Ci si rivede dopo meno di un mese? Carramba, che sorpresa! XD
Oggi avrei dovuto sfruttare il giorno di vacanza per finire i compiti per la scuola, ma dato che un mio professore mi ha recentemente fatta molto incavolare, ho deciso di ignorare la sua sceneggiatura e scrivere MMID XD Che sono anche riuscita a finire mentre guardavo Game of Thrones e Shinigami-kun, quindi sono molto più soddisfatta e felice *w* (tiè!)
Ecco a voi!
Titolo: Meet Me in Dublin
Gruppo: Kanjani8
Genere: AU
Pairing: Yasuba, hinted Ryokura
Rating: dal PG al PG-13, principalmente per il linguaggio
Disclaimers: i personaggi e i luoghi descritti non mi appartengono
Ringraziamenti: a
genki_ya per la magica città che mi ha fatto scoprire nell'ospitarmi a Dublino, due anni fa. Al cast de Lo Hobbit per essere decisamente la seconda fondamentale fonte di ispirazione in questo ultimo periodo, insieme ovviamente ai bimbiH e al loro nuovo, epico DVD *w*
Note: vedi capitoli precedenti! Vedi note a piè pagina per le traduzioni e le canzoni!
Capitoli precedenti:
capitolo 1 - Subaru,
capitolo 2 - Yoko,
capitolo 3 - Hina,
capitolo 4 - Maru,
capitolo 5 - Ryo,
capitolo 6 - Tacchon,
capitolo 7 - Yasu,
capitolo 8 - Tacchon,
capitolo 9 - Ryo,
capitolo 10 - Maru CAPITOLO 11 - HINA.
Una voce seria e dal tono convinto riverberava contro le pareti dell'intera share-house. La lingua sconosciuta usata non poteva che appartenere all'insegnante di italiano della stanza dalla porta lilla, al telefono con qualcuno di apparentemente importante: -Ho iniziato questa nuova attività da un mese ed è molto impegnativa... capisco, ma sono disposto a rinunciare alla priorità acquisita. No, è una decisione definitiva. Se ha bisogno di una settimana ulteriore... d'accordo. Sì, mi rendo conto. La ringrazio. Altrettanto a lei-. Yoko sollevò lo sguardo dal proprio portatile in tempo per vedere l'italiano uscire dalla propria stanza, il cellulare ancora in mano, diretto a passo veloce verso la cucina.
-Work?- chiese, avendo più o meno intuito dal tono dell'amico di che genere di telefonata si trattasse.
Shingo ridacchiò brevemente mentre si versava dell'acqua in un bicchiere. Raggiunse il coinquilino sul divano, sedendoglisi di fianco: -Not anymore!- esclamò.
-You got fired?- domandò perplesso Yoko, sollevando un sopracciglio.
-I quit the website job I had. So that we can work more on the group's management- disse l'italiano, battendo una mano sulla spalla del giapponese, ancora poco convinto: -You sure?-.
-Sì- rispose Shingo con un sorriso, fermandosi qualche istante a guardare Yoko negli occhi, per rassicurarlo. Poi si mosse velocemente: tolse il computer dalle mani dell'amico, che protestò con un: -Nani? Nani? Nande?-. Hina ridacchiò, aprendo il browser di ricerca e digitando velocemente sulla tastiera.
La pagina web che si aprì sullo schermo era piena di scritte in inglese, colori e immagini in movimento.
-What's that?- chiese Yoko, che lesse l'enorme scritta “Glastonbury Festival of Contemporary Performing Arts” ad alta voce.
-I talked with the Durin's about the group's management and they said it'd be ok to start from small venues and festivals... then I thought that “small” isn't how we work better...- l'italiano sorrise di nuovo, mostrando i piccoli canini storti. Yoko sollevò un sopracciglio, ancora perplesso.
-So I applied to one of the biggest art's festivals in England-.
Il “Nani???” che seguì fu uno fra i più sconvolti della storia della loro amicizia.
