Because depravity hasn't a limit ; Chapter #03 - Why I am a lure?

May 22, 2010 20:35

TITOLO: Because depravity hasn’t a limit
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: LongFiction. Au. Angst. Malinconica. Romantica. Fluff. DeathFic.
RATINGS: R.
DISCLAIMERS: Nessun Johnny mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Shigeaki Kato, Keiichiro Koyama { KoyaShige ; KoyAto } ; Shigeaki Kato, Tegoshi Yuya { TegoShige ; ShigeTego ; ShigeShi }; Ryo Nishikido, Yamashita Tomohisa { RyoPi } .
PROMPT: Scritta per l’anomeme storica: L'età della Pirateria nei Caraibi, l'unica cosa che chiedo è che Kei deve fare il pirata *_____*
RIASSUNTO: Shige è sempre Shige, e questo non cambierà neppure se torniamo indietro di millenni.
Cosa succede, però, se Keiichiro inizia ad arrabbiarsi, se Tegoshi è più pazzo del solito, se Ryo vuole una vendetta, se Yamapi è una tenera scimmiotta… e se Massu non fa altro che comparire qua e là senza un vero scopo?
Bhè… questo è ciò che succede nell’era dei Pirati.
Siete pronte a salire a bordo del corsaro?
NOTE: Non so se questa enorme fanfiction potrà rendere giustizia al tuo prompt, ma spero ti piaccia, e perdonami se ho… come dire, divagato un po’.
THANKS: Alla persona, che adoro, che ha richiesto una fanfiction del genere, che sì, ho amato davvero scrivere.
A Lu, perchè l'ha betata.
PAROLE: Per questo capitolo: 1738, con il conteggio di word. 
CAPITOLI PRECEDENTI: Prologue #01 - When pirates become heroes ; Prologue #02 - I have to kill you ;  Prologue #03 - I hate everything about youChapter #01 - As our guest ; Chapter #02 - I drive you mad

Chapter #03 - Why I am a lure?

