everytime I look around me it's you

Jan 24, 2008 15:09

Titolo: Everytime I look around me it's you. (sette drabbles)
Autore: Moi.
Fandom: Heroes
Coppia: Arthur Petrelli/Daniel Linderman
Avvertenze: Ah, boh. Supposizioni fortemente improbabili. Slash<3
Spoiler: Se non conoscevate i nomi di Arthur e Dan (cosa che boh) vi siete già spoilerati, dunque nessuno.
Note: Ci sono dei riferimenti piuttosto evidenti a Il drammatico scontro dei ricordi dà origine a una realtà ideale che insomma, sarebbe meglio averlo letto, ma boh. Le date sono la cosa che preferisco di questo coso, spero che apprezziate e blabla. Oh, li amo tanto.ç____ç
Ringraziamenti: Direi a Adù che mi ha letto e corretto tutto e la amo e mi ha spronato come un diavoletto col suo forcone, ma a ragione, e a Linda che che cacchio, grazie grazie grazie e sai che fanno una serie da Romanzo Criminale? Solo senza nessuno!ç_____ç e comunque SMACK! perchè mi fa i complimenti che mi benzinano e deve scrivere qualcosa di WBoso pure lei.

#01. 29/03/1971
Word count: 111
Rating:: R

Non è sicuro si tratti di un messaggio, in ogni caso l'ha colto.
Il corridoio è ampio e scuro e Dan e il suo cappotto nero sembrano incorniciati dalle ante in plastica della finestra.
"A te non piace che io fumi, vero?"
"Non mi piace, no."
"Devo ricordarti che fumi anche tu?"
La sua faccia è straordinariamente seria, e quel cappotto e la riga precisamente sul lato destro... cosa sta cercando di essere?
"Non sono verdi." dice indicandosi gli occhi con due dita
"Cosa?"
"I suoi occhi non sono verdi. Sono blu."
Temporeggia guardando il vuoto, con una mano nei capelli.
"E' così importante?"
"Dimmi, Dan. Dimmi. Cos'è importante, allora?"

#02. 13/02/1971
Word count: 153
Rating:: R

Arriva tra capo e collo, la prima volta che ha tempo di fermarsi un attimo a pensare.
Si dedica al suo sorriso, ed ha ancora la pasta schiumosa tra i denti quando si ricorda di aver avuto una missione. Un obiettivo. Qualcosa.
Dov'è il telefono?
Sfortunatamente non ha una mente lineare, e si ritrova tutto intento a fissarsi allo specchio e a chiedersi cosa lo trattenga lì e come e anche in che modo si sia dimenticato della sua missione. Obiettivo. Cosa.
Cos'è?
La sua voce? Quella vocetta roca?
Il suo aspetto? La sua bella faccia?
Il sesso?
Forse era la sua franchezza. Dio solo sa cosa nascondessero quegli occhi deboli e infossati.
La franchezza è per lui una necessità, non un merito.
Ha davvero l'intenzione di chiedergli del telefono, ma lo trova lì, ha su gli occhiali e prende appunti su cartacce e fogli e cose da avvocato.
Lo farò domani. Domani.

#03. 09/02/1971
Word count: 275
Rating:: R

Lo osserva dal pendio del suo zigomo. Lo osserva, in silenzio, mentre legge delle carte.
"Lui com'è?" esce dalla bocca come uno sfogo naturale. Come un colpo di tosse.
"Cosa?"
"Lui com'è?”
"Lui?"
"Andiamo, lui."
"Non adesso, Arthur, ti prego."
E’ una supplica? Non è seccato, dev'essere una supplica.
"Adesso, dico. Lui com'è?"
Sospira ed esita, alla ricerca di qualcosa di sensato da dire.
"Lui è... lui è bello"
"Bello?"
"Bello. Perché?"
"Bello. Non sarebbe la prima cosa che mi viene in mente, stessi parlando del mio grande amore. Bello."
"Non mi pare d'aver mai parlato di un... come l'hai chiamato? Grande amore."
"Per favore non adesso, Dan. Non prendermi in giro."
"Non ti sto prendendo in giro, Dallas."
"Ah no? No. D'accordo. Presumo di non essere bello abbastanza per te."
"D'accordo. Va bene. D'accordo. Diciamo di si, bene? Si. Non solo è come dici tu, ma non riesco neanche a trovare un motivo più valido del suo aspetto. E' davvero riprovevole."

