E dopo il compleanno del newscaster sekkushi...
AUGURI, HINOLO!!! >///<
E posto e saluto :D
Titolo: Esp 2 (il fu "Capitolo Extra" -___-)
Gruppi: Arashi, un NewS, un Kattuno, un Tokio, un HSJ, gente a caso... altri gruppi a seguire xD
Rating: manteniamoci sul PG-13 con picchi di NC-17 *ebbene sì... cough*
Pairing: Sakumoto, Aimiya... altri a seguire *coooouuugh*
Consigli per gli acquisti: Se non avete letto Esp 1... che aspettate a farlo? *minacc minacc*
Disclaimers: L'ultima volta che ho controllato tutti 'sti bei fioli non erano miei, ecco... >__> Però so di per certo che la storia originale è di Jinny, quindi tutti i credit a lei! *e se non vi piace, è pure colpa sua xD*
Note: tutto è iniziato quando ho letto Esp e mi è venuta la malsana idea di scrivere un capitolo extra per soddisfare la mia anima sakumoto... poi ci ho preso la mano, le mie due aguzzine mi hanno costretta ed eccomi qui con una intera seconda serie çOç *chi è causa del suo mal, pianga se stesso*
Special thanks: alle mie due amate aguzzine Vampiretta e Jinny, l'una perché è mia moglie e l'altra perché... sì *coccol coccol*
Già postati:
Cap1 Cap2 Cap3 Cap4 Quando poterono finalmente entrare nella stanza, era arrivato il giorno successivo.
Jun aveva cambiato completamente atteggiamento e l’aveva costretto a dormire e fare colazione, non mollandolo un secondo. Jin sembrava ancora sconvolto, ma si stava riprendendo, restando al fianco del proprio leader.
Si facevano forza a vicenda e molto probabilmente, anche Ryo percepiva quel loro legame, a distanza. Il medico continuava a dare le stesse notizie: condizioni stabili.
Prima di addormentarsi aveva anche sentito Jun al suo fianco sospirare “per fortuna che ho te…”, ma non poteva giurare che fosse successo sul serio o invece fosse solo un suo sogno prima del sonno. C’era così una catena invisibile di legami che rendevano Jun un pochino più forte di quanto, da solo, sarebbe potuto essere. Sho conosceva il suo carattere, dopotutto.
Aprirono la porta ed entrarono lentamente nella stanza.
Jun e Jin si portarono subito vicini al loro compagno di squadra, mentre Sho, Ohno e Aiba restavano un attimo più indietro. Kazunari e Nagase si fermarono sulla porta.
-Non chiedetemi come sto, che non lo so neanche io- fece subito Nishikido, fulminandoli.
I due compagni restarono immobili a fissarlo, sorpresi. Poi capirono e gli sorrisero.
-Leader, ti sei preso tutta la colpa? Ehi, Sakurai… ha fatto la lagna?- chiese subito Ryo, rivolgendosi a Sho. Non rispose abbastanza in fretta.
-Ecco, lo sapevo! Ma perché devo sempre avere a che fare con gente come voi? Mi date i nervi… soprattutto leader, con il suo fare da mamma anatra!-.
-Io non faccio mamma anatra!- protestò allora Jun.
-Ok, ok… ma piantala di credere che sia stato colpito per colpa tua, ok? Non leggo nel pensiero, ma capisco subito quando fai certe stronzate… Jin, cazzo ridi? Lo vuoi un pugno? Sarò ferito, ma un bel pugno sono ancora capace di dartelo!- diceva Ryo a macchinetta, passando lo sguardo dall’uno all’altro dei suoi amici.
Poi sospirò.
-Ora datemi ‘sto abbraccio e poi parliamo di cose più serie- sorrise.
Sho trattenne a sento una risata quando li vide così, uniti.
Erano veramente come fratelli, sempre capaci di percepire l’uno le sensazioni dell’altro, e in grado ognuno di trovare le parole e l’atteggiamento giusti per far stare bene gli altri.
-A cosa stai pensando?- chiese Jun, guardandolo negli occhi, curioso.
Erano seduti sul suo letto, soli nella sua stanza. Finalmente di sera.
E con la porta chiusa, volesse il caso che… non voleva neanche pensarci.
-Mi prendi in giro?- chiese lui, sollevando un sopracciglio.
Jun rise e ammise: -Un pochino… ma ogni tanto mi piace chiederlo. Chiederti di spiegarmelo a parole-. Gli brillavano gli occhi.
Sho gli sorrise e sollevò la mano per accarezzargli i capelli.
-Penso che il tuo legame con Ryo e Jin sia speciale… e sia bellissimo. E un po’ mi sento geloso- ammise.
