DATI
Titolo: Akai Ito
Capitolo:
Prologo -
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Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale
Pairing: Sakurai ShoxOC / Masaki AibaxOC
Rating: PG
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Trama: Un filo ci lega alla persona cui siamo destinati: non importa il tempo che dovrà passare o le distanze che ci separano. Ma se questa persona fosse proprio davanti a noi e non riuscissimo a riconoscerla? Se la considerassimo antipatica tanto da non degnarla neanche di uno sguardo? E se l'avessimo trovata e noi stessimo vacillando nei dubbi? E ancora, cosa dice che non l'abbiamo già persa?
NOTE
Ma perchè pubblico sempre di notte? O_o
Mah XD
Mi piace questo capitolo *sorrisetto malizioso* ma lascio a voi i commenti.
Io invece dirò che già tempo fa mi ero messa a pensare ai nomi dei personaggi femminili scritti in kanji. Il cognome di Kokoro era stato pensato già un anno fa, anche prima di scrivere "Ame". Era un bellissimo cognome che avevo trovato e che volevo usare prima o poi: lei è perfetta per averlo. Dopodichè, parlando di Akai ito in particolare, il nome di Tomomi è stato il primo che ho pensato in kanji. Sapevo già come si scriveva e proprio per come viene scritto stava bene su di lei. Poi quando ho cominciato a scrivere questo capitolo ho risolto che dovevo cominciare a scegliere anche i nomi delle altre e quelli per i cognomi (chi sa il coreano sa che anche i loro nomi hanno dei corrispettivi hanjia, quindi anche Yu-yun ha i suoi ^.^).
E' stato divertentissimo! XD
Ok scusate questa divagazione °_° non gliene frega niente a nessuno lo so >__<
Ma se esistesse qualcuno interessato farò la spiegazione dei kanji scelti ^^"
Altra cosa che non frega a nessuno: è da quando scrivevo Ame che volevo far dire a qualcuno che mettersi con la vicina di casa era una cosa molto da Aiba. Sono felice!! (solo io ho simili stupide felicità per dettagli così ridicoli o.o)
Enjoy! (?)
P.S. il capitolo è dedicato a a nakashima. che è ammalata con una febbre preoccupante >.< rimettiti presto!!
22. A bitter aftertaste
Quando Sho entrò nel camerino, tornando dai distributori del piano superiore, trovò che erano arrivati tutti. «Buongiorno» salutò verso Nino e Aiba che prima non c'erano. «Buongiorno» salutarono in coro i due senza però girarsi verso di lui: i due parrucchieri erano impegnati a sistemare i loro capelli prima della registrazione quindi non dovevano muoversi. «Hai letto la terza pagina?» domandò Jun avvicinadoglisi. Sho gli prestò attenzione e si mise a chiacchierare con lui leggendo il canovaccio della puntata. "Forse è presto per dirlo, dopotutto sono passati solo due giorni dal concerto, ma ho l'impressione che l'umore di Jun abbia cominciato a migliorare a partire dal primo live. E' vero che il pubblico ci dà sempre una grande forza. Se non ci fossero i fan non saremmo nessuno, ma non è solo questo no?" rifletteva mentre indossava i vestiti di scena "Non è solo una questione di successo. E' proprio un fattore psicologico: è perchè ci sono persone che credono in noi, che si appoggiano emotivamente al nostro lavoro e a quello che tentiamo di trasmettere, che anche noi siamo capaci di andare avanti". «Che espressione intensa» pronunciò Aiba che gli comparì al fianco, con il viso ad una manciata di centimetri da lui
«Che espressione cretina» gli rispose Sho girando lievemente il viso verso di lui «Sei tanto vicino che stai strabuzzando gli occhi»
«Posso fare di meglio, guarda» ridacchiò incrociandoli ancora di più. Risero entrambi e in quel momento anche il parrucchiere che si occupava di Nino uscì dal camerino. «Dieci minuti e cominciamo!» annunciò un aiuto regia affacciandosi e richiudendo la porta
«Siiii» risposero tutti in coro, ognuno alzando gli occhi da ciò che stava facendo (tranne Ohno che aprì un occhio senza muoversi dal divanetto). Poi rimasero il silenzio. Erano tutti allegri, ma parlavano poco. La stanchezza continuava a farsi sentire, non bastava un lunedì a riprendersi da un weekend di concerti, senza contare che il giorno prima sia lui che Jun, a differenza degli altri, avevano lavorato. «Ecco...» d'un tratto la voce di Aiba ruppe la tranquillità del camerino
«Nh?» mugugnò Nino continuando a guardare la rivista che stava sfogliando invece di leggere il copione
«Avreste cinque minuti da dedicarmi?» domandò piano. Quella domanda era insolita da parte sua: se voleva attenzione di solito faceva baccano, diceva una sciocchezza e l'aveva. Chiederla con tanto garbo significava che doveva aver qualcosa da dire che voleva ascoltassero seriamente, con attenzione. «Che succede?» domandò Sho chiudendo il copione e appoggiandolo sul tavolo
«Niente. Però desidero dirvi una cosa e vorrei che mi ascoltaste» spiegò con un sorriso tranquillo «Dopo le riprese dovete scappare tutti?»
