Chi: Claude e Peter
Dove: New York - Appartamento di Peter Petrelli
Cosa: Peter ritorna nel suo appartamento dopo il suo ritiro e dopo un'assurda litigata con il fratello e scopre che il suo appartamento non è esattamente... Vuoto come si aspettava.
Quando: Martedì 25 dicembre 2007.
Nota: Seguito di
[Flashback #1] Natale in casa PetrelliStato:
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L'odore di miseria non portava mai a nulla di buono, soprattutto se si avvicinava a lui.
I passi che aveva sentito trascinarsi per nove piani si fermarono proprio davanti alla porta del suo appartamento e lui si rifiutò di voltarsi senza prima bere un goccio di whisky. E al diavolo il bicchiere.
Quella bottiglia in fondo era sua. L'aveva comprata lui. D'accordo, non propriamente comprata, ma diciamo che se l'era guadagnata, quindi era sua di diritto e nessuno poteva dirgli come bere.
Dopo averla estratta dalla credenza la aprì senza troppa delicatezza e se la portò alle labbra, trangugiando senza indugi il liquido contenuto.
Si voltò poco dopo, ancora con la bottiglia a mezz'aria e quasi si strozzò tossendo. Iniziò a tirarsi pacche sul petto per cercare di far passare il bruciore pressante dovuto più alla sorpresa che ad altro.
In effetti se fosse entrato qualcuno di totalmente estraneo alla faccenda avrebbe semplicemente visto una bottiglia di whisky fluttuante, ma così era lievemente diverso.
La vista di Peter non era un bel regalo di Natale. Per niente. Soprattutto considerato che l'odore di miseria veniva da lui.
«Che ci fai qui?» Domandò quando la gola smise di bruciare così tanto da permettergli di inalare aria senza che si sentisse scoppiare come una bomba atomica. In fondo la bomba, in quella casa, in quel momento, non era proprio lui.
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Di certo non era felice di vedere Claude, ma in quel momento niente (tantomento qualcuno) poteva renderlo felice. La parola stessa gli sembrava aliena e irreale.
L'ultima volta che aveva visto Claude erano in questo stesso appartamento, e Claude gli aveva dato un pugno in faccia e l'aveva abbandonato al suo destino, dopo che Peter gli aveva salvato il culo - be', l'irritazione era più che comprensibile, anche se era passato più di un anno. Ma la rabbia era stanca, logorata come le emozioni di Peter, in quel momento. Non dava conforto. Voleva che andasse via.
"Questa è casa mia."
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Casa sua, certo... Quando gli faceva comodo.
Bevve un altro sorso di whisky -questa volta stando ben attento a non strozzarsi- prima di voltarsi, dando le spalle a Peter, dirigendosi verso il divano.
«Quando avrai deciso che andartene è la soluzione migliore chiudi la porta.» Quelle parole seguite da un tonfo. Si era accomodato senza troppa gentilezza, stringendo sempre la sua amata bottiglia.
«E buon Natale.» Aggiunse infine, sogghignando.
In fondo poteva sempre tirare la corda con tutti. Non gliene importava quando e se si sarebbe spezzata, lui non sarebbe rimasto lì a vedere cosa sarebbe successo. Ma lo scoinvolgimento dei suoi piani lo irritava quasi quanto la puntura di una zanzara quando inizi a grattarla.
Avrebbe fatto uscire il sangue e poi tutto sarebbe andato a posto con una favolosa crosticina.
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Non gli piaceva essere preso in giro, non in situazioni del genere, non in casa sua, non da persone che non lo conoscevano neanche e l'avevano lasciato solo in situazioni come quella di ora, quando tutto stava per esplodere (o peggio, era già esploso), e prima di rendersene conto Peter era davvero fottutamente incazzato.
Per il breve periodo in cui si erano conosciuti, a Claude era sempre riuscito facile farlo arrabbiare. Era molto, molto divertente constatare che ne era ancora perfettamente capace.
"Vattene.", avanzò verso di lui, e giusto per chiarezza, alzò la voce:
"Ho detto: vattene!"