*

"Non è per la sua faccia, occhei? Mi piace la tua faccia."
L'altro ha infilato i pantaloni, con quella rabbia silenziosa che lo contraddistingue. I suoi occhi sono diventati gelidi.
"Non lo so cosa sia. Presumo perché mi ha aiutato, non so."
"Saresti potuto venire da me."
"Se lui non ci fosse stato non ti avrei mai più rivisto."
L'altro lascia cadere a terra il maglione, anche se è inverno e gela di freddo, e si siede sul letto e si stropiccia gli occhi. Non è un uomo che piange. Il primo scivola sulle lenzuola e gli afferra la faccia e lo bacia.
"Ti amo anche io, occhei? Ti amo. Ti amo."

#04. 23/02/1971
Word count: 277
Rating:: R

E' una strana sensazione, svegliarsi e non trovarlo accanto a sè. E' inaspettato ed è spiacevole.
Dan è indeciso se provare stupore o un leggero sconforto, ma si giustifica col sonno, e cerca di non provare niente.
E' con gli occhi cisposi e assolutamente niente in testa che si avvia verso il bagno.
Poi, scoppia a ridere.
Primo: non è andato via. Non è andato da nessuna parte.
Secondo: canticchia, con la voce di un uomo che si sta radendo, la canzoncina italiana più stupida che possiate immaginare.
Lo accoglie con un sorriso mentre passa l'ultima pennellata di schiuma puzzolente sulla faccia.
"Ti stupisci? Sai, Dan, capisco che non ti riguarda, ma vedi a volte capita che agli uomini crescano... dei brutti, brutti pelacci ispidi sulla faccia. E allora capita che...-"
Dan strizza gli occhi. Pare che sia troppo poco sveglio per fare dell'umorismo.
"Oh, andiamo, andiamo."
Arthur ride in quel suo modo candido e basso, e in un affondo, macchia di schiuma la punta del naso di Dan.
"Oh, fottiti."
Dan fa le sue due gocce, e si lava la faccia, mentre Arthur appoggia il rasoio direttamente sulla pelle e apre un solco sull'omogeneo strato bianco.
"Sai cosa mi sono chiesto?"
"Uhm?"
"Dico, com'è che tu facevi il dottore. Eri giovane per una laurea, no?"
"Mh. Infermiere, un solo anno. Ma quelli erano soldati del cazzo, chissà che avranno capito."
"Giusto. Alla prima visita scambiarono la mia cartella e quella di un altro Arthur. Mi ritrovai ebreo e diabetico ed ero...ero un attore, si."
"Attore? Con quella faccia?"
E poi accade giusto che Dan bacia Arthur, ancora puzzolente di sonno e rilassato e sincero.
E nient'altro.