«Perchè dopo le riprese?» domandò Nino «Diccelo ora, no?»
«Ha ragione. Abbiamo tempo» annuì Jun. Masaki spostò lo sguardo sul Riida che era perfettamente sveglio e annuì per incoraggiarlo a parlare: Sho non potè fare a meno di chiedersi se quel furbastro di Satoshi non sapesse già qualcosa. Aiba staccò la schiena dalla sedia e appoggiò le mani sulle ginocchia, tendendo le braccia. Guardò a terra e prese un respiro profondo prima di guardarli tutti «Mi sono fidanzato» annunciò. Trattenne il fiato per qualche secondo, prima di correggersi «Cioè... detta così sembra una cosa ufficiale con anelli e tutto» scosse il capo, imbarazzato «Voglio semplicemente dire che ho una ragazza»
«Sumire?» domandò Nino
«Eh? No, no... non la sento da mesi ormai!» scosse il capo Aiba «Questa è una cosa seria. O meglio, per me lo è»
«Ma... chi è?» domandò Sho. Tra tutti era chiaramente il più sbalordito: non solo aveva sempre pensato fosse innamorato di Erina, cosa che aveva sfatato poche settimane prima, ma non aveva mai preso in considerazione che l'amico potesse avere altre per la testa. «E' un...» fece per riprendere quello
«No, aspetta! "pasticciera"!» esclamò poi, d'improvviso si era ricordato di qualcosa che Erina gli aveva accennato, ma sul momento non ci aveva dato peso (aveva altro di cui preoccuparsi). L'amico sbattè le palpebre, sorpreso «Come lo sai?»
«Come sa, cosa? Ehi, cosa ci siamo persi?» chiese stizzito Nino «Se non è Sumire da dove spunta questa? Ammetto di averti preso in giro ultimamente per il tuo comportamento da adolescentello alla prima cotta, ma...»
«Vuoi prenderlo in giro anche in un simile frangente» commentò Jun, incredulo
«Non è una cotta!» esclamò con decisione Aiba, stringendo le mani, chiudendole a pugno. Si zittirono tutti davanti a quell'uscita così convinta. «Sto parlando sul serio. Lei è una mia vicina... più o meno. Si è trasferita nel mio stesso quartiere un po' di tempo fa, per questo ci siamo conosciuti» cercò di spiegarsi
«Quando vi siete conosciuti?» chiese Nino, più seriamente
«All'inizio della primavera di quest'anno. Mia madre mi aveva mandato a comprare dei dolci da mangiare quando saremmo andati all'hanami* e lei lavora alla pasticceria di quartiere»
«Ci stai prendendo in giro o è la verità?» domandò Sho, stranito
«E' la verità, perchè?» rispose Aiba, colpito da quella strana domanda
«E' assurdo!» esclamò quello «Sembra la trama di un manga per ragazzine» e Jun si disse d'accordo
«Ma è la verità!» esclamò arrossendo «Mi piaceva, ma non ci siamo messi insieme subito. Abbiamo passato tantissimi mesi senza sapere niente dei reciproci sentimenti. Si è dichiarata lei il mese scorso»
«Un attimo» lo bloccò Ohno «A Luglio? Quindi lei c'entra qualcosa con il fatto che hai passato due settimane senza mangiare dolci di alcun tipo?» domandò aggrottando le sopracciglia
«Precisamente» annuì abbassando lo sguardo «E' successo perchè io non le ho risposto subito, sono stato combattuto per molto tempo, poi ho improvvisamente scoperto che sarebbe partita per l'estero per due settimane e sono riuscito a dirle tutto solo prima che prendesse l'aereo» spiegò con serietà ciò che era successo «Dato che per colpa del mio impensierirmi non abbiamo potuto condividere nessun momento particolare insieme ho deciso di aspettare il suo ritorno prima di mangiare di nuovo dolci. Forse è un po' scema come idea, ma non sapevo che altro fare. Poi è tornata e abbiamo avuto qualche incomprensione. Io... non le ho mai scritto quando era via e si è arrabbiata» ammise vergognandosi «Ma ci siamo chiariti. Abbiamo dissipato gli ultimi problemi in questi giorni e adesso.... beh adesso è tutto tranquillo. Quindi solo ora mi son sentito sicuro di potervi dire tutto». Quando il suo racconto finì i ragazzi ridacchiarono o tirarono un sospiro di sollievo «Lo avevamo notato da un po' che qualcosa bolliva in pentola» sospirò Jun «Stavamo solo aspettando ce ne parlassi tu»
«L'avevate capito?» domandò stupito
«Sei un libro aperto Aiba chan» annuì Nino «Ma hai anche un modo tutto tuo di ragionare che non capiamo sempre quindi abbiamo smesso di farci troppe domande anche quando è chiaro che qualcosa non va. Tanto sappiamo che quando è il momento vieni a dirci tutto. E' quello che è successo no? Era questo il momento»