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Ogni tanto beveva qualche sorso di whisky e ascoltava di sfuggita Peter. Una piccola interferenza sulla perfetta trasmissione del suo cervello.
Per un po' non rispose alle insinuazioni del ragazzo, alle sue provocazioni, alla sua rabbia. Ma arrivato al limite sbuffò, più seccato che altro e alzò lo sguardo su di lui.
«Se continui a ripeterlo magari la tua testa esploderà nel tentativo di farmi fare ciò che vuoi.» La voce calma, il tono ironico.
Bevve un sorso dalla bottiglia e sorrise, scuotendo la testa.
Senza dire altro poi porse a Peter la bottiglia afferrando con l'altra mano il telecomando della tv.
Pulsante 5.
National Geographic.
Oh! Un documentario sugli squali!
Le cose iniziavano ad andare decisamente meglio.
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"Be', io non me ne vado.", punto., affermò con voce che voleva essere decisa e forse suonava solo petulante.
La situazione era insopportabile. Il canale era anche uno di quelli che Peter odiava, e non guardava più da quando aveva quattro anni - il fatto che gli scienziati lasciassero che i leoni mangiassero le povere gazzelle, registrando tutto senza aiutarle, l'aveva traumatizzato.
Osservò con aria critica la bottiglia, e si ricordò in quel momento perchè aveva deciso di bere. Per qualche secondo gli era sembrato che gli eventi passati non fossero esistiti. Non era affatto consolante, dato che ora ci stava pensando di nuovo, e di nuovo tornava il dolore intenso e fisico, la coscienza di come erano andate le cose, e di come non poteva disfarle.
Buttò giù un sorso sperimentale e quando cominciò a tossire e diventare rosso dalla testa ai piedi, pensò che di certo soffocare non era comunque una soluzione, e posò la bottiglia per terra mentre sopravviveva, o ci provava.
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Vedendo poi la bottiglia posata a terra si sporse verso il ragazzo per prenderla, stando bene attento a non toccarlo.
Una preziosa bottiglia di whisky posata a terra come fosse il peggiore dei cocktail moderni. Uno di quelli trangugiati dai pivellini come quello che sedeva di fianco a lui. Uno di quelli che avevano il colore del detersivo. Che odoravano di detersivo. Fanculo, sicuramente sapevano anche di detersivo!
«Non è che hai portato con te delle patatine? Perché sarebbe carino che tu facessi la spesa ogni tanto, per casa tua.» Era tornato ad osservare il documentario. Uno squalo bianco che nuota. Uno squalo bianco che mangia un pesce. Uno squalo bianco che nuota. Si chiese quando lo squalo bianco avrebbe mangiato qualcosa con due gambe e due braccia e, nell'attesa, bevve l'ennesimo sorso di whisky.
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"Perchè sei qui?" chiese dopo un minuto. Non capiva perchè qui, tra tutti gli appartamenti vuoti di New York - e no, va bene, non ce n'erano molti se le quote d'affitto erano quello che erano. Ma perchè New York, allora? Tra tutti i fottuti posti di questo mondo, doveva trovare occupato l'unico in cui era andato per sputare un po' di lacrime e sangue e restare lì, finchè qualcosa non sarebbe tornato chiaro nella sua vita.
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Un essere umano irritato era sempre meglio che un essere umano miserabile.
Soprattutto se quell'essere umano stava seduto sul proprio divano a pochi metri di distanza da lui.
Sentendo la domanda rivoltagli da Peter fece spallucce, consapevole che il ragazzo avrebbe potuto vederlo muoversi o no.
«Perché non dovrei essere qui? La casa era vuota, c'è una piccionaia sul tetto e il divano è comodo.»
E... Pubblicità.
Dannazione.
Si voltò verso Peter, ora che la tv non attirava più così tanto la sua attenzione, e iniziò ad osservarlo, quasi in attesa di sentirsi dire perché lui era lì. Se lo sentiva, tra poco sarebbe arrivato lo sfogo adolescenziale.
100 dollari sul fratello.
Non aveva 100 dollari, ma tanto era abbastanza sicuro che non avrebbe perso.
