TITOLO: Academy
AUTORE: Jinny
GENERE: AU, angst
FANDOM Obviously Arashi! Nessuno aveva dubbi (che gli altri johnnini non me ne vogliano, ma gli arabimbi mi vegono meglio... l'ossessione aiuta molto in questo...), ma qui dentro in effetti c'è un po' di tutto (evviva le AU!)
PAIRINGS: Principalmente Sakuraiba, Ohmiya, e poi... di tutto un po' ^^'
RATING: R, con parti nc-17 (si, parti, plurale... *si vergognissimerrima*)
NOTE E COMMENTI SPARSI: I 23 numeri d Hanakimi qui in italia hanno impiegato davero troppissimo tempo ad uscire e questo ha provocato nella mia mente tuttta una serie di bacazioni mentali allucinanti (che già non ne avevo eh?).
RINGRAZIAMENTI:ad Harin e Vampiretta, che si sono sorbite tuuuuuuutto il malloppo XD A Vampiretta che mi ha aiutata con il titolo (veramente è venuto a lei...) e con i rating (che mi mandano sempre nel panico)... basta, mi spengo e posto
GIA' POSTATE:
1 2 3 4 5 6 Sho guardò l’orologio. La pausa pranzo stava per iniziare, il suo stomaco brontolava in maniera piuttosto prepotente, ma soprattutto voleva vedere Masaki. Non gli sembrava possibile poterne sentire la mancanza così tanto. Non in così poco tempo, almeno… la campana suonò, e lui seguì lo sciame di ragazzi che uscivano scomposti dall’aula. Sfiorò la spalla a Satoshi, sentendo l’istinto di picchiarlo molto forte per aver fatto piangere Masaki la sera prima. Ma lo sguardo di Satoshi era così triste che gli mancarono le forze, nel vederlo
<< Ohno-kun… che succede?…>> chiese. Satoshi si strinse nelle spalle e sorrise debolmente. Una pacca fortissima sulla schiena li fece sussultare
<< Imai, ti estirpo una mano?>> ringhiò Sho. Tsubasa sorrise
<< No, grazie… ho visto una macchina enorme nel cortile, mentre “seguivo” la lezione di storia… è arrivato qualcuno di importante…>> disse
<< Come se le macchine grosse fossero qualcosa di strano, qui.>> borbottò Sho, che ormai aveva smesso di stupirsi.
<< In effetti… hey, O-chan… si può sapere che vi prende, a te e a Nino?>>
L’aveva chiesto con una naturalezza ed una casualità che facevano sorvolare sull’assoluta mancanza di tatto. Satoshi si irrigidì, mentre il viso gli si contorceva in un’espressione di totale smarrimento. Poi se ne andò, senza una parola. Tsubasa sbuffò
<< Quando si deciderà a confidarsi con qualcuno, sarà già esploso. Corro da Takki, prima che mi sgozzi…>> disse, e sparì a sua volta. Sho si guardò intorno. Vide Masaki e fece per avvicinarglisi, ma si bloccò. L’uomo che gli stava parlando lo spaventava. Masaki gli faceva vedere i quaderni degli appunti. E quelli degli schemi che si faceva per studiare. Una cosa che Sho gli invidiava. Ma l’uomo non sembrava per nulla soddisfatto. Masaki ignorava l’espressione severa su quel volto e parlava, sorridendo tranquillo, in tono deferente, usando il modo onorifico. Sho capì che quello doveva essere suo padre. Vide l’uomo prendere i quaderni e gettarli in mezzo al corridoio, dove tutti si erano fermati a curiosare. Masaki sostenne lo sguardo del padre. Stava più dritto di quanto non stesse normalmente. Ma poi si inchinò
<< Cercherò di migliorare, padre. Non si preoccupi.>> disse. L’uomo lo guardò. Sho scorse qualcosa, nello sguardo dell’uomo, ma non riuscì a decifrarlo. Un solo, brevissimo e velocissimo istante di benevolenza, subito ricacciata dietro la maschera di disprezzo. Se ne andò senza una parola. Masaki lo guardò allontanarsi. Poi raccolse i quaderni, mentre gli altri si rimettevano a correre verso la mensa. Sho colse lo sguardo di Jun. Uno sguardo di pieno odio contro l’uomo che se n’era appena andato. Si chinò e raccolse due quaderni che erano scivolati ai suoi piedi. Masaki gli prese i quaderni dalle mani e si allontanò in silenzio. Sho lo seguì, ma Masaki si girò a guardarlo. Voleva rimanere da solo. E lo voleva davvero. Sho abbassò lo sguardo. Lo rialzò, sentendo un tocco sulla spalla
<< Senpai, vieni a mangiare…>> disse Jun. Sho lo guardò
<< Con Masa così?>> chiese. Jun sospirò
<< Aiba senpai se la può cavare… purtroppo è abituato. Tra dieci minuti sarà il solito. E magari vorrà che tu gli tenga il posto in mensa.>> disse Jun. Sho sorrise ed annuì. Un quarto d’ora dopo, Masaki gli si sedette acanto. Sho lo guardò, e Masaki gli sorrise
<< Ah, Sho-chan… vero che vai a prendermi da bere?>> chiese. Sho si alzò ed andò a prendere da bere. Quando tornò, Masaki rideva e scherzava con Hideaki
<< La fiera delle facce buffe…>> commentò, guardando Hideaki.