«E' vero, mi spiace di avervi fatto preoccupare» disse inchinandosi con il busto
«Va bene così» annuì Satoshi «A noi vai bene così Aiba chan, non devi chiedere scusa» e tutti annuirono con un sorriso. Il ragazzo li guardò uno ad uno, con le lacrime agli occhi «Ragazzi!» esclamò al colmo della commozione «Vi voglio bene!». Gli altri risero. «Si comincia!!» annunciò l'assistente affacciandosi al camerino e lasciando aperta la porta. I ragazzi si alzarono dal loro posto. «Pensandoci... non vi sembra che sia proprio Aiba-style innamorarsi della ragazza della porta accanto?» domandò Sho ridendo di cuore mentre uscivano dalla stanza
«Eh? Sul serio?» chiese quello, colpito
«Hai ragione, è proprio da Aiba chan» rise Jun avviandosi lungo il corridoio degli studi
«Quando ce la presenti?» domandò Nino con un ghignetto stampato in faccia
«Sembri un maniaco. Aiba chan non presentargliela» lo prese in giro Satoshi «Non ci hai ancora detto come si chiama»
«Kokoro» disse Sho «Adesso mi ricordo: al rinfresco per il concerto mi hai detto che ti piaceva questa "Kokoro"»
«Tu sapevi e hai lasciato passare giorni e giorni senza dirci niente? Senza domandargli chiarimenti?» fece sbalordito Nino «Sei imperdonabile! Come hai potuto? Come hai fatto? Io non sarei riuscito a dormire, divorato dalla curiosità»
«Questa tua vena pettegola è insopportabile» lo accusò Jun, che stava comunque ridendo di gusto
«Si chiama Hanayaka Kokoro» rispose Aiba, con una vena di orgoglio nella voce
«Hanayaka Kokoro eh?» domandò pensieroso Ohno «Caspita, che bel nome. Comunque lo si scriva il nome ha comunque un bel significato**». Entrarono nello studio e si fermarono prima del varco per l'entrata in scena, il direttore diede loro le prime indicazioni mentre gli operatori dietro le quinte istruivano il pubblico sui segnali che sarebbero stati dati loro. Ringraziarono per la spiegazione e rimasero in silenzio dietro le quinte, aspettando il segnale per entrare in studio. «Aiba chan» Sho sentì la voce di Jun che richiama l'amico a bassa voce. In realtà potevano sentirlo tutti e quattro in quello spazio e la sua voce era più bassa del solito solo perchè non fosse captata da esterni al gruppo, se avessero sentito loro non ci sarebbe stato nessun problema. «Per prima... grazie per la tua sincerità» disse impacciato, era rimasto indietro apposta per tenere Masaki alle spalle degli altri tre
«Ma che dici? Grazie a voi per avermi ascoltato. Ero un po' teso» ridacchiò spensierato quello
«So che non sono fatti miei, mi considererai un impiccione, ma... volevo solamente assicurarmi che fosse tutto a posto tra te e questa Hanayaka san» fece con un mezzo sorriso «E' che hai detto di aver aspettato a parlarle e che hai chiarito solo all'ultimo. Se posso...»
«Parla» lo incitò l'amico
«Non farlo mai più» scosse il capo «So che suonano come delle parole presuntuose, però...» farfugliò passandosi una mano sugli occhi «Non puoi mai sapere cosa succede. Non rimandare le cose importanti, non vorrei che tu avessi rimpianti. Capisci cosa voglio dire?» domandò piano. Sho, Nino e Satoshi, continuavano a guardare avanti a sè, rimanendo in silenzio. «Sì, capisco» confermò Masaki, il tono di voce più profondo, serio. Sì, capivano. Capivano tutti il significato profondo di quelle parole: non erano state dette per presunzione, quella era una preoccupazione reale e sentita da parte di Jun.
Uscì dalla sala riunioni che stavano ancora ridendo di gusto. «Allora vi ringrazio ancora per l'opportunità che ci avete offerto» diceva l'uomo in completo e il viso abbronzato
«Grazie a voi per il prezioso aiuto, spero vogliate accordarcelo anche per le prossime date» disse Ogura uscendo dietro di lui
«Anche perchè se non lo farete ci ritroveremo seriamente nei guai, si immagina un concerto al buio?» scosse il capo Erina, che veniva per ultima e chiudeva la porta. L'uomo rise di gusto «Potete contare su di noi anche per le date al Tokyo Dome» li rassicurò «Purchè la vostra segretaria sia ancora la signorina, ha una simpatia travolgente» disse con uno smagliante sorriso rivolto alla ragazza. Lei arrossì e ringraziò con un inchino, poi dopo altri innumerevoli inchini, l'ospite uscì dall'ufficio in compagnia del collega.