#05. 03/07/1971
Word count: 321
Rating:: R

Quando lui legge il giornale è come avesse quindici anni di più. Inforca quegli occhiali, lecca l'indice e così via. Non che l'abbia visto molte volte. Dove si sono conosciuti, là non gli aveva mai visto leggere il giornale. Sarebbe stato quasi offensivo, no?
Così lui ha detto che avrebbe preparato il pranzo.
Cucini?, ha chiesto l'altro.
Le uova strapazzate migliori del mondo, ha risposto.
E sta cantando un motivetto, o forse la nona di Beethoven, quando sente l'altro chiamare.
"Cosa?"
"C'è una cosa sul giornale. Su uno di quei buffoni che piacciono a te. Un musicista, Dan."
"Accidenti, Arthur, sembri un padre del cazzo. Dovrei smuovermi per un musicista che tu credi m'interessi?"
"Scusa, scusa, occhei? Aveva una faccia conosciuta questo tizio."
Appoggia la forchetta nella padella e spegne il fuoco.
"Fammi dare un'occhiata, su."
Si avvicina e allunga la mano.
"E' tizio conosciuto, davvero. Morrison. E' quello della canzone della pubblicità?"
Sospira.
"E' davvero significativo che nel settantuno tu non sappia chi siano i Doors, amico. Seriamente. Grandi successi. Tutti ascoltavano quel disco quando eravamo laggiù."
Fissa l'altro che resta immobile e non sembra poi tanto interessato a capire.
"Andiamo, Arthur! Well, I'm a back door man; Whoa, baby, I'm a back door man. Non ti dice nulla? Nulla. Andiamo, sta parlando di te, no?"
Ride e prende in mano il giornale.
Si sente stranamente leggero. Se solo ne avesse voglia, potrebbe quasi chiamarla felicità.
Ma...-
"Oh mio dio. Oh mio dio. Mioddio, Arthur, potevi anche dirmelo! Potevi avvertirmi, cazzo! Cazzo!"
Non si sente stupido, mentre reagisce come un marmocchio. Lancia il giornale a terra.
"E come diavolo avrei potuto sapere che una cosa simile ti avrebbe sconvolto tanto? Eh? Pensavo che tu preferissi quegli inglesi del cazzo. Vado a prenderti un brandy, bene? Non può essere tanto terribile."
"Non può essere... non può...-" vibra una risata isterica, mentre cerca di ricomporsi
"E' morto Arthur. Jim Morrison è morto."

#06. 31/03/1971
Word count: 356
Rating:: R

E' caldo da non respirare, è spazioso e kitsch. E' colorato.
Fissa il tavolino rotondo che proietterebbe una luce gialla se non fossero le tre del pomeriggio.
I cubetti di ghiaccio rossi galleggiano sulla superficie del suo scotch e lo mettono a disagio.
Ovviamente, il posto l'ha scelto Dan.
"La prossima volta che avrai voglia di giudicare il gusto mio o di Angela, Dan, ti ricorderò questo posto."
E ha sulla bocca una smorfia sorridente che lo rende piuttosto bello.
"Questo posto, Arthur", dice sorseggiando il suo caffè lungo "è divertente. Noioso-Divertente, sai?"
Lui ha rubato un cappello suo che gli sta grande, ed ha un aspetto ridicolo.
"Tu bevi qualcos'altro che non sia liquore? No, aspetta, caffè e liquore?" gli chiede con l'aria di un bambino che si sta divertendo.
"Che altro dovrei bere?"
Dan ride tranquillamente, e lo trova piuttosto bello. Si dice che se avesse un qualunque talento artistico, sarebbe fonte d'ispirazione.
"Si, mi chiedevo. Sono due settimane che siamo in quella casa. Te ne vai alle due e rientri alle sei. E Angela? E il marmocchio?"
Arthur sorride e abbraccia il bicchiere con tutte le dita. Poi butta giù.
"Vedi, Dan, sono un tipo atletico, io. Vedi, mentre tu dormi come un tasso bastardo io mi alzo alle cinque, prendo la macchina e mi corico da Angela, mi sveglio, mangio un toast, e do’ un bacio al marmocchio. E poi bè, torno da te. Le due colazioni sono un problema. Mi sto appesantendo un po' a causa tua, sai? Direi di piantarla con quelle uova."
"Ah-ah. E per il resto della giornata? E il bambino?"
"Uhm. A me non piace mentire, sai, Dan? Quindi scusa. Davvero. Scusami, ma", sbatte una mano con l'altra, ed è così allegro che non sembra lo stesso "la realtà, la vera, dura, improrogabile verità, Dan, è che io attacco alle tre. Fa' i tuoi calcoli. Ho un'ora per pranzare e stare un po' col bambino. E poi l'ufficio, e così via."
Dan sembra sentirsi stupido. Esita.
"Si. No. Certamente. Davvero?"
"No."
Ride.
"Cristo. Cristo, Arthur. Questo te lo devo, vecchio bastardo. Quando sono con te sono felice."