<< Mi farà morire, un giorno…>> ansimò Masaki, ridendo e nascondendosi il viso tra le mani. Sho lo trovò bellissimo. Masaki allungò per sbaglio una mano sotto il tavolo, e lui glie la strinse, talmente forte che temette di fargli male, ma non gli importava. Voleva averlo per lui, voleva vedere sempre quei sorrisi immensi, voleva sentire sempre quelle risate… Masaki lo guardò,e sembrava spaventato. Sho abbassò lo sguardo. Stava stringendo troppo forte.
<< Scusami…>> bisbigliò. Masaki gli sorrise. Mosse un po’ le dita intorpidite e si rimise a chiacchierare tranquillo. Sho si riscosse solo sentendo un tocco leggero sulla spalla.
<< Non fargli male, senpai… ci serve intero… sennò poi come facciamo a passarci i suoi appunti, noi poveretti del primo? Invece per il terzo anno ci consigliano tutti i tuoi di appunti, ma vedremo dopo questa prima sessione d’esami…>> disse Jun, sorridendo
<< Io non passo nulla.>> disse Masaki, guardando Jun, che arrossì
<< Ah, ma scherzavo…>> disse. Masaki fece un’espressione strana
<< Lo so, ma… quegli appunti non sono poi così buoni, ecco…>> disse, e sembrava davvero abbattuto. Sho lo guardò, sentendo una stretta al cuore.
Quando suonò la campana, lo prese in disparte
<< Masa… non dirai sul serio… degli appunti, dico…>>
<< Non sono buoni abbastanza. Ora scusami, vado, sennò rischio di perdermi l’inizio della lezione..>>
Sho gli prese un braccio, fermandolo. Lo vedeva fragile, e la cosa lo terrorizzava non poco. Ma allo stesso tempo sentiva che doveva proteggerlo… lo abbracciò stretto
<< Se proprio ci tieni, ti aiuto a sistemare gli schemi. Ma dopo questi esami. Sennò mi esplodi.>> disse. Masaki sorrise
<< Va bene!>> disse, felice, e corse in aula. Sho si passò le mani sul viso, chiedendosi come avrebbe fatto ad aiutare il ragazzo che gli… un attimo! Che stava per dire?…
<< Ti piace, eh.>> disse Jun, battendogli una pacca sulla spalla. Sho arrossì, mentre Jun gli sorrideva e si allontanava. Sho sbuffò e si avviò verso la propria aula. Si sedette al suo posto e guardò male Satoshi per tutta la prima ora (tanto era storia, non aveva nemmeno bisogno di stare attento). Satoshi si girò a guardarlo. Sospirò e gli si piazzò di fronte
<< Qual è il problema, Sakurai?>> chiese. Il tono infastidito stonava parecchio con l’espressione vuota del suo viso.
