere nemmeno riuscita a fare una dichiarazione degna di essere definita tale. I primi giorni si era sentita frustrata, non aveva capito nemmeno cosa fosse successo, poi si era ripresa: tutto sommato lei era la prima a non credere che avrebbe funzionato ed era una fervida sostenitrice dell'idea di non essere abbastanza bella, abbastanza meravigliosa, abbastanza-tutto per potersi permettere di rientrare negli interessi di un idol. E infondo, si era detta, era stato meglio così, perchè essere rifiutata subito era sicuramente una soluzione migliore davanti alla prospettiva di passare mesi a sognare una persona che poi l'avrebbe comunque respinta. Però la lontananza avrebbe alimentato i suoi castelli in aria e a quel punto sarebbe stata peggio di come invece si era sentita in quel modo. Era stato un amore ucciso praticamente sul nascere quindi, però sopportare la fine di un vero e proprio colpo di fulmine non era facile. In un modo o nell'altro ce l'avrebbe fatta.
A poco meno di un mese dall'accaduto Erina stava seduta sul treno, per andare verso l'università, con il giornale aperto tra le mani. Le capitava spesso di buttarsi su un libro o di immergersi nella lettura di un quotidiano, l'aiutava a dimenticare i suoi problemi: pochi soldi, molto lavoro, tanto studio, zero sentimento. Tutto sommato era grata al mondo in cui viveva, le dava sempre modo di riscoprirsi maledettamente fortunata: non era una cosa carina da pensare, ma si sentiva meno sfigata quando leggeva di un deposito esploso in Nigeria con 1.000 morti, dell'eruzione di un vulcano in Congo con 400.000 sfollati, delle condizioni di vita in Argentina. Non che godesse delle sfortune altrui, ma perlomeno rendeva chiaro a se stessa di quanto fosse stupido commiserarsi per problemi sciocchi quando c'erano persone che versavano sicuramente in situazioni peggiori. Girò la pagina arrivando finalmente alla sezione che più le interessava: all'inizio di Gennaio era venuta fuori la questione della bancarotta dei bond argentini, in Europa era entrato in circolo l'Euro e entro una ventina di giorni le monete dei vari paesi non sarebbero più state valide, in più c'era un interessante articolo di analisi -dal punto di vista economico- della Conferenza di Tokyo tenutasi il 20 del mese precedente.* Chiuse il giornale e si preparò a scendere dal vagone. C'era un'altra notizia interessante che però non aveva niente a che vedere con tutto il resto: il giorno dopo sarebbe uscito il nuovo singolo degli Arashi.** Per quanto Sho e Masaki avessero potuto deluderla la loro musica continuava ad essere piacevole ed un buon sostegno, quindi, senza mai ammetterlo con Meiko, attendeva quell'uscita con curiosità ma senza la morbosità della sua amica. Uscì dai tornelli della stazione e si diresse a passo spedito lungo il viale principale. Gli alberi erano completamente spogli e alcuni dei rami più grossi avevano una striscia di neve bianca sulla parte superiore. Poteva vedere alcuni ragazzi tirarsi palle di neve nel campo di atletica, altri spintonarsi lungo il viale per far scivolare i compagni. Da quando aveva messo piede fuori casa aveva sentito l'urgenza di giocare con la neve caduta durante la notte, ma prima aveva dovuto lavorare e in quel momento non aveva nessun compagno con sè per fare qualcuno di quegli scherzi cretini dato che la lezione stava per cominciare e tutti erano in aula, mentre lei era in ritardo. Quando arrivò all'edificio 3 fece le scale di corsa, ma quando arrivò al quarto piano le porte dell'aula erano già chiuse. «Accidenti» borbottò col fiato corto
