In realtà sta venendo più lungo del previsto XD Forse ancora un paio di capitoli? No saprei XD Tanto, non la legge nessuno XDDDDD
TITOLO: ancora da definire
AUTRICE: Jinny
GENERE: angst (ma si, facciamo la sborona)
RATING: nc-17
WARNING: yaoi
NOTE: Storia e personaggi originali
GIA' POSTATI:
Uno Due Tre Quattro Cinque Sei Sette Otto Nove Dieci Undici Dodici Tredici Quattordici Quindici Sedici Un mese prima del diploma, nello stupore generale, Alan arrivò a casa con la patente. Non aveva detto nulla a nessuno, nemmeno a Damian, che infatti accolse la notizia un po’ freddamente.
<< Mi sa che ci è rimasto male …>> fece notare Allison, vedendo Damian che, dopo un “oh” ed un’alzata di sopracciglia, aveva borbottato qualcosa sugli esami in avvicinamento e si era chiuso in camera. Alan sospirò e seguì il gemello. Aveva chiuso a chiave.
<< Dam, aprimi, dai …>> sospirò. Ci fu un attimo di silenzio, poi il rumore di qualcosa che veniva lanciato, poi i passi leggermente strascicati, e finalmente la porta si aprì. Alan entrò nella stanza del gemello. Raccolse il libro a terra, con un sospiro, e si sedette sul letto. Damian chiuse la porta, e rimase in piedi
<< Scusa se me la sono presa …>> esordì
<< Scusa se non ti ho detto niente …>> replicò Alan, guardandolo negli occhi. Damian gli si sedette accanto e fece per abbracciarlo, ma Alan scosse la testa, con un sorriso
<< Che significa?>> chiese Damian. Alan fece una smorfia, pensoso
<< Che mi sono scusato, non ho bisogno di essere consolato? Che sono … piuttosto tranquillo, a dire il vero. Avrei dovuto dirtelo. Ma non mi andava di dirlo a nessuno. Pensavo che se l’avesse saputo qualcuno, poi non sarei più riuscito a farlo, e che non avendolo detto a nessuno, se non fossi arrivato fino in fondo, nessuno avrebbe saputo niente e nessuno mi avrebbe potuto dire niente … >>
Damian annuì
<< Per i soldi come hai fatto? >> chiese
<< Qualcuno ha già un conto, da parecchio, e mi ha dato una carta con cui posso usarlo anch’io …>> canticchiò. Damian ridacchiò
<< Prego allora …>> disse. Alan abbassò il viso, sorridendo
<< Ecco, si, adesso mi sento un po’ una merda a non avertelo detto … i soldi sono tuoi …>>
<< Nostri. Mamma e papà non ci sono più. Allison è la nostra tutrice, d’accordo, ma essendo che posso prendermi cura di te …>>
<< Oh, non parlare così. Ti scongiuro. Suona troppo melodrammatico.>> sbottò Alan. Damian abbassò il viso, annuendo leggermente
<< Hai ragione, scusa …>> mormorò. Si alzò dal letto, prendendo il libro che Alan aveva raccolto, e si andò a sedere alla scrivania.
<< Damy, che c’è?>> chiese Alan
<< Sento che ti stai allontanando.>> sbuffò Damian, girandosi a guardarlo
<< Stiamo solo crescendo.>> replicò Alan, alzando un sopracciglio. Damian si morse le labbra, stringendo forte i pugni
<< Allora forse non voglio crescere.>>
Alan si alzò e lo raggiunse, abbracciandolo stretto. C’era qualcosa che non andava nel tono di suo fratello
<< Non …>> non cosa? Alan scosse la testa, senza finire la frase
<< Non abbandonarmi, Al, io ho bisogno di te …>> mormorò Damian, aggrappandoglisi forte. Alan si limitò ad abbassare il viso fino ad affondarlo nei capelli del gemello. Lo sentiva tremare, ma c’era qualcosa di differente dal solito. Se ne rese conto anche lui.
<< Scusami.>> mormorò, staccandosi ed uscendo dalla stanza. Guardò Christopher, che stava fermo nel corridoio, indeciso sul da farsi
<< Che … che è successo?>> chiese quello, vedendo l’espressione accigliata di Alan
<< Non ho pianto …>> mormorò Alan. Poi lo recepì davvero. Alzò di colpo il viso
<< Chris, vai da mio fratello, subito!>> quasi boccheggiò, mentre correva nella propria stanza.
