Dec 18, 2009 09:56
Sho leggeva con aria assente un quotidiano al tavolo della mensa dell’edificio in cui erano soliti provare le coreografie, davanti a lui un bento lasciato a metà.
Alzò lo sguardo quando si aprì la porta, e si alzò in piedi non appena vide chi c’era davanti a lui.
-Aiba! Dove diavolo eri finito?
Masaki non rispose, non sapendo se ridere o piangere della sua immensa sfortuna: tra tutte le persone che ci potevano essere in quel posto, proprio lui doveva incontrare?
-Ehi, sto parlando con te. Abbiamo dovuto provare senza di te, ora ti toccherà imparare la coreografia da solo, baka!
Chinò il capo al rimprovero, borbottando delle scuse e dicendo che la mattina non si era sentito troppo bene.
-Dov’è Jun-kun, piuttosto?
Aggrottò le sopracciglia.
-Credo sia nel suo camerino a riposare… perché?
-Devo… devo parlargli.
E devo anche fuggire al più presto da questa stanza.
Stava per imboccare la strada per i camerini quando la sua voce lo bloccò.
-Ehi
-Nani?- disse senza girarsi.
-Tutto ok? È da ieri che ti comporti in modo assurdo.
Sorridi, sorridi.
Si voltò a guardarlo rivolgendogli un sorriso palesemente falso.
-Mh. Tutto ok, Sho-chan, don’t worry!
Incline la testa con aria perplessa.
-Per le prossime prove ci degnerai della tua presenza?
-Uhm, certo. Ja ne!
Sho lo osservò allontanarsi, per poi tornare a rivolgere la sua attenzione al giornale.
Quel baka. Stupido. Farmi preoccupare per niente.
Un Jun appena svegliato dal riposino pomeridiano aprì la porta del suo camerino e si sorprese nel trovarsi davanti Aiba-chan.
-Che cosa è successo?
Chiese notando il leggero tremare delle labbra dell’amico. E un secondo dopo, Aiba si mise a piangere gettandosi tra le sue braccia.
Non riusciva a concentrarsi su quello che stava leggendo.
Aveva freddo. Perché si sentiva così male?
L’unica cosa che sapeva, era che Aiba parlava un po’ troppo spesso con Jun.
Scosse la testa, andava tutto bene. Era normale, quei due si conoscevano da quando erano ragazzini, Jun era paragonabile a Nino, da quel punto di vista. E poi, che problema c’era?
Tornò a leggere le notizie con più concentrazione.
Davvero, non era quello il momento di occuparsi delle sue emozioni.
Masaki non sapeva se essere grato della calma risposta che aveva ricevuto da Jun alla sua confessione, o essere guardingo. Doveva ammettere che stava prendendo piuttosto bene la notizia: quanti amici aveva che gli avevano confessato di essere innamorati di un altro ragazzo?
-Sono un disastro vivente... - mormorò.
-No, non lo sei. Non possiamo mica scegliere di chi innamorarci.
Gli fece con un sorriso un po’ malinconico, passandogli lievemente la mano sui capelli, lisciandoglieli un po’.
-Per favore, non dirglielo...
-Mh, tranquillo.
Si alzò in piedi stiracchiandosi.
-Andiamo a bere qualcosa? Ho bisogno di un caffè.
Aiba si alzò in piedi con sorriso.
-Hai!
Come uscirono, incrociarono Sho nel corridoio; Jun salutò come se niente fosse, poi ci fu solo un rapido scambio di sguardi, un lieve cenno con la testa.
Sakurai rimase immobile in mezzo al corridoio sentendo i loro passi allontanarsi; dopo un po’ si affacciò a una delle finestre, trovandoli a passeggiare insieme per la strada.
Ringhiò, e il quotidiano nella sua mano si spiegazzò come strinse il pugno.
Cosa stava succedendo?
Aiba, io... sospirò non lo so più.
Qualche giorno dopo, Sho camminava sconsolato per strada: le riprese del nuovo drama stavano andando piuttosto male. Già normalmente doveva impegnarsi molto per recitare decentemente, ma con la testa in quelle condizioni non riusciva proprio a combinare nulla di buono.
In quei giorni tra lui e Aiba c’erano stati più scambi di sguardi di quelli che erano raccomandabili per la loro salute, e quel che era peggio era che erano stati intervallati da guance arrossate e battiti velocizzati del cuore.
Non riusciva proprio a concentrarsi sul lavoro, la sua testa era piena di Masaki; si disse che stava diventando pazzo.
Decisamente lo stava diventando.
Gli dava fastidio non rendere al massimo sul lavoro, non voleva creare problemi agli altri e non voleva che si pensasse che non era all’altezza.
Decise di andare a casa di Aiba, tanto era di strada. In quelle condizioni, aveva davvero bisogno di vedere la sua faccia stupida, di sentirlo ridere, di vederlo sorridere. Gli metteva sempre tanta allegria.
Sarebbe riuscito a calmarlo.
Quella era, e al contempo non era, la ragione per cui stava andando da lui. Un minuto dopo, ammise a se stesso che voleva semplicemente vederlo. Sarebbe stato meno complicato ammettere che desiderava qualcosa che non poteva avere.
Quando Aiba aprì la porta di casa sua, pensò che Sakurai sembrava un uomo che aveva perso completamente la sua speranza. Continuò a guardare l’amico mentre entrava in casa e si sedeva sul pavimento appoggiando la schiena al divano, con un’espressione così persa che il suo cuore si strinse a quella vista.
