Akai Ito: Capitolo 4

Nov 06, 2010 15:33




DATI
Titolo: Akai Ito 
Capitolo: Prologo - 1 - 2 - 3 - 4
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale
Pairing: Sakurai Sho x OC / Masaki Aiba x OC
Rating: PG
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Trama: Un filo ci lega alla persona cui siamo destinati: non importa il tempo che dovrà passare o le distanze che ci separano. Ma se questa persona fosse proprio davanti a noi e non riuscissimo a riconoscerla? Se la considerassimo antipatica tanto da non degnarla neanche di uno sguardo? E se l'avessimo trovata e noi stessimo vacillando nei dubbi? E ancora, cosa dice che non l'abbiamo già persa?

NOTE
Eh.. che bello quando le cose ti prendono. Ancora un capitolo -teoricamente- e il flashback è finito *_*
Dopo il colpa di scena dello scorso episodio... tadaaaaa... ri-colpo di scena. Una dichiarazione... ma voi che dite? Erano tutti castelli in aria o effettivamente il suo atteggiamento faceva pensare che...?
Quando vedete un * significa che c'è un nota alla fine del testo del capitolo

4. Sing a Sad Song to Turn it Around
Erina chiuse l'ultimo bottone della giacca «Io vado!» disse ai colleghi agitando la mano verso di loro
«Grazie per il duro lavoro» «A domani» «Ci sentiamo Eri chan!» «Grazie per il lavoro di oggi» furono le risposte sparse. Sorrise un'ultima volta a tutti e uscì dallo spogliatoio del personale del locale ritrovandosi in una viuzza secondaria di Shibuya. Tutti i lampioni erano colorati dalle decorazioni e dalle luci natalizie, dagli altoparlanti e dagli schermi di alcuni negozi si sentivano solo canzoni adatte all'atmosfera. Era il 24 di Dicembre. Erina sospirò guardando poi la nuvoletta bianca che si formò davanti ai suoi occhi. Ricordava che l'anno prima era emozionatissima per la vigilia: il ragazzo che le piaceva al liceo le aveva chiesto di uscire ed era la prima volta per lei che arrivava a quel punto con un uomo. Sorrise a quel ricordo e mise gli auricolari nelle orecchie facendo partire il lettore CD. Dopo aver conosciuto Aiba Masaki aveva deciso di interessarsi un po' di più agli Arashi così aveva comprato un paio di riviste e si era procurata il loro primo album, uscito esattamente undici mesi prima. La canzone che preferiva era la traccia numero sei, "Kansha Kangeki Ame Arashi". Quei mesi di lavoro intenso, sempre impegnata a fare qualcosa, a volte la facevano sentire stanca, scoraggiata, ma da quando aveva messo quel CD nel suo lettore aveva l'impressione che tutto fosse possibile: si sentiva più energica, capace di ogni cosa. Solo quando arrivò allo Starbucks si ricordò improvvisamente di aver dimenticato il cappello. La distanza era poca, quindi prima di attraversare l'incrocio di Shibuya, non così trafficato alle 11 di mattina, per quanto fosse il giorno della vigilia di natale, si risolse a tornare indietro a passo spedito. «... detto niente. Perchè?»
«Siete un branco di pettegoli per la miseria!». La ragazza si bloccò a pochi passi dalla porta dalla quale era uscita. Aveva sentito due persone parlare, una di queste aveva aperto la porta quando bastava a far passare il braccio e buttare la cenere della sigaretta nella via. L'unica persone che poteva fumare lì era il capo (a tutti era proibito ma siccome lui era quello che decideva allora si concedeva certe libertà che ad altri non lasciava) e siccome era un uomo che non le piaceva molto era disposta aspettare cinque minuti e prendere il treno successivo pur di non incontrarlo. «Non è questione di essere curiosi o meno. Si vede lontano chilometri che ti piace Erina san, pensavamo tutti la invitassi ad uscire»
«Lo pensavo anche io» Erina si guardò intorno: aveva appena riconosciuto dalla voce che quello che fumava non er ail capo, ma un collega che stava ignorando le regole, ma a quel punto sarebbe stato imbarazzante presentarsi improvvisamente davanti a quei due dato che era lei l'oggetto della discussione. «E quindi? Te la fai sotto?»
