[Hey!Say!Jump] Anime umane distrutte da passione e amore

Jan 29, 2013 01:47

Titolo: Anime umane distrutte da passione e amore
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Yaotome Hikaru x Inoo Kei ; Yabu Kota x Inoo Kei
Rating: NC17
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Kei quella mattina si era alzato di cattivo umore. Gli era capitato abbastanza spesso nelle ultime settimane e il suo perenne nervosismo non era passato inosservato ai suoi compagni di gruppo.
Note: Scritta per la diecielode con il prompt “We are not broken, so please come home.” e per la 500themes_ita con il prompt “91. Frammenti di onore.” e per il COW-T3 di maridichallenge con il prompt “Freddo.”
WordCount: 2429 fiumidiparole

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Kei quella mattina si era alzato di cattivo umore. Gli era capitato abbastanza spesso nelle ultime settimane e il suo perenne nervosismo non era passato inosservato ai suoi compagni di gruppo.
Solo Daiki e Yabu avevano osato avvicinarsi a lui, forse ormai incolumi alla sua irritazione e alla sua lingua tagliente che, ne avevano le prove, riusciva ad essere veramente cattiva e perfida quando lo si importunava nei momenti peggiori.
Yabu era quello a cui era andato peggio. Dopo aver sopportato una sequela di insulti e denigrazioni si era limitato ad appoggiargli una mano sulla spalla e a ricordargli che lui era suo amico e che poteva confidarsi ogni volta che voleva. Daiki era stato leggermente più fortunato, forse perché erano ad un bar e il più grande non poteva lasciarsi andare come invece avrebbe fatto in un qualunque altro posto.
Ad un certo punto, stremato dalla sfuriata che aveva catapultato addosso all’amico, Kei prese un profondo respiro, passando poi nervosamente le mani sul volto. Alzò gli occhi verso Daiki e il più piccolo vi lesse solo un’infinita tristezza, che non era abituato a vedere in lui.
« Io e Hikka abbiamo dei problemi. » prese un altro respiro « Sono più di due settimane che non torna più a casa, neanche per dormire e ho notato che iniziano a mancare alcune cose. »
Aveva il fiato pesante e distolto lo sguardo e se Daiki non fosse stato così sconvolto avrebbe notato come quella dichiarazione costasse a Kei più di quello che poteva ammettere, come se stesse lentamente perdendo dei frammenti di onore.
« Cosa… non è possibile! Se ne è andato così, da un giorno all’altro? »
Daiki non sapeva che cosa pensare. Di certo Hikaru e Kei non erano mai stato la coppia perfetta, di quelle che vengono sbattute sulle copertine dei giornali. Anzi, litigavano, si
arrabbiavano e si ignoravano, però poi nel giro di qualche ora riuscivano a risolvere i loro problemi e tornavano a casa. Avrebbe messo la mano sul fuoco affermando che si amavano davvero, nonostante tutto.
Kei scosse le spalle di fronte a quella domanda. Non avrebbe saputo dire con certezza quando si era accorto che le cose fra lui e il fidanzato andavano male. Forse era stato istinto, forse aveva semplicemente chiuso gli occhi per troppo tempo.
Sapeva solo che non aveva ancora trovato il coraggio per affrontare Hikaru, terrorizzato dall’idea di perdere tutto quello che aveva.
« Perché non ne hai parlato con Kota? Sai che è un grande amico di Hikaru e magari… »
« Se gliene avessi parlato… sarebbe stato ancora più difficile. » ansimò Kei ancora senza guardarlo « E’ difficile per me avere dei segreti con lui. »
« Che segreto? Perché sarebbe stato ancora più difficile? »
« Hikaru mi tradisce Daiki. Sono mesi che ormai va avanti e parlarne con Yabu avrebbe solo peggiorato le cose. E io vorrei solo che tutto tornasse come prima, a prima che Hikaru si stancasse di me e cercasse qualcun altro. »
Aveva gli occhi lucidi, la voce che tremava e si sentiva sull’orlo di una crisi isterica.
« N-Non… dirai mica che Hikaru e Kota… »
« Cosa? » esclamò Kei sconvolto « Decisamente no… » si morse un labbro « Il problema è Yuri. Lui e Hikaru… » sospirò e a Daiki sembrò incredibilmente piccolo.
