Akai Ito: Capitolo 8

Nov 14, 2010 01:09




DATI
Titolo: Akai Ito 
Capitolo: Prologo - 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale
Pairing: Sakurai Sho x OC / Masaki Aiba x OC
Rating: PG
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Trama: Un filo ci lega alla persona cui siamo destinati: non importa il tempo che dovrà passare o le distanze che ci separano. Ma se questa persona fosse proprio davanti a noi e non riuscissimo a riconoscerla? Se la considerassimo antipatica tanto da non degnarla neanche di uno sguardo? E se l'avessimo trovata e noi stessimo vacillando nei dubbi? E ancora, cosa dice che non l'abbiamo già persa?

NOTE
Allora... cominciamo questa bella collaborazione tra i due protagonisti e a quanto pare non comincia nel migliore dei modi: come si comporterà adesso Erina con Sho? Come mai potrà svolgersi la cena del giorno dopo? XD
Stay tuned u.u
Quando vedete un * significa che c'è un nota alla fine del testo del capitolo
8. Please, Forget the Past

Era ben difficile staccare gli occhi dall'uomo che aveva davanti. Sì, in un primo momento non aveva potuto fare a meno di chiedersi se quello davanti a lui fosse veramente Sakurai Sho, che fine aveva fatto il ragazzino dalle guance paffute e gli occhi magnetici che aveva conosciuto all'università? Quello davanti a lei era un individuo totalmente sconosciuto: era un uomo alto, dal fisico asciutto, la voce profonda, quasi musicale, e i gesti eleganti. In una mattinata di discussioni e chiacchiere aveva potuto notare come avesse acquisito la battuta pronta e avesse invece mantenuto la capacità di passare dai discorsi importanti e seri a quelli più giocosi e leggeri in maniera del tutto sciolta. Nonostante lui fosse l'unico a conoscere già tutti in quella stanza dava ad ognuno il giusto grado di confidenza dimostrando sempre rispetto per le persone che lavoravano con lui. Erina si fissò spesso, quando non vista da nessuno, sulle sue labbra e più di una volta dovette sforzarsi per rimanere concentrata quando le parlava, rischiava di incantarsi a ricambiare il suo sguardo.
Quando si concessero una pausa di cinque minuti alle undici e mezza chiese gentilmente di farsi indicare il bagno e quando sparì dalla vista degli altri ci si fiondò alla velocità massima che i tacchi le consentivano. Si sciacquò la faccia più volte e la nascose nel piccolo asciugamano che si portava nella borsa. "Quella non è la persona che conoscevo io, no!" pensava ad occhi chiusi, cercando di riordinare le impressioni e i pensieri nella sua testa "Io conoscevo un Sakurai impacciato a volte, gradasso altre... uno che faceva lo stupidotto con un gruppo di altrettanti stupidotti in giro per il campus. Cioè... è chiaro che è cresciuto, è chiaro che seguendo gli Arashi l'ho già visto serio, ma pensavo fossero le telecamere! Era serio in tv anche ai tempi dell'università e poi invece lo vedevi ciondolare per il campus con quel gruppo di fessi. E' quindi legittimo pensare per anni che sia un deficiente che cambia faccia quando sta in tv. E invece no" sbirciò il suo stesso riflesso alzando lo sguardo dall'asciugamano "E' maledettamente professionale, è il ritratto del ragazzo che studiava, serio e pacifico, nel sole della biblioteca, solo che sei anni dopo. Ed è terribilmente sexy... le foto non gli fanno giustizia, anzi no, gliene fanno, ma quell'aria affascinante che si porta dietro, mischiata all'evidentissima umiltà che mette in ogni cosa che fa... questo non è fotografabile! E i polsi... mamma mia i polsi!" arrossì raddrizzando la schiena e facendosi aria, aveva un'insana fissa per le mani e i polsi maschili e quando non le era stato possibile sbirciare il viso di Sho si era messa a guardare quelli. "Bene, adesso devo calmarmi. Tornerei di là e so io cosa farei volentieri su quel tavolo così spazioso ma... non ci devo pensare!" strinse le palpebre per riprendersi e si ricompose per tornare alla sala riunioni.
