Ma ci stiamo avvicinando allo scontro finale? °___° *realizzazione improvvisa*
Bon, ciancio alle bande, postiamo!
Titolo: Esp 2 (il fu "Capitolo Extra" -___-)
Gruppi: Arashi, HSJ, Kanjani8 un NewS, un Kattuno, un Tokio... gente a caso
Rating: Pg-13 con qualche picco di R
Pairing: Sakumoto, Aimiya, Subassan... altri a seguire e un trangolino
Consigli per gli acquisti: Se non avete letto Esp 1... che aspettate a farlo? *minacc minacc*
Disclaimers: L'ultima volta che ho controllato tutti 'sti bei fioli non erano miei, ecco... >__> Però so di per certo che la storia originale è di Jinny, quindi tutti i credit a lei! *e se non vi piace, è pure colpa sua xD*
Note: tutto è iniziato quando ho letto Esp e mi è venuta la malsana idea di scrivere un capitolo extra per soddisfare la mia anima sakumoto... poi ci ho preso la mano, le mie due aguzzine mi hanno costretta ed eccomi qui con una intera seconda serie çOç *chi è causa del suo mal, pianga se stesso*
Special thanks: alle mie due amate aguzzine Vampiretta e Jinny, l'una perché è mia moglie e l'altra perché... sì *coccol coccol*
Già postati:
Cap1 Cap2 Cap3 Cap4 Cap5 Cap6 Cap7 Cap8 Cap9 Dalla stanza dell’infermeria in cui erano stati sistemati lui e Subaru, nel periodo di stabilizzazione e controlli dopo l’effetto del 35ED, andava e veniva un flusso continuo di persone. Yasuda e Sho tendevano a non andarsene mai e al massimo a darsi i cambi, protestando con Nagase per non poter rimanere anche la notte.
Tacchon e Maru venivano per raccontare i progressi che la scuola di musica appena istituita dai ragazzi del Kansai, per i piccoli studenti esp, stava facendo. Dicevano di aver bisogno al più presto di Subaru per il canto e lui si stava rimettendo in sesto più in fretta, effettivamente, forse stimolato da queste parole.
Jun da parte sua era molto stanco e aveva preso quel periodo più come una specie di vacanza, una vacanza durante la quale guardava telefilm romantici con Ohno e Aiba, giocava ai videogiochi con Nino e visionava film in compagnia di Ryo e Jin.
Una sera Subaru gli disse che gli avevano dato il permesso di uscire, dopo i controlli, e si ritrovò solo nella stanza bianca e sterile, perché tutti erano in riunione.
Tentò di accendere la televisione per seguire un programma musicale, ma la porta si aprì.
-Ciao, disturbo?- chiese una voce, familiare.
Jun si girò a guardare Shingo negli occhi e il suo cuore prese a battere all’impazzata: era arrivato quel momento. Il momento di chiarire.
Scosse la testa e gli disse di entrare, vedendolo chiudere la porta e sedersi sullo sgabello di fianco al letto, solitamente usato da Sho. La cosa lo fece agitare ancora di più.
Il vento iniziò a spirare forte fuori dalle finestre, mentre Murakami sospirava e gli prendeva una mano nella sua, sfiorandogli piano le dita.
Jun sapeva del perché di quel cambiamento atmosferico, e leggendo nella mente dell’altro sapeva già tutto quello che stava per dirgli: i poteri gli erano ritornati in forma splendente, ormai. Rimase in silenzio, guardando fuori.
-Non… non so se ci sia mai stato qualcosa prima di quel bacio, Jun. Devo essere sincero con te: prima di allora eri soltanto un amico, e ti volevo bene come ad un fratello- esordì Shingo, infliggendogli la prima fitta al cuore.
-Ma dopo… ho avuto un momento difficile, dopo lo sparo, e l’operazione che hai dovuto subire, e le persone che mi tenevano lontano da te… credevo di impazzire a vederti soffrire. Yoko non lo sa, ma me ne sono andato prima che potessi farti del male… perché non volevo avere pretese su di te-.