Ormai la nave della marina si stagliava minacciosamente contro di loro.
Tegoshi era solo sul ponte, o meglio, era insieme ai suoi uomini, ma Koyama non era accanto a lui.
Mentre stava ancora dormendo aveva fatto cadere qualche goccia di sonnifero nella sua gola, di modo che non si svegliasse.
Era già abbastanza sconvolto, sicuramente non gli serviva proprio vedere Ryo davanti a sè.
Gli avrebbe fatto ricordare ciò che con disperazione era riuscito ad intrappolare in fondo alla mente, e Tegoshi non aveva il cuore di fargli una cosa simile.
Strinse forte il medaglione mentre inghiottiva a vuoto, davanti a lui l'unica persona che poteva chiamare nemico.
La battaglia infervorava, mentre Tegoshi combatteva con estrema furia e violenza: sicuramente non voleva finire conquistato proprio da Ryo.
Shige invece aveva trovato il modo per scappare.
Aveva preso una sedia, e complice il frastuono che regnava a bordo, era riuscito a spaccarla di modo da formare una leva, che aveva poi usato per fare pressione sulla porta della prigione.
Una volta libero era corso sul ponte, dove nessuno fece caso a lui, troppo presi dallo schivare le palle di cannone, e dal contrattaccare con le proprie per accorgersi che il "prigioniero" era scappato.
Si guardava febbrilmente attorno mentre il suo coraggio iniziava a scemare.
La sua intelligenza gli aveva permesso subito di capire che se voleva andare su quella nave doveva compiere un'azione disperata: prendere una fune e saltare, sperando di beccare l'altro ponte e non un salto di qualche metro in quell'acqua estremamente gelida.
Si fece coraggio, prese un bel respiro e urlando saltò aggrappandosi alla prima fune che trovò disponibile.
Chiuse gli occhi e quando sentì il proprio corpo colpire qualcosa di duro pensò che era finita: aveva preso la struttura della nave ed ora sarebbe morto a causa della frattura al cranio.
Quando notò che non succedeva niente si arrischiò ad aprire un occhio e si ritrovò aggrappato al corpo flaccido di un uomo che non aveva mai visto prima.
Inghiottì a stento.
"Io... Io..." ma l'altro sembrava non essersi nemmeno reso conto di lui, e Shige capì solo dopo perché.
Era appena stato colpito da una palla di fucile in mezzo alla testa, e la sola cosa che lo teneva ancora in piedi era Shige stesso che bilanciava il peso dell'uomo.
Si lasciò cadere a terra, insieme all'altro, iniziando ad ansimare pericolosamente.
La battaglia infuriò per varie ore, durante le quali i protagonisti si muovevano in modo molto diverso tra loro.
Tegoshi urlava ordini stringendo forte a sè il medaglione, quello stesso medaglione che secondo lui gli dava la forza di andare avanti.
Ryo se ne stava calmo, seduto dietro al timone, uno sguardo glaciale negli occhi.
La sua vendetta che non vedeva l'ora di poter compiere, ma non doveva sprecare energie: quelle doveva tenerle per quando si sarebbe ritrovato di fronte Tegoshi.
Koyama continuava a dormire, ignaro di ciò che stava succedendo.
Shige, invece, si era rannicchiato in un angolo, sperando di non essere visto finché la battaglia non fosse finita, desiderando ardentemente che vincesse la marina.
Purtroppo il desiderio di Shige non si realizzò.
Non c'era un vincitore: dopo varie ore di battaglia entrambe le navi erano messe male, così come gli stessi equipaggi ed entrambe si dovettero dare alla ritirata, nonostante Ryo volesse continuare la battaglia sapeva di non potercela fare in quelle condizioni.
Sia Tegoshi che Ryo ci misero molto a notare ciò che Shige aveva fatto.
Tegoshi era troppo preso dal rimettere in sesto i suoi uomini e dal controllare le condizioni della nave e di Koyama, mentre Ryo era stato inghiottito dalla rabbia e dalla disperazione di non essere riuscito, una volta di più, ad ottenere la sua vendetta.
"Tu chi diavolo sei?" ringhiò avanzando nella sua cabina e trovandoci Shige, che si era nascosto lì appena la battaglia era terminata.
Shige impallidì cercando le parole giuste per far capire all'altro che era dalla sua parte.
"Mi chiamo Shigeaki Kato. Ero un prigioniero. Sono riuscito a scappare e mi sono rifugiato qua dentro" Ryo lo guardò mentre un sorriso sornione appariva sul suo volto, che se non fosse stato per esso sarebbe sembrato quello di una statua di ghiaccio, fredda e marmorea.
"Ho sentito parlare di te. Sei quello scienziato pazzo che è convinto di poter creare una nave così veloce da non poter essere paragonata a nessun altra, giusto?" domandò ridacchiando.
Shige arrossì nervosamente, preso dall'imbarazzo e dalla paura.
"E così Tegoshi ti crede, ne?" lo sguardo che apparve negli occhi di Ryo sarebbe dovuto servire da monito a Shige, che però non riuscì a cogliere ciò che vi era sottointeso.
"Sì, sì, mi crede. Mi ha preso come prigioniero perché voleva che gli dessi il mio progetto, ma esso era già finito distrutto, per cui ha voluto che ne iniziassi uno nuovo, tutto per lui" mormorò a bassa voce.
"Vuole la forza distruttiva che ha fatto scoppiare la nave della Corona inglese"
Ryo annuì a quelle parole mentre già pensava ad un modo per sfruttare quello stupido ragazzino che si fidava fin troppo delle altre persone.
"Lei... lei mi riporterà a casa, vero? Lei è della marina inglese, giusto? E' uno dei più grandi capitani di tutti i tempi, Ryo Nishikido, ne?" chiese Shige con il cuore in gola.
Sperava di non aver sbagliato i suoi calcoli, ma come poteva averli sbagliati?