<< Il problema è che ieri sera hai fatto piangere Aiba, ecco qual è il problema.>> sibilò Sho
<< Oh, impressionante… Conosco esattamente com’è… la sensazione quando ti guarda con gli occhioni lucidi ed il labbro che gli trema… dieci anni, Sakurai…>>
<< Non ti rendi conto di quanto tu l’abbia ferito?!>> sibilò ancora Sho
<< E tu cerca di parlare come uno della tua età! Smettila di darti arie! Vuoi fare il superuomo che lo protegge a tutti i costi? Fallo, e non rompere! Io con lui sono stato sincero. L’ho ferito? Purtroppo era inevitabile. E visto quant’è fragile, ferirlo è una delle cose più semplici del mondo!>>
<< Questo non vuol dire che tu abbia fatto una cosa buona!>> disse Sho
<< Non l’ho mai detto. E ad essere sincero mi sento una merda. Però al momento sono già abbastanza incasinato, senza star li a fare il premuroso con Masa. Ha già te che lo proteggi e lo consoli, posso permettermi il lusso di star male e fare lo stronzo. E adesso scusami, torno al mio posto.>> detto questo, Satoshi chiuse il discorso. Sho si sentì mortificato. Satoshi aveva ribadito il concetto di avergli affidato Masaki. Ed aveva ribadito di star male… Sho sospirò. Beh, sarebbe rimasto in quella scuola solo un anno. Non doveva affezionarsi, in realtà… però… il suo cuore si mise a battere forte.Aveva pensato a Masaki. Aveva visto i suoi occhi nella mente… aveva rivisto il modo in cui si muoveva…
<< Sakurai, potresti gentilmente seguire la lezione?>> chiese l’insegnante. Sho si scusò e si concentrò.
Gli esami arrivarono, e passarono, con tutti i riti scaramantici e le paranoie del caso. Masaki gli aveva chiesto di riprovargli matematica improvvisamente, alle tre di notte, spandendo profumo di vaniglia per tutta la stanza. Sho l’aveva minacciato che l’avrebbe mangiato, se non si fosse messo tranquillo. Si, Masaki usava prodotti alla vaniglia, durante gli esami. Docciaschiuma, shampoo, perfino una colonia
<< Ma non è dannatamente femminile?>> aveva chiesto Sho. Masaki si era stretto nelle spalle
<< Mi calma.>> aveva detto, Poi gli aveva dato un bacio sulla guancia ed era fuggito in biblioteca a ripassare. Sho aveva preso la foto dei suoi e l’aveva infilata nella borsa dei libri. Poi arrivarono, ovviamente, i patemi da risultati. Masaki si mise davanti alla bacheca alle sette di mattina, sapendo che non li avrebbero esposti prima delle otto. Sho lo seguì e gli si mise accanto. Masaki gli strinse forte la mano. Aveva paura, Sho lo sentiva chiaramente.
<< E se intanto andassimo a fare colazione?>> gli chiese. Masaki scosse la testa. Era pallidissimo
<< Ho lo stomaco chiuso, e nausea forte… se mangio qualcosa, poi sto male…>> disse, sempre guardando la bacheca ancora vuota. Sho cercò di prendersi un po’ della sua ansia. Poi frugò nella borsa dei libri e ne estrasse una boccetta. Masaki annusò, curioso, e sorrise
<< Essenza di vaniglia… arigatoo Sho-chan…>> disse. Sembrava essersi calmato un po’. Pian piano, tutti gli allievi del liceo si raccolsero dietro ed attorno a loro. Poi gli insegnanti stessi attaccarono le graduatorie generali ed i parziali. Masaki era primo ovunque, mentre Sho era secondo, tranne… calò il silenzio. Un 98 in scienze spiccava sul tabellone delle graduatorie parziali, materia dove Sho aveva 100. Masaki si girò a sorridergli, felice. Erano quasi un sollievo per lui, quei due punti di meno. Sho si guardò intorno, preoccupato. Masaki gli riprese la mano e lo trascinò verso la mensa. Sho fece colazione, ma Masaki non toccò cibo. Sembrava prevedere cosa sarebbe successo di li a poche ore.
<< Non prepari le valigie, Sho-chan?>> chiese Masaki, sdraiato a pancia sotto sul letto. Gli era venuto mal di stomaco e sembrava non volesse saperne di passargli. Sho era andato anche da Jun a chiedergli una qualche medicina, ma non aveva fatto effetto, ed ora Masaki era sdraiato, con le braccia raccolte ai lati del corpo, le mani all’altezza delle spalle, un cuscino sotto la pancia e dondolava i piedi in aria. Ogni tanto una smorfia tradiva le fitte, ma per il resto era il solito casinista. Aveva parlato ininterrottamente per due ore delle facce degli altri quando avevano visto quel novantotto, poi era passato a parlare degli errori che aveva fatto nel test, di cui si era reso conto solo dopo aver consegnato
<< Però vuol dire che in realtà le sapevo le cose, quindi non mi preoccupo.>> diceva. Ma il suo fisico stava urlando il contrario. Ogni suo movimento trasudava terrore. Ed ora era passato a parlare delle vacanze estive…
<< Non vedo perchè dovrei prepararle. Rimango qui.>> disse Sho, con una smorfia
<< La borsa di studio copre solo la retta. I libri costano molto, le divise pure… i miei non possono permettersi anche il viaggio avanti ed indietro. Tornerò per capodanno, ma se riesco a lavorare quest’estate… in sei settimane qualcosa dovrei riuscire a prendere. Tanto se non ci sono lezioni possiamo uscire tranquillamente, no?>> disse. Masaki annuì. Il mal di stomaco stava vincendo. Sho lo notò perchè Masaki si era calmato, e ne ebbe paura. Si sedette sul letto dell’amico, accarezzandogli la schiena. Masaki sorrise e socchiuse gli occhi
<< Mmm… rilassante…>> disse, e sembrava stesse facendo le fusa. Poi serrò gli occhi.