#07. 17/04/1975
Word count: 486
Rating:: R

"Tu non andrai a Las Vegas."
Non è imperioso, né formale. Non è nemmeno compito. Non è ordinato, non è solenne. E' Arthur Petrelli ed è fuori di sé dalla rabbia.
"E' come ti ho detto. Una decisione presa, Dallas."
"E' una decisione che ha preso lui. Lui, Dan. Che diavolo di... Cristo, Dan! Cristo!"
Dan fa davvero del suo meglio per restare impassibile. Ritto sulla sua sedia di legno, ricorda come dorati i giorni in cui non poteva fare a meno di ridere, nel vedere le facce altrui contrarsi e gridargli contro parole e parole, più o meno prive di senso. Le parole di Arthur prive di senso non lo sono state mai.
"Tu non capisci, Arthur. E' che non sei lucido. Se fossi lucido capiresti, Arthur."
"Non sono lucido? Non sono..." sospira. Esita a lungo, rispettando i tempi della tragedia. "Non capisci. Non capisci che vuol dire. Vuol dire che non ha capito nulla. Non ha capito nulla di te."
Arthur è ferito dal modo in cui Dan gli nega la sua attenzione, eppure qualcosa lo trattiene dal muoversi in modo troppo patetico.
"Vuol dire che non ti conosce, Dan. Cristo, non sai farti la barba e vuol mandarti a fare il gangster."
"Non diventerò un gangster."
"E allora ti ammazzeranno."
"Vuol dire che diventerò un gangster."
E si esprime sempre con lo stesso tono, ed è una cosa che gli fa venire i brividi.
"Piantala. Cristo, piantala. Ascoltami, idiota, piccolo idiota bastardo del Montana, ascoltami."
"Non sono del Montana."
"Piantala! Dio. Dio, tu non sai niente, Dan. Non sai niente di niente, sei un fottuto ragazzino, Dan. Il valore dei soldi tu non lo capisci e non sai nemmeno trattare con la gente. Ti prenderai un proiettile fottuto in quella tua testolina fottuta."
"Oh."
Dan lo ha ignorato. Dà l'impressione di averlo ignorato. Comunque gli sembra il caso di sentirsi offeso "E’ bello pensare che hai fiducia in me."
"Cristo santo. Dio. Piantala. Vuoi provare, dico, provare ad ascoltarmi, brutto idiota? Cosa pensi che c'entri questo col braccare e ? Vuole liberarsi di te, Cristo! Vuol possedere qualcosa! Per l'amor di dio...-"
Dan sta bene attento a non incrociare il suo sguardo, mentre si alza dalla sedia legnosa.
"Sai, Arthur. Voglio dire hai...deluso le mie aspettative. Davvero. Pensavo che avresti fatto di meglio. Mi aspettavo di meglio da un finocchio italiano incazzato."
Ed è così freddo che non pare nemmeno che sia stato lì. Arthur si ammutolisce, mente le vene del collo diventano meno evidenti e quel rossore si trasforma in un malsano colorito pallido.
"Idiota" mormora "Ti odio, cristo."
Dan raccatta i suoi stracci, rapido e impreciso, e dalla porta fa cenno all'autista della limousine.
"Se non sarai morto" sillaba lento Arthur, con la melanconia propria degli addii "verrò a trovarti, tra...due mesi. Tra due mesi esatti."
A metà del vialetto, Dan sospira, si volta e sorride.
"Come preferisci, Arthur."

heroes, ship: arthur/dan, fanfiction

Previous post Next post
Up