Quando uscì dal bagno aveva ancora due minuti di pausa, quindi svoltò qualche corridoio finchè non trovò i distributori del piano, vicini alle scale d'emergenza. Mise i soldi nella macchinetta e solo allora si mise a guardare cosa c'era da scegliere. Un dito schiacciò un tasto e il distributore cominciò a vibrare e fare rumore «Se mi offri del mugicha io ti offro quello che vuoi tu» sentì dire al suo fianco. Sho l'aveva raggiunta e in quel momento si chinava a prendere la lattina. Lo osservò mentre si rialzava e metteva delle altre monete. «Cosa prendi?» domandò aprendo il suo te. Erina non rispose, schiacciò il bottone e recuperò la sua bevanda. Quando entrambi ebbero in mano la loro scelta il ragazzo si era appoggiato con la spalla al distributore, con le braccia incrociate e la osservava, invece lei era semplicemente bloccata di fronte alla macchinetta. «Ti ricordavo più chiacchierona» osservò lui
«Scusa, è che sono ancora un po' sorpresa» ammise guardando il suo succo
«Vuoi dire che non ti aspettavi di vedermi nonostante sapessi di dover lavorare per gli Arashi?» domandò dubbioso
«No, non è quello. E' che pensavo di incontrare Matsumoto san oggi, di solito è lui che si occupa dei vostri concerti no?»
«La sai lunga, vedo»
«Sono una vostra fan» ammise per poi nascondere l'imbarazzo cominciando a bere
«Oh... non l'ho mai saputo» osservò colpito
«Lo sono diventata gradualmente» rispose facendo spallucce. Dopo un primo sorso si sentiva già un po' più tranquilla "Ci conosciamo da tanto. no? Quindi al di fuori del lavoro posso permettermi di dargli un po' più di confidenza senza che ci sia nulla di male" tentò di incoraggiarsi. «Tutto sommato sono più contenta di vedere che sarai tu ad occuparti del lavoro» gli sorrise azzardandosi a guardarlo. Lui sembrò sgranare gli occhi «Sul serio?» domandò infatti
«Per la verità è il primo grosso lavoro che faccio per il mio nuovo posto di lavoro ed ero sinceramente terrorizzata all'idea di dover affrontarlo da sola, senza nessun senpai che mi aiutasse. Ma tu sei una persona altrettanto preparata, se posso contare sulle tue capacità sono un po' più sollevata, Matsuj... Matsumoto san non ha le tue conoscenze» spiegò correggendosi rapidamente: avrebbe dovuto fare attenzione anche a non chiamarlo "Sho kun" come faceva sempre quando parlava di Arashi con altre fan. «Io invece sono preoccupato da morire» fece lui diventando serio
«Come mai?» Erina si agitò subito "Vorrà parlare ancora del mio rifiuto di anni fa? Credo che ora preferirei non aver detto quelle cose in quel modo così schietto... se si ricorda il disprezzo che ho espresso quel giorno.. se pensasse sia ancora valido in questo momento... oh no!!" si morse il labbro inferiore continuando a passare da uno stato di sicurezza al panico più completo. «Stai ammettendo la tua parziale incapacità davanti al tuo datore di lavoro, potrei chiedere al tuo studio di mandare qualcun'altro» le rispose infine Sho
«Cosa?» la domanda le sfuggì dalla bocca in un soffio. Lo guardava allibita, e insieme terrorizzata. "Vuole rimandarmi a casa. Quindi ricorda effettivamente di quel giorno! No un attimo, lui sta parlando di lavoro, forse ho sbagliato a dargli confidenza. E se volesse tenere il nostro rapporto esclusivamente sul piano professionale? Dovrei considerarlo solo un datore di lavoro? ...bello da impazzire, ma pur sempre un datore di lavoro...". Sho non riuscì a mantenere una faccia da poker a lungo e scoppiò a ridere pochi secondi dopo, rischiando di rovesciare del te sulla moquette del corridoio. «Sei rimasta una credulona» notò tra le risate «E fai sempre delle facce impagabili»
«Mi hai.. mi hai spaventato seriamente» sospirò sollevata «Non capirò mai perchè, ma ho sempre avuto l'impressione che tu ci provassi gusto a prendermi in giro»