Finalmente potè tirare un sospiro di sollievo. Avevano discusso per ben due ore con il rappresentante della compagnia a cui avevano affidato l'allestimento e la cura delle luci del concerto: c'erano stati alcuni intoppi ed incomprensioni durante i due live di quel weekend e, irritati, avevano chiesto un compenso maggiore a quello pattuito. «Mi sembra di capire che sia andata bene» fece Kimura dalla sua scrivania
«Si, abbiamo chiarito e probabilmente accetteranno il compenso pattuito fin dall'inizio» annuì lei con un sorriso
«Certo che quando vuoi una cosa riesci sempre ad ottenerla, eh?» ridacchiò il collega «Si può sapere come fai?»
«Sono abile e scaltra» rispose arricciando il naso
«A me sembra piuttosto che tu abbia fatto colpo su di lui» ridacchiò vedendola arrossire «Scherzavo, scherzavo!» esclamò. Il telefono suonò in quel momento ed Erina si avvicinò alla scrivania per rispondere. Mentre parlava alzò lo sguardo verso i vetri dell'ufficio. Fuori cominciava ad essere scuro e poteva vedere così la sua figura riflessa debolmente sulla superficie trasparente delle finestre. Si sedette alla scrivania ed accavallò le gambe girandosi verso il resto della stanza: aveva preso il vizio di girare a destra e a sinistra sulle seggioline girevoli dell'ufficio, ma se rimaneva con le gambe sotto la scrivania rischiava di dare calci da tutte le parti. Mentre guardava il riflesso dell'ufficio e parlava al telefono si accorse della porta che si apriva. Il cuore le arrivò in gola e tornò giù in pochi secondi: Sho era comparso sulla porta, dopo aver bussato ed essere entrato silenzioso, sentendo che lei stava parlando. La ragazza deglutì «Eh? Si.. si certamente» rispose distrattamente prima di volgere il capo verso l'entrata. Si inchinò timidamente per salutare Sho «Può mandarceli via email, ha l'indirizzo vero?» diceva nel mentre. Lui rispose con un sorriso, quindi le passò davanti per avviarsi alla scrivania di Kimura che lo salutò a mezza voce «Oh! Sakurai san, buona sera!». Erina non riuscì a trattenersi dal guardarlo da capo a piedi, come se si nutrisse della sua figura. Dato che le era impossibile trattenersi ne approfittò anche per guardargli il fondoschiena una volta che ebbe superato la sua postazione, passando lungo il corridoio delle scrivanie. «Non credevo che passassi ormai» diceva il collega
«Buona sera. Sì, manca poco alla fine del vostro orario di lavoro, lo so. Ma era tanto che non passavo e dopo il concerto non ho avuto modo di passare a ringraziarvi» spiegò il ragazzo. Indossava una camicia a quadri, sbottonata, celeste chiaro, con sotto una canottiera grigia che gli rimaneva aderente al corpo mettendogli in risalto i pettorali. Ad Erina piaceva vestito in qualsiasi modo. "Meglio ancora se svestito" si diceva tutte le volte, ma quando lo vedeva entrare in ufficio in jeans, con quello stile così casual, si diceva sempre che se mai avessero avuto un appuntamento l'avrebbe voluto vestito a quel modo.
Ringraziò al telefono e interruppe la comunicazione. «Buona sera Erina san» la salutò immediatamente lui. Si trattenne dal sobbalzare vistosamente, ma da quando era entrato si era sentita improvvisamente agitata e sulle spine. Non si erano visti per giorni, solo una settimana prima era passato di lì e aveva salutato rapidamente tutti, poi era sparito, risucchiato dal vortice di prove e impegni pre-concerto. Insomma, dopo la loro promessa di essere amici non avevano più avuto occasione di parlare. «Che sorpresa Sakurai san, eri da queste parti?» domandò cercando di fingersi tranquilla
«Veramente no, ma mi sembrava giusto passare da voi»
«Dice di volerci ringraziare per il lavoro svolto, ma manca Ogura san» spiegò Kimura
«E' uscito poco fa con un collaboratore, mi spiace. Siamo stati molto occupati anche noi» spiegò la ragazza
«Hai una copia dei risultati dei primi concerti?» domandò il giovane avviandosi alla scrivania assegnatagli, per posare lo zaino che si portava sempre dietro
«Ah si, l'ho stampata oggi» si ricordò. Rovistò tra le sue carte e recuperò il plico con sopra il biglietto che riportava il suo nome «Ecco...» fece per alzarsi, ma se lo ritrovò inaspettatamente di fianco alla scrivania. "Oh, e piantala! Non puoi fare così per ogni minima cosa, calmati!" si impose. «Grazie» fece Sho prendendo i fogli e guardando il post-IT giallino «Questa volta non ci hai scritto niente?» domandò fingendosi deluso
«Eh?» fece lei spaesata
«Sugli altri bigliettini mettevi delle frasi. Erano carine» spiegò
«Ah, è vero. Mi dispiace... le ho stampate stamattina e non ho avuto modo di...» cercò di giustificarsi abbassando lo sguardo. Almeno finchè lui non ridacchiò «Va bene, va bene. Non importa, però non mi dispiacevano» le disse divertito prima di tornare alla sua scrivania.
