[Hey!Say!Jump] Hoshi wo Mezashite [05/06]

Nov 19, 2012 15:20

Titolo: Hoshi wo mezashite
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Yabu Kota x Inoo Kei ; Takaki Yuya x Inoo Kei ; Takaki Yuya x Chinen Yuri ; Yabu Kota x Yaotome Hikaru.
Rating: NC17
Avvertenze: Slash, NonCon!, Death!Fic, Violence, AU!, Under!Age
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Kei è stanco della sua vita. Stanco di quella routine che lo stava lentamente uccidendo. E Kota, il suo padrone, il suo carnefice e l’uomo che lo aveva comprato non migliorava le cose.
Note: Scritta per il bigbangitalia.
Note 2: Scritta per la 500themes_ita con i seguenti prompt.
“25. Soffrire l’agonia.”
“338. Affetto crescente.”
“253. Da solo vado in pezzi.”
“154. Favola incompleta.”
“339. Un tempo per essere in lutto.”
“108. Promettimelo.”
Note 3: Scritta per la diecielode con i seguenti prompt:
"You trick your loves // That yo're wicked and divine"
“The undisclosed desires in your heart.”
“You may be a sinner.”
“Your beauty’s not just a mask.”
"I'll make you feel pure."
"Trust me // You are the one"
WordCount: 23.331 @fiumidiparole

Infine, ma non meno importante, per questa storia vogue91 ha creato uno splendido fanmix. Meraviglioso. Mi è piaciuto tanto! ** Ancora grazie! <3
Gift!




Banner by: vogue91

Lista capitoli precedenti: 
- Capitolo 01 
- Capitolo 02 
- Capitolo 03 
- Capitolo 04

**


Capitolo 05

“Diventerò il me più adatto a te.”
{Kanjani8 - Donna ni hanaretetatte soba iru kara}

Kei aprì la porta che era esausto. Sostenere lo sguardo di Yuri non fu semplice. Aveva cenato in fretta e furia. Il silenzio del più grande, che di solito era rilassante, nelle ultime sere lo stava devastando.
Era così da quando aveva ucciso Yuya e Kei aveva iniziato a capire che cosa ci potesse essere sotto, ma aveva imparato a sue spese che era meglio non fargli domande.
Voleva solo rientrare a casa e vedere Kota. Sentirlo contro di lui e addormentarsi con il suo respiro nell’orecchio.
Accese la luce e si diresse verso il salotto. Gli scivolò la borsa di mano nel vedere sulla poltrona Hikaru.
Sentì il fiato appesantirsi e cercò di mantenere un minimo di autocontrollo.
« Yaotome. » mormorò « Se cerchi Kota, lui non c’è. » disse solo, gelido.
Hikaru si voltò e gli sorrise.
« Lo vedo che non c’è Kota. Grazie. » non si mosse per qualche secondo, poi si alzò e si appoggiò con la schiena alla poltrona « E’ fuori Tokyo. Tornerà in serata, lo sai? »
Sempre troppo vicino, giudicò il più piccolo.
« Kei, Kei, Kei. » iniziò « Sono molto deluso, lo sai? »
« Da che cosa? » domandò Kei sulla difensiva, portando un piede all’indietro, pronto alla fuga.
