[Hey!Say!Jump!] Mirai.

Feb 21, 2012 21:43

Nick Autore: yukiko_no_niji
Titolo: Mirai
Numero Parole: 1364 @ fiumidiparole
Pairing/Personaggi: Hikabu (Yaotome Hikaru/Yabu Kota)
Raiting: PG15
Genere: Sentimentale, Romantico, Malinconico
Avvertimenti: Slash, One-Shot
Intro/Note: I protagonisti di questa storia non mi appartengono - eh, magari -, ma si appartengono tra di loro interscambiandosi. La storia di cui sotto è tutta mia immaginazione.

Questa storia partecipa al "Carnevale delle Lande" per la community maridichallenge con il prompt ""Io non so quello che ti aspettavi, ma evidentemente non è abbastanza."
"Non è questo il punto. Io ho sempre fatto la prima mossa, tu invece sei rimasto solo a guardare."" di simph8

Mirai.

Hikaru non stava bene in quell’ultimo periodo.
Conviveva con il ragazzo che amava, lo vedeva sorridergli, parlargli, e spesso facevano sesso.
Se qualcuno li avesse visti da fuori, avrebbe potuto pensare che fossero una coppia serena, felice di trascorrere il loro tempo assieme.
Due persone legate ad un unico filo dal destino.
Hikaru, da un po’ di tempo, non la pensava più così.
C’era stato un tempo che lui, preso dall’emozione della novità, da quell’amore che gli era nato dentro dal niente, era stato bene.
Era felice di essersi dichiarato a Yabu Kota, perché oltre che a vederlo tutti i giorni, ad aver vissuto con lui nei dormitori dell’agenzia per un certo periodo, era sempre stato un suo ottimo amico, e tenergli segreta una cosa simile, sarebbe equivalso a tradirlo due volte invece che una.
Con sua sorpresa Yabu aveva acconsentito affinché iniziassero ad uscire insieme in modo più serio.
Ed erano davvero stati bene.
Hikaru aveva potuto vederlo con i suoi occhi, percepirlo con il suo stesso corpo.
Anche gli altri facevano il tifo per loro.
Ma, nell’ultimo periodo, Hikaru non la vedeva più nel solito modo.
Qualcosa era cambiato.
Qualcosa dentro Yabu.
Non sapeva cosa.
Sapeva solo che non aveva paura di saperlo, perché continuare in quel modo gli avrebbe causato solo dell’inutile dolore.
Quella sera quando Yabu rientrò nella casa in cui abitavano assieme, Hikaru lo saluto con un bacio sulle labbra, come era solito fare.
L’altro gli aveva sorriso, quando aveva incontrato il suo sguardo, ma non aveva detto niente.
Si era limitato ad andare nella camera da letto, prendere i panni per cambiarsi, dopo di che lo vide sparire dietro la porta del bagno.
A cena avevano parlato del lavoro che li avrebbe attesi il giorno dopo, in modo tranquillo.
Ad Hikaru sembrò di parlare con il vecchio Yabu, con quello Yabu con cui era stato amico prima di innamorarsi di lui.
Dopo cena, di comune accordo, si misero sul divano a guardare un film.
Ma in realtà quelle scene passavano davanti agli occhi di Hikaru senza venire colte.
Stava pensando a tutt’altro mentre guardava fisso davanti a sé.
"Io non so quello che ti aspettavi…”
Yabu aveva parlato dal nulla, spaventando Hikaru, che si volse verso di lui sussultando.
Non riusciva a comprendere che cosa volesse dirgli.
Quando si era messo con lui non si era aspettato un bel niente.
Avrebbe voluto solo stare con lui ed essere felice.
“…ma evidentemente non è abbastanza.”
“Non ti capisco Ko-chan... Che vuoi dire?”
“L’ho visto che ultimamente ti comporti in modo strano e ti chiudi sempre nei tuoi pensieri.”
“Non era mia intenzione…”
Vide Yabu scuotere la testa.
“Ma non hai risposto. Non è abbastanza per te, tutto questo, vero?”
"Non è questo il punto” ribatté Hikaru. “Quando ci siamo messi insieme, per noi desideravo solamente la felicità. E sono sicuro che per molto tempo è stato così.”
Tentennò un po’ prima di continuare.
Non gli rimaneva facile parlargli così apertamente quando aveva i suoi occhi piantati addosso.
“I- io ho sempre fatto la prima mossa con te. Ti ho confessato che mi piacevi, ti ho chiesto di andare a vivere insieme, ti ho detto per primo che ti amavo sul serio…” chinò il capo, guardandosi le mani, che si stavano torturando non poco. “Tu invece sei rimasto solo a guardare."
Yabu non gli rispose.
“Con questo non voglio dire che tu non sia abbastanza. È che non capisco più se mi vedi come il tuo ragazzo o solo come un tuo amico…”
“Se non ti avessi detto niente me ne avresti parlato?”
Hikaru annuì.
“Sono giorni che sto pensando di dirtelo. Non credo che tu abbia un altro” disse, tornando a guardarlo. “Perché altrimenti non saresti così tranquillo quando entri in questa casa. E posso affermarlo con totale sicurezza, perché ti conosco da una vita.”
Si prese qualche secondo prima di continuare.
“Il punto è che non capisco più che cosa pensi di me. Non parliamo più come una volta… e anche quando facciamo sesso… ti sento lontano.”
“Per me non è cambiato niente.”
Hikaru tese le orecchie, ascoltando cosa avesse Yabu da dirgli.
“Mi spiace se ti sei sentito trascurato, dico davvero. È colpa del lavoro… Lo sai anche tu quanto tempo libero abbiamo… ed ogni tanto mi piace spendere del tempo solo per me.”
Hikaru lo capiva, perché capitava anche a lui.
Eppure quelle sensazioni non se ne andavano.
Il discorso di Yabu non lo aveva tranquillizzato nemmeno un po’.
Le immagini del film stavano ancora scorrendo davanti ai suoi occhi.
“Hikka…” si sentì chiamare dopo qualche minuto.
“Mmmh?” mugolò senza voltarsi.
“Hikka sono andato a letto con Kei.”
Hikaru sentì il sangue ghiacciarsi nelle sue vene.
Non credo che tu abbia un altro. Perché altrimenti non saresti così tranquillo quando entri in questa casa. E posso affermarlo con totale sicurezza, perché ti conosco da una vita.
Le sue stesse parole gli vorticavano nella testa.
“Non sono innamorato di lui” lo sentì continuare. “E nemmeno lui è innamorato di me.”
Hikaru non aveva la forza per voltarsi a guardarlo.
“E successo e basta, qualche settimana fa. Sapevo che ti saresti accorto di qualcosa, perché tu sei così Hikka… sei sempre attento a ciò che ti circonda. Io invece no. Forse non posso darti quello che vuoi.”
“Mi stai lasciando?” chiese Hikaru, con la voce che gli tremava.
“Non credo che tu voglia continuare a stare con me.”
“Ma tu vuoi che ci lasciamo?” insisté.
“Non lo so…”
“Allora non scaricare tutto su di me, dicendo che è colpa mia che pretendo troppo da te. Non sono io quello che si è scopato un altro, qui dentro.“
Sospirò.
“Avevo ragione, sai.” Continuò Hikaru. “Sono sempre stato io a fare la prima mossa con te.” Si morse il labbro, cercando di reprimere quelle lacrime che sentiva pizzicargli gli occhi. “Abbi le palle questa volta di prendere una decisione senza che ci sia bisogno che io ci metta bocca.”
Nell’esatto momento in cui finì quella frase, cadde il silenzio nella stanza.
Dopo qualche secondo vide Yabu avvicinarsi verso di lui, prendergli la faccia tra le mani e avvicinarla alla sua, baciandolo.
Quando si staccò da lui, lo abbracciò a sé, e fu in quel momento che Hikaru lo sentì.
“Allora è finita.”
Avrebbe voluto che il mondo gli crollasse addosso, avrebbe voluto piangere.
Eppure quelle lacrime che volevano tanto uscire dai suoi occhi, si erano come pietrificate.
Si sentiva svuotato di ogni emozione, totalmente avvolto dall’apatia.
Non si volse, quando sentì che l’altro si stava alzando dal divano.
Lo sentì preparare la valigia e anche se avesse chiuso gli occhi avrebbe saputo dire quali esatti movimenti stava compiendo.
Lo sentì andare nel bagno, per poi tornare nella camera.
Nella cucina e di nuovo nella camera.
Non gli disse niente, nemmeno quando si chiuse la porta alle spalle e lo lasciò da solo.