«Ma che cazzo dici? Ti muovi a finire quella cosa? Se ti beccano rischiamo il posto...»
«Stai tranquillo che non ci vede nessuno, c'è Ooji san che sta controllando i movimenti del capo» prese un altro tiro, la ragazza vide sparire il braccio dalla porta e poi ricomparire, seguito da una nuvola di fumo bianco «Perchè non l'hai invitata? Ha pure due tette niente male»
«Si vabbè... è che alla fine non me la sento. E' simpatica, va bene, ha delle belle tette, e va bene anche quello, però... boh, mi farebbe strano andare in giro con una che sembra una straniera. Cioè, la gente mi guarderebbe no?»
«Per i capelli dici?» fece l'altro «Si hai ragione. A me fa strano quando vedo delle coppie miste, non capisco come facciano a capirsi, siamo talmente diversi...»
«Scusate, ragazzi permesso!» esclamò Erina spalancando la porta, fingendo di aver fatto una corsa «Ho dimenticato una cosa in spogliatoio e... ehi! Non si fuma!» esclamò
«Oh, Eri san» fecero gli altri due sorpresi «Ma sì, non se ne accorge nessuno» fece spallucce il fumatore
«Se non faccio la spia» ridacchiò prima di sparire nello spogliatoio a prendere il cappello. "Passi che parlino delle mie tette, sono uomini: quali grandi discorsi potrei mai aspettarmi da loro? Ma certi discorsi del cazzo..." sbuffò aprendo il suo armadietto. Era uno dei motivi per cui era finita a venti anni a non avere molta esperienza in fatto di uomini: il fatto che era diversa. Poteva essere metà giapponese, poteva essere nata in Giappone, poteva aver sempre vissuto in Giappone, ma niente le toglieva di dosso che un'altra parte di sè era straniera e si vedeva. I ragazzi, troppo sciocchi, troppo immaturi, potevano anche trovare affascinante quella sua particolarità, qualcuno semplicemente l'aveva trovata carina per il suo carattere, ma quando poi si arrivava a pensare a qualcosa di più concreto come farsi vedere in giro con lei come due persone che escono insieme... a quel punto tutti si tiravano indietro. Ecco perchè l'appuntamento di natale dell'anno prima era stato tanto importante per lei. Si lasciò andare sul sedile del treno e si mise a giocherellare con il cellulare mentre aspettava di arrivare alla stazione per il cambio. "Pensandoci bene... a questo punto è meglio che la situazione sia quella che è: non rivedrò mai Aiba san e tanto vale pensare che sia una buona cosa, dubito che con lui finirebbe in maniera diversa. Aggiungiamoci che è pure un idol: uno famoso, che non ha mai tempo tanto è preso dal lavoro, con una mezza straniera, che non ha tempo manco lei e con cui chiunque si vergognerebbe di uscire... decisamente non funzionerebbe" sospirò perdendo la quinta partita di fila "Invece potrebbe essere diverso, no? Almeno questa volta... che discorsi da adolescente! Inutile che stia a rimuginare su questa cosa chiedendomi se funzionerebbe o no: non ci rivedremo, fine del discorso".
E tra un pensiero e l'altro arrivò in facoltà in ritardo di mezz'ora. La lezione era già cominciata ed Erina osservò per un po' la porta chiusa concludendo poi che non aveva voglia di entrare in punta di piedi tentando di non farsi notare. Uscì dall'edificio e passeggiò per il viale alberato principale dirigendosi verso la biblioteca. Una volta arrivata lasciò la giacca negli armadietti all'ingresso e cercò il libro che aveva cominciato a leggere pochi giorni prima: non era possibile prenderlo in prestito, quindi lo leggeva lì dentro tutte le volte che poteva. La giornata non era delle migliori nemmeno dal punto di vista del tempo ma si sistemò comunque nel suo corridoio preferito tra gli scaffali, vicino alle finestre, si rannicchiò a terra appoggiando giacca, cappello e sciarpa sulla borsa. Sistemò il libro vicino a sè, l'avrebbe cominciato non prima di finire la pagina economica del giornale di quel giorno: l'Europa aveva consegnato i "kit" per la nuova moneta unica, i mercati erano in fermento per l'attacco dell'11 Settembre; a volte non era in grado di distinguere la cronaca dei giornali dalle pagine di un romanzo tragicomico. Ad ogni modo era meglio quello di una lezione già cominciata.
