Titolo: Dannati regali
Autore:
sonadow_yuffie Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Vash, Feliciano
Rating: Verde
Prompt: Per il Meme delle ricorrenze di
michiru_kaiou7 Word Count: -
Beta: Nessuno
Riassunto: Perché Feliciano ci tiene a festeggiare San Valentino, questo Svizzera lo sa.
Note: Scritto in fretta, principalmente perché la linea va e viene e devo sfruttare i momenti in cui c'è.
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Se Liechtenstein non avesse bussato probabilmente Vash sarebbe rimasto ad osservare la porta dell’abitazione di Feliciano probabilmente per tutta la giornata prima di arrendersi, tornare sui propri passi, e telefonare giusto il giorno successivo per dire di essersi scordato del pranzo che avevano in programma: si sentiva un grande, grandissimo idiota.
Non sapeva esattamente come sua sorella l’avesse convinto a vestirsi come un pinguino, né come l’avesse convinto ad andare di corsa, la stessa mattina del quattordici, a cercare all’alba un negozio che avesse ancora rose rosse, ma ce l’aveva fatta ed ora
Era inutile chiedersi quale dannato maleficio lo tenesse ancorato a quell’idiota e, soprattutto, cercando di ricordare il preciso momento in cui la loro relazione si era evoluta da “non-esattamente-amici” ad “un-po’-più-che-amici”; niente, era stato quasi naturale così com’era diventato naturale pensare a loro due come una nazione sola nonostante avessero differente bandiera, ma quando si trattava di comportarsi effettivamente come una coppia la Svizzera non poteva negare di avere ancora problemi.
Era stata Liech a fargli notare, il giorno prima, che forse Feliciano non lo aveva invitato a pranzo solo perché era una domenica in cui entrambi, miracolosamente, non avevano impegni (non che fosse facile trovare una data libera nel calendario dell’Italiano, ma tra gli impegni politici e tutto il resto era molto raro vedere lo svizzero concedersi una giornata di riposo), ma anche perché sarebbe stato San Valentino e lui era una nazione che a quelle ‘cose stupide’ ci teneva.
Insomma, Vash aveva sempre amato tale stupida festività solo perché la Lindt ballava di gioia insieme alle casse delle sue banche e l’esportazione di cioccolato all’estero aumentava, ma Feliciano amava quel genere di cose: credeva ancora in Babbo Natale, figuriamoci se non si aspettava chissà cosa per la festa degli innamorati per eccellenza.
Senza realmente volerlo e perdendo un’intera giornata di lavoro si era quindi ritrovato trascinato dalla sorella in giro per i negozi in cerca di qualcosa di adatto come dono.
Era stato… orribile.
La prima tappa era stata una gioielleria: quando il proprietario lo aveva visto entrare aveva compreso perfettamente di dover aver a che fare con una tra le nazioni più ricche d’Europa e si era dimostrato più che intenzionato a non farlo andar via a mani vuote, peccato che più volte si ritrovò a sottolineare la sobrietà o la elaboratezza dei pezzi che andava a mostrare. Male, molto male, per Feliciano non andavano bene le cose troppo serie o elaborate, Italia era una nazione fresca e semplice che stonava se abbinato a quei freddi monili e poi, sinceramente, comprare un ciondolo a forma di cuore sembrava perfino a lui una cosa banale e senza senso.
Il secondo tentativo era stato nel settore alimentare: insieme alla sorella aveva provato dolci in tutte le pasticcerie, probabilmente mangiare Rosti con maionese mattina, pranzo e cena sarebbe risultato meno pesante, ma non avevano trovato nessun posto in cui facessero dolci più buoni di quelli di Feliciano. Un altro fiasco.
Il terzo tentativo, quello legato al settore ‘peluche ed affini’, si sarebbe perfino potuto rivelare un successone se solo fosse stato in grado di trovare un pupazzo, un cuscino, un gadget, un qualsiasi cosa non di colore rosa e senza imbarazzanti scritte in caratteri cubitali stampate in malo modo su di essi. Un pupazzo a forma di pizza no, eh?
Il quarto tentativo, quello legato all’abbigliamento, fu allo stesso modo un fallimento: Feliciano non aveva mai dimostrato particolare interesse per i suoi abiti, in gioventù aveva pure accettato di vestirsi da donna, e nel caso avesse voluto disponeva di sarti ben più famosi ed importanti dei suoi.
Risultato? Dopo il trentunesimo negozio visitato alla ricerca di qualcosa da regalargli le serrande si erano abbassate lasciandolo con il rimpianto di non aver comprato quella spilla a forma di margherita che aveva visto in una vetrina circa venticinque negozi prima.
Alla fine non aveva trovato niente da portargli in dono se non un mazzo composto da quelle che probabilmente erano le più brutte rose di tutta la Svizzera.
“Vashi!”
Soffocando l’istinto di rispondergli in malo modo, detestava esser chiamato così, porse in avanti i fiori guardando dall’altra parte e preferendo evitare lo sguardo probabilmente speranzoso dell’altro, quindi sentì l’altro ridere.
“Sei proprio buffo conciato così.” Borbottò l’Italiano avvicinandosi, prendendo il mazzo di fiori con una mano e passandogli una mano tra i capelli, spettinandoli prima di posare un bacio sulla sua fronte.
Vash odiava, odiava quando l’altro si comportava come se avesse a che fare con un bambino, dopotutto era lui, pur essendo decisamente più basso, il più serio tra i due, ma non riuscì che ad emettere un brontolio di disappunto.
“Buon San Valentino, cretino.”