Titolo: Love Chronicles
Fandom: Arashi
Genere: yaoi, lemon, e diciamo romantico, ma non troppo
Rating: PG
Pairing: indovinate un po'? Ebbene sì, ANCORA Sakuraiba. Ma attenzione, non solo!
Disclaimer: vedete questa mano? *alza la mano che usa per scrivere e scrocchia le dita* un giorno questa mano mi aiuterà a dominare tutto il Johnny Jimusho!
Inizierò dagli Arashi!
Lettori: *arretrano lentamente* ehm, Rosa-chan... hai preso le medicine stamattina?
Autrice: uh *sbatte le palpebre* Sì...
Lettori: .......*silenzio*
Autrice: ehm........ ARASHI FOR DREAAAAAM!!!!! *corre come un demonio*
Note: che dire? Non ho mai scritto delle long fic sugli Arashi, spero sia uscita decentemente. in realtà non ho finito di scriverla, ma non temete, la finirò, SO che desiderate ardentemente leggerla. Basta. un'ultima cosa: Sakuraiba PER LA VITA. stop.
Già postati:
01 02 03 04 A volte essere una persona che non si mette troppo al centro dell’attenzione risultava essere utile. Ohno parlava poco, ma ascoltava tutto, e con attenzione. E mentre Nino continuava a esporgli i suoi sospetti sullo strano comportamento di Sho e Aiba e, da qualche giorno, di Jun, lui era giunto alla conclusione che i primi due avevano una relazione. O comunque non erano più semplici compagni di lavoro, né semplici amici.
E che Jun era in qualche modo in mezzo a questa situazione, e ne veniva ferito.
-Vuoi dire che Matsujun è geloso di uno dei due?
Fece Nino scettico quando gli espose la sua teoria. Lui annuì.
-Probabile. Ha uno sguardo triste ultimamente...
E poi era arrivato il giorno in cui avevano rivelato tutto anche a loro due.
-Da più di un mese noi due ci stiamo frequentando. E no, non è uno scherzo.
Avevano sorriso entrambi in risposta al sorriso radioso di Masaki e a quello più riservato di Sho; e compresero che i loro sospetti erano fondati dalla faccia di Jun, corredata di un sorriso tirato e per nulla sorpreso della rivelazione.
-Penso di capirlo, un po’...
Mormorò Ohno quando se ne andarono, gli occhi fissi sulla figura in allontanamento di Matsujun.
-Nh?
-Jun-kun. Penso di comprendere un po’ quello che sente.
-Sì?
-Mh. Insomma, noi cinque siamo sempre stati come una famiglia, no? È strano pensare che ci sia un legame così profondo tra due di noi... ci fa sentire... esclusi, credo...
-Sai bene che non è niente del genere, Riida.
-Lo so. Però capisco come si sente, un po’.
Nino annuì; dopo qualche minuto Ohno annunciò di aver bisogno del bagno, lasciandolo solo.
Capisco quello che vuoi dire meglio di quanto tu creda.
Spinse i piedi contro il pavimento per dondolarsi sulla sedia; lasciò che il suo movimento gentile lo confortasse mentre la confessione riviveva nella sua mente.
Perché si sentiva tradito? Si chiese.
Masaki non era mai stato suo fin dall’inizio, e non gli aveva mai dato nessuna ragione per sperare che sarebbe stato così. Era stupido sentirsi in quel modo. Non era da lui, lui odiava chi si attaccava morbosamente agli altri.
Però... loro due erano stati sempre, sempre insieme. Fin da quando erano ragazzini. Inconsciamente, aveva sempre chiesto a tutte le persone che entravano in contatto con il ragazzo di non essere i cattivi della sua storia d’amore a senso unico.
Abbassò la testa e incominciò a ridere in modo quasi malato quando si rese conto che in quella storia il protagonista era Sho, mentre lui? Era solo uno dei personaggi secondari di quella storia d’amore più grande di lui.
Non diventerò il cattivo.
Takeshi-san, manager degli Arashi, interruppe la sua avanzata quando un Sakurai dall’aria assonnata emerse dal suo camerino, rivolgendogli un inchino e un saluto.
Ciò che il manager notò voltandosi indietro fu il leggero saltellare presente nei passi del ragazzo. Inarcò un sopracciglio con aria interrogativa mentre ripensava al comportamento di Sakurai in quegli ultimi giorni: i problemi col nuovo drama sembravano essere spariti, e svolgeva il suo lavoro magnificamente. Di questo passo, se si fosse impegnato, anche la sua carriera nel mondo giornalistico sarebbe davvero decollata. Ma ci avrebbe dovuto mettere l’anima.
Si chiese da cosa derivasse quella sua pace interiore. Scacciò quasi subito dalla mente l’idea che Sakurai avesse una relazione amorosa. Non era stupido. Sapeva bene che era troppo determinato nel lavoro per concedersi svaghi di quel tipo.
Non era possibile. Ma allora, cos’era che lo rendeva così strano?
Il suo cellulare squillò non appena avevano terminato di girare ‘News ZERO’ di quel giorno; si lasciò sfuggire un leggero sorriso quando lesse il nome sullo schermo.