Nelle orecchie andava ancora il lettore CD.

Nei giorni senza passione
c'è un desiderio indefinito: "Credi nell'amore"
la fede che un giorno avevi soffocato...
Da quando ti ho incontrato il mio sangue brucia

Sorridi ancora, grazie, sorridi ancora, nasciamo nelle lacrime
forse nelle difficoltà siamo forti
Sorridi ancora, è perchè ci sei, sorridi ancora, che sono felice

Stava leggendo tranquillamente anche se la brutta giornata pareva riflettersi nella parole di quella canzone in maniera inquietante, e anche un po' deprimente, poi d'improvviso la libreria su cui era appoggiata traballò. Staccò la schiena dal mobile pensando immediatamente che fosse una scossa di terremoto. Si tolse anche gli auricolari per ascoltare eventuali avvisi mentre già allungava le mani per raccogliere le sue cose ed eventualmente allontanarsi dalla libreria, in posizione precaria. Si stranì immediatamente quando la libreria smise di muoversi e nel silenzio e nell'immobilità della biblioteca intuì che non era una scossa, bensì qualcuno che vi si era appoggiato senza troppa delicatezza. Sentiva dei passi, ora che aveva fermato la musica, ma nel suo corridoio non c'era nessuno. «Sakurai san» bisbigliarono alle sue spalle. Si voltò per vedere tra i libri che dall'altra parte c'erano due persone in piedi, appoggiate alla libreria. Non c'erano dubbi che una di queste fosse proprio Sho e che l'altra, quella che aveva parlato, era una ragazza. «Sssh, ci sentirà chiunque» fece quello e suonava preoccupato
«Hai ragione, scusa, scusa» ridacchiò lei sommessamente «Vieni qui»
«A me non sembra una buona idea». Erina alzò gli occhi al cielo: era la giornata dell'origliare accidentalmente le conversazioni altrui? Prese tra le mani le sue cose e si accinse ad alzarsi in piedi. «Non tirarti indietro adesso, l'hai promesso» mugugnò offesa quella
«Si, lo so, lo so... è solo che... non parlarne a nessuno, chiaro?»
«Me l'hai già detto venti volte: ho capito! Mi terrò per me di averti strappato un bacio nella silenziosissima biblioteca» rise ancora. Erina si alzò in piedi guardando davanti a sè con gli occhi sgranati: quella, ancora più della precedente, era una conversazione che non avrebbe voluto sentire nemmeno accidentalmente! Si mise la borsa su una spalla e la giacca su un braccio piegandosi poi per richiudere e piegare il giornale il più silenziosamente possibile. «Guarda che se mi tocchi non ti mordo» fece la ragazza a bassa voce. Ne aveva riconosciuto la proprietaria dopo un po' che ascoltava: era Tomochi-qualcosa, non le aveva mai parlato, non perchè non volesse, ma perchè era del terzo anno e quindi la vedeva poco, senza contare che era una delle ragazze più famose del campus essendo tra le più belle. Vera bellezza giapponese: veniva addirittura da Kyoto!* Ad ogni modo aveva sentito a sufficienza. Finì di piegare i fogli senza farsi più scrupoli e si allontanò fingendo di cercare qualcosa tra gli scaffali come se fosse appena passata di lì, quindi si allontanò rapidamente.
Dopo aver riconsegnato il libro uscì a prendere una boccata d'aria che ormai era decisamente fredda. "Quanto ancora può cadere in basso? Certo, ultimamente va sempre in giro con quel gruppo di imbecilli! Eppure i suoi risultati non peggiorano: possono esistere persone diligenti e geniali, ma cretine allo stesso tempo?" riflettè appoggiandosi alla pietra che sorreggeva il busto in bronzo di Fukuzawa, appena fuori dalla biblioteca. "E' anche vero che più di metà del nostro corso gli corre dietro più o meno palesemente, un'altra parte lo guarda con ammirazione per il solo fatto di essere un idol e una parte esigua -e io sono dei loro, no?- non può negare che sia un bel ragazzo, ma davanti a tanta superficialità non si può far altro che tirarsi indietro. Questo clima di quasi venerazione non aiuta... ma poi di osa mi preoccupo? Non mi piacciono i ragazzi privi di spessore, l'aspetto non può essere tutto: ne preferirei uno più bruttino, ma profondo" le suonò il cellulare e lo aprì riemergendo dalla sua riflessione «Pronto?»