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Poi si voltò a guardarlo e aggiunse:
"E posso leggerti nel pensiero", con sguardo accusatore. Come se non sapesse perfettamente che all'altro non fregava assolutamente niente, dato che alla fine diceva tutto quello che pensava in ogni caso.
"E non stavo per sfogarmi. Non mi sfogherò con te."
La cosa peggiore è che Claude aveva ragione tutte le volte. Non era semplicemente peggiore, era insopportabile. Si voltò di nuovo verso il televisore, indispettito.
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«Mi dispiace tanto di aver turbato la tua povera mente con i miei pensieri totalmente giusti!» Sogghignando si voltò a sua volta verso il televisore. Il programma era ricominciato.
Un altro sorso di whisky, ma stavolta non passò la bottiglia a Peter. Se la tenne ben stretta.
Oh, per favore, fa che vada fuori a piangere, se proprio deve farlo. I singhiozzi disturbano la visione del programma. Pensò, sicuro che Peter avrebbe ascoltato tutto.
Sicuro che si sarebbe arrabbiato ancora di più.
Sicuro che quella serata, di lì a poco, sarebbe diventata molto più divertente di quanto si sarebbe mai aspettato.
Oh sì.
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Si alzò in piedi gesticolando con foga "Che razza di piacere perverso ottieni dal far impazzire la gente? Tu vuoi che mi sfoghi! Perchè lo vuoi? Non c'è nulla, NULLA di divertente in quello che ho passato e non -..."
Ne parlerò. Peccato che ne stesse parlando. Chiuse la bocca e si risedette, frustrato. Insopportabile, assolutamente insopportabile.
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Al contrario delle parole da lui dette stava parlando. E anche troppo per i suoi gusti.
Alzò gli occhi al cielo e, quando sentì Peter fermarsi dopo essersi reso conto del suo blaterare, gli porse la bottiglia, in silenzio.
Subito dopo prese il telecomando e alzò il volume della tv, iniziando a cambiare canale ogni due secondi.
Un film d'amore no. Non avrebbe sopportato una stupida donna che piangeva perché la sua stupida storia col suo stupido fidanzato era finita. Tanto sarebbero tornati insieme prima della fine del film.
Un film d'azione no. L'eroe aveva sempre un figlio, una figlia, un figlioccio, un cuginetto, un fratellino o un bambino orfano da proteggere. L'eroe non moriva mai, ma c'erano sempre quelle orrende scene del padre che salutava la figlia e le chiedeva scusa. Orribile.
Si fermò per un attimo ad osservare un paio di enormi seni sbucati sullo schermo, merito di una pubblicità di una linea erotica, poi cambiò di nuovo canale, rimanendo con il capo inclinato lateralmente.
Se hai intenzione di esplodere dimmelo, vorrei farmi una sega prima. Pensò sogghignando.
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"Prima cosa: eww. E ho speso un dannatissimo anno nel deserto da solo, per evitare di esplodere. Quindi puoi lasciar perdere il tuo...ultimo momento di felicità.", ripetendo poi l'eww a voce più bassa, per buona misura.
Fastidioso, insopportabile e nauseante. Ma non se ne sarebbe andato. Era casa sua, dannazione. Avrebbe resistito.
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Non sia mai che il fratellino minore del fottuto Re del Mondo si presenti in pubblico con un capello fuori posto!
«Se ti fa così schifo quello che senti allora perché non la smetti di frugarmi nella testa come se tu fossi Mary Poppins e io la tua cazzutissima borsa?» Rispose dopo qualche minuto, cambiando di nuovo canale.
Tutto, ma quegli orribili quattro pupazzoni giganti viola, giallo, verde e rosso che parlavano come se avessero un bastone infilato su per il colon no.
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"A parte essere incazzato."
Gli lanciò un'occhiataccia che significava incazzato con te.
E davvero, che cosa aveva la gente contro i Teletubbies, in generale? Potevano essere davvero educativi per i bambini al di sotto dei cinque anni. E poi c'erano belle scenografie. No, davvero.
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