***

Hikaru aprì gli occhi senza che la sveglia avesse suonato.
Si stropicciò il viso,cercando di svegliarsi più in fretta.
Si alzò pigramente dal letto e si diresse in cucina.
Era passata una settimana da quando Yabu l’aveva lasciato.
Il primo giorno si era sentito privato di ogni emozione.
Il secondo giorno aveva realizzato cosa fosse successo.
Il terzo giorno aveva pianto.
Il quarto giorno aveva pianto di nuovo.
Il quinto giorno si era ubriacato.
Il sesto giorno Yuya lo aveva invitato ad uscire con lui e gli aveva confessato di amarlo.
Hikaru gli aveva detto che era sempre innamorato di Yabu.
Yuya aveva replicato che se glielo avesse permesso l’avrebbe amato come nessuno aveva mai fatto prima.
Hikaru aveva sentito cadere le proprie barriere.
Gli aveva detto di sentirsi uno schifo, perché non avrebbe dovuto approfittare di quell’amore.
Yuya aveva giurato che non si sarebbe sentito preso in giro da lui.

***

Hikaru aprì gli occhi senza che la sveglia avesse suonato.
Si stropicciò il viso, cercando di svegliarsi più in fretta.
Si alzò pigramente dal letto e si diresse in cucina.
Erano passati due anni da quando Yabu lo aveva lasciato.
Prese due tazze dalla credenza e preparò il caffè.
Quando fu pronto lo versò nelle due tazze e tornò in camera da letto.
Andò dalla parte opposta di dove dormiva e si accovacciò.
“Yuyan…” sussurrò. “Yuyan svegliati…”
Vide il suo ragazzo aprire lentamente gli occhi, sorridere quando lo vide con le tazze in mano.
Le aveva comprate pochi giorni prima e gli aveva detto che gli sarebbe piaciuto essere svegliato da lui con una tazza fumante di caffè in mano.
Aveva imparato ad amarlo.
In realtà non gli era risultato difficile.
Si era innamorato di lui in modo naturale, una volta compreso che con Yabu era tutto finito.
E Yuya aveva continuato a rimanere al suo fianco, facendolo sorridere ogni giorno.
Si sporse verso di lui, baciandolo.
Poi gli porse la tazza.
“Buongiorno Yuyan.”
“Buongiorno a te, Hikka.”

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