«No, non dirmi che hanno già chiuso!» sentì dire dalle scale. Era Sho che saliva i gradini a due a due. Aveva passato buona parte della seconda parte di Gennaio da tutt'altra parte, a lezione lo si era visto pochissimo, poi dalla settimana precedente era tornato a frequentare ogni giorno tutte le lezioni. Nonostante però fossero dieci giorni che continuava a vederlo, non si erano ancora parlati. Ogni tanto ancora si chiedeva perchè lei e Meiko fossero state invitate alla sua festa di compleanno dato che da quella sera non è che si fossero parlati più di quanto facevano precedentemente: quando si incrociavano nei corridoi si salutavano, o in aula si facevano un saluto e un cenno, ma lo faceva con un mucchio di altra gente al campus e non era stata invitata alla loro festa di compleanno. «Sì, pare di sì» gli rispose annuendo e stringendosi nelle spalle
«E' sempre in ritardo quello, proprio oggi arriva in orario?» sbuffò raggiungendola
«Saremmo dovuti arrivare in anticipo. A quest'ora saremmo già in aula e avremmo anche potuto giocare con la neve prima di entrare» disse lei, quasi prendendosela con sè stessa: come avrebbe organizzato una battaglia di palle di neve se a fine lezione fossero tutti scappati a mangiare? «Volevi giocare?» domandò Sho trattenendo una risata, guardandola divertito
«E' chiaro! E' la prima volta che vedo la neve in vita mia» rispose cercando di difendersi
«Cosa? Come?» era sbalordito «Sul serio?»
«Ehi, a Fukuoka fa caldo!» ribattè «E in America ci sono andata sempre e solo d'estate» concluse arricciando il labbro inferiore
«Allora non stiamo ad entrare» propose il ragazzo con un sorriso e la prese per il polso «Torniamo giù»
«Eh? E la lezione?» fece sgranando gli occhi
«hai ancora 11 mesi quest'anno per fare lezione» le disse tirandola verso le scale «Domani invece potrebbe essersi sciolta tutta la neve, approfittane il più possibile» fece notare mentre scendevano. Era dura resistere a quella tentazione, qualsiasi studente preferirebbe divertirsi piuttosto che passare le sue ore seduto ad un banco, ma ognuno lo fa comunque dando ascolto alla propria coscienza. I problemi cominciano quando qualcuno non l'ascolta e istiga gli altri a fare altrettanto: a quel punto è difficile dire di no. Inoltre, non avendo mai visto la neve, Erina smaniava dalla voglia di tenerla tra le mani e di camminare nei punti in cui era più alta. Aveva cominciato a cadere nel pomeriggio tardi del giorno precedente ed era riuscita solo a camminare su uno strato sottile. In poche parole non resistette e si lasciò trascinare da Sho. Poteva giocare con la neve anche se c'era lui, del resto era un ragazzo dalla moralità pessima in ambito amoroso e dalle scelte di dubbio gusto in fatto di amicizie, ma per fare una cosa simile non doveva trovarsi obbligatoriamente con persone degne della sua completa stima. Sul retro dell'edificio 3 c'era un piccolo campo da sport, poco usato, ma lo scartarono subito per il rischio di essere beccati dal professore dato che l'aula aveva le finestre che davano proprio da quella parte. Optarono per il capo da corsa, infondo al viale che portava fino a quell'edificio. A quell'ora e con il freddo non correva nessuno, la neve era fresca e intonsa, tanto che Erina quasi si mise a correre quando la vide da lontano. Dovette rallentare quando cominciò ad affondare con le scarpe: doveva alzare di più le gambe per riuscire a fare il passo successivo. «Ohddio ma è difficilissimo!» esclamò allargando le braccia per tenersi in equilibrio e non far cadere la borsa dalla spalla
«Cosa ti aspettavi? Che fosse come l'acqua?» domandò ridendo l'altro mentre la seguiva affondando con gli stivali nella neve fresca
«Non lo so... sì, forse una cosa del genere. Credevo fosse più soffice, di poterci camminare in mezzo, invece no! Sarebbe ancora più faticoso» spiegava guardando le orme che aveva fatto fino a quel momento
«Quando ero piccolo se nevicava tanto la neve mi arrivava fino a qui. Mi hanno detto che la prima volta che l'ho vista avevo paura di "non riuscire a galleggiare"» raccontò
«Allora non sono l'unica a paragonarla all'acqua!» si difese Erina