«Ma è così» ammise lui ricomponendosi
«Oh, ottimo» sbuffò la ragazza per poi osservare il grosso orologio che lui portava al polso «Dobbiamo tornare nella sala della riunione»
«Hai ragione, andiamo» annuì avviandosi con lei «Ah, una cosa, prima di rientrare»
«Dimmi» lo incitò Erina. Si aspettava qualche frase relativa a loro, al fatto che fosse contento di lavorare con lei, di averla rivista. «Non diciamo niente a nessuno del fatto che già ci conoscevamo» le disse invece, finendo la sua lattina e buttandola nel primo cestino che incontrò sul suo cammino «Anzi, facciamo finta di niente anche tra di noi e comportiamoci come se non ci fossimo mai incontrati, che ne dici?» chiese con un sorriso tranquillo
«Oh... si, certo» annuì prima di entrare nella sala. Avrebbe preferito sprofondare nella moquette. Qualsiasi pensiero, qualsiasi speranza non ancora formulata nella sua testa si distrusse in quel momento. "Come se non l'avessi mai incontrato prima?" di chiese sedendosi alla sua sedia girevole e sistemando i fogli pieni di appunti "Quindi non posso dargli confidenza. No, perchè noi non ci conosciamo, lui non è nessuno per me e io... io non sono nessuno per lui". Era come se Sho improvvisamente la stesse allontanando, rifiutando. Prima che parlassero non si potevano certo dire amici, ma in quel modo sembrava volerla relegare ad una condizione ben più inferiore di quella di una conoscente: doveva essere solo un rapporto di lavoro.
La riunione terminò all'una per forza di cose: Sho doveva mangiare e fiondarsi alla TBS per registrare la puntata di "Himitsu no Arashi chan" che lo avrebbe tenuto impegnato fino a sera. Fortunatamente "VSArashi" veniva girato al mattino, quindi avrebbe avuto il pomeriggio del giorno dopo per dedicarsi al lavoro con Erina, Ogura san e Kimura san. La ragazza ringraziò il gruppo di lavoro e seguì Kimura san fino al decimo piano dove era stato preparato un ufficio apposta per loro. Era stato organizzato esattamente come Erina lo aveva chiesto, le pareti scorrevoli erano un'invenzione fantastica! L'ambiente era diviso in tre parti: uno con cinque scrivanie (quattro per ognuno di loro e una per eventuali collaboratori temporanei) computer, stampanti, telefoni (avevano addirittura tre numeri d'interno tutti per loro!) e quanto ci si poteva aspettare da un ufficio completamente attrezzato, il secondo era una piccola sala riunioni e il terzo sarebbe stato adibito da magazzino per raccogliere il materiale utile ai concerti. Più che altro si parlava del materiale specifico per gli Arashi come costumi, asciugamani, bottiglie, sedie pieghevoli, camerini portatili. La strumentazione tecnica sarebbe stata fornita dalle compagnie a cui avrebbero chiesto assistenza sul posto: non avrebbero portato luci, schermi, impianto sonoro, palco e altro in giro per il tour e lì dentro non ci sarebbero mai entrati!
Avrebbero cominciato a lavorare il giorno dopo, dalle otto di mattina, e si sarebbero riuniti nel pomeriggio tardi per fare una prima riunione con anche la presenza di Sho. Ogura san aveva proposto una cena tutti insieme per festeggiare l'inizio dei lavori. Era normale fare una cosa simile negli uffici giapponesi ed Erina aveva sempre avuto spiacevoli esperienze, feste troppo alcoliche e di cattivo gusto, fino a quando non era entrata nell'Himejima Studio. Immaginava che quella volta non sarebbe stato fantastico cenare con un uomo bellissimo, ma che non voleva saperne di lei, eppure avrebbe presenziato perchè voleva legare con Ogura san e Kimura san, con cui avrebbe lavorato tanto, e perchè voleva creare una bella atmosfera nel team. Avrebbe colalborato con Sho fino a metà Gennaio, quindi era inutile tirarsi indietro: in qualche modo doveva convivere con al fianco di quella persona che l'aveva allontanata con tanta freddezza.

