TITOLO: La principessa della luna
AUTORE: Jinny
GENERE: Drammatico /angst
FANDOM: Arashi (e chi l'avrebbe mai detto?)
PAIRING: Sakumoto, ma molto soft
RATINGS: pg-13
DISCLAIMERS: Gli Arashi non mi appartengono, e sono sicura che ringrazino tutti i giorni gli dei per questo...
GIA' "PUBBLICATE":
Prologo Capitolo1 Capitolo2 Capitolo3 Capitolo4 Capitolo5 Capitolo6 Capitolo7 Capitolo8 Capiolo9 Capitolo10 Capitolo11 Capitolo12 Capitolo13 Capitolo14 Capitolo15 Capitolo16 Haine si svegliò incredula. Masaki l’aveva chiamata, dandole appuntamento quella sera stessa. Poi si era presentato portandole un enorme mazzo di rose ed un vestito da sogno
<< Purtroppo non sarà l’appuntamento perfetto, perché per me è un impegno di lavoro. Ma… voglio vederti lo stesso.>> aveva detto. E così si era trovata catapultata in un mondo scintillante. Aveva conosciuto praticamente tutti i johnnys, o quasi. Ed aveva iniziato ad avere i dubbi. Nell’auto, al ritorno, era rimasta zitta. Masaki aveva continuato a chiederle se stesse bene, che cosa fosse successo, perché non gli parlasse. Quand’erano arrivati a casa di lei, Haine aveva espresso tutti i propri dubbi. Di essere quella di turno. Di essere solo una cosa da mostrare ai media, per far vedere che un idol è sempre al top, e che può conquistare chiunque. Erano passate ore, ma non si rendeva ancora conto di avergli detto quelle cose… Masaki l’aveva lasciata parlare, senza interromperla mai. Solo quando aveva esaurito le parole si era resa conto del fatto che lui avesse gli occhi lucidi
<< Masaki… io…>>
<< Credo che sia normale che stare con uno he fa il mio lavoro porti ad avere certi dubbi, ma… solo una cosa… non sono più un ragazzino… e… si, è vero, c’è stato il periodo di “quella di turno”, la solita attricetta o modella scelta in accordo tra agenzie per non farti arrivare da solo alle feste. Ma con quelle non c’è mai stato un bacio. Non c’è mai stato un appuntamento. Non abbiamo mai parlato come facciamo invece di solito io e te. Io mi sono innamorato di te. Per la prima volta dopo la morte di mia moglie mi sono innamorato, e… tu non credo abbia idea di quanto sia stato difficile accettare di aver perso il controllo per qualcuno che non fosse lei… io… io ho il continuo terrore che succeda di nuovo… ho paura che tu sparisca sotto i miei occhi, e… sotto gli occhi di Shizuka… so che non dovrei dirti queste cose, perché siamo appena all’inizio… ci frequentiamo da un mese più o meno… però… per favore… per favore, non… non…>> la voce gli morì in gola ed abbassò il viso
<< Mi dispiace che tu abbia questi dubbi, e non so come fare per farteli passare… solo… stasera volevo vederti, ma dovevo anche andare a qual cavolo di… cosa… party o come accidenti vuoi chiamarlo… e allora ho portato anche te… purtroppo non potevo evitare di andarci, ma non volevo rinunciare a vederti… perché… o cavolo, te l’ho anche appena detto, mi sono innamorato di te… appena mettiamo giù il telefono mi manchi, se non ti vedo per un giorno, vado in paranoia…>> si passò el mani sul viso. Sentì Haine tirare su col naso e la guardò
<< Temo di avere bisogno di tempo, Masaki… perché… da come parli, mi rendo conto di non essere presa quanto lo sei tu… >> disse. Masaki la guardò, sentendosi pian piano scendere qualcosa di freddo dentro.
<< E… si, sta per arrivare la domanda idiota… quant’è “un po’ di tempo”? >> chiese, con un filo di voce
<< Non lo so… finchè non avrò capito se sono pronta a… a non sparirvi da davanti agli occhi, ecco… o… o se non sono pronta…>>
Masaki si mordicchiò un labbro, abbassando il viso, poi le sorrise
<< Sai benissimo che non mi tirerò indietro. >>
<< C’è un’altra cosa che mi lascia perplessa, e a cui non avevo pensato… ti vedevo solo a scuola, non mi ero mai scontrata col lato pubblico… ma… la possibilità di vedere la mia vita spiattellata davanti a tutto il Giappone mi spaventa… so che stare accanto ad una persona come te vuol dire essere forti abbastanza da reggere giornalisti ed affini, ma anche per quello non so se sono pronta…>>
<< sono riuscito a tenerne fuori mia figlia fin’ora. E mia moglie finchè non si è ammazzata. Non credo che quello sarebbe un problema… mi concedi un altro tentativo di uscita, diciamo, pubblica? Uno solo… ci saranno idol, si, ma niente giornalisti, niente grandi capi dell’azienda, una cosa “intima” tra coppie… per vedere come sia davvero dall’interno… quello di stasera cancellalo, se proprio ti ha fatto così schifo, ricominciamo da venerdì…>>
Haine lo guardò
<< Da venerdì?>>
Masaki annuì
<< Fino a venerdì non possiamo vederci… ecco perché stasera ti volevo vedere a tutti i costi…>>
Haine sospirò, trovandolo tremendamente carino mentre andava in agitazione al pensiero di non vederla per quattro giorni.