«Ma avrò avuto cinque anni!» risero entrambi. La ragazza fece ancora qualche passo ascoltando lo scricchiolare dei cristalli della neve sotto la suola delle scarpe. Si chinò per prenderne una manciata nelle mani senza guanti e le vennero i brividi quando la schiacciò tra le dita e la lasciò ricadere a terra. «Erina san» la richiamò Sho. Si voltò verso di lui che ancora sorrideva come una bambina contenta davanti ad un regalo inaspettato. Quell'espressione gioiosa si cancellò immediatamente dalla sua faccia quando una palla di neve la centrò in pieno viso. Rimase stordita per qualche attimo, in tempo perchè il ragazzo potesse vedere la sua espressione e scoppiare a ridere di gusto. «Dovresti vederti! Impagabile!» le diceva mentre si piegava in due «Quasi meglio delle facce di Ohno kun!». Ma dovette smettere quasi subito perchè qualcosa gli passò a pochi centimetri dal viso, ne sentì lo spostamento d'aria «Ho una mira terribile» fece il secondo dopo Erina, sconcertata «Anzi no... devi essere tu che ti sei mosso»
«Mi hai tirato la neve?»
«Eh? Io?» domandò indicandosi «No, ma cosa dici!» fece per poi ricominciare a camminare velocemente quando lo vide chinarsi a raccogliere un'altra palla con cui ricolpirla
«Guarda come riesco a colpirti anche se ti muovi» la minacciò mettendosi ad inseguirla e provando quel lancio difficile. Fu l'inizio di un acceso scontro che Erina perse vergognosamente. Passarono circa venti minuti a tirarsi la neve e dei suoi andarono a segno solo dieci su una quarantina. Invece più della metà di quelli di Sho la centrarono in pieno. Alla fine il campo da corsa era devastato dai loro passi e in un angolo c'era pure un cumulo più grosso, fatto dal ragazzo quando aveva tentato di costruirsi una barriera: era stato in quei minuti di scarsa difesa che lei era riuscita a colpirlo di più. Lo scontro finì quando uno dei colpi di Erina andò a segno e lo colpirono in viso, sulla guancia. Infastidito dalla neve che gli era entrato nell'orecchio si era agitato troppo, dopo aver lanciato un grido aveva perso l'equilibrio ed era caduto col sedere a terra. «Aaaah che fastidio, che fastidio» farfugliava cercando di togliersi i cristalli gelidi dall'orecchio
«Scusa! Scusa, scusa, scusa... non pensavo di centrarti!» esclamò lei raggiungendolo e accovacciandosi a terra
«Che scuse sono? Stai ridendo senza alcun ritegno!» la accusò Sho
«Hai ragione... è solo che sei caduto in maniera ridicola» provò a giustificarsi mentre tentava di smettere di ridere. Il ragazzo cominciò a scuotere il capo come un cane che tenta di asciugarsi, schizzandole addosso la neve rimastagli attaccata ai capelli. «Che fai? Fermo, fermo!!» esclamò lei allungando le mani
«Mi vendico come posso» rispose per poi sospirare e passarsi le mani sulle ciocche bagnate «Questa caduta mi ha fatto un male assurdo, credo che non mi rialzerò da qui per i prossimi cinque minuti»
«Schizzarmi con i capelli è tutto quello che puoi fare da seduto eh?» sembrò schernirlo lei
«Sei ricoperta di neve» gli fece notare «Non so se sono io ad avere una mira eccezionale o tu a non avere riflessi»
«La seconda» rispose lei mentre toglieva gli elastici che tenevano i capelli legati in due trecce. Imitò il gesto di Sho, con la differenza che i suoi erano più lunghi e molto più bagnati. «Sei un'infame» fu il commento del compagno che rimase fermo a ricevere passivamente gli schizzi, troppo stanco e troppo dolorante per proteggersi. «Qualcosa mi dice che sarà meglio lasciar stare le lezioni di oggi e andare a casa a cambiarci se non vogliamo ammalarci» suggerì lei passandosi le dita tra i ricci: erano tanto bagnati da riuscire a sembrare in ordine. «Ancora due minuti» mugugnò l'altro incrociando le gambe. Erina annuì e si sedette anche lei con un sospiro. Il silenzio che cadde tra loro fu abbastanza imbarazzante e non poté fare a meno di ricordarle quello che aveva preceduto la sua non-dichiarazione ad Aiba. «Grazie per avermi invitato» disse mentre cominciava a togliere i rimasugli di neve dalla giacca
