Titolo: Libero dalle proprie catene
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Yabu Kota x Inoo Kei
Rating: G
Avvertenze: Slash, Angst
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Era abbastanza calmo quella sera. Abbastanza calmo da finire di fare la sua valigia, di prendere i pochi oggetti personali che gli erano rimasti in quella casa.
Note: Scritta per la
500themes-ita con il prompt “115. Liberazione” e per il COW-T3 di
maridichallenge con il prompt “Istinto”
WordCount: 374
fiumidiparole **
Era abbastanza calmo quella sera. Abbastanza calmo da finire di fare la sua valigia, di prendere i pochi oggetti personali che gli erano rimasti in quella casa, di prendere qualche giacca e qualche libro.
Era abbastanza calmo da dirigersi in bagno, finire di radunare tutto quello che aveva lasciato là la mattina prima e di tornare in cucina per prendere qualcosa da mangiare. La macchina lo stava aspettando di sotto eppure sapeva che avrebbe avuto fame.
Gli veniva sempre fame quando era nervoso o stanco eppure fino a quel momento nulla era riuscito a fargli infrangere la promessa fatta a sé stesso, e alla dieta, che non avrebbe mangiato nulla dopo le nove di sera. Guardò sconsolato l’orologio, osservò che quell’orario era passato ormai da un pezzo e poi infilò il cappo e il cappello.
Prese la valigia e le due buste e poi si guardò intorno come se non riuscisse a riconoscere nemmeno uno di quei muri, di quei mobili, di quelle stanze in cui aveva abitato fino a pochi giorni prima.
Era stanco Kei. Semplicemente stanco di vedere la sua vita scivolare in un lento buco nero senza riuscire a fare nulla per risolvere la situazione, per prendere in mano la sua vita e andarsene, come era giusto che fosse.
Non era stata una cosa istintiva quella. Era stata una scelta ponderata e sofferta che lo aveva portato al limite massimo della sua sopportazione e, per assurdo, anche alla propria liberazione.
Libero dal fantasma di un altro uomo, libero dal suo odore nauseante fra le proprie coperte, libero da ogni vincolo o catena che fino a quel momento lo teneva legato a Kota. Ormai non c’era più niente fra di loro, non c’era più niente da salvare.
Kota era fermo e immobile sulla soglia della camera da letto e Kei non riusciva più nemmeno a sentirla propria, mentre un pugnale avvelenato penetrava nel suo cuore, ferendolo così profondamente quasi da ucciderlo.
Era stanco, lucido e libero.
Ma decisamente, mentre si chiudeva la porta alle spalle, Kei avrebbe voluto ancora una volta sentirsi una sua proprietà, per quanto male potesse fargli.
Si appoggiò alla porta della casa e si asciugò il viso, stringendo la presa sulla valigia. Per lui non c’era più niente ormai là dentro. Solo lacrime e sofferenza.