Nick Autore:
yukiko_no_nijiTitolo: Ho voglia di mangiare un gelato.
Numero Parole: 1353 @
fiumidiparolePairing/Personaggi: TAKARU (Yaotome Hikaru/Takaki Yuya)
Raiting: PG
Genere: Sentimentale, Romantico, R
Avvertimenti: Slash, One-Shot
Intro/Note: I protagonisti di questa storia non mi appartengono - eh, magari -, ma si appartengono tra di loro interscambiandosi. La storia di cui sotto è tutta mia immaginazione.
Questa storia partecipa al "Carnevale delle Lande" per la community
maridichallenge con il prompt ""Ho voglia di mangiare un gelato."
"Mangialo. Ma dopo non voglio sentire le tue lamentele sul fatto che sei grasso."" di
simph8 Ho voglia di mangiare un gelato.
Quel pomeriggio Hikaru aveva deciso di portare Yuya all’acquario.
In realtà, era da tempo che lui stesso avrebbe voluto andarci, ma tra le registrazioni dei programmi, le incisioni delle canzoni e quant’altro, le sue tabelle di marcia erano sempre piene e non aveva mai un momento libero per fare quello che realmente avrebbe voluto.
E quegli impegni erano anche il motivo per cui Hikaru non riusciva quasi mai a vedere il suo ragazzo fuori dall’orario di lavoro.
Lo aveva invitato qualche volta a casa sua, visto che ancora il più grande non si era ancora deciso a trasferirsi da lui, ma ad Hikaru non era neanche lontanamente sufficiente.
Avrebbe voluto fare qualcosa di normale, una volta ogni tanto.
Non avrebbe voluto nascondersi dal resto del mondo.
In fondo non avrebbe dovuto sbandierare a tutto il Giappone la sua relazione con l’altro, ma sarebbe solo andato in un luogo pubblico con un suo collega di lavoro.
Era felice all’idea di poter stare un po’ con lui.
Inoltre, sapeva che si sarebbe divertito a vedere Yuya imbambolarsi davanti alle vasche.
Una volta, anni prima, era stato a casa sua.
In quel periodo aveva appena comprato un piccolo acquario e dentro ci aveva messo alcuni pesci tropicali.
Quel pomeriggio si erano divertiti a dargli anche dei nomi.
Per cui, quando Yuya gli si parò davanti, Hikaru gli chiese con un sorriso:
“Andiamo all’acquario?”
Vide il volto dell’altro aprirsi in un sorriso, annuire felice.
Si diressero così in quel luogo, camuffati alla bell’è meglio con occhiali e cappellini per farsi riconoscere il meno possibile.
Hikaru si era portato dietro la sua preziosa videocamera.
Era diventata un’abitudine per lui, ormai.
Quando non era a lavoro, dove era sempre perennemente attorniato da videocamere, gli piaceva filmare da sé le cose, soprattutto per avere tanti ricordi in un futuro prossimo.
Appena arrivati davanti allo stabile, aveva tirato fuori la sua inseparabile amica, ed aveva iniziato a riprendere Yuya.
“Hikka dai… mi sembra di stare girando qualcosa per qualche programma…”
Hikaru rise.
“Takaki-kun dove si trova oggi?”
Vide Yuya avvicinarglisi, per sussurrare.
“Il mio ragazzo ha deciso di portarmi all’acquario.”
Hikaru spense la videocamera.
“Ok, ho capito l’antifona” disse.
Spinse leggermente l’altro verso l’entrata e presero i biglietti per entrare.
Come previsto, appena arrivato davanti alla prima vasca, Yuya si era imbambolato ad osservare le più svariate specie di pesci.
Hikaru tirò nuovamente fuori la videocamera e facendo finta di niente, iniziò a riprenderlo.
L’altro era così perso ad osservare quel mix di colori che non si accorse di niente.
Fece in tempo a metterla via, prima che Yuya si voltasse verso di lui per chiedergli se sapeva il nome di uno di quei pesci.
Hikaru fece cenno di sì con la testa e ripose con fare sapiente alla domanda.
Quando arrivarono davanti alla vasca dei pinguini, Hikaru vide Yuya esaltarsi ancora di più, cosa che non avrebbe creduto possibile.
“Perché tutta questa simpatia per i pinguini?” gli chiese ridendo.
“Perché sono splendidi… Ma non li vedi?” ribatté l’altro con un sorriso, facendo il verso ad uno dei piccoli animali che stava passando lì davanti.
Hikaru sorrise di nuovo, felice che l’altro se la stesse spassando in quel modo.
Si accorse che le vasche a cui erano passate davanti, le aveva osservate solo di sfuggita. Ma non gli importava. Vedere Yuya comportarsi in quel modo era uno spettacolo decisamente migliore.
***
Quando ebbero finito il tour all’interno dell’acquario era ormai orario di pranzo inoltrato.
Hikaru si volse in direzione del suo ragazzo.
“Pizza?”
Vide Yuya sorridergli.
“Sìììì!”
Era davvero facile farlo contento.
E Hikaru, ormai, conosceva tutti i suoi punti deboli.
Lo vide mangiare di gusto tutta la pizza, in una pizzeria non troppo lontana dall’acquario.
C’era un parco lì davanti, così chiese l’altro se avesse voglia di fare due passi prima di rincasare.
L’altro annuì, così si avviarono, sotto il sole del primo pomeriggio.
Mentre camminavano, Hikaru notò che l’altro era particolarmente su di giri.
Gli si avvicinò un po’ e gli disse piano:
“Come mai sei così felice?”
Yuya lo guardò di rimando.
