Titolo: Your morning elegance
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Yabu Kota x Inoo Kei
Rating: G
Avvertenze: Slash, AU! (‘verse yakuza, vai a *
questo* link per ulteriori informazioni)
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Kota doveva ammetterlo, Kei si era sempre mosso con una certa eleganza.
Note: Scritta per la Maritombola di
maridichallenge con il prompt “23”, per la
500themes_ita con il prompt “103. Calore gentile”
WordCount: 454
fiumidiparole **
Kota doveva ammetterlo, Kei si era sempre mosso con una certa eleganza, come se provenisse da altri tempi o da altre epoche e avesse conservato quel portamento nobile ed elegante che sfoggiava ogni minuto, forse in maniera inconsapevole, fin dal primo momento in cui si svegliava.
Quando il più grande si alzava dal letto Kei era già sveglio, intento a preparargli la colazione. Era là, vicino ai fornelli a destreggiarsi fra la zuppa di miso e il tamago e lo osservava aggrottare leggermente le sopracciglia quando uno dei due era troppo o troppo poco salato e allora allungava un braccio, sempre con quella raffinatezza che non sapeva da dove veniva, afferrava la saliera e versava il contenuto nella padella.
Poi continuava a guardarlo, mentre si accertava di non bruciare il caffè, sistemava sul tavolo della cucina il borsello, le chiavi della macchina e quelle di casa e finalmente a quel punto lui faceva il suo ingresso in cucina, fingendo di essersi appena svegliato.
Quella era una delle poche cose che lo aveva salvato dalla follia, dal diventare esattamente come Yuya, un corpo senz’anima.
Era stato Kei, con la sua malattia, con i suoi problemi, con la sua dolcezza e con il suo amore e mantenerlo umano, degno di stargli ancora accanto, di continuare ancora a proteggerlo per il resto della sua vita.
Facevano colazione insieme, parlando della giornata di Yabu o di quella di Kei, parlavano dei drama che il più piccolo avrebbe visto in televisione o delle pulizie che avrebbe fatto e quando Kei iniziava a chiedere più nel dettaglio che cosa invece avrebbe fatto Kota a lavoro, cercava sempre di sviare il discorso e comprendeva che era arrivata l’ora di scendere in macchina e andare a prendere Yuya.
Andava al lavoro come se fosse intorno a lui ci fosse una barriera protettiva e Yabu sapeva che quella protezione era dato dal calore gentile dell’amore di Kei nei suoi confronti e questo gli bastava per andare avanti, giorno dopo giorno, cercando di rimanere una persona migliore di quello in cui la yakuza voleva trasformarlo perché sapeva che nel momento in cui ci sarebbero riusciti avrebbe definitivamente perso Kei e lui non era disposto a perderlo solo per una manciata di soldi in più sul conto corrente.
Ma il momento che preferiva di più in assoluto era il suo rientro a casa. Sentiva nell’aria l’odore della cena pronta, vedeva il tavolo apparecchiato e Kei seduto sul divano che giocava ai videogiochi. Era quella sensazione di essere una famiglia, che non gli avrebbe mai tolto nessuno, che lo rendeva felice.
Era felice, nonostante tutto, perché Kei stava migliorando e lui era ancora la persona di cui il più piccolo si era innamorato.
Andava bene così e poteva anche continuare così, per sempre.