Si piegò sui fogli, incrociando le braccia sulla scrivania e puntò gli occhi sulle prime righe ma si mise a pensare a tutto, meno che a ciò che stava guardando. "Non sarei dovuto passare! Imbecille!" pensò mordicchiandosi il labbro inferiore "Domani pomeriggio non avrò niente da fare dopo pranzo, perchè non ho resistito e rimandato? Sono un cretino, è stato strano per tutti che mi fossi presentato in questo momento: ancora un'ora e avranno finito di lavorare, quale persona normale si presenterebbe in ufficio alla fine della giornata lavorativa? Devo essere suonato" continuò ad insultarsi. Piegò il braccio per appoggiare la guancia ad una mano e alzò gli occhi per guardare verso la finestra. Il fatto che fuori fosse ormai scuro gli dava la possibilità di vedere l'ufficio riflesso nei vetri e, quindi, anche di sbirciare i movimenti di Erina senza rischiare di essere colto sul fatto. Indossava una camicia bianca a maniche corte e una gonna di seta color indaco che le stringeva il corpo partendo poco sotto il seno, finendo quasi al ginocchio. La stoffa leggera si piegava ad ogni movimento e lei doveva essersi seduta con poca attenzione, così che il bordo della gonna si era alzato più del normale. Quando era entrato in ufficio la prima cosa che aveva notato erano le gambe snelle della ragazza, allungate ancora di più dalle eleganti scarpe bianche, con tacco di otto centimetri. Non si capacitava di come facesse a camminare con quelle addosso, ma quello di cui era certo era che ogni volta che vedeva le sue gambe cominciava ad agitarsi e ad eccitarsi. Apparentemente comunque era riuscito a nascondere l'effetto che gli aveva fatto quella visione quando era entrato in ufficio. La guardò muoversi per l'ufficio per recuperare delle stampate, poi si costrinse a degnare almeno di un'occhiata veloce il lavoro che aveva stampato per lui. "A questo punto come devo comportarmi con lei?" si chiese mente leggeva le prime righe "Non devo più trattenermi per aver timore di un amico innamorato della stessa ragazza, ma non posso escludere che le piaccia qualcuno che io nemmeno so che esista. Però se tutti pensassero così allora nessuno si metterebbe mai con nessun altro, no? Quindi è un pensiero inutile: sì" annuì tra se e i suoi occhi si bloccarono su una riga del foglio. La rilesse una paio di volte e aggrottò le sopracciglia, quindi, pensieroso, si alzò dalla scrivania e si avvicinò a quella della ragazza. «Si?» domandò lei, dopo che Sho si era fermato al suo fianco senza dire niente, continuando a guardare il foglio. «Ah si, scusa» si riscosse il ragazzo «Puoi spiegarmi un attimo questi conti? Non riesco a capire» disse appoggiando i fogli davanti ad Erina
«Certamente, quali di preciso?» chiese lei abbassando lo sguardo sulla tabella
«Queste righe qui... forse mi sfugge qualcosa dell'accordo?» domandò piegandosi ad indicarle la riga. Lei rimase qualche secondo in silenzio a rileggere il punto indicato poi annuì e cominciò a spiegare. Furono quegli attimi di silente rilettura che diedero a Sho l'occasione di distrarsi di nuovo. Le si era avvicinato e, piegato sulla scrivania al suo fianco, era finito con l'avvicinarsi più del normale. I ricci che erano sfuggiti alla crocchia sulla nuca dondolavano piano lungo il collo bianco della ragazza e lui si era fermato a guardarli, respirando profondamente il lieve profumo dello shampoo. Nonostante fosse preso da quella visione si rese conto che il tono della voce di Erina si stava esaurendo, segno che la sua spiegazione sarebbe presto finita. «Puoi chiarirmi anche questo punto?» domandò a mezza voce, indicando una riga qualsiasi di una tabella a fondo pagina. La ragazza sembrò irrigidirsi per qualche secondo, quindi annuì e riprese a parlargli. Dal canto suo, lieto di aver allungato facilmente quell'attimo, riprese a guardarle la pelle chiara e seguì con gli occhi la linea morbida del collo, sbirciando il punto in cui si univano le clavicole. «Comunque c'è una tabella riassuntiva a fine fascicolo, ho pensato fosse comodo farla in casi come questo» concluse Erina girandosi verso di lui «Va bene?»
«Nh?» sbattè le palpebre e la guardò. La distanza tra loro era troppo breve per una semplice chiacchierata di lavoro e la vide arrossire non appena incrociò il suo sguardo. «Sì, penso di sì» annuì Sho sorridendo, leggermente divertito: non si chiese se lei avesse notato o meno dove stavano guardando realmente i suoi occhi, per un attimo si era semplicemente sentito euforico al vederla arrossire. Non poteva sapere se provasse qualcosa per lui, ma perlomeno non era indifferente alla sua bellezza. Riprese il suo foglio e la ringraziò tornando alla sua scrivania.