⎨Dove sei? Non ti ho visto in aula⎬fece notare Meiko
«Scusa, sono arrivata in ritardo e non me la sentivo di sgattaiolare dentro dopo mezz'ora dall'inizio»
⎨Hai fatto bene. Problemi sul lavoro?⎬"No, ho solo avuto l'ennesima conferma che gli uomini guardano solo le tette, ma queste passano in secondo piano se sei diversa". «No, tutto a posto: ho perso il treno»
«Erina san?» si sentì chiamare. Quando si voltò vide Sakurai uscire da una porta secondaria della biblioteca, poco lontana da lei, e la figura di una ragazza che si allontanava frettolosamente. ⎨Ho sentito la sua voce!⎬esclamò d'improvviso Meiko⎨E' lì? Ma tutte le fortune ce le hai tu, diamine!⎬"E ho anche la certezza che le donne non sono da meno: non importa che siano scemi, purchè siano belli!". «Ehm... sì, è proprio lui» rispose per poi correggersi, vedendo l'espressione perplessa di Sho «E' la mia marca preferita: aggiungila al carrello insieme al tofu e all'insalata»
⎨Che stai dicendo?⎬
«Sei impegnata?» domandò il ragazzo "In generale sì, ma ammetto che parte di me si direbbe volentieri libera se potessi prendere il posto di quella che hai appena lasciato andare"
«Solo un momento» rispose con un sorriso
⎨E' lui allora! Salutamelooo!!⎬fece l'amica con voce sognante
«Scordatelo» esclamò stranita «Si, cioè... siamo troppi stasera, non mi metterò mai a cucinare da sola. Del nabe sarà prefetto: gli ingredienti li sai»
⎨Ti sei bevuta il cervello? Sono uscita dall'aula, non sono al supermercato. Dove sei ora?⎬
«In università. Ci vediamo più tardi. Ciao» tentò di concludere rapidamente. Nel frattempo l'altro aveva tirato fuori una sigaretta. «Scusa, ti ho interrotto?» domandò
«No, no, tranquillo. Non era niente di importante» rispose lei scuotendo il capo e sorridendogli. Anche se il grado di stima per lui si abbassava ogni volta di più non riusciva a calmare il proprio cuore tutte le volte che lo vedeva. Era una cosa che detestava. In quel momento gli stava addirittura parlando: un assolo di batteria non sarebbe stato niente in confronto a ciò che le si agitava nel petto. «Qualche settimana fa ho parlato con la tua amica... ehm...»
«Ida san» gli suggerì
«Sì, lei. Le ho parlato di una festa in Gennaio...»
«Ah sì, me l'ha detto» annuì Erina: se n'era dimenticata. Si era persa a pensare ad Aiba Masaki in quei giorni e la festa le era completamente sfuggita. «Te l'ha detto che siete invitate entrambe, vero?» chiese lui osservando la sigaretta ancora spenta che si rigirava tra le dita
«Sì, me l'ha fatto sapere. Non stavo bene quel giorno»
«Lo so» sembrò volerla interrompere «La faccio a metà Gennaio, pensi di essere libera?» domandò ancora. Non vista Erina aggrottò le sopracciglia: non poteva dire di avere con Sakurai Sho un rapporto tale da giustificare quel tipo di domanda, erano solo conoscenti. «Sì, penso di sì» annuì, sorridendo subito dopo quando questi sollevò lo sguardo per fissarla
«Bene, allora ti farò avere i dettagli. E' un problema se vi chiedo di non dire a nessuno di questa cosa? L'agenzia tiene molto alla privacy»
«Non ci sono problemi» suonava come quel "non parlarne a nessuno" che gli aveva sentito dire alla ragazza tra gli scaffali. «Bene» annuì lui per poi fare un paio di passi in avanti «Vado a fumare, ci si vede» disse chinando il capo. Lei fece altrettanto osservandolo mentre la superava e si avviava alla zona fumatori poco distante: era stata una discussione bizzarra, completamente diversa da quella di due che si conoscevano a malapena e non somigliava nemmeno a quella che avevano avuto in caffetteria. In quel momento gli venne in mente che avrebbe potuto incontrare Aiba alla festa e si fece coraggio per chiederglielo, ma lui sembrò precederlo. «Erina san» la richiamò quando ormai era più vicino al posacenere che a lei
«Si?»