« Sai, ti ho sempre odiato. Ti ho sempre considerato una semplice puttana e vedere che per Kota non è così… mi irrita. »
Kei sorrise, malignamente.
« Ti rode vedere come io riesca a farlo felice, vero? » sibilò.
Il sorriso dell’altro non si incrinò nemmeno di un secondo, anzi, scoppiò a ridere.
« Tu non lo rendi felice Kei. Tu sai solo come farti scopare, nulla di più. Non lo hai mai visto realmente felice. »
Kei si morse un labbro, senza rispondere.
« L’ho vista io la sua vera felicità. Quando io e lui stavamo insieme, prima che tu arrivassi a rompere le palle. »
Il più piccolo allargò gli occhi e Hikaru ne approfittò.
« Non lo sapevi, vero? Che io e lui siamo stati insieme. Fino a pochi anni fa. » rise ancora, pieno di soddisfazione « Pensavi davvero di essere l’unico per lui? » continuò.
Kei si costrinse a non rispondere. Sentiva la testa girargli.
Kota non gliene aveva mai parlato prima di quel momento. Sapeva che fra quello che ormai era il suo fidanzato - per quanto Kota cercasse ancora di sfuggire a quell’etichetta infernale - e Hikaru c’era stato qualcosa.
Aveva immaginato qualche sveltina nei dormitori dell’istituto superiore dove andavano entrambi, oppure anche dopo, dato che erano sempre insieme. Aveva sempre sospettato che da parte di Hikaru c’era qualcosa di più per Kota, ma non si aspettava niente del genere.
« Per lui sei solo una puttana, Kei. Nulla di più. » continuò il più grande, questa volta avvicinandosi « Ed è arrivata l’ora che ti rinfreschi la memoria. »
Fece uno scatto repentino e Kei sentì solo la sua testa che veniva sbattuta contro il muro e il dolore lancinante. Hikaru lo afferrò per i capelli, tirandogli violentemente un braccio dietro la schiena, rischiando di romperglielo.
« Vuoi che ti ricordi quello che sei? Come ho fatto nove anni fa? » sussurrò al suo orecchio, iniziando a leccargli il collo.
« Kota te la farà pagare cara Yaotome. » ringhiò Kei cercando di liberarsi, ma con poco successo.
Il più grande gli diede un pugno. Poi un secondo e un terzo. Poi lo spinse di nuovo contro il muro, stordendolo ancora una volta. Infine lo afferrò per un polso, spingendolo bruscamente sul letto.
Montò sopra di lui, sopra il suo petto. Gli afferrò di nuovo la testa, spingendogli fino in gola la sua erezione, facendosela succhiare senza attendere oltre.
Poi scese da sopra di lui e lo voltò, legandogli i polsi. Kei urlò. Hikaru sapeva essere malvagio e lui lo sapeva bene.
Urlò così tanto nelle ore successive che quando l’altro se ne andò non aveva più lacrime a piangere e voce per ribellarsi.