Damian non alzò il viso, sentendo la porta aprirsi. Non ce la faceva. La brutta sensazione che sentiva da mesi, ora era appena diventata opprimente, ed era troppo occupato a respirare per curarsi di chi fosse entrato.
<< Damy …>>
La voce di Christopher. Damian abbassò il viso fino a posare la fronte sulle ginocchia. Christopher lo prese per le spalle per poi fargli alzare il viso, ma Damian se lo coprì con le mani
<< Damy, ti prego, di qualcosa …>> mormorò allora
<< Esci, per favore …>> gemette Damian. Serrò i denti e tornò a posare la fronte sulle ginocchia
<< Damy ..>>
<< Davvero, Chris, ti prego!>>
<< Non posso lasciarti da solo in questo stato, cazzo!>>
<< Giuro che tra dieci minuti torno di la, ma … non … devo rimanere da solo, devo … devo riprendere il controllo … davvero ..>>
<< Non necessariamente!>> gridò allora Christopher. Damian scattò in piedi e lo spinse fuori, per poi chiudere la porta a chiave. Christopher rimase bloccato, incapace anche solo di allungare una mano verso la porta. Non aveva mai visto un’espressione tanto stravolta. Quando riuscì a muoversi di nuovo, posò una mano sulla porta. Aveva sentito Damian appoggiarvisi. Sospirando si sedette davanti alla porta, aspettando. Dopo poco, Damian uscì
<< E’ rimasto del gelato?>> chiese. Christopher sorrise e si alzò. Prese l’altro per mano e lo condusse in cucina. Allison, che era rimasta li, leggermente preoccupata da tutto lo sbattere di porte e le voci alzate che aveva sentito, alzò lo sguardo dal giornale che stava leggendo.
<< Damy …>> chiamò. Quello le si sedette accanto e le posò la testa su una spalla
<< Me la presti un momento?>> chiese a Christopher
<< Quando vuoi. Io ci litigo e basta, siamo troppo acide, tutte due …>> rise l’altro, prendendo il gelato.
<< Stai mangiando solo gelato, ultimamente …>> fece notare Allison
<< Dopo il diploma ho tutto il tempo di mettermi a dieta e riprendere con la palestra …>>
<< No, nel senso che non stai proprio mangiando nient’altro … non è abbastanza, come tuo solito …>>
<< Nausea.>> si giustificò Damian
<< Sempre lo spilungone che piace a tutti due?>> si informò lei. Damian sospirò
<< Si, sempre lo stangone.>> ringhiò Christopher.
<< E una brutta sensazione che ho da qualche mese. Ma se ne andrà …>>
Ci fu un momento di silenzio, poi Allison sospirò
<< Quanto brutta, Damy? Come … come quel giorno?>> chiese, ricordando che quando Damian aveva assistito al suicidio di suo padre, le aveva confessato di avere un brutta sensazione
<< Sarebbe già successo qualcosa.>> tagliò corto il ragazzo, mettendosi dritto e raccogliendosi i capelli
<< Probabilmente è solo lo stress della situazione. E gli esami che si avvicinano. E Alan che si allontana …>> sull’ultima frase si portò una mano alla bocca. L’aveva detto davvero …
<< Damy, è perché non ti ha detto della patente? Non l’ha detto proprio a nessuno, in realtà …>> cominciò Christopher. Damian cercò qualcosa da rispondere, ma Allison lo precedette
<< Capisco cosa vuoi dire.>> mormorò <
>
<< Si, lo so, stiamo crescendo, e probabilmente è normale,dovremo pur farci una vita, prima o poi, senza essere così morbosamente attaccati, lo so …>> mormorò Damian. Sentì improvvisamente un groppo in gola. Serrò gli occhi e la mandibola, cercando di ricacciarlo indietro. Ci riuscì e riaprì gli occhi, sorridendo
<< Damian seriamente. Sfogati.>> sbuffò Allison. Damian scosse la testa, lanciandosi poi con un’esclamazione di pura gioia sul gelato. Allison e Christopher si scambiarono una lunga occhiata. La donna si alzò, per rispondere ad una telefonata. Christopher si sedette di fronte a Damian e gli prese le mani