Jun lo baciò brevemente sulle labbra e poi scosse la testa: -Ma adesso ti dico una cosa che tu non sai e che ti renderà fiero del legame che c’è fra di noi, piuttosto-.
-Che cosa?- chiese, senza capire.
“Questa” gli disse Jun nella testa.
-“Questa”… cosa?- fece lui, ridendo per la faccia furba del suo ragazzo quando faceva il misterioso. Gli si avvicinò, fissandolo negli occhi.
-Non è vero che parlo nella mente degli altri. Almeno… non a tutti. Solo con te ci riesco, contento?- chiese, sorridendo.
Sho non riusciva a crederci.
-Cioè, tipo… con Aiba non…?- provò a chiedere.
-Eh, no. Nemmeno con i miei due compagni di squadra. Sei solo tu che puoi sentirmi- spiegò Jun. Appoggiò le braccia sulle spalle del sempai, incrociando le dita delle mani.
-Perché?- chiese allora, ancora sorpreso.
-Non posso saperlo… forse è solo un caso. Forse è perché sei innamorato di me, quindi mi lasci entrare un po’ di più degli altri…- propose Jun.
Sho non resistette più e lo baciò, prendendolo per i fianchi.
-Mi piaci ora che non sei più preoccupato… mi piaci quando sorridi- sussurrò sulle sue labbra, accarezzandogli la pelle sotto la maglietta. Jun lo guardò intensamente negli occhi, sorridendo ancora.
-Anche tu mi piaci… soprattutto quando continui le cose che avevamo lasciato in sospeso… come adesso- fece il kohai, sdraiandosi sul letto e tirando il sempai verso di sé, baciandolo ancora e portando entrambe le mani fra i suoi capelli.
Sho passò a baciarli il collo, mentre le mani sollevavano la maglietta di Jun, che lo aiutò a togliergliela alzando le braccia. Restò un istante a contemplarlo, le labbra e le guance arrossate. Si chinò ancora su di lui e distribuì piccoli baci e morsi su tutto il suo petto, indugiando sui suoi capezzoli. Credé quasi di poter portare Jun all’orgasmo solo con quel gesto… a giudicare dai gemiti del suo ragazzo.
-Sho… ah…- lo sentì ansimare, mentre gli toccava l’erezione attraverso il tessuto dei jeans.
Indugiò forse un po’ troppo.
“Muoviti a spogliarmi o va a finire male” venne mentalmente minacciato. Rise, sentendo Jun mordergli l’orecchio. Fece come gli era stato ordinato.
Jun cercò il suo sguardo e Sho gli sorrise per scacciare l’imbarazzo.
“Sei un po’ troppo vestito o sbaglio?” chiese allora il kohai, portandogli le mani sul petto sotto la maglietta, sfilandogliela, abbassando con le dita l’elastico dei pantaloni della tuta che portava. Giocò con i capelli di Jun mentre il kohai gli leccava e mordeva tutto il petto fino all’ombelico, dove passò la lingua sul piercing.
Fece sdraiare nuovamente il suo ragazzo e lo baciò di nuovo, mentre le loro erezioni si toccavano. Jun chiuse ermeticamente gli occhi e si lamentò. Spostò lo sguardo per accarezzarlo e Jun gli affondò le unghie nel braccio.
-Che c’è?- chiese.
Jun aprì gli occhi per guardarlo, ma erano grigi, grandi e distanti.
Si difese con la barriera appena in tempo, prima che la scarica elettrica lo colpisse.
Jun aveva gridato e si era allontanato, raggomitolandosi in un angolo del letto.
-Jun…- disse, provando ad avvicinarsi.
-Stai lontano!- gridò lui, nascondendo il viso. Stava piangendo.
Sho sapeva di non poterlo toccare, vedeva le scosse di elettricità circondarlo ancora.
-Jun… non…-
-Non è colpa mia? E allora di chi è la colpa?- chiese il suo ragazzo, guardandolo.
I suoi occhi erano tornati scuri, ma… sembrava un cucciolo selvatico che soffiava per difendersi, ferito.
-Hai presente cosa sarebbe potuto succedere se tu avessi resistito e io invece no? Jun, non avresti neanche avuto il tempo di difenderti… Quindi no, non è colpa tua. Vieni qui- gli disse.
Jun scosse la testa.
-Non posso… avvicinami i vestiti…- mormorò.
-Jun…-
-No! Non è che non voglio un abbraccio o… non voglio riprovare. E’ che se non mi sfogo subito faccio esplodere tutto l’edificio. Quindi, ora… lasciami andare- spiegò, tentando di asciugarsi le lacrime.
Sho gli passò i vestiti, sospirando.
-Promettimi che poi torni qui…- gli chiese.
