TITOLO: Because depravity hasn’t a limit
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: LongFiction. Au. Angst. Malinconica. Romantica. Fluff. DeathFic.
RATINGS: R.
DISCLAIMERS: Nessun Johnny mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Shigeaki Kato, Keiichiro Koyama { KoyaShige ; KoyAto } ; Shigeaki Kato, Tegoshi Yuya { TegoShige ; ShigeTego ; ShigeShi }; Ryo Nishikido, Yamashita Tomohisa { RyoPi } .
PROMPT: Scritta per l’anomeme storica: L'età della Pirateria nei Caraibi, l'unica cosa che chiedo è che Kei deve fare il pirata *_____*
RIASSUNTO: Shige è sempre Shige, e questo non cambierà neppure se torniamo indietro di millenni.
Cosa succede, però, se Keiichiro inizia ad arrabbiarsi, se Tegoshi è più pazzo del solito, se Ryo vuole una vendetta, se Yamapi è una tenera scimmiotta… e se Massu non fa altro che comparire qua e là senza un vero scopo?
Bhè… questo è ciò che succede nell’era dei Pirati.
Siete pronte a salire a bordo del corsaro?
NOTE: Non so se questa enorme fanfiction potrà rendere giustizia al tuo prompt, ma spero ti piaccia, e perdonami se ho… come dire, divagato un po’.
THANKS: Alla persona, che adoro, che ha richiesto una fanfiction del genere, che sì, ho amato davvero scrivere.
A Lu, perchè l'ha betata.
PAROLE: Per questo capitolo: 1072, con il conteggio di word.
CAPITOLI PRECEDENTI:
Prologue #01 - When pirates become heroes Prologue #02 - I have to kill you
Da tempo stavano insieme incuranti degli sguardi degli estranei.
Ryo Nishikido era un ottimo comandante, uno dei più apprezzati della marina inglese ed il suo valore era riconosciuto persino dalla Regina in persona.
Ormai gli occhi della gente si erano socchiusi su di lui, erano incuranti di quanto compisse nella sua vita privata, non gli importava quale strano sentimento lo legasse ad uno dei suoi uomini.
Tomohisa Yamashita era un bravo ufficiale, e fu anche per questo che gli venne assegnato uno dei compiti più difficili di tutti i tempi.
Fingersi un pirata, per poter così distruggerli tutti una volta scoperti i loro segreti.
"E così tu vorresti diventare un pirata?" il ragazzo con lo strano cappello rosa lo guardava sospettoso.
Tomohisa annuì capendo al volo che era l'altro il comandante.
"Come ti chiami?"
"Mi chiamo Aoki"
"Benvenuto a bordo Aoki"
Si stupì del fatto che nessuno gli aveva domandato nulla, ma più che altro si stupì di essere da subito trattato come se fosse stato sempre un membro costante della ciurma.
Aveva creduto di ricevere fin da subito un trattamento irrispettoso: credeva che sarebbe stato disprezzato e deriso.
Insomma, nessuno sapeva niente di lui, eppure tutti lo trattavano come se fosse un loro vecchio amico.
Ci mise davvero poco ad integrarsi con il resto del gruppo, a diventare loro amico.
"Tomohisa! Tomohisa!" accorse all'urlo del capitano, estasiato per chissà quale cosa: ormai aveva iniziato a comprendere le sue stravaganze, e non si stupiva più di nulla.
"Guarda... è fantastico, non trovi?" il ragazzo si specchiò nell'acqua sotto di loro, per poi guardare il suo capitano con uno sguardo perplesso.
Sotto di loro non c'era che acqua, acqua che avevano visto interminabili volte, che cosa poteva esserci di così fantastico questa volta?
"E' fantastico che la sola forza di quest'acqua sia in grado di reggerci tutti su di sé, non credi?" Yamashita annuì con aria solenne chiedendosi se Tegoshi quel giorno avesse bevuto più rum del solito.
"Tomohisa! Mi potresti aiutare?" guardò Keiichiro, il braccio destro di quell'assurda nave tentare di fare un doppio nodo ad una corda.
Lo raggiunse, prendendogli il laccio tra le mani ed aiutandolo.
"Grazie!" replicò l'altro sorridendogli.
E Tomohisa ci mise veramente poco ad apprezzare quei sorrisi così radiosi e veri: sulla nave della marina inglese era raro poterne incontrare di simili.
Ogni notte si ritrovava a pensare che forse stava sbagliando tutto, perché sì, era diventato loro amico come gli avevano chiesto, peccato però, che non stava fingendo di esserlo.