«Dove?» domandò lui
«Qui. Se non ti avessi incontrato ora sarei in aula, al caldo, a prendere appunti da brava studentessa»
«Oh scusa» fece quello con una punta di ironia nella voce
«Non importa, volevo ringraziarti sul serio» scosse il capo «La neve mi piace» ridacchiò soddisfatta
«Stai bene con i capelli sciolti, dovresti lasciarli così» disse lui di punto in bianco. Erina alzò lo sguardo, perplessa, e lo osservò «Beh.. grazie» rispose leggermente in imbarazzo, mentre recuperava un elastico dal suo polso e si apprestava a farsi una coda per raccoglierli di nuovo. Sho le posò una mano sul braccio «Lasciali così» disse ancora. La ragazza, sempre più stranita, abbassò le mani e annuì tornando a guardare la neve: aveva scherzato con lui fino a quel momento in maniera del tutto normale, improvvisamente però non riusciva più a sostenere il suo sguardo. Lo sentì sbuffare rumorosamente e borbottare qualcosa tra sè tornando a girarsi verso il campo, dopodichè tornarono silenziosi. «Avviamoci» suggerì cercando di alzarsi
«Nooo» mugugnò svogliato il ragazzo
«Siiii» gli fece il verso e si mise in piedi «Due minuti sono passati. Domani devi lavorare no? Non vorrai assentarti a causa della febbre»
«Lavoro anche con la febbre» rispose con un sospiro il ragazzo, alzandosi anche lui «A meno che non sia molto grave. Ma hai ragione, non è il caso di rimanere ancora» annuì passandosi le mani sui pantaloni prima di avviarsi. Entrambi ripresero il viale del campus per dirigersi verso la stazione. «Mi si sono ghiacciate le dita» osservò Erina tentando di sfregare le mani tra di loro e di soffiarci sopra il respiro caldo «Non le sento più, davvero!»
«Le mie sono già calde» sembro vantarsi Sho
«Come hai fatto?»
«Magia! Dammi le mani» la incitò per poi metterle tra le dita uno scaldino usa e getta «Vedrai che tra poco ti tornerà la sensibilità» spiegò spostando le proprie mani sul dorso di quelle della ragazza per spingerla a chiuderle ed averle così entrambe a contatto con la busta calda. Si erano fermati sotto gli alberi prima del campo, ancora lontani dagli edifici delle aule e non passava nessuno dato che il cambio dell'ora era ancora lontano. «Si» disse piano Erina, lanciando un'occhiata rapida alla strada vuota, cominciando a sentirsi a disagio in quella situazione, in imbarazzo per quel contatto «Forse sta funzionando» concluse. "Ottimo... se non fossi convinta di non essere abbastanza carina da poter attirare la sua attenzione potrei avere il sospetto che ci stia provando con me" pensò cominciando ad agitarsi. Quando la presa delle mani di Sho si fece più forte e lo sentì attirarla verso di sè il suo sospetto si fece più concreto. Non riuscì a non assecondare quella sua spinta e si ritrovò in un lampo a non avere più alcuno spazio che la separasse dal ragazzo, ma istintivamente si era fatta indietro con il busto e quando alzò lo sguardo, per quanto molto vicini, aveva ancora una distanza di sicurezza dal viso dell'altro. «Cosa stai cercando di fare?» domandò. Avrebbe dovuto essere una domanda retorica, era chiaro cosa stesse facendo, ma a lei non pareva possibile che accadesse una cosa del genere quindi aveva dei giustificati dubbi. «Sto...» fece quello titubante, guardandola negli occhi «... cioè veramente "non sto"» si corresse corrugando la fronte «Insomma, non sono molto bravo a parole, speravo che passare i fatti fosse più semplice ma...» spiegò parlando velocemente
«Ma?» lo fissava a sua volta, attonita
«Non hai reagito come immaginavo»
«Cosa immaginavi?» chiese ancora, facendo finalmente un passo indietro «Che mi lasciassi trascinare da te e ti concedessi gioiosamente un bacio appassionato?»