"Maledetto! Vuole farmi morire?" pensava in preda all'agitazione, mentre si riempiva un bicchiere con l'acqua della bottiglietta che aveva sulla scrivania. "Venirmi così vicino senza che mi potessi preparare psicologicamente. Ma avrà ascoltato quello che ho detto poi? Mi sembrava da tutt'altra parte con la testa. E io che mi son pure impegnata a spiegargli quelle cose nonostante mi sentissi il suo respiro sul collo" arricciò il labbro inferiore, ma si mise una mano sul collo, accarezzandolo. "Avrà notato che sono arrossita? E quando mi ha parlato nell'orecchio? Avrà visto la mia reazione? No, forse no, non mi vedeva in viso" sospirò socchiudendo le labbra e guardando Sho con la coda dell'occhio "Se solo provo ad immaginare quali cose vorrei che mi sussurrasse...". Ci pensarono i movimenti di Kimura a risvegliarla prima che si spingesse troppo in là con la fantasia. «Io comincio ad andare o perdo il treno. Ci vediamo domani Erina san» salutò l'uomo spegnendo la luce della scrivania e raccogliendo rapidamente le sue cose «Sakurai san, organizziamo una nuova uscita di ufficio così potremo festeggiare tra noi»
«A presto Kimura san, otsukaresama deshita» salutò Sho inchinandosi verso di lui
«Otsukare, otsukare» rispose quello trafelato, prima di uscire e chiudere la porta. Il rumore secco dell'anta che si chiudeva sembrò rimbombare nell'ufficio, la cui aria sembrò cominciare a farsi tesa. "Kimura san!!! Che cosa fai? Ci lasci da soli?" si disperò internamente Erina, sentendosi in parte felice e in parte a disagio. «Ah!» esclamò l'uomo riaprendo la porta. Sia lei che Sho saltarono sulla sedia almeno di due buoni centimetri «Oh scusate...» ridacchiò «Dicevo, ricordati che se hai bisogno... puoi lasciare i fogli sulla mia scrivania prima di andare» fece rivolto ad Erina prima di sgusciare nuovamente fuori dalla porta. Entrambi i ragazzi rimasero a guardare l'uscio con gli occhi sgranati «Diavolo! Mi ha fatto prendere un colpo!» esclamò Sho
«Anche a me... Kimura san è ninja»
«Seriamente, tu hai sentito che abbassava la maniglia?» domandò lui stupito
«Per niente» "Anche se devo ammettere di non averci fatto caso" aggiunse tra sè
«Come fai a lavorare con questa gente paurosa?» ridacchiò Sho scuotendo il capo
«Solo Kimura san è così. Ogura san inciampa sempre dappertutto, quindi c'è quasi sempre qualche rumore a precedere il suo arrivo» spiegò Erina riflettendo «Per quello ci meravigliamo sempre del passo leggero di Kimura san. Un giorno a pranzo abbiamo ipotizzato la scala gerarchica dell'antica famiglia Ninja dei Kimura» rise ricordando quei momenti di svago sul lavoro
«Voglio saperla anche io un giorno» si impuntò Sho «Accidenti! Sembra che vi divertiate un sacco voi tre, mi piacerebbe essere più presente!» esclamò con un sospiro, chiudendo i fascicoli. Erina non rispose subito. Spense il computer e la luce sulla scrivania «Farebbe piacere a tutti averti con noi, ma hai già tanto da fare. Fai un lavoro importante, tante persone contano su di voi: non puoi deluderle» spiegò pacata la ragazza mentre sistemava i fogli e le penne
«Forse hai ragione, non dovrei lamentarmi. Non è giusto. Infondo sono uno dei pochi al mondo che fa un lavoro divertente. A volte non sembra nemmeno un lavoro» riflettè
«Però, quello che siete diventati, dover mantenere un certo standard o non deludere le aspettative del pubblico... a volte queste cose non ti pesano?» domandò alzandosi e mettendo gli ultimi fascicoli sulle scrivanie dei colleghi «Io spesso devo solo contare dei numeri. E' una responsabilità, ma non è ancora più difficile avere a che fare con le emozioni delle persone?». Sho non le rispose e lei rimase in silenzio "Come diavolo siamo finiti da una situazione tanto tesa a parlare di sciocchezze e poi di cose serie?" si domandò stupita. «Forse ho parlato troppo» sospirò non sentendo alcuna risposta dal ragazzo e recuperò la borsa
«No, scusa. Stavo solo riflettendo» rispose infine «E' che hai detto delle belle parole e sono rimasto colpito» sorrise alzandosi dalla sedia a sua volta
«Oh... grazie» farfugliò Erina abbassando lo sguardo e avviandosi verso la porta dell'ufficio. "Belle parole? Al diavolo, eravamo da soli: perchè non ne ho approfittato?" si maledì prendendo la maniglia tra le dita "Sì, certo, e cosa gli avrei potuto dire: non ti sembra che faccia caldo in questo ufficio? Bah... patetica!" fece per aprire la porta, ma lo spiraglio creato si richiuse subito dopo, sotto la spinta della mano di Sho. Le era arrivato al fianco e l'aveva trattenuta. «S-si?» domandò guardandolo stupita. Solo con quei tacchi vertiginosi arrivava alla sua stessa altezza e poteva guardarlo negli occhi anche stando in piedi. Se possibile, il suo sguardo faceva ancora più effetto ora che pareva più vicino. La guardava con serietà e decisione, ma in pochi attimi quella compostezza parve sciogliersi come neve al sole. Il ragazzo abbassò lo sguardo e scosse il capo «Niente, niente... è solo che mi chiedevo se avessi la serata libera» spiegò parlando rapidamente «Cioè, non oggi. Intendo uno di questi giorni»
«Una serata libera?» chiese Erina senza fiato
«Si, precisamente»
«Io?»