Senza esitazione si sedette sul divano, tutte e due le gambe ai lati del corpo di Sho. Lui guardò verso Masaki e gli rivolse un sorriso sofferente, dicendogli silenziosamente che era tutto okay quando in realtà non lo era per niente. Non voleva che il suo amico si preoccupasse.
Ma Aiba aveva capito che c’era qualcosa che non andava.
-Che è successo, Sho-chan?
-Il drama... è difficile recitare...
-Oggi hai avuto dei problemi?
-Diciamo pure che è andata di merda...
Gli dispiaceva che Sho avesse dei problemi sul lavoro, ma sapeva che non si doveva buttare così giù: una giornata no capitava a chiunque, non c’era bisogno di prenderla così.
-Domani andrà bene, come al solito, non devi preoccuparti.
-Mh. Già...
-Certo! E domani tutti baceranno la terra sulla quale cammini!
Percepì chiaramente tutta la delusione verso se stesso, tutta la stanchezza di quella giornata recedere intimorita davanti a quelle parole gentili; quelle parole così sincere piene di un calore confortevole. Aiba stimava davvero con tutto se stesso gli altri membri degli Arashi, e riusciva sempre a confortare chiunque. Sapeva farlo sentire sicuro come se il mondo fosse migliore di quello che era in realtà. E forse lo sarebbe stato davvero se Aiba fosse rimasto con lui. Non voleva perdere il compagno. Desiderava che il ragazzo stesse sempre al suo fianco a sussurrargli parole che non avevano significato per nessuno tranne che per lui.
Raggiunse la mano dell’altro e la tenne fermamente con la sua; incontrò lo sguardo di Aiba e lo incatenò al suo.
In quell’istante, ogni movimento cessò e ogni suono scomparve. Erano avvolti da un completo silenzio... un silenzio in cui percepivano esclusivamente il desiderio ardente dei loro cuori.
Cos’era tutto ciò? Quella cosa che rendeva tutto silenzioso e immobile? Cosa era quella sensazione che faceva desiderare a Sho di toccare quelle labbra sopra di lui... di assaggiarle? Cos’era che gli faceva pensare di baciare il suo amico come se la sua vita dipendesse da quello... come se fosse nato per ciò e avesse aspettato solo per quel momento?
No, si disse, tornando in sé. Baciare Aiba non andava bene. Andava contro tutte le regole: contro quelle del buon costume, contro quelle degli Arashi, contro quelle dell’amicizia.
Sapeva che era sbagliato, ma stava morendo per questo. Il suo desiderio si accese e si sentì pronto. Improvvisamente non pensava più a se stesso come un pazzo per ciò che voleva ed era più che disposto a correre il rischio, ma non aveva sufficiente coraggio per fare il primo passo.
Aiba fissava gli occhi di Sho, lo specchio delle emozioni che il ragazzo stava provando; non poteva certo dire di comprendere perfettamente tutto quello che l’amico stava provando, ma di certo era lo stesso che provava lui. Poteva vedere la tentazione in quegli occhi, lo stesso desiderio suo.
Lo voleva... sapeva che era sbagliato, ma... mandò al diavolo la prudenza e si visse il momento.
Chi è che l’aveva detto? ‘Carpe diem’. Ecco, appunto.
-Baka.
Sussurrò. Non sapeva se era un avviso o una scusa fatta in anticipo... non lo sapeva perché non appena si era chinato in avanti le sue labbra erano entrate in contatto con quelle di Sakurai.
In una primo momento il tutto era tremendamente dolce ed esattamente come in un sogno... Non era abbastanza ma... oh, merda! Sho non stava rispondendo al bacio! Si staccò immediatamente, confuso e pieno di vergogna.
Aveva interpretato male i segnali di Sho? Si era sbagliato? Se era davvero così, allora... tutti i suoi pensieri cessarono quando Sho afferrò la sua testa e la tirò verso di sé, e questa volta il bacio fu più di un semplice sfioramento di labbra. Era un’esplorazione curiosa. In quella stanza, su quel divano, entrambi travolti dai propri sentimenti, i due ragazzi si ritrovarono in un paradiso lontano dalle norme sociali.
Come il disagio iniziale iniziò a scemare, Sho premette gentilmente Masaki contro il divano, senza interrompere il contatto tra le loro labbra; una volta che l’altro fu disteso sulla schiena, Sho ne approfittò per estinguere la sua sete di curiosità. Timide mani accarezzarono il corpo di Aiba; il ragazzo ansimò come le dita d Sho scivolarono sul suo fianco facendogli un po’ di solletico.
Le dita di Aiba affondarono in morbidi ciuffi di capelli scuri mentre il bacio diventava meno timido, e Sho cominciava a depredare la sua bocca, seppure in modo ancora un po’ incerto: non aveva mai baciato un altro uomo, e non sapeva bene come comportarsi.
Mani accarezzavano, toccavano, memorizzavano la sensazione dell’altro corpo; ricordandosi che quel momento di intimità non era un sogno, era reale, perfettamente reale.
Per ogni bacio, la loro curiosità diminuiva. Per ogni verso di piacere, il loro desiderio aumentava. Ancora e ancora, protrassero la loro sessione di baci fino a che non divennero esseri che fluttuavano in cielo.
pair: sakuraiba,
music: arashi,
r: pg-13,
ff: italian