Titolo: Incubi, esami e patatine fritte
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Yabu Kota x Inoo Kei
Rating: G
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Kota osservò Kei girare per casa come se da un momento all’altro dovessero entrare dei poliziotti per una retata di droga. Oppure come se un’orda di fan fosse appostata sotto casa in attesa che uscisse.
Note: Scritta per la
think-fluff con il prompt “Patatine fritte”, per la
500themes-ita con il prompt “278. Incubo incombente” e per il COW-T3 di
maridichallenge con il prompt “Storia”
WordCount: 645
fiumidiparole **
Kota osservò Kei girare per casa come se da un momento all’altro dovessero entrare dei poliziotti per una retata di droga. Oppure come se un’orda di fan fosse appostata sotto casa in attesa che uscisse.
No, in quel caso probabilmente si sarebbe sistemato i capelli, messo i vestiti più belli che aveva e poi sarebbe sceso a farsi idolatrare come se fosse un dio sceso sulla Terra. Era molto più da Kei, giudicò Kota.
In più, poco incline a seguire una delle sue mille diete perché convinto di essere grasso, Kei non faceva altro che mangiare patatine fritte da quella mattina. Ecco quale era la vera sfortuna di avere un fast food sotto casa.
Ogni volta era cosa. Forse a suo avviso avrebbe dovuto iniziare a prendere delle gocce o nel suo caso specifico dei sonniferi potenti, perché di quel passo Kei avrebbe dilapidato tutto il suo conto in banca a forza di cioccolate e patatine fritte.
La tesi e la conseguente laurea non erano lontani, eppure ogni volta che aveva un esame Kei impazziva, si ingozzava di cibo, passava gli esami e poi lui doveva sorbirselo quando decideva disgraziatamente di andare a pesarsi sulla bilancia del bagno.
Si alzò dalla poltrona, rubandogli qualche patatina già che c’era e poi lo abbracciò.
« Kei-chan, andrà benissimo, tranquillo. »
« No che non andrà bene. E’ un incubo. Un incubo ricorrente, l’ho sognato anche stanotte. Oddio Kota andrò là, parlerò e lui poi scoppierà a ridere e mi dirà che devo tornare la volta dopo perché non si fanno favoritismi agli idol. Mi boccerà, ne sono sicuro. » poi si voltò velocemente nel suo abbraccio « Ah, ma ho un idea! Per quanto il professore di storia sia brutto e vecchio posso proporgli del sesso. Sono sicuro che non sente parlare di sesso da almeno qualche decennio e io modestamente sono bello e attraente e… e… e non dici sempre che la mia bocca fa miracoli Ko? » concluse poi senza fiato guardando l’altro pieno di aspettative.
« Kei. » rise Kota « Kei, siedi qua con me, vieni. » lo trascinò sul divano accanto a lui, accarezzandogli la mano.
Kei allungò l’altra e afferrò le patatine sul tavolo, riprendendo a mangiare.
« Amore, tu non hai bisogno di queste cose per passare l’esame. Sei bravissimo così come sei, hai studiato e vedrai che non ti boccerà. Va bene? »
Il più piccolo annuì, lentamente.
« Ma se dovessi per caso bocciare posso proporgli del sesso? »
« No amore mio. Non farai del sesso con nessuno che non sia io, mi dispiace. »
« Che palle. » borbottò Kei continuando a mangiare « Sappi che se la mia tesi verrà rimandata sarà solo ed esclusivamente colpa tua perché questo è l’ultimo esame e io devo assolutamente passarlo se voglio laurearmi per la sessione di marzo. Sai quanto dovrei aspettare poi? Fino a ottobre. Ottobre, ti rendi conto? »
« Kei, ho piena fiducia in te. » lo baciò delicatamente prima di accostare la bocca al suo orecchio « E comunque sì, tu e questa bella linguaccia fate meraviglie. Lo stenderai anche senza dover ricorrere al sesso. » guardò l’ora « Su, hai il treno fra quindici minuti, ti conviene avviarti o farai tardi. »
« Davvero pensi che la mia bocca faccia miracoli Ko? »
« Decisamente. » replicò il più grande osservandolo mentre si alzava.
« Oh che bello! Adesso sono decisamente più sicuro, grazie Ko! » cinguettò il più piccolo andando in ingresso e infilandosi le scarpe.
« Stasera ti porto a cena, ok? Ti passo a prendere in facoltà con la macchina. A dopo! »
« A dopo Ko-chan! » salutò il più piccolo afferrando lo zaino e le cioccolate sul mobile dell’ingresso « Ciao ciao. »
Kota ricadde seduto sul divano, esasperato. Se non lo avesse passato sarebbe andato lui stesso dal professore, magari cercando di corromperlo.
Non era sicuro che avrebbe sopportato le crisi di Kei fino a ottobre.