La marina lavorava per la Corona inglese, che lavorava per i cittadini, per cui ora che si ritrovava su quella nave era finalmente al sicuro.
"Come? Riportarti a casa? Mi dispiace, ma non è possibile, almeno non per ora... mi servi qui. Se Tegoshi tiene così tanto a te, mi servi qui" le sue parole furono come una doccia fredda, ma Shige non poté replicare ad esse perché Ryo era già uscito dalla stanza, lasciandolo solo con la paura ed i suoi dubbi.
Ryo Nishikido, il grande capitano che tanto stimava lo aveva appena scelto come esca: Shige si sentì morire a poco a poco mentre la sua speranza andava in frantumi.
Perché la marina inglese si stava comportando in quel modo, ma soprattutto perché Keiichiro si era arrabbiato tanto alle sue parole?
Sembrava che quelle due domande fossero collegate, ed anche se ruotavano insistentemente nella sua testa, non riusciva a trovarne una risposta.
Sbuffò, frustrato.
Tegoshi nel frattempo, accortosi della mancanza di Shige aveva dato l'ordine ai suoi uomini di setacciare il mare intorno a loro, convinto che si fosse buttato a peso morto nell'acqua.
Pensava che per Shige il suicidio fosse l'unico modo rimastogli per sentirsi libero, ma si sbagliava di grosso.
Ci mise poco a vedere quella piccola barchetta che si avvicinava, una bandiera bianca che sventolava.
Non capì che cosa fosse finché l'uomo non si fu presentato al suo cospetto.
"Vengo a portare un messaggio dal capitano Ryo Nishikido"
Tegoshi annuì, permettendogli di andare avanti, mentre sentiva dentro di sè l'ansia salire.
Koyama, per fortuna, non si era ancora svegliato o avrebbe dovuto rassicurare anche lui oltre che sè stesso.
"Abbiamo catturato Shigeaki Kato. Se lo rivolete, e noi sappiamo che è così, presentatevi tra tre giorni esatti al molo di Baylers. Se non lo farete, getteremo Shigeaki dalla rupe del promontorio e credo che capirete benissimo cosa gli succederebbe con un volo simile. Sicuri della vostra più lieta partecipazione all'evento, restiamo in attesa di vostre notizie"
Tegoshi guardò l'uomo davanti a lui con uno sguardo insondabile.
Perché mai avrebbe dovuto condurre i suoi uomini a morte certa per quel ragazzino sprovveduto?
Perché doveva incorrere nel pericolo in quel modo?
Cosa ci avrebbe guadagnato se non la sua auto-distruzione?
Per quanto potesse essere sicuro delle proprie capacità.
Nonostante credesse ciecamente nelle sue possibilità, sapeva benissimo che incorrere in una trappola del genere avrebbe, praticamente, decretato la morte dell’intero equipaggio.
Lui, in ogni caso, poteva benissimo fare a meno di una barca super veloce, no?
Il medaglione a quel pensiero sembrò diventare bollente, facendogli sentire la pelle del petto bruciare.
Lo sguardo diventò duro mentre realizzava che, nonostante Shigeaki Kato fosse un prigioniero e non uno dei suoi uomini, aveva il dovere di salvarlo.
Se non altro per il buon nome della pirateria, quella stessa pirateria che tempo prima li aveva salvati da morte certa.
Guardò il ragazzo che ancora si stagliava di fronte a lui attendendo una risposta.
“Devo riunirmi con i miei uomini, aspetta pure nella mia cabina” e dopo avergli fatto strada torno sulla prua.
“Cosa vorreste fare?” chiese Tegoshi lasciando correre lo sguardo sulla ciurma.
Si alzò un brusio acceso, ma nessuno sembrava, però, avere le idee chiare sul da farsi.
“Lo salveremo” la sua voce nitida e squillante fece voltare tutti verso di lui: Keiichiro Koyama.
Tegoshi lo guardò a bocca aperta: non doveva essere addormentato placidamente nella sua cabina?
“Non fare quella faccia! Sono stato svegliato dai rumori in tempo per assistere alla dichiarazione di Ryo Nishikido”
Tegoshi impallidì: non voleva che Keiichiro si preoccupasse anche di quelle cose, già non stava bene di suo, dargli altri problemi non lo faceva di certo felice.
"Keii_chan, tu di solito sei quello che ragiona... sai a cosa andremmo incontro, vero?" chiese, angosciato.
Dalla ciurma si alzò un brusio ben udibile, perché nessuno voleva andare contro a morte certa, ovviamente.
Keiichiro annuì, spavaldo come mai lo era stato in vita sua.
"Noi siamo stati salvati da dei pirati quando credevamo che la nostra vita fosse ormai giunta alla fine. Ci hanno donato una famiglia quando non ci rimaneva nient'altro che noi stessi. Ci hanno insegnato tutto ciò che sappiamo. Ci hanno donato dei sentimenti di cui ormai non posso più fare a meno. Shigeaki Kato non è un nostro compagno, è vero, e sinceramente non mi sta neppure simpatico, ma non merita di morire a causa nostra. A causa della nostra codardia. Noi siamo pirati, ed in nome della pirateria abbiamo il dovere di salvarlo, anche se è solo un nostro prigioniero" i suoi occhi pungevano, ma non doveva piangere, non ora, e non davanti a tutto l'equipaggio.
"E' vero!"
"Non siamo dei codardi!"
"Vinceremo!"
"Dobbiamo salvarlo!"
Ormai tutti i pirati erano stati convinti da quel discorso pieno di passione che si sentiva proveniva dal fondo del cuore.
Tegoshi annuì, sorridendo, mentre il medaglione sembrava essersi calmato.
Dopo aver dichiarato al mozzo che sì, ci sarebbero stati, quest’ultimo tornò sulla banca, per mettersi in contatto con Ryo Nishikido, mentre Tegoshi e gli altri si preparavano ad una grande battaglia.

Gli avvertimenti posti nelle tag sono quelli relativi solo a questo capitolo.
Il Genere fa invece riferimento alla storia in totale.

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