«Eriiiiii!!!» si sentì richiamare: era Meiko che arrivava di corsa dal viale principale. Doveva averla vista da lontano che stava ancora parlando con lui. Se non si sbrigava a fargli la sua domanda non avrebbe più potuto farla quando l'amica fosse arrivata, ma era stato lui a cominciare a parlare per primo. Lo vide lanciare un'occhiata alla ragazza e mordersi il labbro inferiore, corrucciandosi. «Buon Natale» concluse prima di girare sui tacchi per allontanarsi e accendersi la sigaretta.

La fortuna, tutto sommato, sembrava girare dalla sua parte. Anzi, sembrava averla nominata sua figlia prediletta, le stava regalando quel tipo di situazioni che sembrano dire "Allora? Ti ho dato tutto, meglio di così...".
La festa di compleanno di Sakurai Sho si teneva in un piccolo locale, ma pareva molto sofisticato, o perlomeno abbastanza da avere un privè sufficientemente grande da tenere i suoi invitati. Siccome era una cena in un locale Meiko l'aveva convita, anche se sarebbe stato più corretto dire "costretta", a vestirsi il più elegante possibile. Lei era decisa a farsi notare, ma se fosse stata l'unica ben vestita si sarebbe vergognata, quindi le serviva il supporto di un'amica e Erina non riuscì a tirarsi indietro una volta che le ebbe presentato la situazione sotto quell'ottica. Aveva un solo vestito elegante ed usò quello, mentre accompagnò l'altra a comprarne uno: lei non poteva assolutamente permetterselo. Era in seta color petrolio, senza maniche o spalline, e arrivava fino al ginocchio. Un nastro di raso azzurro chiaro le circondava l'addome appena sotto il seno, come un obi da kimono, ma si chiudeva in un fiocco sulla sinistra. La gonna era fatta di tre strati: quello esterno si apriva sotto il fiocco a mostrare il secondo, lucido e perfettamente coprente, il terzo invece era semistrasparente ed era quello che copriva solo le ginocchia e i due o tre centimetri più sopra. Le scarpe con il tacco erano azzurre come il fiocco. Eccezionalmente aveva tenuto i capelli sciolti, cosa che non faceva quasi mai perchè evitare l'effetto-criniera-di-leone richiedeva un lavoro di spazzola che solitamente non aveva voglia di fare. Aveva solo fermato sulla nuca alcune delle prime ciocche con delle forcine praticamente invisibili in quella massa scomposta di ricci. Dopo molto lavoro era riuscita a dare loro un aspetto migliore, ma rimaneva il fatto che erano ricci e il confronto con il liscio dell'amica e di tutte le ragazze intorno a lei sembrava la rendesse ancora più riccia.
