Titolo: Memories
Fandom: Supernatural
Prompt: 02. Ricordi @
mezza_tabella Personaggi: Dean, Sam e John Winchester + Impala
Rating: PG
Genere: Gen
Lunghezza: 403 parole (W)
Disclaimer: Non sono miei. Ed è uno degli aspetti più tristi della mia vita. Non mi pagano. Questo ne è un altro.
Note: Direi che questa fanfiction è quasi un inno all’Impala, ma l’Impala merita molto di più dei miei vaneggiamenti ù.u
Tabella:
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Memories
Per John l’Impala era la loro macchina - sua e di Mary - una cosa che, da sola, si portava dietro quasi la metà dei suoi ricordi più belli.
Tutte le volte in cui avevano fatto l’amore sul sedile posteriore.
Le litigate su chi era abbastanza sobrio per guidare.
La gara per accendere la radio, perché chi arrivava per primo sceglieva la musica.
Quelle due volte che aveva corso come un folle, con lei accanto che gli intimava di accelerare se non voleva che partorisse lì dentro.
L’aveva tenuta perché gli sarebbe riuscito impossibile fare altrimenti, ma dentro di sé aveva già deciso che l’auto sarebbe passata a Dean, non appena quest’ultimo avesse compiuto i sedici anni. Per suo figlio sarebbe stato un premio, per lui una liberazione.
Per Dean l’Impala era la sua macchina. La prima che avesse mai guidato, l’unica cosa a cui si fosse veramente affezionato. Non concepiva nemmeno l’idea di poterla sostituire: la gran parte dei suoi ricordi erano intessuti in quei sedili di pelle.
Lui e Sammy, da bambini, che facevano la lotta sui sedili.
L’eccitazione e l’orgoglio provati quando suo padre gliel’aveva affidata.
La prima volta che aveva fatto sesso con una ragazza.
Le notti solitarie, quando Sam e papà erano entrambi lontani e sulla strada non c’erano che lui, la sua auto e la sua musica.
L’Impala non faceva parte del personaggio che si era costruito addosso, ma era una parte essenziale della sua vita. Per intenderci: aveva delle remore persino a farla guidare a Sam, il che era dire tutto, visto che a Sam avrebbe affidato pure la vita.
Prima di Stanford, per Sam l’Impala era la macchina di Dean e papà. Una delle tante cose che loro avevano in comune e che lui non avrebbe mai potuto condividere. Non ne aveva bei ricordi.
Dean sempre seduto nel sedile davanti, accanto a John.
I discorsi di suo padre e suo fratello su motori, marmitte e carburatori.
Il bagagliaio pieno di armi che lui non voleva usare.
I viaggi interminabili da uno Stato all’altro, che per lui significavano solo altre bugie da inventare, altre scuole da affrontare, altri amici da lasciare.
Non avrebbe saputo spiegare razionalmente l’affetto che aveva poi imparato a provare per quell’auto, ma se avesse dovuto indicare con precisione quando le cose erano cambiate, gli sarebbe sicuramente tornato in mente il giorno in cui suo fratello, guardandolo negli occhi, gli aveva detto “Vuoi guidare tu?”