-I sent some of the videos we took in Temple Bar and at Foggy's... and I filled a full curriculum vitae for all the members. Also, all the small venues we played in the last months had given us good ratings, and...- l'italiano aprì un'altra pagina web, questa volta di Facebook: -We already have nearly 1000 likes and followers on Twitter... aren't we worth at least one of the park's venues?- chiese, convinto.
Yoko si riprese il pc e navigò per un po' nel sito del festival, in silenzio. Hina bevve un sorso d'acqua.
-The last week of June in England?- chiese allora il giapponese, indicando le date.
-We can go visit London together...- disse Hina con un occhiolino mal riuscito. Yoko lo colpì al braccio, facendogli quasi perdere la presa sul bicchiere. Quasi.
-When are we gonna be sure they want us?- chiese ancora Kimitaka, lo sguardo decisamente più convinto.
-Dunno- disse Hina, facendo spallucce e con un tono che sembrava quasi imitare quello di Ryo: -I hope soon, so we can plan the trip- rispose.
Yoko sospirò e tornò alla pagina Facebook dei Kanjani8, studiando gli ultimi aggiornamenti aggiunti dal coinquilino e ridacchiando alle foto su Instagram scattate da Yasu alla ultima sessione di prove. Ogni foto aveva almeno 20 likes. Annuì: -Nice management, mister manager- scherzò.
Questa volta fu Hina a sgomitarlo, prima di alzarsi di scatto dal divano e dirigersi in cucina, per posare il bicchiere nel lavabo e stirare la schiena sollevando le braccia: -Wanna go to the park?- chiese.
-I'm fat. I don't run- rispose Yoko senza sollevare lo sguardo dallo schermo.
-You can take a book there and sit on the grass... or a videogame- propose l'italiano.
Yoko rise: -What about I wait for you here, with my snacks, an internet connection and all the work I have to do?-.
-Capito! Ciao!- si affrettò a dire Hina, raggiungendo la porta della propria stanza.
Ne uscì qualche minuto dopo, infilando il cellulare in una tasca sul braccio.
-Should you run so much on that leg of yours?- chiese allora Yoko, quasi distrattamente.
Shingo si arrestò sulla porta di casa: deglutì e chiuse per un istante gli occhi, prima di trovare le parole giuste per rispondere.
-I'm fine. It was long ago-.
Non ricevette risposta dal divano, così uscì e chiuse la porta blu alle proprie spalle.
St. Stephen Green era in fiore e risplendeva verde e rigoglioso sotto i raggi del sole primaverile. Da un paio di settimane la primavera aveva finalmente raggiunto l'isola, rendendo più mite il clima e più improvvise e corte le piogge, simili a temporali. Da un po' di giorni il sole teneva lontano le nuvole e rendeva terso il cielo, più ampio del solito. Shingo completò il terzo ed ultimo giro del parco, superata la statua in onore di Oscar Wilde, e si fermò a bere un sorso d'acqua e finire gli esercizi sull'erba.
Era seduto a riprendere fiato, le mani appoggiate dietro la schiena e le gambe distese, lo sguardo rivolto al cielo, quando qualcosa di freddo gli si posò sulla guancia, facendolo sussultare: un ombra al suo fianco ridacchiò per la reazione. La risata leggera di Yasu.
-Think you need a cold drink- disse Subaru, alle sue spalle: la mano che gli aveva appoggiato l'oggetto freddo sul viso (una lattina di caffè) era la sua. L'italiano sorrise e prese la lattina, appoggiandosela brevemente in fronte per sentirne il fresco: un sollievo dopo la corsa. La aprì, bevve un sorso e tornò ad osservare il parco attorno a sé, mentre i due giapponesi si sedevano al suo fianco, sull'erba. Yasu aveva la chitarra acustica con sé, mentre Subaru aveva un sacchetto bianco di plastica, con un po' di spesa.
-You ok?- chiese ancora il cantante, notando lo sguardo distante di Shingo.
-Sì...- rispose sovrappensiero l'italiano: -Just thinking... about something that happened some time ago- mormorò. Teneva una mano appoggiata sul ginocchio della gamba destra. Yasu lo notò in silenzio.
Poi chiese: -Was it an accident, like mine?-.