-Hina…- mormorò Jun senza forze, guardandolo negli occhi e chiamandolo con il suo storico soprannome. Con entrambe le mani ora fu lui a prendere quella del sempai.
-Io avevo una cotta per te, a Osaka. Sei sempre stato simile di carattere a Sho e ricercavo un po’ di lui in te. Ma al momento del nostro primo bacio ho capito che stavo sbagliando tutto e mi stavo comportando solo da egoista…- spiegò, piano.
-Io non ero lui…- disse Shingo.
Jun trattenne le lacrime come la consapevolezza lo colpì.
-Ti prego, perdonami… ci tengo tantissimo a te, non sai quanto io sia stato in ansia senza tue notizie… ho bisogno di sapere che non te ne andrai mai più via- disse, chinando la testa.
Il vento fuori dalle finestre si calmò, fino a smettere quasi del tutto.
Murakami si alzò e gli sfiorò la fronte con le labbra, dandogli un lieve bacio.
-Perdonato. Sono troppo fiero di te… fa male, ma è ovvio che mi passerà- disse, sorridendogli.
-Grazie, Shinchan…- sospirò Jun, asciugandosi gli occhi.
Subito dopo l’uscita di Murakami, ci fu l’ingresso di corsa di Sho, che si preoccupava se la finestra era rimasta aperta con il tifone che era arrivato. Jun rise, e non gli disse niente sul motivo del forte vento.
Ma Sho lo vide lo stesso un po’ scosso, e lo prese fra le braccia, senza parlare.
-Voglio che tutto questo finisca…- sospirò, contro il petto del suo ragazzo.
-Anch’io, cucciolo…- sussurrò Sho, accarezzandogli i capelli.
Si addormentò poco dopo.
Passato del tempo, ripresero ad allenarsi tutti insieme.
Le cose in fondo non erano cambiate affatto: i kohai continuavano a scodinzolare dietro i più grandi, per farsi insegnare qualche strategia per la difesa della scuola, visto che il preside aveva chiamato lo stato di allarme e tutte le lezioni erano state sospese per fare spazio a diversi tipi di esercitazioni.
Masaki si era fatto carico di una intera classe, quella dei cosiddetti “pericolosi” e li allenava assieme a Takizawa e Nagase. Kazunari non faceva che parlare del proprio ragazzo, fiero, ricordando i vecchi tempi della Saint James.
Non era cambiato poi molto.
-Ryo, qui!- gridò Jun, allungando il braccio per lanciare una scossa di elettricità, velocemente raggiunta da un getto d’acqua potente: due degli obbiettivi vennero raggiunti e distrutti in quel modo, mentre l’acido di Jin scioglieva il terzo e Sho disintegrava gli ultimi due, senza spostarsi di un millimetro. Arrivò una raffica di proiettili dalle spalle, che la barriera di Masaki fermò mentre Ohno ne deviava degli altri da sinistra che esplosero lontani dal gruppo; Kazunari aveva già incendiato i cecchini elettronici.
-Sei secondi! Ragazzi, potete ancora migliorare!- gridò il signor Preside, fermando il tempo.
-Sono i vostri finti obbiettivi che sono troppo lenti…- osservò Jin, facendo ridere gli altri.
Si riposarono sotto il sole del giardino, mentre un altro gruppo prendeva ad allenarsi con l’attrezzatura speciale. Chinen si fece valere imitando le tecniche di Ohno che conosceva molto bene, e ricevette i complimenti di Nagase. Jun guardò verso Satoshi per leggergli un sorriso soddisfatto sul viso apparentemente disinteressato e qualche strano pensiero.
-Amore, qui gatta ci cova…- sussurrò all’orecchio di Sho, al quale si era appoggiato per farsi accarezzare i capelli: un gesto che tranquillizzava entrambi. Sakurai rise e annuì: -Ce ne siamo accorti un po’ tutti tranne lui, credo…- aggiunse.
-Strano, di solito tu sei sempre l’ultimo…- disse Jun, cercando il suo sguardo: sotto il sole i loro occhi sembravano molto più chiari del solito. Sho lo baciò sulle labbra.