« Ora comprendo perché non lo volevi dire a Kota. »
« Come potevo dirgli che il mio ragazzo e il suo ragazzo hanno una relazione? » scosse la testa « Non so che cosa fare Daiki. »
Il più piccolo si sistemò accanto a lui, stringendogli una mano fra le proprie.
« Vedrai che risolveremo tutto Kei - chan. Fidati di me. »
Kei annuì. Era troppo stanco e depresso per dire a Daiki che ormai era tutto finito.

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Kei aveva sempre avuto troppo orgoglio per potersi presentare da Hikaru e implorarlo di tornare a casa. Pensava che era una cosa passeggera, che era solo sesso quello che c’era fra lui e Yuri e che in fondo in fondo Hikaru lo amasse ancora come il primo giorno.
Aveva sempre pensato che doveva solo tenere duro, dirsi che sarebbe finita presto e che tutto allora sarebbe tornato a come era prima.
Quando poi aveva iniziato a notare la mancanza di alcuni vestiti di Hikaru, Kei aveva lentamente aperto gli occhi e il suo piccolo mondo di cristallo si era incrinato, andando poi definitivamente in pezzi quando aveva scoperto che in realtà Hikaru aveva in affitto un altro appartamento, dove si incontrava con Yuri.
In quel preciso momento, con le guance rigate dalle lacrime, l’orgoglio e la dignità a pezzi, il ragazzo si trovava di fronte a quella porta. Non sapeva con quale coraggio Kei avesse suonato il campanello, né sapeva che cosa ci sarebbe stato la dietro.
Quando ad aprirgli la porta fu Yuri, sentì come se un pugnale si fosse conficcato nel suo petto, fino ad arrivare al manico. Accennò un sorriso, chiedendosi perché il viso di Yuri si fosse trasformato in una maschera di paura.
Ormai il più piccolo aveva già conquistato Hikaru, lasciandolo senza nulla. Kei sapeva che non aveva nessuna possibilità che il più piccolo tornasse da lui, come un tempo.
« Sto cercando Hikaru. » mormorò « So che è a casa, puoi chiamarlo per favore? »
Yuri annuì e gli diede le spalle, poi si voltò di nuovo verso di lui.
« Vuoi entrare? »
« Preferisco rimanere qua. » sussurrò.
La sola vista di due paia di ciabatte e delle chiavi di casa e di macchina di Hikaru sul mobile all’ingresso, cosa che nel loro vecchio appartamento lo faceva sentire tanto a casa, Kei sentì il dolore salirgli fino al cervello.
Hikaru arrivò a lui titubante e lo raggiunse sul pianerottolo, accostandosi la porta di casa alle spalle.
« Kei, cosa ci fai qua? Come sai… »
« Lo so da tempo Hikka. Pensavo solo… » scosse le spalle, di nuovo « Che fosse solo una cosa temporanea e che poi saresti tornato a casa. »
« Lo pensavo anche io. Solo che poi con Yuri è diventata una cosa più seria. »
Kei socchiuse gli occhi. Avrebbe voluto avere una pala, scavare una fossa e seppellirsi per il resto della sua vita.
Allungò quasi timidamente una mano, stringendo quella di Hikaru nella sua e lo confortò per un attimo il fatto che non si fosse ritratto a quel gesto.
« Hikka… per favore. Fra di noi può ancora funzionare. » sussurrò senza accorgersi di aver già iniziato a piangere « Torna a casa ti prego. Vedrai, riuscirò a farti dimenticare Yuri e tutto tornerà come prima. »
« Kei… »
« Hikaru, ti prego. Ti prego, non puoi farmi questo. » mormorò guardandolo « Guardami in faccia e dimmi che non mi ami. Guardami e dimmi che amerai solo e soltanto lui. »
Il più piccolo alzò lo sguardo e lo fissò e per un attimo Hikaru avrebbe voluto fare qualunque cosa per farlo smettere di piangere, per non dover vedere quanto lo stesse facendo soffrire, ma poi si ricordò di Yuri dietro la porta, di quanto lo amava, di come avrebbe fatto di tutto per renderlo felice, realmente felice.