Shingo scosse la testa: -No- fece una pausa.
-(*) E' stato un infortunio, durante una partita di campionato. Giocavo nelle giovanili della Fiorentina...- fece di nuovo una pausa, perso nei ricordi. Cominciò a massaggiarsi distrattamente la gamba.
-Prima di una delle ultime partite, fui convocato dal mister: mi disse che sarei passato alla prima squadra nella stagione successiva, se avessi segnato nelle ultime giornate. Non riuscivo a crederci, diventare titolare e passare alla Serie A era sempre stato il mio sogno- si morse brevemente il labbro: -Così mi allenai con ancora più intensità del solito: mi fermavo agli allenamenti più degli altri, saltavo le lezioni in università... ero sicuro che sarei riuscito a fare meglio di chiunque altro, a segnare moltissimi goal, a farmi notare-.
Bevve di nuovo un sorso di caffè, mentre Subaru e Yasu si scambiavano un veloce sguardo.
-Giocai l'ultima di campionato con la febbre, stanco per tutte le serate spese ad allenarmi invece che a riposarmi. Ero troppo giovane ed inesperto per capire che mi ero fatto del male... ostinatamente, volli giocare lo stesso e nascosi l'influenza al mister e ai compagni. Durante la partita, negli ultimi minuti, feci partire un contropiede: corsi a perdifiato per tutto il campo, con la palla al piede. Ero stanco, la testa mi scoppiava, il corpo mi faceva male ed era rovente... non vidi un difensore avversario entrare in scivolata perché mi si chiudevano gli occhi dallo sforzo. Non saltai e il poveretto mancò la palla...-.
Tornò a guardare il cielo, appoggiando la lattina sul prato.
-Il ginocchio mi si piegò completamente di lato, caddi esattamente dal lato opposto rispetto alla tibia. E quando mi ricoverarono per la gamba dovettero anche risvegliarmi dallo svenimento per la febbre troppo alta. Il mister era furioso, ma anche ad implorarlo di farmi rientrare in squadra e giocare ancora per una stagione nelle giovanili, non avrei mai più potuto giocare come prima: il mio ginocchio non è mai più tornato a funzionare come dovrebbe-. Si tirò a sedere meglio, per sollevare il lungo pantalone da ginnastica che indossava e mostrare la gamba, ingrossata e scomposta nel mezzo dell'articolazione, segnata dalle cicatrici delle operazioni.
-Ho sempre amato il calcio e, attraverso di esso, amavo il mio paese. In fondo, cosa c'è di più bello di sedersi davanti alla televisione con una birra e i propri amici e guardare l'Italia vincere i Mondiali?- ridacchiò, amaramente: -Anche dopo l'incidente, non me la sentivo di abbandonare lo sport con cui ero cresciuto. Mi laureai e cominciai la gavetta da giornalista sportivo: lavoravo da freelancer per piccole testate, la maggior parte nella mia regione, la Toscana. Ma il calcio mi era sempre più distante. Mi occupavo sempre più degli scandali, delle scommesse e di tutte quelle cose brutte che il calcio in Italia ormai comporta: ultras, razzismo, arbitraggio scandaloso, presidenti corrotti... non era il calcio che amavo e che conoscevo. Allora mi sono allontanato: ho preso un aereo e sono venuto in Irlanda, da prima con un amico, poi lui ha continuato a viaggiare... ho mantenuto il lavoro online come giornalista sportivo, ma da qui avevo finalmente una prospettiva più distante e libera. I ricordi dell'infortunio ancora mi tormentano, così come il dolore alla gamba, specialmente quando cambia il tempo...-.
-Me ne sono accorto subito, quando ci siamo conosciuti- disse improvvisamente Yasu, interrompendolo: -La sera in cui mi hai salvato, per strada... pioveva, vero? Zoppicavi più del solito... più di quando ci siamo rivisti, e c'era il sole- il giapponese lo osservava con un sorriso dolce sulle labbra. Shingo annuì.
-Sei decisamente il più perspicace del gruppo- scherzò, facendo poi un occhiolino a Subaru, che arrossì leggermente.