-Mi farete morire, un giorno…- sospirò Tadayoshi, con una mano sul cuore.
-E’ una bella lotta fra loro e i Subassan, direi…- osservò Maru, mentre entrambi spostavano lo sguardo dall’una all’altra coppia, con Subaru che accordava la chitarra e Yassu che strappava fiori e li intrecciava in una coroncina.
Yuu si limitò a sorridere e spostare lo sguardo verso il cielo terso di quel pomeriggio: mancava pochissimo al giorno in cui avrebbero tentato con tutta la squadra di attaccare di nuovo la sede governativa e distruggere il database. Ma il preside li aveva avvertiti che sarebbero stati sicuramente intercettati.
-Hanno sempre saputo dove si trova questo istituto, ma credevano che bastasse controllarci le telefonate e poco più… da quando abbiamo iniziato gli attacchi, ci hanno stretto praticamente d’assedio. Fuori di qui ci aspetta la vera battaglia- aveva spiegato qualche giorno prima, in una delle riunioni di aggiornamento.
Il vento spirava leggero in quei tiepidi giorni che li facevano stare ancora di più sulle spine: erano nell’occhio del ciclone, pronti alla resa dei conti.
Quando la sera prima della riunione definitiva, in collegamento con le basi di tutto il mondo, si era messo a piovere un temporale violentissimo, tutti erano rimasti pochissimo stupiti della cosa e per una volta Hina non aveva modificato il tempo atmosferico.
Sembrava notte a camminare per i corridoi deserti dell’istituto, e ognuno se ne stava nella propria stanza o in sala comune, dove i ragazzi del Kansai avevano deciso di allestire un piccolo spettacolo della loro scuola di musica.
Jun rimase in loro compagnia per un po’, poi disse che sarebbe salito in camera a cercare una felpa per coprirsi, e si allontanò. Non voleva stare neanche da solo, ma in fondo erano tutti tesi e l’atmosfera allegra lo opprimeva: dalla finestra della sua stanza poteva vedere i lampi illuminare il cielo nero attraverso i rivoli d’acqua che bagnavano la finestra.
La aprì e allungò la mano fuori, per sentire l’acqua fredda sulla pelle e attirare l’aria elettrica dal forte odore tipico del temporale. Si sentì bene, finché la porta non si aprì.
-Ciao- disse Sho, entrando e chiudendosi la porta alle spalle.
Jun gli sorrise e chiuse la finestra, asciugandosi il braccio e accettando il primo bacio del proprio ragazzo. Nella stanza c’era ancora l’odore della pioggia.
-Sei preoccupato per domani- gli disse, dopo averlo letto.
Sho lo fece sdraiare sul letto sotto di sé: -Chi non lo è? E’ praticamente una missione suicida… siamo pochissimi… contro tantissimi…-.
Si baciarono ancora, spogliandosi.
Era stata la scelta migliore, il temporale.
Passarono il pomeriggio e la sera a fare l’amore, stare a contatto con la pelle, baciarsi, parlare, dormire e respirare… e Jun si sentì ancora bene. Il tempo passava senza che se ne accorgessero e in breve tempo aveva smesso di piovere, era arrivato il sole e le nuvole si erano diradate.
-Quando tutto questo sarà finito… verrò con te, ovunque andrai- gli sussurrò Sho all’orecchio, per poi baciarlo su tutto il viso. Jun si mosse, e una ciocca di capelli gli cadde sugli occhi.
-Come fai a sapere che…?- chiese. Sho gli sistemò i capelli, accarezzandogli il viso e stringendolo ancora di più a sé, contro il proprio corpo nudo sotto le lenzuola.
-Lo so che non sai stare fermo… l’ho già sperimentato a mie spese, ricordi?- scherzò.
Jun sorrise, e lo baciò sul petto, incrociando le dita con quelle del proprio ragazzo.
-Perché solo tu puoi proteggermi…- mormorò, imbarazzato.
Sho annuì, chiudendo gli occhi.