“Perché era da tanto che non stavamo così bene, vero? Sei sempre di corsa tu…”
Hikaru sapeva che l’altro non avrebbe voluto incolparlo di niente con quell’affermazione, ma si sentì comunque in colpa per essere lui quello dei due che era sempre meno presente.
Per cui annuì solamente, accennando un sorriso.
Fosse stato per lui, sarebbe stato ventiquattro ore su ventiquattro con Yuya. Anche a costo di rendere palese la loro relazione a tutti.
Si erano seduti ad un tavolino, vicino ad baracchino, per sorseggiare qualcosa di fresco.
“Ho voglia di mangiare un gelato” esalò dal nulla Yuya.
“Mangialo…” annuì Hikaru.
Ci pensò un attimo, poi aggiunse:
“Ma dopo non voglio sentire le tue lamentele sul fatto che sei grasso.”
Vide Yuya alzare gli occhi su di sé.
“Non fare come Chinen…”
Hikaru rise.
“Stavo scherzando. Mangiane quanti ne vuoi…”
Per me potresti mangiarti tutta la gelateria. Ma non il gelataio, altrimenti poi lo dovrei uccidere.
Hikaru era completamente perso nei suoi pensieri, mentre se la ridacchiava di gusto. Nella sua mente c’era l’immagine del suo ragazzo con le mani dentro vaschette di gusti differenti, che si leccava le dita in piena beatitudine.
Quando si riscosse, notò che Yuya non si era ancora alzato dalla sedia.
Lo guardò interrogativo.
“Beh? Non vai a comprare il gelato?”
Lo vide scuotere la testa.
“Perché no?”
Il suo volto era diventato scuro. Depresso.
Se non fossero stati in pubblico, Hikaru l’aveva capito, probabilmente l’altro si sarebbe già messo a frignare.
“Hikka mi trovi grasso?”
Hikaru alzò gli occhi al cielo, poi prese un respiro.
“Yuyan… Non sei grasso.”
“Ma…”
“Takaki” disse perentorio.
Lo vide guardarlo negli occhi.
“Ti va il gelato?”
“Sì” mormorò l’altro.
“Allora fila a comprartelo.”
Lo vide mentre ci pensava su.
Dopo qualche secondo si alzò dalla sedia e raggiunse il baracchino.
Hikaru scosse la testa sconsolato.
***
Sentì un gemito contro il proprio orecchio.
Le labbra di Yuya gli stavano lambendo il lobo, mordendolo con i denti, di tanto in tanto.
Era a cavalcioni sulle sue gambe e si muoveva, alzando e abbassando il bacino su di lui, provocandogli scosse di piacere in tutto il corpo.
Hikaru era in piena estasi.
Non sapeva da quanto tempo stesse andando avanti, ma avrebbe voluto non finisse mai.
Adorava tutto di Yuya.
Adorava il suo odore, le sue forme, il modo in cui lo toccava, il modo in cui si muoveva su di lui e gli faceva provare sensazioni uniche.
Sentiva la sua pelle sudata sotto le dita, che lo stringevano sui fianchi e lo spingevano ancora di più su di sé.
“Yuyan…” sussurrò in un gemito, richiedendo la sua attenzione.
L’altro, aggrappato alle sue spalle, si morse un labbro.
“Mmmh?”
“Yuyan…” ripeté. “Vieni a vivere qui…”
L’altro aumentò il ritmo dei suoi movimenti, ma non gli rispose.
Hikaru sentì una fitta al cuore, nonostante l’altro lo stesse spedendo al settimo cielo.
Non riusciva a comprendere perché il più grande non volesse andare a vivere con lui.
Mise da parte per un attimo quel pensiero, concentrandosi su di sé, scoprendosi al culmine della resistenza.
Prese a masturbare il suo ragazzo, sentendolo mugolare di piacere.
Lo sentì venire nella sua mano, poco dopo.
E Hikaru venne a sua volta dentro di lui, soffocando il suo nome con un gemito.
Lasciò che Yuya si sfilasse dal suo corpo, per poi vederlo stendersi al suo fianco.
Hikaru tirò su le coperte, coprendolo con cura.
Aveva la pelle imperlata dal sudore e le guance completamente arrossate.
Pensò che fosse la creatura più bella che avrebbe mai potuto desiderare.
Si abbassò su di lui e gli baciò leggermente quelle labbra grandi e carnose.
Poi lo avvicinò a sé, cingendogli la vita con un braccio.
“Hikka…?”
Hikaru posò gli occhi su di lui, incontrando il suo sguardo.
“Sì?”
Sentiva il cuore del più grande battere all’impazzata, a contatto con la sua pelle, e si chiede se fosse solo una conseguenza dell’orgasmo che aveva appena avuto.
“Ti amo Hikka...”
Hikaru gli sorrise.
Stava per rispondere che anche lui lo amava, ma l’altro riprese.
“…per cui la risposta è sì.”
“Eh?” chiese, aggrottando le ciglia.
“Vieni a vivere qui?” gli fece il verso l’altro. “La… La mia risposta è sì. Se vuoi semp-…”
Hikaru non lo lasciò finire che già le sue labbra erano di nuovo sulle sue.
Non aveva aspettato nient’altro che quel momento.
Non avrebbe desiderato altro.
“Potrai mangiare tutti i gelati che vorrai…” gli sussurrò poi, all’altezza dell’orecchio. “E dopo averli mangiati ti farò fare così tanto movimento, che Chinen ti chiederà se sei dimagrito…”
“Hikka!”
“Che? Non vuoi fare movimento?”
Yuya scosse la testa.
“Non vedo l’ora” ribatté, stringendosi di più a lui.
Hikaru sorrise, abbracciandolo a sua volta.
Era felice.
Era felice come non lo era mai stato.
E sperava che quella felicità lo avrebbe accompagnato per il resto dei suoi giorni.