«Uh beh... non l'ho proprio pensata con quei termini, ma di base: sì, pensavo a quello» rispose abbassando lo sguardo a terra «Non doveva finire così, diciamo»
«Sakurai san, sai perchè non è finita così?» fece allungando la mano a prendere la sua per ridargli lo scaldino con un gesto seccato «Perchè io non sono una di quelle stupide che ti fai tra gli scaffali della biblioteca» si legò i capelli quando lo vide rialzare gli occhi su di lei, stupito che lei sapesse cos'aveva fatto «Tranquillo, ero solo nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma credo sia abbastanza risaputo che rientri nella categoria dei rubacuori del nostro corso»
«No aspetta, stai travisando tutto» tentò di spiegare mentre teneva ancora la busta usa e getta in mano «Io non ho fatto quello che volevo fare per il motivo per cui tu credi che l'abbia fatto» tentò di spiegarsi. "Che cazzo sta dicendo? E' stupido o vuol farmi arrabbiare ancora di più perchè non capisco: improvvisamente mostra tutto questo pudore quando, tutte le volte che l'ho visto con altre, non sembrava nemmeno sapere cosa significasse. E' una tattica per sembrare più dolce e carino? Pensa di fregarmi in questa maniera?" pensò guardandolo confusa. «Risparmiami qualsiasi discorso» sospirò spazientita «Stavolta t'è andata male, ma sono certa che ci sono un sacco di altre ragazze che saranno felicissime di prendere il mio posto. Non dirò niente a nessuno di questo tuo clamoroso fallimento» mise le mani in tasca e fece per andarsene
«Aspetta, aspetta» disse lui camminando per mettersi davanti a lei e sbarrarle la strada
«Sakurai san... se non mi fai andare è la buona volta che mi arrabbio sul serio»
«Non è.. non è questo che volevo. Giuro che... aaaah» sospirò nascondendo il viso dietro le mani. Dopo un attimo di silenzio lo sentì farfugliare qualcosa da dietro le dita «Mmh.. fh... ci»
«Eh?» domandò chinandosi in avanti per cercare di sentirlo
«Mi piaci» ripetè rapidamente allontanando appena il palmo delle mani dalla bocca. Se le fosse caduto un meteorite a pochi metri di distanza si sarebbe sorpresa meno che davanti a quella dichiarazione «No, non credo di aver sentito»
«Hai sentito perfettamente» fece imbronciato Sho «Non farmelo ripetere, mi vergogno troppo» e tornò a nascondersi dietro le sue stesse mani
«Stai dicendo sul serio?» domandò lei, ancora non sapeva che espressione assumere
«Ti sembra che stia scherzando? Sono serio per la miseria» sospirò abbassando le braccia e chinando il capo «Dal primo momento» spiegò «Ti ho notata durante uno dei primi giorni di lezione... credo sia stato una specie di colpo di fulmine, ma non ho mai avuto il coraggio di parlarti, senza contare che la mia presenza era sempre poca. Che senso avrebbe avuto trovare il coraggio per parlarti se poi non ti avessi visto per un mese, il tempo necessario perché tu mi dimenticassi? Però continuavo a pensare a te e un giorno sei stata tu a parlarmi. Quando ho avuto una seconda chance di stare con te ho cercato una qualsiasi scusa per non farti andare via. Non potevo non sfruttarla, erano settimane che non ti vedevo!». Insomma a Sho la distanza faceva il suo stesso effetto: ingigantiva i sentimenti, incoraggiava i castelli in aria. Ma suonava tutto incredibile alle sue orecchie. "Mi aveva già notato da questa primavera? Eppure gli avrò parlato la prima volta in settembre... e ha pensato a me per tutte le settimane in cui non ci siamo visti prima che ci incontrassimo di nuovo? Quand'è stato? Quando stava scendendo mezzo svestito dall'auto... in Ottobre?" «Tutto questo ha dell'assurdo» farfugliò senza parole
«A me lo dici?»
