Characters: Rory Williams; Eleventh Doctor; Amelia Pond;
Pairing: Eleven/Rory {fezturion} ; Rory/Amelia
Rating: pg-13
Genre: Fluff; slice of life;
Warning: slash
Prompt: Gaming/watching a movie
Words: 563
Note: Il film di cui si fa menzione nella flashfic è Sabrina, di cui io in realtà ho visto solo il remake con Harrison Ford e di cui non ricordo praticamente niente, ma facciamo finta di niente, tanto il fatto che al Dottore possa piacere praticamente qualsiasi film, anche per motivi più stupidi, è diventata una mia headcanon.
Disclaimers: I personaggi di Doctor Who appartengono a chi di diritto.
Scritta sui prompt di [
30 day OTP Challenge ]
Capitoli precedenti:
01 -
02 -
03
Day 03 # Gaming/watching a movie
Non era esattamente quello che intendeva, quando ha suggerito al Dottore di guardarsi un film e smettere di lamentarsi di lui ed Amy impegnati in attività coniugali che richiederebbero un po' di privacy.
Le parole "C'è una piscina in biblioteca e non hai mai pensato di mettere un televisore da qualche parte?" gli sono sfuggite ancor prima che potesse figurarsi l'alieno seduto su un divano, davanti allo schermo di un televisore. Non ne è stato capace, ovviamente, perché il Dottore non farebbe altro che commentare ogni singola scena, raccontare di quando ha conosciuto ogni singolo attore o partecipato alla prima stesura del copione o, senza stare fermo un attimo (che sia perchè fa smorfie, batte i piedi o si sfrega le mani), sottolineerebbe l'inutilità di guardare un film su un piccolo schermo, quando potrebbero vederlo prendere vita di persona.
Non intendeva nemmeno suggerire al Dottore di guardare un film con loro - e questo è sicuro di non averlo lasciato intendere da nessuna frase fraintendibile, anche se, forse, è possibile che il proprio sguardo abbia indugiato troppo sul suo volto rattristato quando ha detto di starsi annoiando da morire. Ha avuto la strana impressione che i suoi occhi cercassero in lui qualche parola di conforto, mentre il grigiore che li colora si faceva più scuro, più triste, ma le parole di Amelia lo hanno distratto e la ragazza ha fatto notare che sarebbe stato carino dar loro almeno il tempo di rivestirsi.
Hanno avuto tre minuti d'orologio, prima che Eleven si ripresentasse sulla porta della loro stanza, di nuovo annoiato dall'attesa.
Rory sospira pesantemente, seduto per terra con le spalle contro la console della sala pilotaggio del TARDIS e, tra le braccia, un'enorme ciotola colma di popcorn. Alla sua sinistra, Amelia gli carezza distrattamente il dorso della mano in tanti piccoli cerchiolini del pollice, mentre Eleven, seduto alla sua destra, sorride soddisfatto, affondando la mano nella ciotola e prendendosi grandi quantità di popcorn che sparge ovunque sul pavimento.
«Ora sei contento?» sibila Rory, deluso da come sono andate le cose.
Davanti a loro, fluttuante a mezz'aria, la proiezione di Audrey Hepburn danza, bellissima nelle sfumature tra il bianco e il nero delle vecchie pellicole che il TARDIS ha trovato, registrate negli annali della storia umana.
«Shss, non distrarmi, Rory. Questa è la mia parte preferita.» lo sgrida il Dottore, con la bocca piena di popcorn e gli occhi di meraviglia.
Razza di alieno capriccioso che non è altro.
Ma Rory ne guarda il profilo lungo, con quel suo ridicolo ciuffo ribelle che si adagia alla fronte e non se la sente di ricordargli che è stato lui il primo ad infastidirli. Ha perfino la sensazione che il tocco di Amy si faccia più distante, mentre Eleven si mette più comodo, scivolando verso l'uomo fino a poggiare il capo contro il suo. Non c'è malizia nel gesto, lo fa perché... perché no?
«Non siete bellissimi nelle vostre piccole imperfezioni?» domanda il Dottore, sotto la musica che accompagna gli sguardi innamorati di Humphrey Bogart ed i sorrisi delicati di Audrey. Si volta verso Rory e, senza alcun motivo, schiocca un bacio contro la sua guancia. Così, perché... perché no?
«Ottima idea, Rory Pond, la prossima volta il film lo puoi scegliere tu!»
Rory annuisce, Amy lo bacia all'altra guancia, complimentandosi, e lui, per la prima volta, sente il proprio cuore dividersi in due perfette metà.