«Ehm... sì» rispose Sho aggrottando le sopracciglia davanti a tante domande. Erina non credeva alle sue orecchie e non riusciva a trattenersi dal chiedere delle conferme. «Cioè, scusa se te lo chiedo. E' solo che vorrei capire bene» provò a formulare una domanda sensata «Ma... è una domanda fatta così, tanto per sapere cosa scrivo sulla mia agenda degli impegni? Oppure mi stai chiedendo di uscire?»
«No, è che sto facendo una ricerca per il mio prossimo servizio: "Cosa fanno in media le giovani tokyote la sera"» rispose Sho storcendo il naso
«Oh» annuì lei
«Ma "oh" cosa? Ti sto prendendo in giro!» esclamò il ragazzo
«Ah! Ho capito!» annuì lei confusa «E... quindi?». Si rendeva conto di suonare cretina, ma già l'ipotesi che Sho le potesse chiedere di uscire le mandava in tilt il cervello, se poi lui cominciava a mischiare le carte in tavola e prenderla in giro non ci avrebbe capito niente. «Ti sto chiedendo di uscire» ammise infine il giovane «E' che volevo chiede a Jun di fare un uscita tranquilla. Ho pensato che accetterà più facilmente ora, soprattutto se usciamo con... persone che non sono del nostro ambiente» le disse staccando la manod alla porta
«Ammetto di non capire» fece Erina «Cosa c'entra Matsumoto san?»
«Sì, ecco... negli ultimi mesi era giù di morale, ma da domenica sembra stare meglio. E' anche venuto al piccolo party con lo staff, sabato sera, dopo il primo concerto. Pensavo che stavolta potrebbe accettare» cercò di spiegarsi
«Dovremmo uscire io, te e Matsumoto san?» chiese con la voce che le si alzava di un'ottava. Uscire loro due era con conto, uscire lei e due degli Arashi era un altro. Entrambe erano delle vere e proprie botte di fortuna e non sapeva dire quale delle due le sembrava meglio dell'altra. «Se non devi scappare a casa ti spiego» fece lui accennando ad uscire in corridoio. Erina annuì. Chiusero le luci e lasciarono l'ufficio. Si avviarono in silenzio verso le porte dell'ascensore. "Non riesco a spiegarmi come il discorso abbia preso una simile piega, ma... tutto sommato non mi dispiace" sorrise tra sè "Se l'atmosfera fosse rimasta tesa non so se ce l'avrei fatta a sopportarla". Oltrepassarono le porte scorrevoli e Sho schiacciò il pulsante del piano terra. «Per quel che ne sappiamo noi, sono quasi due mesi che Matsujun non esce. Rifiuta i nostri inviti, gentilmente ma li rifiuta e noi siamo stati tutti comprensivi: non abbiamo insistito e dopo un po' abbiamo smesso di chiederglielo, pensando che anche per lui non dovesse essere facile dire di no ogni volta»
«Credo che avrei avuto la vostra stessa reazione» annuì Erina «E il fatto che il suo umore sia migliorato dopo i concerti ti ha spinto a pensare che ora potrebbe accettare?»