-E le lezioni di italiano? Hai sempre un sorriso enorme quando torni a casa dopo quelle- notò ancora Yasu. Hina rise, arruffandogli la frangia di capelli biondi con la mano.
-Maybe I found my true vocation?- scherzò: -I found a new love for my Country through my language. Italian is... beautiful. Rich, romantic, hard to learn, but capable of great satisfactions when you succeed in it. And I never wondered about all these things until I started teaching it. My students are one of the joys of being here in Ireland by myself- spostò lo sguardo da Subaru a Yasu: -Together with you, of course... the house and the band-.
-I'm happy you're better. You're smiling again- disse Subaru: -You weren't smiling before and you always do-.
Hina abbassò all'improvviso la testa, facendo preoccupare i due giapponesi, che si guardarono allarmati. Yasu allungò una mano per toccare la spalla dell'italiano, quando vide il corpo del calciatore scuotersi in modo strano e capì che si trattava di un silenzioso singhiozzo: -I bet you didn't know I cry a lot, too- scherzò Shingo rialzando il viso: un sorriso ampio bagnato da lacrime di commozione.
Yasu sospirò sollevato e Subaru colpì la spalla di Shingo con una pacca piuttosto violenta, facendo ridere l'amico, fra le lacrime.
Quando gli studenti di Shingo entrarono nell'aula, lo trovarono intento ad allacciarsi un grembiule viola attorno alla vita. I banchi erano stati disposti in modo da lasciare spazio fra di essi, e su ciascuno erano appoggiati dei grembiuli di diversi colori, qualche attrezzo da cucina e una bacinella d'acqua, di fianco a sacchetti bianchi colmi di spesa. Shingo, dietro la cattedra, indicò i banchi allargando le braccia, con un gesto quasi teatrale: -Prego, prego! Entrate tutti e disponetevi a coppie ai banchi. Sì, Bobby, a coppie!- esclamò, solare e sorridente come sempre. Ms. O'Ryan si sgomitò subito con Ms. Gillan, l'amica del cuore: entrambe erano grandi fan del professore.
-Oggi degli amici mi hanno fatto pensare a cosa mi piace- spiegò Hina, passeggiando per l'aula mentre gli studenti si disponevano a coppie ai banchi e indossavano i grembiuli: -E ho capito che mi piacciono molte cose. Mi piace vivere a Dublino, per esempio. Mi piace vivere con dei coinquilini musicisti e suonare con loro. Mi piace andare a correre ogni mattina. E mi piace moltissimo venire ad insegnare l'italiano a voi- spiegò lentamente, terminando con un breve applauso. Qualcuno degli studenti sorrise imbarazzato, un paio ridacchiarono.
-Sapete cos'altro mi piace tantissimo fare? Mi piace cucinare! Quindi ho pensato che d'ora in poi, almeno una volta al mese, proveremo ad imparare l'italiano cucinando qualche piatto tipico insieme... che ne pensate?-.
Le donne saltellarono ed esclamarono contente, dimenticandosi di dover usare l'italiano: i maschi sembravano decisamente meno euforici. Shingo rise ancora.
-Non preoccupatevi, sono tutte ricette semplici e utili per imparare i vocaboli e la grammatica che ci serve- li rassicurò il professore, appoggiando una mano sulla spalla a Ken Li, il più sconfortato degli studenti maschi: -E un uomo che sa cucinare ha sempre più successo degli altri con le donne- sussurrò, facendo ridacchiare gli altri studenti.
-Purtroppo la scuola può fornire uno spazio limitato e non ha i permessi per introdurre fornelletti o altro... almeno finché non trovo il modo di organizzarmi alternativamente. Quindi per oggi prepareremo un carpaccio, che è notoriamente crudo e facile da fare- disse Shingo, tornando alla cattedra e indicando il sacchetto bianco.
-Prendete gli ingredienti che ci servono e cominciamo!-.
Rientrò a casa verso sera, con la posta in mano.
In salotto diverse voci allegre sovrastavano il basso suono della televisione, accesa sul telegiornale.