**

Kei rimase accovacciato nel letto fino a pomeriggio inoltrato. Rimase sotto le coperte, senza uscire dal letto.
Si sentiva male. Umiliato, dopo tanto tempo. Hikaru era riuscito là dove nove anni di stupri avevano fallito.
Si sentiva davvero una puttana.
Con Kota gli era sembrato di vedere un briciolo di luce in fondo a quel tunnel nero come la pece. Kota, nonostante la violenza, era riuscito a farlo sentire puro. Come se tutti quegli anni di sevizie e di violenze non fossero mai esistiti.
E gli sforzi di entrambi erano stati cancellati bruscamente con un colpo di spugna, da Yaotome.
Sentì la porta aprirsi e per un attimo ebbe il terrore che potesse essere di nuovo Hikaru, ma poi si tranquillizzò nel sentire la voce di Kota che parlava al telefono con qualcuno. Il più grande si affacciò nella stanza e lo salutò con una mano, sorridendogli.
Kei tirò fuori solo le dita e cercò di nascondere gli occhi gonfi di lacrime. Kota non ci fece troppo caso, era troppo preso dalla sua telefonata con qualche sottoposto che, a giudicare dal suo tono furioso, doveva averla combinata davvero grossa.
Quando riuscì a liberarsi, Kota si sedette sul letto accanto a lui, baciandolo. Kei ricambiò, restio, e sussultò quando sentì le sue mani sfiorarlo da sotto le lenzuola.
Si scostò istintivamente e distolse lo sguardo.
« Scusa. Sono esausto, io… non mi va Kota. » mormorò.
Il più grande alzò un sopracciglio. Doveva ancora accettare a quei ritmi, ad inghiottire quei “no” a cui non era abituato.
Certo, anche le altre volte non lo faceva sempre contro la sua volontà, ma quel giorno aveva davvero tanta voglia. Erano tre giorni che non si vedevano e desiderava la sua pelle contro la propria.
Si contenne e con enorme sforzo così decise di sdraiarsi accanto a lui. Appoggiò il mento contro la sua spalla.
« Com’è andata a lavoro? » chiese debolmente Kei senza voltarsi.
Kota gli accarezzò una guancia e gli sorrise di nuovo.
« Le solite cazzate con gli shatei e i rivali e le persone che sono indebitate fino al collo. » sbuffò « Niente di strano quindi. »
Iniziò a baciargli il collo e sentì Kei irrigidirsi di nuovo. Un po’ seccato s’interruppe, guardandolo.
« Kei, ho capito che non hai voglia, ma… » si fermò di nuovo, piegando la testa e cercando di osservarlo meglio.
Gli afferrò il mento alzandogli il collo e fu in quel momento che Kei lo spinse via, allontanandosi velocemente. Kota lo fissò e poi cercò di avvicinarsi di nuovo, ma ancora una volta Kei scappò via, fino a quando il più grande non riuscì a prenderlo per un polso e tirarlo a sé, abbracciandolo.
Piangeva. Raramente lo aveva visto piangere e non comprendeva chi potesse avergli lasciato tutti quei segni addosso.
« Kei, cosa è successo? » chiese piano
« Un cliente. Lascia stare Kota, non fa niente. Devo solo dormirci su, ok? » cercò di liberarsi, ma non ci riuscì.
« Yuri me lo avrebbe detto. Kei, dimmi la verità. »
Il più piccolo si morse un labbro, scuotendo la testa. Kota insistesse, ancora e ancora, fino a quando non riuscì a prenderlo per esasperazione.
Quando udì il nome di Hikaru, lo lasciò andare, come se scottasse e sentì le braccia cadergli lungo i fianchi. Il volto vuoto e lo sguardo assente preoccuparono Kei.
« Kota…? » sussurrò piano.
« Hikka? » domandò ancora osservandolo « Hikka… ti ha fatto questo? »
« Non chiamarlo “Hikka”. » esclamò Kei « E’ un mostro Kota. E lo hai sempre saputo. » la rabbia s’impossessò di lui.
Avrebbe voluto dirgli che sapeva che cosa c’era stato fra di loro, ma non se la sentiva. Non se la sentiva di vedere o ascoltare la verità dietro le menzogne di Hikaru che, dentro di lui, sapeva non essere bugie.
Lo vide socchiudere gli occhi e sospirare pesantemente. Sembrava essere appena invecchiato di dieci anni e Kei si aggrappò a lui.
« Rimani con me Kota. Non… fare nulla. Stai qua, con me. »
« Hikaru… » mormorò piano Kota « Perché? » mormorò più a sé stesso che al ragazzo di fronte a lui.
« Kota? » sussurrò Kei cercando di prendergli il volto fra le mani e baciarlo.
Il più grande però si scostò, accarezzandogli una guancia. Gli sorrise, tristemente. Il sorriso più triste che gli aveva mai visto addosso. Si allontanò, di qualche passo e Kei lo vide prendere la pistola da dentro la tasca della giacca.
« Kota, cosa stai facendo? » chiese in un mormorio Kei.
« Vado… a sistemare le cose Kei. » sussurrò solo.
Senza dire altro gli diede le spalle e lasciò la casa.