Jun annuì, si vestì, Sho fece girare la chiave nella serratura e lui corse via.
Tentò di non toccare niente nel tragitto da quell’ala di dormitorio alla stanza degli allenamenti, quella isolata. Fortunatamente, non incontrò nessuno. Entrò, chiuse la porta, attivò la protezione e con un grido si liberò dell’elettricità che aveva accumulato.
Quando Sho lo vide tornare, si alzò per abbracciarlo.
Jun stava in piedi per miracolo: aveva completamente esaurito l’energia.
-Chiederemo a Masa e Nino… tranquillo…- gli diceva Sho, tenendolo fra le braccia, sdraiati sul letto. Continuava ad accarezzargli i capelli e baciarlo sulla fronte, ma Jun faceva fatica a sentirlo. Si addormentò subito, stringendo la mano di Sho nella sua.
Si svegliò sentendo la mano di qualcuno sulla spalla, scuoterlo lievemente.
Aprì gli occhi a fatica e si girò per guardare chi fosse: -Toshi…?- mormorò, sorpreso e assonnato. Ohno gli fece segno di fare silenzio, sorridendogli.
Sho si rese conto lentamente di due cose: era già giorno, perché nonostante le tende tirate, dalla finestra filtrava luce; Jun dormiva ancora profondamente fra le sue braccia.
Si mosse lentamente per non svegliarlo, liberando la mano dalla presa del suo ragazzo, ancora stretta nonostante stesse dormendo tranquillo.
Si allontanò dal letto e uscì in corridoio con Ohno, accorgendosi che la porta restava chiusa a chiave dall’interno… come sempre, si scordava di calcolare i poteri dei suoi amici.
-Che è successo?- chiese subito Satoshi, una volta richiusa la porta.
Sho sembrava più che stupito della domanda.
-Non siete scesi a colazione e poi tu avevi lezione e… aspetta…- Ohno si bloccò, spalancò la bocca e trattenne a stento un sospirone: -Avete… avete…-.
-Non, no, ecco, cioè… eh? Si può sapere che stai dicendo? Non saltare subito alle conclusioni e ricordati che mi sono appena svegliato!- farfugliò Sho.
Poi si rese conto della prima parte della frase… -Scusa, ho paura a chiedertelo, ma… perché, che ore sono?- chiese.
-Quasi le due, a dire la verità…- rispose Ohno, con la sua solita espressione vaga.
Sho imprecò.
-Ok, ora che ti sei perso le lezioni… mi dici che avete fatto?- chiese Satoshi, tutto occhi e curiosità. Sho si passò una mano nei capelli, sospirando.
-Non è così semplice, Toshi… non è affatto semplice. Mi sa che avrò bisogno di parlarne anche con gli altri, quindi... ora provo a svegliarlo- disse.
Satoshi gli portò una mano sulla guancia e lo tenne fermo con solo il potere del suo sguardo. Lo vedeva tanto preoccupato dal volerlo rassicurare. -Grazie, Toshi…- sospirò.
-Vado a chiamare gli altri. Riunione fra mezz’ora in camera mia- fece Ohno.
In quell’istante, lo stomaco di Sho diede il suo parere a riguardo.
-Ok… fra un’ora. Mangiate pure con calma- ridacchiò allora Satoshi.
Rientrò in camera e si inchinò al fianco del letto, guardando il suo ragazzo dormire.
Gli scostò piano i capelli che gli ricadevano sul viso, gli sfiorò le mani; non aveva il coraggio di svegliarlo… avrebbe voluto vederlo dormire con quel sorriso per sempre. Perché Jun sorrideva, nel sonno.
-Cucciolo…- mormorò, prima di chinarsi per baciarlo sulla spalla, sul collo, sulle labbra.
Jun aprì lentamente gli occhi e gli sorrise, avvicinando le mani perché Sho le prendesse.
Si stiracchiò come un gatto.
Sho rise e lo aiutò ad alzarsi a sedere.
-Come ti senti?- chiese. Jun sembrò ricordarsi lentamente di tutto quello che era successo il giorno prima… lo guardò, preoccupato. Sho disse addio alla pace e alla tranquillità che aveva accarezzato quando il suo ragazzo ancora dormiva.
-Meglio… ascolta, scu…- provò a dire il kohai, ma Sho lo baciò per zittirlo.
-Ora andiamo a pranzo, poi siamo convocati in camera di Toshi. NON voglio sentirti dire “scusa”- disse, deciso.
Jun annuì, poi sollevò un sopracciglio: -Pranzo? Perché, che ore sono?-.
Riuscirono a pranzare e passare per la stanza di Ryo, che li liquidò in tutta fretta visto che stava guardando un film con Jin.