Tornò a casa alle otto con un sacchetto della spesa al braccio. «Nǐ chī le ma?*» si sentì dire dalla cucina
«Sono tornata» salutò a sua volta, togliendosi le scarpe e mettendole a posto con un piede per non chinarsi a farlo. Andò in cucina e trovò Ying ai fornelli «Che odorino... cosa prepari?» domandò annusando l'aria mentre posava il sacchetto sul tavolo
«Ramen a base di pollo, devo prepararti anche dell'altro?» rispose mente posava le bacchette da cucina e si stringeva la coda di cavallo con cui aveva legato i capelli
«No, va bene così» scosse il capo sistemando le cose in frigo «Lascio lo scontrino sotto il magnete, guardarlo quando vuoi. Com'è andata oggi?»
«Ho rifatto un tubetto di Shampoo tre volte e mi hanno rimesso di nuovo a lavorare sulla scatola di fazzoletti» rispose storcendo il naso. Ying era una object designer, si era trasferita in Giappone già da tre anni e parlava bene la lingua, ma cambiava di continuo compagnie per cui lavorare così era sempre l'ultima arrivata e le toccavano i lavori meno divertenti. «Te invece? Sei arrivata in tempo?» ridacchiò «Ero seriamente preoccupata che non ce la facessi»
«Anche io, ma ho preso un taxi. Credo di voler cancellare questo giorno dal calendario, anzi... lo farò» annunciò prendendo il pennarello dalla lavagnetta e scarabocchiando il calendario appeso all'ingresso. «Ma come? Ieri sera eri tutta elettrizzata, non vedevi l'ora di incontrare di nuovo MatsuJun!»
«Non l'ho incontrato» spiegò sparendo dietro la porta della camera per cambiarsi
«Per questo sei di cattivo umore?» continuò a domandare: il loro appartamento era piccolo e aveva solo porte scorrevoli in carta, quindi riuscivano a sentirsi perfettamente anche da una parte all'altra della casa. «No. Sono di cattivo umore perchè al suo posto ce n'era un altro»
«Non ti capisco» ammise Ying «Invece di costringermi a farti domande di continuo perchè non mi racconti tutto?» propose scocciata
«MatsuJun non era alla riunione e non verrà mai alle riunioni, perchè questo lavoro è passato in mano a Sho kun, brillante laureato in Economia all'Università Keio» cominciò a spiegare «Il che sarebbe anche una cosa positiva se non fosse che io conoscevo già Sakurai Sho dai tempi del corso di laurea e lui oggi, dopo aversi avvicinato con fare amichevole, mi ha chiaramente detto che preferisce comportarsi come se non ci fossimo mai incontrati prima: in pratica mi detesta!» concluse passando dalla stanza al bagno
«Oh... un po' maleducato, no? Ma ci sarà un motivo, i giapponesi hanno sempre un motivo»
«I giapponesi hanno sempre dei motivi di merda, per quel che ne so io» ribattè Erina prima di imprecare ad alta voce, in inglese, per aver sbattuto col piede contro un piccolo gradino: c'era un leggero dislivello nel corridoio dove cominciava la zona bagno e lei ogni tanto se ne dimenticava facendosi male alle dita dei piedi. «Non credo di aver afferrato questa parte della tua giornata» ammise Ying raggiungendola in corridoio mentre si toglieva il grembiule dalla vita
«Non era storia» sbuffò a denti stretti saltellando verso il lavandino «C'è una ragione... cioè forse c'è, se c'è non la so. O magari la so, ma sinceramente spero che non sia quella» spiegò liberando i ricci dalla crocchia in cui erano stati legati quella mattina «Ai tempi dell'università Sho kun era una persona diversa da quella che è ora. Era uno sbruffone, andava in giro con un gruppo di stupidi e si comportava da libertino... no forse è esagerato... fatto sta che l'ho visto giostrarsi più di due ragazze al campus»
«Mmmh... perché non vendi questa storia ad un giornale scandalistico?» domandò Ying
«Perchè non voglio infangare il nome degli Arashi con una storia così insulsa: tutti i ragazzini ventenni si comportano in maniera scema» spiegò stringendosi nelle spalle «Mica gliene si può fare un crimine»
«Hai ragione, essere idioti non è un crimine, altrimenti sai quanta gente finirebbe in galera» annuì per tornare verso la cucina «Se sei pronta io metto la cena in tavola»
«Si, ci sono» disse sistemando qualche riccio con delle forcine, lasciando i capelli liberi «Ad ogni modo... eravamo conoscenti a quel tempo. Avevamo parlato un paio di volte ed eravamo rispettivamente rivali nei test di Statistica. Insomma non era uno sconosciuto, ma nemmeno uno con cui passavo i miei quarti d'ora accademici» spiegò sedendosi a tavola e incrociando le gambe