<< Chiamami. E sii convincente. Io intanto ci penso.>> detto questo, scese dall’auto e salì in casa. Arrivata in camera, sbirciò attraverso le tende. Masaki era seduto nell’auto, con l’aria preoccupata.
Ed ora si era svegliata, sentendosi di una cattiveria tremenda per come aveva trattato Masaki. Sapeva quanto doveva essere stato difficile per lui rimettersi in gioco. E sapeva di essere prontissima a non sparirgli da davanti agli occhi…
<< Sono deficiente…>> si lamentò, passandosi le mani sul viso velocemente.
La signora Aiba guardò dal divano il figlio che entrava nell’appartamento. Vide subito gli occhi rossi. Si alzò ed il rimprovero per il ritardo le morì in gola
<< Io… io mi ero ripromesso di non innamorarmi più…>> mormorò Masaki. La donna lo abbracciò stretto. Lo sentì tirare su col naso
<< Che è successo, Ma-chan?>> chiese.
<< Sono un deficiente. Le ho fatto pressione e lei ha detto che ha bisogno di tempo… io… io mi sono sbilanciato, e adesso mi sento malissimo… >> improvvisamente riprese un contegno
<< Hey, principessina, che ci fai in piedi?>> chiese, sorridendo a Masaki
<< Hai gli occhi rossi!>> lo accusò lei
<< Perché sono stanco…>>
<< Balle. Che hai fatto a Hayashi sensei?>>
<< Ma perché parti dal presupposto che sia colpa mia…?… ho una figlia crudele…>> disse Masaki, sorridendo.
<< Perché sei un uomo, e non siete mica tanto intelligenti voi uomini, ecco…>>
Masaki rise e la abbracciò, poi la riportò nella sua stanza
<< Papà… posso chiederti una cosa?>> chiese Shizuka ad un tratto << Hai messo al foto della mamma sul mio comodino perché non la ami più?>> chiese. Masaki guardò la foto di Ayako, il suo sorriso speciale, e sentì una leggera fitta
<< Non è un concetto così semplice…>> mormorò << Diciamo che al momento Haine-chan… volevo dire, Hayashi sensei… beh, forse la amo di più… e… ma questo non vuol dire che…>>
<< Papà, non sono deficiente. Ti sei innamorato di Hayashi sensei, e questo va bene. Hai tolto la foto della mamma dal soggiorno e l’hai data a me, anche questo va bene. Se ti vedo che la guardi sospirando ancora, ti picchio. Ma… non far sparire anche Hayashi sensei…>> detto questo, si girò su un fianco e si addormentò. Masaki rimase fermo, senza sapere come reagire. Se l’avessero picchiato con una mazza ferrata, non gli avrebbero fatto così male, in quel momento. Si alzò e fece per uscire dalla stanza, scontrandosi però con la madre. Si nascose il viso tra le mani
<< Che serata, accidenti.>> sbuffò, spegnendo la luce ed uscendo. Si fermò sul balcone del soggiorno, appoggiandosi alla balaustra. Sentì la mano della madre sulla propria spalla
<< Shizu… sono sicura che non intendesse…>>
<< Non è deficiente, mamma. Non confonderla con me alla sua età, che ero cretino! Non che adesso io sia molto più sveglio, ma… dal suo punto di vista non fa una piega. Io ho lasciato Aya da sola tutto quel tempo, quindi è colpa mia. Non ci si scappa… Solo che fa male pensarci…>>
<< Masa… non è stata colpa tua. Lo sai, devi solo accettarlo. Sennò non potrai mai lasciarti andare completamente con Haine. E mi dispiacerebbe parecchi. Se non riesci a superare la morte di Ayako, tornerai sempre a casa distrutto dagli appuntamenti, lei si sentirà sempre sotto pressione, e finirà per allontanarsi… hai paura che ti appaia il fantasma di Ayako? Se succede, mandala da me, ho giusto un paio di cose da dirle.>>
<< Ma… è difficile, mamma…>> protestò Masaki
<< Inizia liberando l’armadio dai suoi vestiti.>> disse la signora Aiba, minacciosa << O lo farò io.>> minacciò