Ma l'aver addomesticato quella chioma impossibile non era stata la sua fortuna e nemmeno aver avuto già un vestito. Fu piuttosto l'essere accolta da Aiba Masaki. In tutto saranno stati una trentina di invitati, il buffet pareva preparato per un numero di persone che doveva essere il doppio ad un primo sguardo, e il ragazzo dava il benvenuto a tutti quelli che arrivavano, dispensando sorrisi a destra e manca. Quando lei e Meiko stavano entrando, accompagnate da un uomo dello staff del locale, Masaki stava inciampando in una sedia tenendo in mano un bicchiere ancora pieno: Erina ebbe la prontezza di fermarsi e spostarsi dietro il cameriere con l'amica alle sue spalle che seguiva i suoi passi, ignara di quel che succedeva due persone più avanti a lei. «Oh accidenti! Mi spiace, mi spiace tantissimo!» esclamò il ragazzo recuperando un tovagliolo dal tavolo e avvicinandosi per asciugare il cameriere rimasto impietrito dall'improvviso impatto con il liquido freddo «Le giuro che non sono ubriaco, è analcolico, sono solo inciampato!» chiarì terrorizzato
«Non hai bisogno di alcolici per combinare pasticci» ribattè il festeggiato che lo raggiungeva con un altro tovagliolo «Lo scusi, eh. E' fatto così». Il cameriere scosse il capo e farfugliò gentilmente qualcosa prima di andarsene disperato per la divisa macchiata. «Ah, sei arrivata finalmente!» esclamò Aiba spalancando gli occhi quando vide Erina
«Ma che stai dicendo?» lo riproverò Sho colpendolo con un fazzoletto
«Ahio! Sei nervoso Sho kun? Perchè mai?» ridacchiò l'amico. "Finalmente... mi aspettava?" si chiese lei inebetita prima di vederlo sorridere e inchinarsi «Non so se ti ricordi di me, sono...»
«Aiba Masaki» dissero in coro le due ragazze. Lei lo guardava colta dallo stupore e dall'immediata gioia nel rivederlo, Meiko lo fissava con lo sguardo di chi ha visto il proprio Dio in persona e non se lo aspettava: comprensibile dato che era una loro fan. «Lei è un'altra mia compagna di corso. E'...» fece Sho per presentare ad Aiba la ragazza con Erina, ma ancra non sembrava ricordarsi il suo nome: possibile che avesse invitato una persona per la quale, palesemente, non aveva interesse? «Ida Meiko» lo precedette lei, in ogni caso «E' un grande onore fare la tua conoscenza»
«"onore"?» domandò Aiba per poi ridere verso Sho «"onore", Sho kun! Ha detto "onore"... ora mi emoziono!»
«Ma di che ti emozioni?» domandò alzando gli occhi al cielo «Siamo sicuri non fosse alcolico?» controllò il bicchiere frantumato a terra. Masaki le invitò ad entrare nel privè per poter chiudere la porta e le raccomandò di far attenzione ai vetri. Nella sala non c'erano molte persone dell'università: su trenta non ne riconosceva nemmeno la metà. Della facoltà riconobbe il gruppo di imbecilli con cui vedeva spesso Sho, Nishihara san e Satou san, più altre persone di cui due del secondo anno, ma la maggior parte di loro non erano donne, cosa che invece si sarebbe aspettata. "Che fine averà fatto Miss baciamoci-in-biblioteca?" si domandò mentre salutava i compagni di corso.
La fortuna chiaramente non si limitò a farle trovare Masaki a darle il benvenuto. Si ritrovarono vicini durante il karaoke, il che fu più che giustificato dato che scelsero entrambi le stesse canzoni e duettarono più di un paio di volte. Il ragazzo venne rimproverato più volte di mangiare più degli altri, ma lui la additava sempre come degna avversaria: era chiaro che tutto quel cibo era gratuito ed Erina aveva intenzione di saziarsi, se avesse potuto avrebbe mangiato tanto da non doversi più nutrire per una settimana. Però era brava a nascondere quanto mangiasse qualsiasi cosa, mentre Aiba non aveva tattica e spesso, quando lo accusavano, era perchè finiva le briciole di una ciotola. Lei era sempre attenta a lasciare qualcosa nei piatti. Meiko passò la serata a lanciarle occhiate eloquenti e un paio di volte riuscì anche a prenderla in disparte continuando a chiederle «Ma allora tu e Aiba chan vi intendete?». Non seppe mai cosa risponderle. Lei e Masaki finirono anche con il bisticciare amichevolmente al taglio della torta perchè entrambi volevano la stessa fetta di torta: quella con lo "yo" piccolino del nome "sho"**. Si fece tante di quelle risate che aveva mal di pancia: tra una cosa e l'altra erano stati proprio loro due gli intrattenitori della serata. «E dire che avevo invitato te temendo di non riuscire ad animare la festa» fece Sho contenendo le risate
«Sono il tuo servizio animazione?» domandò l'altro shockato
«Fatti pagare la prossima volta» propose Erina mente svuotava il suo bicchiere
«Lo farò, accidenti» ridacchiò
«A sapere che anche Erina san aveva delle doti da showman non ti chiamavo»
«Show girl semmai» puntualizzò lei
«Dovremmo mettere su una società» osservò l'altro «Aaaah... sono sudato da far schifo»
«Sì, fai schifo»
«Uuuh... puzzo sul serio, senti?» propose all'amico che si fece indietro. Quando fece per voltarsi verso la ragazza questa alzò le mani «Non provarci, sul serio... ci tengo al cibo che ho nello stomaco»
«Ti credo, con quello che hai mangiato» la punzecchiò lui «Oh uffa! Va bene, allora vado fuori a prendere un po' d'aria, voi continuate a divertirvi» sorrise Masaki. Erina fece un respiro profondo per trovare tutto il coraggio che le serviva «Vengo con te, posso? Non sembra ma ho caldo anche io, mi ci vorrebbe un po' di fresco»
«Oh...» fece quello, come interdetto «Va bene... possiamo?» chiese verso Sho
«Perchè lo chiedi a me?» fece quello storcendo il naso e avviandosi verso il resto degli invitati.