Non avrebbe mai creduto possibile poter pensare una cosa del genere, ma stava iniziando davvero ad apprezzare lo spirito dei pirati, sempre così disposti ad aiutarsi l'un l'altro.
Agivano d'istinto, era vero, ma quasi sempre quell'istinto gli faceva produrre cose buone... certo, tranne quando saccheggiavano altre navi.
Si era però reso conto di una cosa: Tegoshi, il capitano, non decideva mai di assaltare una nave dove sapeva che ci sarebbero stati dei civili a bordo, era come se cercasse di preservare il male a quella povera gente.
Apprezzava anche questo del suo comportamento.
Ormai erano passati mesi da quando si era imbarcato ed era sicuro che non l'avrebbero mai scoperto quando una mattina si ritrovò circondato dagli altri uomini della nave.
"Un nostro compagno ieri sera è andato a terra, per cercare del rum da bere, e ha sentito un comandante della marina inglese parlare di un certo Tomohisa Yamashita, un bravo ragazzo che ormai è stato dato per disperso. Ci hai preso in giro tutto questo tempo, Aoki?"
Tomohisa sentì il sangue defluire velocemente dal suo corpo, come se ogni sua particella stesse gridando: Alle scialuppe di salvataggio.
Non poteva credere di essere stato scoperto in un modo così infido e banale.
Passò ore interminabili, chiuso nella prigione della nave, mentre sopra di sé sentiva gli uomini urlare contro il loro capitano.
Sentiva Tegoshi e Keiichiro cercare di calmarli, di spiegargli che forse aveva deciso di unirsi a loro per un buon motivo, ma nessuno, ovviamente, gli stava credendo.
E bhè, non avevano tutti i torti.
Lui era lì per rubare ogni loro segreto ed anche se ormai era diventato veramente loro amico, quando sarebbe tornato da Ryo, avrebbe dovuto rivelargli tutto.
E non perché desiderava tradirli e fare in modo che venissero tutti catturati, ma perché Ryo era il suo ragazzo e credeva fermamente nel suo lavoro.
Non avrebbe mai potuto raccontargli di essere diventato amico dei pirati.
Lui amava Ryo, con tutto sé stesse e se amarlo avrebbe significato andare contro ai suoi ideali e tradire quelli che ormai considerava degli amici, lo avrebbe fatto.
Per cui sì, gli uomini di quella nave avevano tutto il diritto di essere incazzati a morte con lui.
Lui li avrebbe svenduti tutti per un solo abbraccio del suo ragazzo.
"Non possiamo restare tutti calmi?" domandò Tegoshi mentre iniziava ad innervosirsi.
"Finché quello rimane su questa nave, no... Capitano, non vorrai che succeda un ammutinamento, vero?" a quella parola Tegoshi deglutì a vuoto chiedendosi il perché i suoi uomini fossero così malfidenti verso l'altro.
O forse semplicemente era lui che era stato accecato dai sentimenti d'amicizia che provava verso quel ragazzo ed ora non vedeva il reale pericolo che si stava stagliando nitido davanti a loro.
Non avrebbe mai voluto doverlo uccidere, mai.
"Mi dispiace... Mi dispiace tanto..." sussurrò a bassa voce.
Keiichiro lo strinse con forza, per una volta era lui il più maturo.
"Non avevamo altra scelta... lo so che ormai faceva parte di noi, ma... non avevamo altra scelta, dobbiamo vendicare i nostri genitori, ricordi?" Tegoshi annuì, stringendo in mano il ciondolo rosso che un tempo era appartenuto ad Aoki, ormai finito in fondo al mare.
Se lo passò sul collo, facendolo finire sul petto, vicino al cuore, in modo da ricordare per sempre ciò che quel giorno aveva decretato.
La fine di un compagno, e di un amico.
"Tu porterai il soprannome di una persona che ha vissuto per tanto tempo insieme a noi, mi hai capito? Comportati come quella persona farebbe. Rendila orgogliosa di te, piccolo Pi" una buffa scimmietta, con un improbabile gilet rosso addosso annuì.
Quello che ancora non sapevano Tegoshi e Keiichiro era che Ryo, scoperta la morte del suo amato, aveva appena deciso di rendergli la vita un inferno.
Ormai, il suo unico scopo era diventato trovarli ed ucciderli.
Uccidere il capitano di quella nave che aveva decretato la fine del suo amore, e della sua vita
Gli avvertimenti posti nelle tag sono quelli relativi solo a questo capitolo.
Il Genere fa invece riferimento alla storia in totale.