**

Kei cercava di prendere sonno. Non ci riusciva. Si rivoltava nel letto, senza trovare la giusta posizione per dormire.
Ormai erano quasi due mesi che andava avanti così. Kota lavorava sempre fino a tardi e non tornava quasi mai per dormire.
In più, erano mesi che non facevano sesso.
Quel giorno, dopo che se ne era andato, era tornato a casa dopo un paio d’ore. Era apatico e per un po’ non aveva parlato.
Poi lo aveva informato della morte di Hikaru. Da quel momento il loro rapporto sembrava come essersi incrinato.
Aveva cercato di dirsi che era normale. Che era normale che Kota si fosse allontanato perché lui Hikaru era sempre stato importante. Si diceva che quello era un periodo di lutto, uno dei tanti della loro vita.
Un periodo in cui Kota aveva perso quello che era come un fratello e Kei si era liberato di un incubo che andava avanti da anni.
La porta della stanza si aprì e lui alzò la testa. Kota non lo guardò e si infilò il pigiama. Mormorò uno svogliato “Buonanotte” e gli diede immediatamente la schiena. Kei provò ad avvicinarsi e gli accarezzò una spalla, ma l’altro si scostò.
Avrebbe voluto piangere, ma si contenne. Avrebbe risolto quella questione, che lo volesse o meno. Si strusciò contro di lui, ignorando i ripetuti consigli di Yabu di smetterla.
« Ho voglia Kota. Scopami. Picchiami. Fammi del male. » sussurrò ancora.
« Smettila Kei. Non ti voglio. Non mi va. »
« Perché hai ucciso Yaotome? » chiese alla fine a voce alta, senza sapere che altro fare.
L’altro non si voltò.
« Perché ha toccato te. Ha toccato ciò che è mio e io… non potevo perdonarlo. » ansimò con voce roca Kota « Ora lasciami stare. Dormi e non disturbarmi. »
Si avvicinò ancora a lui, deciso a non demordere. Lo toccò e lui alla fine smise di ribellarsi. Rimase semplicemente immobile.
« Ti prego Kota. Fai qualcosa. Qualsiasi cosa. » mormorò poi.
Rimasero in silenzio. C’era solo una cosa da fare e lo sapeva bene.
Avvicinò la sua bocca all’orecchio del più grande.
« Non mi ha stuprato. » mormorò con voce malferma.
Sentì Kota irrigidirsi sotto di lui e lo vide scuotere la testa.
« Smettila. Non sei divertente. »
« E’ la verità. Lo odiavo. Ho sempre desiderato vederlo morto e tu mi sei stato utile Kota. Senza di te sarebbe ancora vivo. » mormorò « Lo odiavo così tanto che non potevo più sopportare la sua presenza. Dio, come sono felice che sia morto. » ringhiò.
Sentì la sua grande mano stringersi intorno al suo collo e Kota lo sbatté contro il materasso, stringendo sempre di più.
« Non avevi motivo di mentirmi Kei. E li ho visti i segni che ti ha lasciato. » aveva gli occhi lucidi e sembrava sul punto di scoppiare a piangere.
« Ma è vero. Mi sono inventato tutto. Nulla di quello che ti ho detto è vero. »
Kota perse la ragione. Gli allargò bruscamente le gambe, spingendosi violentemente dentro di lui, continuando a spingere, ignorando il dolore di Kei che a sua volta aveva deciso di non vedere le lacrime dell’uomo che amava.
Il dolore era indescrivibile, ma necessario. Senza, Kota non lo avrebbe più toccato e lui lo avrebbe perso per sempre.
« Ti odio. » esclamò Kota dopo che fu venuto dentro di lui, sedendosi sul letto e coprendosi il volto con le mani « Perché Kei? Perché? Era come un fratello per me. » gli urlò « Come hai potuto farmi questo? » esclamò, il corpo scosso dai singhiozzi.
Kei si morse un labbro e desiderò non avergli mai detto nulla due mesi prima. Era meglio vivere con il ricordo di ciò che Hikaru gli aveva fatto piuttosto che vedere quella scena straziante.
« Vorrei non averti mai detto nulla Kota. » sussurrò piano « Vorrei tornare a due mesi fa, dirti qualche cazzata e fingere. Fingere che le mani di Hikaru non mi avessero toccato, fingere che non mi avesse scopato, fingere che non godesse del mio dolore. Vorrei non averti mai detto la verità. Perché ora tu stai soffrendo, a causa mia. E io questo non posso sopportarlo. » Kota smise lentamente di piangere e Kei si rifugiò fra le sue braccia.
« Ho dovuto mentirti adesso Kota, perché sei la cosa più importante che ho. E io… senza di te non sono niente. »
« Quindi è vero che ti ha stuprato? » mormorò confuso.
« Sì. Ovvio che è vero. Ma io dovevo, capisci? » lo guardò « Tu dovevi sfogarti Kota. E questo è l’unico modo che mi è venuto in mente. »
« Era importante. » continuò Kota senza fissarlo « Mi ha salvato la vita un sacco di volte e… mi ha aiutato, sempre. Ancora adesso quando mi squilla il telefono penso che sia lui. Quando devo prendere una decisione importante, mi guardo accanto e lui non c’è. Quando sono a cena fuori, mi viene ancora da ordinare due birre invece che una. Ed è… straziante. » riprese a piangere, lentamente e silenziosamente « Pensavo di essere cambiato dopo la morte di mia madre. Ma invece non riesco ancora a farmene una ragione. »
Kei lo abbracciò. Lo consolò per tutto il resto del pomeriggio.

challenge: bigbang 4 ed, challenge: 500themes ita, pairing: yabu x yaotome, pairing: yabu x inoo, fandom: hey!say!jump, pairing: takaki x inoo, pairing: takaki x chinen, challenge: diecielode {wtunes desires}

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