Chi: Claude e Peter
Dove: New York - Appartamento di Peter Petrelli
Cosa: Peter ritorna nel suo appartamento dopo il suo ritiro e dopo un'assurda litigata con il fratello e scopre che il suo appartamento non è esattamente... Vuoto come si aspettava.
Quando: Martedì 25 dicembre 2007.
Nota: Seguito di
[Flashback #1] Natale in casa PetrelliStato:
(
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Se era sopravvissuto un anno nel deserto, senza quasi nessuno e Nathan, era perchè sapeva di poterlo rivedere, di poter tornare. Ora non aveva più neanche questa certezza.
Avrebbe dovuto dovuto essere forte della sua altra certezza, l'unica che gli era rimasta: la missione, il motivo stesso per cui si era allontanato da Nathan così tanto nell'arco di così poco tempo.
Sapeva di esserne capace: si era testato, sapeva controllarsi (anche se le prove del contrario erano incise sulla pelle di suo fratello).
Ma non poteva, ora, perchè neanche un'ora fa aveva visto suo fratello per quella che, per quanto ne sapeva, poteva essere l'ultima volta. Nathan lo accusava sempre di essere melodrammatico (ora non lo farà più) ma - Dio, Dio, voleva sparire dalla faccia della terra e basta.
E non aveva senso, ma per sparire almeno per qualche ora, sentì di voler andare nel suo appartamento, che non aveva mai davvero chiamato casa perchè casa era Nathan e il suo lavoro - casa non era mai stato ( ... )
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Il mondo era un posto abbastanza schifoso da far venire voglia a Peter di fregarsene, del suo diploma d'infermiere.
Gli faceva male la testa, tanto da non accorgersi che la porta era semplicemente aperta. Era occupato a pensare a come lavarsi via le macchie non fisiche di fuoco da dosso, mentre si passava una mano tra i capelli per rovinare del tutto la pettinatura già provata dal vento - ma non aveva volato a lungo, perchè le ciocche (ora molto più corte) pettinate all'indietro si sentiva nudo e scoperto, e non voleva essere scoperto ora.
Alzò gli occhi e si trovò davanti l'ultima persona che si sarebbe mai aspettato - considerato che non si aspettava nessuno.
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L'odore di miseria non portava mai a nulla di buono, soprattutto se si avvicinava a lui.
I passi che aveva sentito trascinarsi per nove piani si fermarono proprio davanti alla porta del suo appartamento e lui si rifiutò di voltarsi senza prima bere un goccio di whisky. E al diavolo il bicchiere ( ... )
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Nemmeno il tempo di collegare che giorno era e dove si trovava che subito sentì dei rumori provenienti dal salotto e quasi imprecò. Quel dannato ragazzino era ancora lì. E probabilmente stava distruggendo qualcosa.
Si alzò velocemente dal letto e si diresse verso la porta della camera. Prese un lungo respiro prima di spalancarla, poi lo fece e uscì.
Non aveva mai capito l'espressione sangue gelato nelle vene, ma in quel momento intuì che cosa voleva dire ( ... )
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Lui era l'ultima persona che poteva fare prediche alla gente che metteva troppe cose nelle tasche, quindi fece una smorfia e si limitò al alzarsi a sedere, prendendo il cappotto spiegazzato per buttarlo di lato e tornare a stendersi. Qualunque ora fosse, era troppo presto.
Ricordava anni in cui la mattina di Natale non c'era risveglio, perchè verso le quattro si addormentava, dopo aver passato la notte a scartare regali e a scoprire giocattoli nuovi.
Anche se per due anni si era rifiutato di festeggiare il Natale (perchè se Babbo Natale non esisteva, qual era il senso?), aveva ricordi felici legati alla festa, perchè Nathan era sempre lì, anche se erano anni in cui era al college o faceva il militare ( ... )
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