Because depravity hasn't a limit ; Chapter #02 - I drive you mad

May 16, 2010 10:58

TITOLO: Because depravity hasn’t a limit
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: LongFiction. Au. Angst. Malinconica. Romantica. Fluff. DeathFic.
RATINGS: R.
DISCLAIMERS: Nessun Johnny mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Shigeaki Kato, Keiichiro Koyama { KoyaShige ; KoyAto } ; Shigeaki Kato, Tegoshi Yuya { TegoShige ; ShigeTego ; ShigeShi }; Ryo Nishikido, Yamashita Tomohisa { RyoPi } .
PROMPT: Scritta per l’anomeme storica: L'età della Pirateria nei Caraibi, l'unica cosa che chiedo è che Kei deve fare il pirata *_____*
RIASSUNTO: Shige è sempre Shige, e questo non cambierà neppure se torniamo indietro di millenni.
Cosa succede, però, se Keiichiro inizia ad arrabbiarsi, se Tegoshi è più pazzo del solito, se Ryo vuole una vendetta, se Yamapi è una tenera scimmiotta… e se Massu non fa altro che comparire qua e là senza un vero scopo?
Bhè… questo è ciò che succede nell’era dei Pirati.
Siete pronte a salire a bordo del corsaro?
NOTE: Non so se questa enorme fanfiction potrà rendere giustizia al tuo prompt, ma spero ti piaccia, e perdonami se ho… come dire, divagato un po’.
THANKS: Alla persona, che adoro, che ha richiesto una fanfiction del genere, che sì, ho amato davvero scrivere.
A Lu, perchè l'ha betata.
PAROLE: Per questo capitolo: 1213, con il conteggio di word. 
CAPITOLI PRECEDENTI: Prologue #01 - When pirates become heroes ; Prologue #02 - I have to kill you ;  Prologue #03 - I hate everything about you ; Chapter #01 - As our guest 