Dopo aver recuperato entrambi le giacche uscirono avviandosi verso il parcheggio del locale, ma dovettero fermarsi lungo il muro dell'edificio perchè si era messo a piovere. «Hai visto? Non me n'ero nemmeno accorto!» esclamò quello tirando fuori una mano per toccare la gocce
«Come potevi accorgertene, c'è un tale casino la dentro!» rise Erina
«Fortuna che non ci sono alcolici, altrimenti immaginati che casino»
«Non possiamo berli, quindi è un bene non averli***. Sarebbe un problema per voi vero?» domandò la ragazza. Da quando era cominciata la festa non avevano ancora toccato l'argomento Arashi nè avevano fatto accenno alla loro condizione di idol. «Si è vero. Meglio così, decisamente» ripetè tra sè ridendo, come preso da un ricordo personale molto divertente. Rimasero in silenzio per un paio di minuti, il che sarebbe dovuto essere imbarazzante, ma lei era troppo persa nei suoi pensieri per farci caso. "Insomma: mi dice 'finalmente', passiamo praticamente tutta la serata insieme, abbiamo gli stessi gusti musicali, sembriamo perfettamente in sintonia; senza contare che potevamo non incontrarci mai più e invece eccoci qui... ha anche accettato che venissi fuori con lui! Forse sto solo cercando di autoconvincermi, ma a me pare che le cose vadano bene e se si è fatto seguire..." sbirciò timidamente il viso del ragazzo contro il muro, al suo fianco e in quel momento anche lui si girò ad osservarla. «Che silenzio» fece notare sorridendole, lentamente si stava rinfrescando e le guance rosse perdevano colore
«Scusa, stavo pensando» fece, mentre lei invece arrossiva
«Proprio ciò che ci si aspetta da... da una studentessa universitaria, no?» tentò di spiegarsi, inciampando nelle sue stesse parole «Degna compare di Sho kun, anche lui pensa un sacco». Negarlo sarebbe stato crudele e forse ingiusto nei confronti del compagno, ma era quasi convinta che in università Sakurai non pensasse poi molto: non con il cervello comunque. «Aiba san» esordì mettendosi le mani in tasca
«Nh?» mugugnò mentre quasi strabuzzava gli occhi per guardarsi le ciocche dei capelli, bagnate dal sudore
«C'è qualche ragazza che ti piace?» domandò respirando l'aria fresca della sera. Ci fu silenzio prima che riuscisse a rispondere e quando lo fece suonava improvvisamente teso «Mmmmmh... perchè?»
«Co... così, ero curiosa. E' facile per voi conoscere molte persone al di fuori del vostro lavoro?»