Così si ritrovarono in camera di Ohno a dover far fronte a tre paia di occhi che li scrutavano come se avessero compiuto un crimine atroce. Si sentirono un attimo a disagio.
-Sputate il rospo- fece Nino, piuttosto minaccioso.
-Non è come credete voi… c’è stato un equivoco…- provò Sho.
Dopo aver spiegato con un lieve imbarazzo quello che era successo, fecero tutti silenzio. Nino sospirò e, alzandosi, fece cenno a Jun di seguirlo.
-Amore, tu occupati di quello che sai- disse al suo ragazzo, uscendo dalla stanza di Satoshi.
-Gli hai messo fretta?- chiese per cominciare Aiba.
-No! Certo che no!- esclamò Sho, colto nel vivo.
-Tranquillo, era per sapere… allora, il problema è il seguente: non avete abbastanza misure di sicurezza- fece l’amico. -Spiegati- fece Satoshi, interpretando anche i pensieri di Sho.
-Avete entrambi dei poteri eccessivamente aggressivi: Jun non ha praticamente difesa, mentre la tua barriera supera in potenza quella protettiva… però si potrebbe sfruttarla…- spiegò.
-Tu e Nino come…- chiese allora Sho, arrossendo.
-Ormai io e Nino siamo “allenati”, per così dire… all’inizio avevamo diversi problemi, ma è normale che succeda. Sia Jun che Nino non lo fanno apposta, ma inconsciamente si sentono minacciati…- sorrise Masa, per rassicurarlo.
-Come possiamo sfruttare la mia barriera?- chiese poi Sho.
-Allora, vediamo…- fece Satoshi, intuita l’idea di Aiba.
Incontrò Jun nel corridoio.
“Stai andando dove sto andando io?”.
Possibile.
-Nino mi ha detto che in fondo non ci sono tecniche precise… mi basta essere rilassato. Sì, beh… a parole sembra facile…- sospirò il suo ragazzo -Mi ha anche ricordato che la prima volta ha rischiato di abbrustolire Masa, prima di scoprire il suo secondo potere- ridacchiò.
Sho gli prese la mano ed entrò nello studio giusto.
-Sensei…- iniziò, non appena Nagase ebbe sollevato lo sguardo da un libro, vedendoli arrivare.
-So già tutto. Non è stato difficile intuire chi mai abbia fatto impazzire completamente i sistemi elettrici della scuola per un troppo carico di energia…- fece il professore.
Jun abbassò lo sguardo, rosso fino alla punta dei capelli.
-Dunque… avete bisogno di un consiglio. Bene, venite con me ad allenarvi- sospirò Nagase sensei.
-La mia barriera…- fece Sho.
-Esatto, dovrai essere capace di trasferire una protezione permanente a Jun- fece Tomoya.
-Sono già in grado. Ma è pericoloso- fece notare Sakurai.
-E’ per questo che ci sono io- rispose il professore, sorridendo.
Jun si lasciò cadere seduto sul pavimento e Sho gli portò subito una bottiglia d’acqua, per farlo risposare. Si sorrisero.
Nagase li raggiunse e disse: -Dovreste essere ormai pronti. Mi raccomando di stare attenti… Matsumoto, devi trattenerti il più possibile- disse.
Jun annuì, poi guardò il suo ragazzo negli occhi.
-Non commetterò lo stesso errore una seconda volta. Non posso permettermi di colpirlo quando non può difendersi- disse, sicuro.
Sho lo aiutò ad alzarsi.
-Non me lo perdonerei mai- sussurrò, allora.
Nagase annuì ed uscì dalla sala degli allenamenti, accendendo il sistema di sicurezza.
Si guardarono ancora e Sho lo baciò sulle labbra, prima di posargli le mani sul petto. Si concentrò per espandere una barriera protettiva, che li avvolse completamente. Jun teneva gli occhi chiusi e stringeva le mani di Sho contro di sé, allontanandosi solo di un passo per sicurezza.
Il sempai restrinse la barriera e le fece raggiungere la potenza giusta, poi la trasferì lentamente a Jun, dalle mani: il più piccolo si concentrò per non muoversi, non reagire all’intrusione di quell’energia. Sentiva il petto bruciargli per il troppo calore e tutto il corpo fremere per la voglia di reagire e sferrare un attacco, ma ancora una volta strinse i denti e resistette al dolore. Sho lo sentiva indebolirsi e tentò di metterci meno tempo possibile.
Quando la barriera venne completamente assorbita dal corpo di Jun, dovette sorreggerlo perché non cadesse svenuto. Lo baciò sul viso, sentendolo aprire gli occhi perché le lunghe ciglia gli sfioravano la guancia.
-Come stai?- chiese, piano.
Jun sorrise e rispose: -Credo che… ce l’abbiamo fatta-.