«Sì, o perlomeno credo di voler fare un tentativo» annuì Sho
«E perché mai con me? Nemmeno ci conosciamo» domandò sorpresa
«Per quello, magari uscire con qualcuno con cui non ha bisogno di fare grandi discorsi lo aiuta. E poi, a volerla dire tutta...» fece una pausa squadrandola «Sei l'unica persona che conosco che piaccia sempre a chiunque incontra. Almeno con te vado sul sicuro, è praticamente impossibile che non si trovi bene con una tipa adattabile come te, Erina san»
«Spero che sia un complimento» boffonchiò dubbiosa
«Lo è, per lui sarà come avere un secondo Aiba. E loro due vanno molto d'accordo!» rise divertito Sho
«Ehi, no! Questa non era carina!» esclamò indispettita «E poi, scusami, ma non credo sia il caso di uscire da sola con due uomini»
«Pensi che potremmo farti qualcosa?» la guardò incuriosito mentre si aprivano le porte dell'ascensore «Non potremmo mai. In quanto idol dobbiamo avere sempre comportamenti responsabili». "Il che significa che se non fossi un idol, mi inviteresti fuori e mi porteresti a letto senza troppi complimenti?" concluse tra sè la ragazza camminando per l'atrio "Ah no, fermati qui... l'idea potrebbe anche piacermi! Cambia argomento, cambia argomento!!". «Proprio per questo» insistè «Nello sfortunato caso in cui dovessero scoprirci non sarebbe bello se si scoprisse che due membri degli Arashi sono usciti con una ragazza sola»
«Pensi che con due sarebbe meno scandaloso?» domandò Sho con un risatina nervosa
«Penso che con due lo scandalo di un ménage à trois sia evitabile e che in quattro sia più plausibile l'idea di un'uscita tra amici» spiegò uscendo all'aperto. L'aria calda che si alzava dal marciapiede era irrespirabile. «E tu pensi di conoscere qualcuno che sappia comportarsi in maniera normale se esce con due personaggi famosi?» domandò il ragazzo con il tono di chi è poco convinto. Erina rimase in silenzio, pensierosa. Si erano fermati entrambi davanti all'entrata della JE. «Intanto dimmi quando» sospirò e prese il cellulare dalla tasca cercando il calendario
«Il ventinove sera?» propose lui «Credo che Matsujun non debba registraree noi non dovremmo alzarci troppo presto il giorno dopo»
«Uhm...è domenica. Non posso, ho gli allenamenti» scosse il capo la rossa «Possiamo fare tra una settimana? La sera del martedì è sempre tranquilla per voi e il mercoledì mattina le riprese non cominciano molto presto, giusto? Inoltre in un giorno feriale c'è meno gente in giro per locali la sera, no?» riflettè guardando il calendario
«Sì, hai ragione. Ho scelto un giorno a caso senza pensare al week end» annuì «Quindi il trentuno?» lei annuì «Va bene, lo propongo a Jun. Tu sapresti trovare qualcuno di libero il martedì sera?» sembrava sempre un po' scettico. Erina guardò il calendario "Non ha tutti i torti, chi mai se la sentirà di uscire a bere qualcosa nel mezzo della settimana? E soprattutto chi, tra queste persone, è qualcuno che non farebbe scenate di panico al dover uscire co..." «Trovata!» esclamò d'improvviso «Lei va benissimo, ne sono certa. Lascia fare a me» sorrise
«Va bene mi fido» annuì rincuorato «Ti ringrazio per aver accettato, mi dai veramente una mano» si inchinò leggermente «Posso darti un passaggio a casa?»
«Accetterei volentieri, ma si vede lontano un miglio che hai bisogno di riposare. Vai diretto a casa e dormi» scosse il capo. Sarebbe tornata con lui, ma doveva essere stata una giornata difficile per Sho e non se la sentiva di assecondare un capriccio personale a discapito della sua salute: avrebbe preso la metropolitana -come tutti i giorni comunque- per il bene della salute del ragazzo che le piaceva!
«Sakurai san» domandò dopo che si furono salutati, prima che ognuno si voltasse per andare nella propria direzione «Sono indiscreta e ti chiedo il motivo per cui Matsumoto san era triste in questi mesi? Suppongo fosse uno dei motivi per cui non è stato lui ad occuparsi dell'organizzazione insieme a noi» riflettè
«Non se n'è occupato lui perchè ha il drama da girare. Sono molti anni che non fa un drama estivo, quindi non si è mai posta la questione. Per come è fatto lui credo avrebbe fatto entrambe le cose, in una situazione normale. Ma immagino che sia stato il suo stato d'animo ad indurlo a prendere questa decisione finale» spiegò Sho stringendo la mano sulla cinghia dello zaino che gli pendeva da una spalla
«Te lo chiedo per evitare di fare delle gaffe quando usciremo, non per lamentarmi del fatto che non abbia lavorato lui con noi. Anche tu stai lavorando bene» aggiunse con un filo di voce. Sho le sorrise, ma improvvisamente sembrava un sorriso triste invece che uno divertito o dolce, com'era di solito. Rimase in silenzio qualche secondo, fissando il cielo scuro e le cime dei palazzi illuminati del quartiere di Akasaka. «Ai primi di Luglio è morta una persona a cui teneva molto» disse poi, tutto d'un fiato.
*l'hanami, come dice il suo stesso nome (hana -fiori- mi -guardare) è la tradizione di fare un picknick sotto i ciliegi per osservarne la fioritura
**Si fa riferimento al fatto che i nomi giapponesi vengono scritti con i caratteri cinesi e che spesso il significato dei nomi dipende quindi dai caratteri usati. Per scrivere il nome di Kokoro ci sono molte possibilità, ma tutte le combinazioni di caratteri possibili hanno dei significati molto belli.