Chapter #02 - I drive you mad

“Ho capito” mormorò poi Koyama tornando dal prigioniero che, nel frattempo, si era messo a riflettere su di un modo per poter fuggire da quella situazione assurda, non trovando per ora soluzione.
“Allora, hai compreso la tua situazione? Ti è venuta finalmente voglia di collaborare?” a quella domanda Shige comprese che era vero che i pirati erano tutti dei completi idioti.
Finché non gli dava ciò che volevano, era al sicuro.
Certo, magari l’avrebbero torturato un po’, ma almeno sarebbe rimasto in vita ed in grado di provare a fuggire.
“Va bene, riscriverò il progetto, ma non sarà una cosa veloce” Koyama annuì per poi sedersi davanti alla prigione, guardandolo.
Shige ebbe un moto di panico: sarebbe stato lì tutto il tempo a controllarlo?
Gli avrebbe fatto sicuramente saltare i nervi molto presto.
“Starai qua tutto il tempo?” chiese, a titolo informativo.
“Ti crea qualche problema?” il tono della sua voce voleva risultare minaccioso, ma in realtà sembrava solo strozzato in gola.
“Sono abituato a lavorare da solo” Koyama roteò gli occhi al cielo, evitando di rispondergli.
Era ormai passata qualche ora quando Shige, non riuscendo più a restare in silenzio, si decise a fare qualche domanda all’altro.
“Allora, come mai sei un pirata?” chiese, curioso.
Koyama sorrise ripensando alla sua vita, a Tegoshi.
“E’ successo” disse solo.
Shige digrignò i denti, sulla punta della lingua una frase molto pericolosa.
“Invece perché tu ti sei ritrovato a lavorare per dei corsari?” chiese Koyama, altrettanto curioso.
Non gli sembrava proprio il tipo da parteggiare per loro.
“Corsari?! Ti sbagli… stavo lavorando per la Corona Inglese in realtà” Keiichiro sospirò: ora capiva tutto, credeva che i corsari fossero migliori solo perché lavoravano per la marina… bhè, si sbagliava di grosso.
“Eppure non avrebbero esitato ad ucciderti” commentò, senza nessuna traccia di disprezzo nella voce: stava solo dicendo la verità dopotutto.
“Quella alla fine è stata solo ed esclusivamente colpa mia” Koyama lo guardò lasciando scorrere lo sguardo sul suo volto, studiandone quasi i particolari.
Gli piacevano molto quegli occhi così determinati, anche se da un certo punto di vista odiava la sua voce fin troppo acuta.
“Capisco” replicò soltanto facendo ricadere il silenzio nella stiva.
Si potevano sentire tutti i rumori provenienti dal ponte: le urla dei marinari, i comandi di Tegoshi… tutto.
E questo non fece altro che rendere Shige ancora più nervoso: tutto quel silenzio lo irritava, gli faceva perdere la calma, non che ne avesse mai avuta poi molta.
Cercò di concentrarsi sul suo lavoro, ma sentire gli occhi dell’altro su di sé non lo aiutavano per niente.
"Almeno i corsari non sono come voi pirati. Voi fate marcire tutto ciò che toccate" eccola, la frase che tanto aveva sperato di poter trattenere dentro di se, ma proprio non ce l'aveva fatta.
L'aveva sputata come si faceva con qualcosa di molto velenoso.
Koyama strabuzzò gli occhi, aprì la bocca per urlare qualcosa, ma le parole gli si erano mozzate in gola.
Non poteva tollerare un oltraggio simile, non da un prigioniera che trattavano con tutti i riguardi del caso.
No, soprattutto perché quel ragazzino non poteva capire cosa provava lui nei confronti dei pirati: erano la sua famiglia, l'unica cosa al mondo che gli fosse rimasta.
L'avevano accolto quando non aveva più un posto dove andare, lo avevano salvato da morte certa, e gli avevano insegnato tutto ciò che sapeva.
Se non ci fossero stati loro, quelli che Shigeaki considerava dei grandi eroi, avrebbero lasciato lui e Tegoshi in balia delle onde.
No, non poteva sopportare che l'altro non si rendesse conto di ciò che aveva appena detto.
Estrasse il coltello dalla cintura a cui l'aveva appeso e lo guardò: negli occhi la pazzia più assoluta, la rabbia più accecante.
Non era più Keiichiro Koyama, il pirata più buono e premuroso della nave, era un ragazzo che voleva fare del male a chi aveva osato insultare la sua unica ragione di vita.
Non aveva più la ragione dentro di sè, solo molto dolore che voleva trasmettere all'altro.
Shige si alzò, spaventato, facendo cadere la sedia, indietreggiando, sapendo che non aveva via di scampo.
Maledizione alla sua boccaccia!
Eppure, guardando Keiichiro, capì che qualcosa non andava: quella non era indignazione dovuta al semplice oltraggio, c'era qualcosa di più, qualcosa di molto più profondo, come se avesse toccato, con quelle parole, un nervo ancora scoperto.
Che ci fosse qualcosa d'altro dietro alla sua storia?
Al fatto che fosse diventato un pirata?
Bhè, in quel momento non c'era tempo per mettersi a ragionare su ciò, doveva trovare un modo per rimanere in vita, e doveva trovarlo in fretta.
"Tu! Fermati!" Koyama aveva aperto la porta della cella ed ora si trovava di fronte a lui, minaccioso come non mai.
Shige ingoiò a vuoto sentendo la sua vita spirare prima ancora che l'altro lo avesse toccato.
Ormai era la fine, nessuno lo avrebbe salvato ora, ma... si sbagliava di grosso.
Fu in quel momento che nella stiva apparve Tegoshi che si avventò contro Koyama, stringendolo tra le braccia, facendogli mollare il coltello.
Shige scivolò a terra, il respiro affannato, gli occhi pieni di lacrime represse.
Keiichiro invece si era stretto forte al corpo dell'amico, singhiozzando come un bambino che si era appena sbucciato un ginocchio cadendo mentre giocava.
Shige non riusciva a capire che cosa avesse detto di così orribile per portare il tutto ad un risultato simile.
Tegoshi lo guardò gelandolo al suo posto e Shige desiderò scomparire nel nulla per non dover sopportare quello sguardo su di sè.
Dopo che Tegoshi ebbe portato via Koyama, rimase da solo.
Guardò le carte sopra il tavolo con sguardo vuoto mentre ripercorreva quella giornata per capire quale fosse stata la causa scatenante, ma non la trovò.
Era solo un insulto, come quelli che Keiichiro sicuramente si era sentito urlare contro.
Allora perché aveva reagito in quel modo?
Non riusciva proprio a trovare una risposta.
Keiichiro nel frattempo era nella sua camera, cullato e confortato dalle braccia di Tegoshi.
"Va tutto bene, ok? Quando avrà finito il progetto lo faremo scendere a terra, e non lo dovrai più vedere, ne? Stai meglio ora?" chiese, premuroso.
Keii scosse la testa stringendosi spasmodicamente al petto dell'amico, avvertendo il battere del suo cuore.
"Tranquillo. Tranquillo" ripeteva invece Tegoshi come una litania.
Fu così che Koyama riuscì ad addormentarsi e Tegoshi tornò a governare la nave con uno sguardo grave.
Appena ne avesse avuta la possibilità avrebbe fatto capire a Shige chi comandava lì dentro, perché quest'ultimo sembrava proprio non averlo compreso, ma non ebbe molto tempo per mettere in pratica ciò che stava pensando.
Una nave comparve all'orizzonte, una nave che portava lo stemma della marina, come tante se ne vedevano nel vasto oceano, ma quella era diversa e Tegoshi lo sapeva benissimo.
Quella nave era capitanata da Ryo Nishikido in persona.
Tegoshi portò la mano vicino al cuore, lì dove vi era posato, sul petto nudo, il medaglione di Yamashita.
"Pi! Vieni qui!" urlò alla scimmia che si posò in spalla, tranquillizzandolo come nessuno ci riusciva.
"Issate la nave e caricate i motori!" comandò poi ai suoi uomini che obbedirono prontamente.
Shige, nel frattempo, sentendo tutto quel movimento aveva cercato di sporgersi dalla piccola finestrella per capire cosa stava accadendo.
Forse li stavano attaccando?
Forse aveva una possibilità per scappare?

Gli avvertimenti posti nelle tag sono quelli relativi solo a questo capitolo.
Il Genere fa invece riferimento alla storia in totale.

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