«Siediti bene Eri, finisce che cadi dalla sedia mentre hai in mano qualcosa che può rompersi» la avvisò Ying portando le ciotole in tavola e asciugandosi la fronte per il caldo davanti ai fornelli
«Si, si» sbuffò quella ascoltandola «Insomma, un giorno, dal nulla, senza che io sospettassi niente... si dichiarò»
«A te?» domandò l'amica non riuscendo a prendere le bacchette in mano per la sorpresa
«Ecco, hai avuto la mia stessa reazione. A me? Perchè a me? Me lo sono chiesto più volte. Io però non lo ritenevo un bravo ragazzo: figo, famoso, affascinante; non bravo e non intelligente. Cioè in parte lo era, ma si comportava da idiota il che lo rendeva ancora più idiota»
«Mmmmh» annuì mentre tirava su i ramen «Ho capito cosa intendi, quel tipo di persone delle quali pensi "Sei bellissimo, però stai zitto"?» domandò la cinese
«Esatto, più o meno hai reso l'idea» ridacchiò piegandosi in due, rischiò di far cadere alcuni ricci nel brodo dei ramen. «Quindi cosa credi che io abbia risposto?»
«"si"?»
«"no" chiaramente!» esclamò arricciando il naso «Mica mi svendo al primo bellimbusto che incontro sulla mia strada» replicò indignata prendendo degli altri ramen. Entrambe mangiarono il loro boccone e Erina lanciò un'occhiata alla tv accesa in sala, la stanza di fianco, a volume basso. «Pensi che ti abbia trattato così per vendicarsi del tuo rifiuto di... quanti anni fa?» domandò l'amica
«Nove. Eravamo al primo anno di università. No, non credo sia vendetta. E' troppo intelligente per comportarsi in maniera simile. Però non posso fare a meno di pensare che tutto sommato il rifiuto l'abbia ferito e che quindi ora mi tenga a distanza perchè preferisce non... non lo so, forse vuole evitare che io approfitti di questo ricordo in comune e non vuole rivangarlo, o magari il suo modo di rapportarsi con le donne è cambiato in questi anni: può darsi che ora sia più distaccato e tema che io sia rimasta con l'idea di uno Sho all'opposto. Ha preferito dirmi di cancellare il passato per poterlo fare anche con me... essere distaccato intendo» concluse annuendo. Rimasero in silenzio per qualche minuto finendo la loro ciotola e guardando il programma alla televisione. Erina sparecchiò e lavò i piatti mentre Ying fece una doccia e poi si accomodò sul divano a fare zapping in televisione e usare qualche chat cinese sul portatile. Quando finì le sue mansioni anche lei si fece una doccia e si mise il pigiama. Attaccò l'iPod al computer per aggiornarlo e in pochi minuti spense tutto, pronta per andare in camera ad aprire il futon. «Apro anche il tuo?» domandò sulla soglia della porta della camera
«Mmmh si» annuì finendo di scrivere qualcosa e alzando lo sguardo su di lei «Credo andrò a dormire più tardi, non vorrei svegliarti preparando il futon»
«Allora faccio io» le sorrise pacata e fece per chiudere la porta «Ma la scatola l'hai finita?» domandò
«Macchè... il cliente ha deciso che non la vuole più ovale, ma rettangolare classica» scosse il capo scocciata «Così devo ripensare tutte le sfumature sui lati e in base a quelle rimettere la scritta. Che palle!»
«Sarà la quinta volta che ti sento dire che cambia idea» riflettè
«E' la settima, per l'esattezza» annuì Ying «Tu cosa pensi di fare? Devi lavorare fino alla fine dell'anno a questo progetto, no?»
«Si, fino a gennaio» annuì «Non lo so. Chiaramente non abbandonerò il lavoro, pare che la mia presentazione sia piaciuta molto a quelli dell'agenzia quindi credo che se mi tirassi indietro e mandassimo qualcun altro dello studio potrebbero toglierci la commissione: la Himejima mi licerebbe. In più creerei tanti problemi a chiunque, quindi devo trovare un modo per sistemare la situazione in modo da renderla vivibile»
«Cos'hai da sistemare Eri?» domandò sorpresa «Comportati come ha detto lui no? Del resto nemmeno ti piaceva tanto nove anni fa, goditi semplicemente la sua presenza come fan e il suo aiuto come collega» fece spallucce
«Si, hai ragione» rispose tentennante, stringendo la mano sulla porta
«A meno che...» fece per continuare la cinese
«Farò così. Puoi abbassare un po' il volume? Buona notte» la interruppe e chiuse la porta per allontanare i rumori della televisione.
Quando finalmente si trovò stesa rilassata sul suo futon mise gli auricolari nelle orecchie e sospirò profondamente osservando il soffitto della camera.