«Sakurai san... noi nemmeno ci conosciamo» gli fece notare «Voglio dire, ci salutiamo per i corridoi, sei il miglior avversario nei test di statistica ma... ma non posso dire di essere nemmeno una tua conoscente, figuriamoci un'amica!» spiegò scuotendo il capo «Quindi scoprire ora di essere quella che ti piace ha qualcosa di pazzesco... di surreale. Non posso crederci»
«Surreale? Dimmi se è più surreale che per lungo tempo io non abbia avuto il coraggio di avvicinarti» cominciò il ragazzo «O se lo è di più il fatto che la ragazza che mi piace si sia dichiarata ad Aiba chan?»
«Come? Non è affatto vero che...» si difese subito, arrossendo, per poi bloccarsi e ritrattare «... insomma non si può dire che fosse una dichiarazione: non mi ha nemmeno dato il tempo di formularla»
«E' ovvio che non te l'ha dato: lui sa che mi piaci» le spiegò
«Lo sa?» era un continuo susseguirsi di colpi di scena. "Lo sa... questo spiega moltissime cose. Non mi spiegavo come Aiba ricordasse un momento tanto insignificante come quello del giubbotto, ma Sho gli avrà detto che c'era una ragazza che gli piaceva e per fargli capire chi ero gliel'avrà ricordato. Questo dà anche un motivo al suo invito alla festa... e Meiko era solo un tramite per arrivare a me. Oh mamma, adesso è chiaro anche quel finalmente di Aiba! Era un finalmente per Sho che aspettava che arrivassi io, non per se stesso! E quel complimento che mi ha fatto: ha detto che ero carina e che Sho era fortunato. Sakurai è fortunato, non lui! Cercava di parlarmi del suo amico perchè voleva che mi accorgessi di lui e dei suoi sentimenti!" «E' per questo che mi ha respinto in quel modo bislacco?» domandò con un filo di voce
«Non so cosa ti abbia detto esattamente, ma sì, è per quello. Quando ne abbiamo parlato era costernato: sapeva di averti ferito, ma si era messo in testa di farmi un favore cercando di essere il mio cupido; quando si è reso conto che invece stava accadendo il contrario, che ero io ad avevi fatto incontrare, si è fatto prendere dal panico» spiegò impacciato Sho
«No, io non ci sto capendo niente» scosse il capo Erina portandosi una mano alla fronte «Se ti piaccio io cosa significano quelle tre o quattro ragazze con cui ti vedo sempre?»
«Quelle... ecco...» farfugliò «Non sono importanti... o meglio: sono carine, sto bene con loro... è solo che non pensavo che te l'avrei mai detto e...»