<< Non preoccuparti. Non sono di certo il primo con una vita sentimentale incasinata …>>
<< Non hai solo quella, di incasinata, Damy. La morte dei tuoi, il modo in cui sono morti, la conferenza stampa qualche mese fa che ti ha fatto ritirare fuori tutto, hai ancora gli incubi. Aggiungiamo Harris che si ostina a fare il coglione, e un giorno ti ama alla follia e il giorno dopo ama alla follia tuo fratello. Gli esami in arrivo, poi riprenderai a lavorare, e dovrai tornare a far finta che vada sempre tutto bene, non potrai più permetterti neanche questi momenti di quasi cedimento. Le ho viste sai, che volevano uscire.>>
<< Cosa? >> chiese Damian, con una smorfia
<< Le lacrime. Dovresti concedertele, ogni tanto.>>
Damian rise, scuotendo la testa, e ritirando le mani dalla stretta di Christopher
<< Non mi servono. Mi gonfiano gli occhi e basta>>
<< E tu che ne sai? Avevi quanto? 4 anni, quando ti sei trasformato in un cyborg?>> chiese Christopher, scocciato. Damian abbassò il viso, sospirando
<< Se fossi un cyborg non starei così.>> borbottò, alzandosi ed uscendo dalla stanza. Christopher sospirò. Poi si diresse verso la propria stanza, preparandosi per la notte. Dopo poco, Damian entrò, senza bussare. Aveva il cuscino in braccio
<< Tra poco ci diplomeremo, saremo universitari, non potremo più fare queste cose da ragazzine … ma … ho paura degli incubi, posso dormire con te?>>
Christopher si spostò leggermente nel letto, e Damian lo raggiunse, saltando ed atterrando straiato sul ventre, il viso saldamente piantato nel cuscino. Christopher rise alla scena, e Damian si girò a guardarlo, sorridendogli. Poi si raggomitolò su un fianco, tornando serio
<< Sei troppo alto e hai le spalle troppo larghe per fare la faccia da gattino abbandonato!>> protestò Christopher, stringendolo però a sé. Damian sospirò
<< Sai, la verità è che sono talmente abituato a non piangere, che non credo nemmeno di sapere più bene come si faccia. >>
<< Basta lasciar uscire le lacrime. E singhiozzare. A volte anche urlare …>> rispose Christopher. Damian rimase in silenzio per un po’, poi sospirò
<< Mi sa che non funziono più …>> ridacchiò
<< Prima volevano uscire, ma le hai rimandate indietro.>>
<< Istinto.>> sbuffò Damian
<< O deformazione professionale? Non centra solo la promessa che hai fatto ad Al, si capisce, sai?>>
Damian posò la testa sul petto di Christopher, con un lungo sospiro.
<< Tante volte vorrei davvero riuscirci. Adesso che ho la possibilità e il tempo. Poi non ne avrò più il tempo di nuovo …>> chiuse gli occhi per un attimo << Ma sono talmente abituato a controllarmi che lo faccio in automatico. Anche prima, quando ti ho mandato via, non … è strano da dire, ma quasi non ne ero cosciente …>>
<< Non è strano, fa paura.>> mormorò Christopher, stringendo a sé Damian.
<< Hai paura di me, Chris?>> chiese dopo un po’, con n filo di voce.
<< Non di te. Ma … beh, ho paura di non poterti aiutare. Ho paura che sia colpa di mia madre se sei diventato così. Ho paura di cosa succederà se mai perderai il controllo. >>
Damian sospirò e si morse le labbra
<< Smettila, le hai già tutte screpolate …>>
<< Non devo lavorare, in questo periodo. Volendo potrei anche diventare un ciccione.>> sbuffò Damian.
<< Invece stai scomparendo.>> sbuffò di rimando Christopher
<< Ho nausea.>>
<< Somatizzi come le ragazzine. >> lo prese in giro Christopher. Damian rise, ma non c’era allegria nella sua risata. Christopher lo strinse forte a sé, nascondendogli le lacrime. Ma non poté fare nulla per il tremito
<< Grazie …>> mormorò Damian, addormentandosi.