When I had you to myself
I didn't want you around
Those pretty faces always made you stand out in a crowd
But someone picked you from the bunch
when glance was all it took
Now it's much too late for me to take a second look

"A meno che..." quelle parole l'avevano colpita più rapide di un fulmine. Sapeva cosa sarebbe seguito, ma non voleva sentirselo dire.
Un tempo aveva rifiutato Sakurai Sho e ora, dopo nove anni, una parte di sè lo rimpiangeva. Certo era ancora convinta di aver dato la risposta giusta, perchè era quella vera, perchè il ragazzo di allora veramente non le piaceva, ma ora aveva visto cos'era diventato. Certo non sarebbero mai rimasti fidanzati tutto quel tempo da arrivare ad averlo per sè da maturo e adulto, ma se lo avesse rifiutato in maniera più carina forse nove anni dopo non l'avrebbe allontanata come invece aveva fatto quel giorno, ma l'avrebbe considerata una buona ragazza con cui poteva parlare pacificamente. Le parole erano state giuste quel giorno, la modalità no. Ma ormai era tardi.

Oh baby give me one more chance
show you that I love you
Won't you please let me
back to your heart
Oh darlin' I was blind to let you go

"A meno che...". Si girò a pancia in giù e affondò la faccia nel cuscino. Sapeva perchè ci era rimasta così male, sapeva perchè non riusciva ad accettare la richiesta di Sho di cancellare il passato: non voleva che Sho si dimenticasse di quando si era innamorato, di quando aveva provato qualcosa per lei. L'aveva notata da subito, questo le aveva detto. Aveva avuto un colpo di fulmine. «Ironia della sorte» sospirò tra sè girando la testa di lato «Ora sono io che mi sono innamorata all'istante e tu che non ne vuoi sapere».

Tryin' to live without your love
Is one long sleepless night
Let me show you girl
That I know wrong from right
Every street you walk on
I leave tearstains on the ground
Following the girl
I didn't even want around

*你吃了吗? Nǐ chī le ma? = è un saluto usato a Pechino e letteralmente significa "hai mangiato?", ma non va tradotto come tale. E' un saluto che si fa tra amici, l'equivalente di "come stai?". (dato che in cina sono sempre stati molto poveri è normale che agli amici si chiedesse se avevano mangiato, perchè non era affatto una cosa scontata all'epoca. Se avevi mangiato stavi bene, ad oggi è rimasto come saluto)
La canzone è "I want you back" the Jackson 5

main:sho, artist: arashi, ff:[language]italiano, ff:[type]long fic

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