« Io amo lui Kei. So di aver sbagliato, che non è così che ci si comporta, ma lo amo. Mi dispiace. »
Kei lasciò andare la sua mano, lentamente, come se non fosse realmente presente su quel pianerottolo, davanti a quella casa, davanti all’uomo che amava che ormai non era più suo, che forse non lo era mai stato.
Si asciugò nervosamente gli occhi, tirando su con il naso, guardando altro.
« Oggi e domani non sarò a casa. Dopodomani mattina ho lezione in facoltà e poi tornerò a casa. Fai in modo che io non veda te, né altro che ti appartiene nel mio appartamento, va bene? »
Hikaru annuì, senza il coraggio di dirgli altro.
« Mi dispiace. »
« Non ho bisogno delle tue scuse Hikka. Risparmiatele per Kota. » mormorò avviandosi lungo il corridoio.
Hikaru lo afferrò per un braccio, voltandolo verso di lui.
« Non vorrai mica dirglielo. »
« Non lo so. » esclamò Kei divincolandosi « Non lo so. Ma ti conviene prepararti un bel discorsetto nel caso lo venisse a sapere. »
Kei corse lungo le scale, infilandosi poi in macchina, avviandola e iniziando ad allontanarsi metro dopo metro da quel condominio maledetto. Riprese a piangere, senza sosta e si fermò qualche isolato più avanti, la vista troppo appannata per permettersi di guidare ancora.
Afferrò il suo telefono e chiamò Kota, implorandolo di andare a prenderlo perché non riusciva più a tornare a casa. Quando lo vide gli sembrò che tutto potesse andare improvvisamente meglio, che il più grande avrebbe sicuramente sistemato tutto perché lui era bravo a sistemare le cose ed era bravo a farlo stare meglio.
In quel momento, seduto sul divano di casa sua e stringendo fra le mani una tazza di tè caldo, Kei si sentì un più rilassato.
« Kei mi sono spaventato a morte. » lo riprese Yabu sedendosi accanto a lui divano « Cosa è successo? »
Il più piccolo avrebbe voluto guardarlo negli occhi e dirgli tutto, liberarsi da quel peso e far provare ad Hikaru almeno un quarto del dolore che stava provando lui in quel momento.
« Nulla. Una piccola crisi isterica a causa della tesi. » appoggiò la tazza ancora piena sul tavolino e si alzò in piedi « Scusami davvero tanto, io… non so che cosa mi sia preso, chiamare te poi è stata una vera sciocchezza. »
« Kei puoi prendere in giro qualcun altro, ma non me. » gli porse di nuovo la tazza « Vuoi dirmi che cosa è successo? »
Il più piccolo scosse la testa.
« Non è il caso, davvero. » ignorò la tazza, liberandosi dalla presa di Kota sul suo polso, più delicata di quella di Hikaru « Ora devo andare. »
« E’ colpa di Hikaru? » chiese piano Yabu, fermandolo sulla soglia della stanza.
« Io e lei… ci siamo lasciati. Poco fa. » ammise « Daiki è fuori città con Yama - chan e tu… sei l’unico che potevo chiamare. »
« Non mi dai fastidio. Solo che… non pensavo sarebbe mai successo. »
« Sì, io… Hikaru… ecco, sta con un altro ragazzo, da un po’ e… » Kei sentiva il fiato mancargli nel petto e nulla di quello a cui stava pensando sembrava abbastanza utile per cambiare conversazione.
Decise di rinunciare a tutto e tornò seduto sul divano, voltandosi verso di lui e stringendogli le mani con forza.
« Kota, io devo dirti una cosa che non ti piacerà. »
« Cosa? Stai bene, vero? » si morse un labbro « Hikaru a parte, scusami. »
« Hikaru sta qualcuno con qualcuno che conosci molto bene. » sospirò ancora e ancora, cercando il coraggio con concludere la frase « Ha affittato un appartamento e ci abita con il suo amante. Oppure dovrei chiamarlo fidanzato? »
« Chi è? »
Kei distolse lo sguardo.
« Sta con Yuri. »
Il più piccolo non avrebbe mai voluto sentire quel silenzio lungo e penetrante da parte dell’amico, non avrebbe voluto sentire quel qualcosa dentro di lui che si spezzava, lo stesso dolore che aveva sentito lui poco prima.