<< Stupido.>> singhiozzò Christopher, affondandogli il viso nei capelli.
Il giorno del diploma era arrivato. Abbracci, discorsi, risate, lacrime, altri abbracci, altre risate. Quando Allison aveva abbracciato Christopher, tutta orgogliosa, Alan aveva dovuto abbassare il viso, cercando di nascondere le lacrime
<< Tanto no sarebbero venuti. Papà sarebbe stato troppo occupato con la segretaria di turno, e mamma troppo depressa ..>> borbottò dopo un po’. Damian, accanto a lui, serrò leggermente la mandibola. Poi però Allison abbracciò stretti anche loro. Alan scoppiò in singhiozzi incontrollati, ridendo allo stesso tempo. Damian si limitò ad aggrapparsi forte alla propria manager
<< Grazie …>> le bisbigliò in un orecchio, sorridendo poi.
Quando arrivarono alla villa dei Sullivan, Christopher e Alan si trovarono con un portachiavi in mano e trascinati verso il garage
<< Io lo so …>> canticchiò Damian, tutto il tempo, ridacchiando. E li, ad aspettarli, due auto, nuove.
<< Che cazzo …>> uscì a Christopher
<< Beh, sono ricca, e avete la patente, ho deciso che potete iniziare a muovervi da soli. Siete abbastanza intelligenti per guidare da sobri e rispettare le regole …>>
Christopher gettò le braccia al collo ad Allison, lanciando poi gridolini mentre guardava l’auto da tutte le angolazioni. Alan tenne il viso basso, sorridendo, poi lo rialzò, guardando Allison
<< Grazie … non dovevi, davvero, ma …>>
<< E’ una cosa a cui avrebbero dovuto pensare i tuoi. Ma si sono tolti di mezzo. E sono la tua tutrice. Come madre faccio schifo, e immagino anche come tutrice, quindi accetta e basta, ok?>> chiese. Alan sorrise e la abbracciò
<< Grazie.>> disse.
<< In compenso sei un’ottima manager …>> disse Damian, guardando il copione che aveva in mano.
<< E’ solo un regalino per il diploma … non hai la patente …>>
<< Solo un film da protagonista diretto dal mio regista preferito … senza audizione perché “ha chiesto di me” … Ally …>>
<< Non fare la faccetta commossa, non ti si addice.>> disse lei, abbracciandolo forte. Damian chiuse un momento gli occhi, poi li riaprì, cogliendo uno sguardo di suo fratello. La brutta sensazione lo colpì all’improvviso, e le gambe gli cedettero. Si rese conto di essere caduto in ginocchio solo quando si trovò tutti attorno
<< Che combini?>> chiese Alan, tenendogli il viso tra le mani
<< Tu …>> mormorò Damian << Quello sguardo …>> non riusciva a mettere in fila la frase. Non voleva. Scosse la testa
<< Niente, solo una brutta impressione. Adesso mi passa.>> disse, sorridendo. Alan serrò leggermente la mandibola ed uscì dal garage, diretto verso la casa.