«E? Ti fai le alte perchè non hai il coraggio di tentare di avvicinare quella che ti piace?» domandò incredula «Che modo di ragionare è?» perchè ancora cercava di trovare una logica nei pensieri maschili. «Si, lo so che suona stupido detto così»
«Suona stupido in qualsiasi caso» gli fece notare «Tu... tu... non... aaah, lasciamo stare! Fammi passare» disse per poi superarlo senza aspettare che si facesse da parte
«Un attimo, non mi hai risposto!» ribattè lui
«Hai ancora bisogno di una risposta?» domandò socchiudendo gli occhi e guardandolo arrabbiata «Mi fa piacere che tu abbia trovato il coraggio di dirmi tutto e non posso nascondere che quando mi sarà passata l'incazzatura mi sentirò anche lusingata da tutto questo, ma è piuttosto chiaro che non mi piaci»
«Perchè no? Perchè ti piace Aiba?» insistè «Forse dovremmo solo conoscerci meglio»
«Non ho intenzione di conoscerti meglio Sakurai san» rispose in fretta. Prese un respiro profondo e tentò di migliorare il suo tono di voce per nascondere la rabbia e suonare il meno indelicata possibile «Sarò sincera: posso considerarti come un conoscente o un amico con cui avere un rapporto superficiale, perchè penso che tu sia una persona immatura, dal comportamento sciocco e dalle compagnie di dubbia intelligenza. Perlomeno in università ti vedo solo circondato da ochette e ragazzini stupidi il che non ti fa fare una gran bella figura, non tanto per il loro livello, quanto per il tuo che è indubbiamente più alto, ma è chiaro che lo azzeri totalmente per stare con loro e non mi spiego come mai» disse allargando le braccia «Aggiungiamoci che solo un fesso andrebbe a vantarsi con gli amici di avere tutte le ragazze dell'università ai suoi piedi quando non si può dire che sia del tutto vero. E se lo fosse non sarebbe una grande dimostrazione di modestia, è patetico!» gli spiegò «Sei un bel ragazzo, però probabilmente ti avrei preferito meno carino, ma con più cervello» concluse. La giacca aveva cominciato ad essere troppo bagnata, l'acqua era penetrata fino all'interno e cominciava a sentirla attraverso i vestiti, in più il freddo pungente dell'inverno la rendeva ancora più ghiacciata e insopportabile. «Se vuoi un consiglio, in futuro non diventare ciò che gli altri vogliono che tu sia, ma abbi più coraggio di essere chi sei veramente. E sappi che baciare altre ragazze per evitare di affrontare i nostri reali sentimenti è stupido e non ha alcun senso» girò sui tacchi e si allontanò a passo spedito per non dare modo al ragazzo di aggiungere altro. Aveva sentito a sufficienza: era stata rifiutata brutalmente per assecondare l'amore di un egoista che non aveva il coraggio di affrontarlo, ma ce l'aveva per imporlo agli altri. In parte pensava che se Aiba non avesse saputo niente avrebbe potuto anche prenderla in considerazione, ma in realtà sapeva che semplicemente non l'avrebbe mai notata se non fosse perchè era stato Sho a notarla per primo. E questo era frustrante, e la frustrazione la rendeva ancora più arrabbiata.
Non si voltò. Non si voltò mai a guardare Sakurai Sho che rimaneva nel viale dell'università solo con i suoi errori. Anni dopo, per certi versi, avrebbe rimpianto di aver dato quella risposta, avrebbe rimpianto di non aver realizzato che quel neo ventenne timido e imbranato aveva fatto un grande sforzo per rivolgerle quelle parole. Era stata una dichiarazione sincera anche se fatta in maniera impacciata e preceduta da atteggiamenti contraddittori e gesti imprecisi dovuti alla sua sbadataggine. Anni dopo, tutto sommato, quelle parole risplendevano nei suoi ricordi come la manifestazione di sentimenti più pura e semplice che avesse mai visto.

*Se a qualcuno interessasse, i fatti citati sono tutti realmente accaduti nel gennaio del 2002 (in ordine cronologico):
2 gennaio - L'Argentina annuncia il default verso i suoi creditori:i bond sono in bancarotta
17 gennaio - Il monte Nyiragongo, nella Repubblica Democratica del Congo, erutta, creando 400.000 sfollati
20 gennaio - Alla Conferenza di Tokyo sulla ricostruzione dell'Afghanistan partecipano 60 Paesi e 22 organismi internazionali
27 gennaio - Nigeria: a Lagos, nell'esplosione di un deposito di munizioni, muoiono oltre 1.000 persone
**Si parla di "A Day in Our Life", uscito il 6 Febbraio del 2002

main:sho, artist: arashi, ff:[language]italiano, ff:[type]long fic

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