« Kota, io… mi dispiace. Non avrei voluto dirtelo, mi dispiace. »
« N-No, non è colpa tua. »
Kota si alzò in piedi, iniziando a camminare per la stanza, nervosamente. Kei si avvicinò a lui, afferrandolo per un braccio e voltandolo verso di lui.
« Posso fare qualcosa? Qualunque cosa, io… sono un po’ nella tua stessa situazione, quindi potrei essere perfettamente inutile, ma… »
Il più grande strinse le mani intorno alle sue spalle e lo guardò intensamente in viso di prima di spingerlo bruscamente contro il muro e baciarlo avidamente. Kei sentiva la bocca e la lingua di Kota divorarlo e le sue mani toccarlo con la stessa urgenza delle sue labbra.
Kei gemette, suo malgrado. Gli sembrava una cosa decisamente sbagliata quella che stava accadendo. Non era giusto che finissero per fare sesso in quella maniera, semi sdraiati sul pavimento, come se fossero due animali disperati e bisognosi di affetto. Sentiva freddo, un freddo pungente, senza via di uscita, che gli penetrava nelle ossa, rendendolo più debole di quello che era in realtà. Un freddo dato dalla solitudine, dalla disperazione, dalla rabbia e dall’umiliazione di essere stato preso in giro e abbandonato.
Aveva freddo e l’unico che poteva aiutarlo, in fondo, era solo Kota.
Avrebbe voluto andarsene, allontanarlo e non vederlo per un po’, ma sapeva che avrebbe solo mentito a sé stesso.
In fondo le mani di Kota lo stavano facendo godere come negli ultimi tempi non era mai capitato e voleva solo abbandonarsi contro di lui, contro il calore della sua pelle, contro quella passione disperata che stava travolgendo entrambi.
Quando sentì la sua lingua contro la sua erezione Kei credette di morire e fu a quel punto che si spinse maggiormente contro di lui e contro la sua bocca. Si scostò dalla sua presa e si stendersi su di lui, avvolgendo la lunghezza del più grande con la propria mano, succhiandogli la punta e beandosi dei suoi gemiti e della sua mano fra i capelli e poi si stese di nuovo sul pavimento, schiudendo le gambe e permettendo a Kota si sistemarvicisi in mezzo.
Nel momento in cui lo sentì dentro di sé Kei capì che nonostante tutto era la cosa giusta quella che stavano vivendo. Andava bene così, perché ormai nessuno dei due aveva qualcosa da trattenere a sé, né da coltivare.
Quando Kota venne dentro di lui fu come se un marchio fosse impresso sul suo corpo, un marchio a fuoco che lo rendeva proprietà di Kota, comunque le cose fossero andate e comunque le cose erano state fra di loro.
Quando si separarono rimasero a lungo immobili, mentre tentavano di far stabilizzare il fiato, mentre Kei sentiva dentro di sé un dolore che lo stava dilaniando.
« Perché Kota? Perché? »
« Non lo so. Mi dispiace. » si sistemò accanto a Kei accarezzandogli il volto « Cosa vuoi fare? »
Kei scosse le spalle, stringendosi a lui, facendosi abbracciare e nascondendo il volto nel suo collo
« Non lo so. Per ora rimaniamo così. Troveremo una soluzione. »
Il più grande annuì, stringendolo ancora di più nel suo abbraccio e poi lo stringeva, più gli sembrava incredibilmente piccolo fra le sue braccia, facendogli desiderare di non vederlo piangere, mai più.
« Va bene. Va bene. » sussurrò.
Si appoggiò al muro e sentì Kei singhiozzare nel suo petto e gli accarezzò i capelli.
Dovevano solo aspettare e prima o poi quel dolore sarebbe scomparso e quella ferita che portavano entrambi nel petto si sarebbe rimarginata, lasciando dietro di sé solo una cicatrice, che gli avrebbe ricordato per sempre cosa li univa, cosa c’era dietro quel loro disperato di passione e amore carnale.
Sarebbe finita. Lo avrebbero superato insieme perché ormai da soli, non valevano più nulla.

challenge: cow-t3, challenge: 500themes ita, pairing: yaotome x inoo, pairing: yabu x inoo, fandom: hey!say!jump, challenge: diecielode {wtunes notebroke}

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