<< Al!>> tentò di richiamarlo Christopher
<< Chris, pensa a Damian. Con Alan provo a parlarci io.>> detto questo, Allison uscì a sua volta. Christopher si inginocchiò di fronte a Damian, che stringeva il copione al petto come se servisse a non farlo cadere completamente
<< Damy, che intendi con brutta sensazione? E … che sguardo?>>
<< Ally ti ha detto del giorno in cui i miei sono morti?>> chiese. Chris piegò la testa di lato
<< A grandi linee quello che sanno tutti, tuo padre ha sparato a tua madre e tu sei arrivato quando si è sparato …>>
<< Intendevo prima, il giorno prima, la sera prima di tornare a casa …>> mormorò. Christopher scosse la testa
<< Stavo come adesso.>> disse Damian, annuendo << E questa cosa non mi piace per niente.>> abbassò il viso. Christopher lo strinse a sé
<< Alan lo sa?>> chiese
<< No …>> mormorò Damian << Quando ho auto questa reazione ero solo con Ally … Alan era a casa, poi a scuola … non ci siamo reincontrati,quel giorno, finchè la polizia non mi ha portato fuori da casa …>>
Christopher sospirò ed accarezzò la schiena a Damian, finchè non lo sentì rilassarsi
<< Passa?>> chiese. Damian scosse la testa
<< Sono mesi che non passa.>> sbuffò << Beh, vuol dire che sarebbe già successo qualcosa, giusto?>> disse,sorridendo ed alzandosi << Su, dobbiamo prepararci per la festa!>>
Alan sospirò, guardando Allison, che gli aveva appena raccontato che Damian aveva avuto un crollo simile il giorno in cui i loro genitori erano morti
<< Non ne avevo idea, a me non ha detto nulla …>> mormorò
<< Perché non voleva che ti preoccupassi. O magari l’aveva cancellato. Ha cancellato la scena che ha visto, non vedo perché non anche una cosa del genere …>>
Alan abbassò il viso
<< Dici che andando via così ho fatto peggio, vero?>> chiese
<< Temo di si. Al …>>
<< Lo so. Conosco mio fratello meglio di te, anche se ci ho passato meno tempo. In questo momento è fragile. Troppo. Ma …>>
<< Lo sei anche tu. >> concluse la donna. Alan si asciugò gli occhi
<< Non voglio più farmi consolare da lui. Non è giusto. E non voglio più essere la sua valvola di sfogo. Anche quello non è giusto, è come se ogni cosa dovessi viverla due volte, da due punti di vista differenti, e non ce la faccio più. Facciamo così da tutta la vita, e sono stanco ormai …>>
Damian, fermo sulla porta, guardò il gemello. Alan vide suo fratello impallidire. Sospirando si sedette sul letto, passandosi le mani sul viso.
<< Dam …>> mormorò poi, alzando lo sguardo.
<< Volete … parlarne da soli?>> chiese Allison, non sapendo assolutamente cosa fare
<< Non ce n’è bisogno, ho capito.>> disse Damian, sorridendo. Ed allontanandosi. Disse qualcosa in tono molto allegro sulla festa che ci sarebbe stata quella sera, mentre raggiungeva la propria stanza. Christopher guardò per un momento Alan
<< Vai da lui …>> lo supplicò quello. Christopher obbedì, anche se sentiva che c’era qualcosa di sbagliato in quello che stava succedendo.
Allison guardò Alan che, chiusi gli occhi, rimaneva fermo, seduto sul letto, le mani abbandonate ai due lati.
<< Al …>> lo chiamò, piano. Alan aprì gli occhi, ma sembrava stesse guardando tutto da una distanza enorme. Allison, che aveva conosciuto la madre dei ragazzi molti anni prima, ebbe un flash della donna.
<< Al, ti prego, non … non fare quello sguardo, torna ad essere tu …>>
<< Ma sono io.>> rise quello, sempre con lo sguardo distante.
<< Hai lo stesso sguardo che aveva tua madre, non mi piace per niente!>> quasi urlò lei. Alan si riscosse, poi serrò gli occhi e si sdraiò di fianco, iniziando a piangere piano. Allison lo tirò a sedere e lo abbracciò stretto, accarezzandogli i capelli, calmandolo
<< Davvero avevo lo sguardo di mamma?>> chiese lui, staccandosi
<< Si, e faceva veramente paura, te l’assicuro.>>
<< Chissà se si è sentita così …>> mormorò. Allison avrebbe voluto chiedergli cosa intendesse dire, ma Christopher e Damian irruppero nella stanza, vestiti di tutto punto
<< Come stiamo?> chiese Damian, girando su se stesso un paio di volte
<< Christopher Sullivan, ti ho fatto proprio bene!>> disse Allison. Christopher rise e le baciò una guancia. Alan si alzò e si avvicinò a Damian, abbracciandolo stretto
<< Scusa …>> bisbigliò, in maniera che lo sentisse solo il gemello. Poi si staccò, sorridendo
<< Spiacente, fratellino, ma stasera il gemello figo sarò io.>> decretò
<< Lo sei sempre stato! Non vale! Io sono solo quello famoso!>> si lamentò Damian, ridendo. Alan lo guardò negli occhi. Vide la paura dietro il sorriso di suo fratello.
“Scusa.” Riuscì solo a pensare.