-Moshi moshi?
-Heeellooo! Come è andata al lavoro?
-Bene, grazie. Tu che hai fatto?
-Niente di niente! Stasera mi sono riposato!
-Sei uno scansafatiche, Aiba.
Lo sentì ridere dall’altra parte.
-Ne, Sho-chan...
-Nani?
-Domani sera nel parco vicino a casa mia fanno i fuochi d’artificio. Vuoi vederli con me?
Aveva posto quella domanda con aria casuale, come se gli fosse venuto in mente sul momento, e Sho si chiese quante volte si fosse ripetuto quella frase davanti allo specchio prima di comporre il suo numero. Si passò una mano tra i capelli prima di rispondere.
-Mi piacerebbe...
-Ma...?
Lo anticipò, lasciandolo un po’ interdetto; certe volte si dimenticava che, anche se non sembrava, Aiba non era per niente stupido.
-Ho ancora riprese per il drama, finiremo tardi. Mi dispiace.
-... anche a me. Però non c’è problema, è lavoro, no? Non ci possiamo fare niente!
Quando chiuse la chiamata, Aiba ripetè a se stesso che non doveva essere deluso perché Sho aveva le sue responsabilità. Ultimamente stava lavorando così tanto, doveva essere stancante... tra il nuovo drama e l’accennata carriera giornalistica, appena iniziata, Sho stava lavorando un sacco senza gli Arashi, da un po’ di tempo a quella parte. Tuttavia...
Non allontanarti da me.
Stanco dalle riprese di quella sera, Sho camminava durante una pausa, stiracchiandosi protraendo le braccia verso l’alto. Si era completamente dimenticato dei fuochi d’artificio e della proposta di Aiba fino a quando non vide in lontananza il cielo bruciare di colori.
‘Vuoi vederli con me?’
In quel momento, aveva potuto sentire i tremori nella voce del ragazzo; nonostante le svariate volte in cui gli aveva chiesto di uscire, Aiba era ancora nervoso. Che carino. Un’altra esplosione gli fece immaginare la faccia che avrebbe avuto Aiba nel guardare i fuochi; di sicuro sarebbe sembrato così infantile!
Guardò l’orologio nervosamente: la sua pausa sarebbe durata ancora mezz’ora...
Un altro colpo di luce, e prese la sua decisione.
Mentre correva in direzione delle luci si immaginò con Aiba, seduti uno accanto all’altro a scambiarsi effusioni, o Aiba seduto e lui con il capo appoggiato sul suo grembo o viceversa. A quelle immagini il suo cuore battè più rapidamente e il suo corpo pompò più adrenalina.
Arrivo.
L’effimera luce scoppiata nel cielo mozzò il fiato a Masaki, mostrando la solitudine presente nei suoi occhi rivolti verso la volta celeste. Persino la bellezza dei fuochi non poteva eliminare il rammarico che aveva per essere andato lì. C’erano famiglie, alcune coppie in uscita che osservavano l’evento e ragazze dentro i sicuri confini delle braccia dei loro ragazzi. Altre coppie che si scambiavano brevi, ma intimi baci con il loro amato.
Si lasciò sfuggire un sospiro, per una volta, desiderava che Sho fosse lì con lui per salvarlo dalla leggera sensazione di vuoto che stava provando. Il vibrare del suo cellulare lo riscosse dai suoi pensieri.
-Dove sei ora?
-Sho-kun?
Mormorò, udendo che la voce tanto desiderata faceva palpitare rapidamente il suo cuore. E per quanto patetico suonasse, fin tanto che riusciva a sentire quella voce familiare, poteva fingere che Sho fosse seduto accanto a lui.
Sho fissò l’esplosione di luce rosa che illuminò il cielo notturno e riuscì chiaramente a sentire il sordo suono dal cellulare. In quell’istante seppe che Aiba era lì, che fissava lo stesso cielo. Tutto solo. Con una rinnovata determinazione, accelerò il passo alla ricerca del suo ragazzo.
-Sono nel parco, sotto un albero di ciliegio nascosto al buio per non farmi riconoscere dalla gente.
Era così occupato a fantasticare che non si era nemmeno domandato la ragione per cui Sho gli avesse chiesto dove si trovasse.
-Sho-chan...
I suoi occhi si abbassarono.
Quasi si fermò all’improvvisa caduta della voce di Aiba; sembrava quasi che stesse ansimando le parole.
-Vorrei che tu fossi qui.
L’onestà di quella frase gli mozzò il respiro e capì di aver preso la decisione giusta; pazienza se avrebbe fatto tardi per le riprese. Ora era nel parco alla ricerca della persona che desiderava vedere con tutto se stesso.
-... fammi solo... sentire la tua voce...
Sho potè quasi toccare la solitudine nelle sue parole; un altro fuoco rischiarò la notte, e finalmente lo vide, seduto su una panchina isolata, al buio, tutto solo che stringeva quel telefono così forte che gli si spezzò il cuore.
-Aiba-chan, ti gireresti?