«Beh.. si e no, cioè... ne ho conosciute un sacco nella mia vita e sono ancora in contatto con loro. Ma se andassimo all'università come Sho kun anche noi conosceremmo tante persone quante lui» riflettè «Beh Jun va ancora a scuola, comunque potremmo conoscere tante ragazze carine come te. Sho kun è fortunato!» concluse con un sorrisino appena abbozzato
«Sarei carina?» domandò ridacchiando, ma dentro di sè era tesa come una corda di violino
«Eh? Cosa?» fece quello spaesato, immobilizzandosi contro il muro
«L'hai appena detto tu» gli fece notare Erina «Se vai a dire certe cose ad una ragazza potrebbe interpretare le tue parole a suo piacimento» gli fece notare girandosi a guardarlo. Per qualche secondo si fissarono: lei era tornata seria, incapace di nascondere oltre la sua tensione, Aiba aveva un sorriso beota ancora stampato in faccia da quando si era fossilizzato nella posizione precedente. Davanti a quella reazione dovette ammettere di sentirsi confusa: era stata troppo fiduciosa di sè? Eppure tutto aveva fatto pensare che ci fosse un minimo interesse, almeno da ammettere di averle fatto quel complimento! Ma il ragazzo sembrava bloccato e disperso nei suoi pensieri come uno che avesse perso il filo del discorso o ne avesse decisamente perso il controllo e si fosse dimenticato che cosa ne volesse concludere. «Aiba san tu...» fece per chiedergli, corrucciata, ma lui la bloccò prima che potesse dire qualsiasi cosa
«Ah, no no no! Ferma lì!» esclamò, finalmente muovendosi e rimettendosi in piedi dritto «Non lo so cos'hai pensato. Mi sono divertito molto stasera, sei una persona simpatica ma...» si bloccò guardando a terra, improvvisamente nel panico «Voglio dire: è tutto qui. Io non ci stavo provando con te. Cioè, non mi salterebbe mai in mente!» esclamò come se fosse la cosa più sconveniente del mondo «Mi spiace, ti ho dato quell'impressione?». Cosa avrebbe dovuto rispondere? «Beh...» fece per prendere fiato
«Anzi no, non dire niente. Peggiorerebbe le cose. Lascia stare, voglio dire cancella. Anzi no, ricordatelo. Insomma no!» cominciò a contraddirsi gesticolando «Sono lusingato. Mi dispiace» concluse rapidamente prima di tirare su con il naso e guardare verso la porta d'entrata «Io mi avvio, va bene? Altrimenti si chiederanno che fine abbiamo fatto» e sparì come se avesse avuto dei leoni affamati alle costole.
Erina rimase sola sotto il riparo del tetto dell'edificio, con la pioggia che continuava a cadere, fine, e il freddo che tentava inutilmente di entrare tra le pieghe della sua giacca che invece la copriva benissimo. In un certo senso provava freddo comunque. Era stranita: si era lanciata senza alcuno scrupolo, decisamente un atteggiamento poco giapponese, ma non era riuscita nemmeno a fare una dichiarazione normale, nemmeno a cominciarla, che già era stata rifiutata. E poi che razza di rifiuto era quello? Era senza parole.
Dalla tasca della giacca spuntava il lettore CD. Lo accese e si mise ad osservare il parcheggio immobile.

Sorridi ancora, grazie, sorridi ancora, non importa quante volte
il mio spirito si riprenderà, il mio coraggio è una sorgente
Sorridi ancora, da solo, sorridi ancora, non posso stare
sorpreso dei miei limiti, pregherò con tutte le mie forze
L'amore è una tempesta.

*In Giappone si dice che le donne più belle ed eleganti sono quelle di Kyoto (per quanto riguarda gli uomini invece si dice che siano quelli del Kyushu, l'isola del sud)
**Scritto in hiragana "sho" è しょ. E' composto da uno "shi" e da uno "yo" scritto più piccolo.
***Al primo anno di università si hanno tra i 18 e i 19 anni. La maggiore età in giappone si ha 20 anni, prima non si possono bere alcolici e nemmeno fumare (Sho è un fuorilegge perchè già fuma in questa fic, ma in realtà non so a che età abbia cominciato)
Il testo della canzone di questo capitolo è quello di "Kansha Kangeki Ame Arashi". L'ho tradotto io dal giapponese indi per cui potrebbe non essere perfetto. Amen.

main:sho, artist: arashi, ff:[language]italiano, ff:[type]long fic

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