Yoko era ai fornelli in cucina e ascoltava distrattamente la conversazione di Tacchon, Maru e Ryo sul divano. Appena vide Shingo entrare lo salutò agitando il mestolo, facendolo inevitabilmente sorridere.
-Welcome home, Hina! How are you?- esclamò Maru, sporgendosi a salutarlo.
Shingo gli diede uno scappellotto affettuoso sulla testa e raggiunse la cucina, posando le lettere sul tavolo.
-Wanna take my place and feed the babies?- scherzò Yoko, intento a rigirare il sugo.
-Nah, I cooked all day, I'm quite tired...- rispose l'italiano, appoggiandogli una mano sul braccio. Richiamò lo sguardo dell'amico, per poi mormorare: -Can I talk to you for a sec?-.
Yoko spalancò gli occhi preoccupato ed annuì, girandosi per dare le spalle ai tre sul divano, che tuttavia li ignorarono continuando a chiacchierare fra di loro.
-It was my fault, the leg's injury...-.
Yoko provò ad intervenire, ma Shingo scosse la testa, fermandolo.
-It was. But it also was a long time ago and it doesn't bother me that much. Not anymore- sorrise rassicurante: -Not now that I have you and the others to take care of. You, and not my leg, are my priorities-.
Yoko si morse il labbro, abbassando lo sguardo: -But it hurts, doesn't it?-.
-Not now!- esclamò Shingo, saltellando da una gamba all'altra: -See? I'm fine!-.
Yoko sorrise “sotto i baffi” e sospirò: -I'm sorry. Scusa-.
Hina scosse la testa e abbracciò l'amico, stringendolo a sé. Yoko lanciò un'esclamazione di sorpresa e divenne completamente rosso: dal salotto Ryo se ne accorse e lanciò un lungo fischio che fece ridere gli altri due.
-You worried. It's normal, in a family- gli disse l'italiano all'orecchio: -Grazie-.
Yoko boccheggiò per qualche istante, poi chiuse gli occhi e si costrinse a chiudere le braccia attorno alle spalle di Hina, sopraffatto dall'affetto, ma anche dall'imbarazzo. Shingo rise e lanciò un occhiolino ai tre occupanti del divano, che placarono le risate per sospirare come adolescenti.
-Hina's hug are the best- dichiarò Maru.
-I beg to differ- dissero in coro Tacchon e Ryo: si guardarono sorpresi negli occhi ed arrossirono a loro volta, scoppiando poi a ridere sotto lo sguardo confuso di Maru.
-Why? What do you know?- chiese il coreano, che però venne ignorato.
Ed interrotto da un'esclamazione di sorpresa dalla cucina.
Shingo aveva liberato il povero giapponese per farlo tornare alla cena ed aveva aperto una delle lettere sul tavolo: osservava il contenuto ad occhi spalancati, pietrificato.
-What is it? It's the Festival?- chiese a bassa voce Yoko, preoccupato.
-No, it's... from the landlord- rispose Hina, scuotendo la testa.
Maru si alzò dal divano e raggiunse la cucina, percependo immediatamente che qualcosa non andasse bene.
Tacchon e Ryo si scambiarono un veloce sguardo incerto.
-It's a new garbage disposal note?- provò a chiedere l'americano.
-It's an eviction notice. A month from today, we're out of this house- lesse Shingo, sollevando poi lo sguardo per incontrare quelli sconvolti dei coinquilini.
Ebbe la sgradevole sensazione che il tempo si fosse fermato per qualche istante.
Oh-oh, e adesso?
Ma prima...
Stavolta non c'è molto da dire, a parte che il sito del Glastonbury Festival lo trovate qui:
Music! e che l'ho palesemente preso dalla fanfiction
Grafton Street della mitica allopoppet (ve la consiglio perché è una bravissima scrittrice e la fict è molto bella, ma se non siete in confidenza con le RPF, lasciate stare ;D).
Per il resto so che la terminologia calcistica non è facile da comprendere per i non esperti, ma hey... esiste wikipedia! XD
E inoltre, a scanso di equivoci: eviction vuol dire sfratto u.u *dun dun duuun*