<< Vado a chiedere qualcosa a Matsumoto?>> chiese Sho, allarmato. Masaki scosse la testa
<< Massimo un’ora e sarà tutto passato.>> disse. In quel momento la porta si spalancò. Masaki non si girò nemmeno a guardare la donna che era entrata. Sho l’aveva già vista, quella donna. Era nella foto che Masaki teneva nascosta sotto il cuscino. Solo che nella foto sorrideva leggermente, mentre ora era furiosa. Masaki si mise faticosamente a sedere, poi si alzò e si inchinò, senza dire una parola. La donna lo colpì con forza sul viso e Masaki cadde a terra, di lato. Sho sussultò, ma gli occhi di Masaki lo tennero bloccato dov’era.
<< Non t’azzardare a farti vedere per le vacanze.>> disse la donna, in tono piatto. Poi si ricompose ed uscì. Masaki si morse forte le labbra. Sho vide la usa guancia arrossarsi per il colpo e gli si inginocchiò accanto.
<< Vieni, andiamo a prendere del ghiaccio, vuoi?>> gli disse Sho. Masaki scosse la testa e si portò le ginocchia al petto. Tremava. Sho non sapeva che fare.
<< E’ passata, vero?>> chiese Satoshi, fermo sulla porta ancora aperta
<< L’abbiamo sentita stacchettare… ha un passo inconfondibile… che ti ha detto?>> chiese, e sembrava inviperito. Sho si rese conto che non aveva mai nemmeno pensato che sul viso di Satoshi potesse esserci un’espressione tanto rabbiosa.
<< Non credo siano affari tuoi, Ohno.>> mormorò Masaki, sempre tremando e tenendo il viso basso.
<< Hai ragione… scusami.>> disse Satoshi. Abbassò lo sguardo e se ne andò. Sho chiuse la porta e tornò ad inginocchiarsi accanto a Masaki
<< Fammi veder quella guancia>> disse, in tono severo
<< E chi se ne frega della guancia! E’ la prima volta che mi rivolge la parola in sei anni!>> disse Masaki, alzando il viso. Sho avrebbe voluto dare fuoco a quella donna per l’espressione di Masaki in quel momento. Poteva fisicamente toccare la tristezza di quello sguardo. La delusione. Fu sicuro che lo schiocco che aveva sentito non fosse stata la mano della signora Aiba sul viso del figlio, bensì il cuore di Masaki che si spezzava. Lo abbracciò stretto, più stretto di quanto non l’avesse mai abbracciato, e scoppiò in un pianto dirotto. Masaki si limitò a rimanere rincattucciato tra le sue braccia, in silenzio, tremando leggermente. Sho si calmò e lo guardò. Masaki aveva ancora lo sguardo triste, ma almeno guardarlo non faceva più male. Gli accarezzò il viso, scostandogli i capelli dalla fronte. Masaki abbassò lo sguardo
<< Ho freddo….>> disse in un soffio. Si alzò e si mise a letto, sotto le lenzuola. Faceva molto caldo, ma Sho non dubitava di quello che diceva. Gli rimboccò le coperte e gli posò una mano sulla fronte.
<< Hey, piccolo… hai la febbre…>> gli disse. Masaki fece una smorfia. Poi gli afferrò una mano
<< Stai con me finchè non mi addormento?>> chiese in un soffio. Sho si sedette, portandosi quella mano al viso e baciandogliela. Masaki chiuse gli occhi e si mise più comodo. Sho gli accarezzò i capelli finchè non lo vide calmarsi. Poi, pensando che si fosse addormentato, si alzò ed uscì dalla stanza. Guardò dalla finestra del corridoio che dava sul cortile e vide la signora Aiba uscire in quel momento e salire sulla propria auto. Spalancò la finestra e lanciò un grido. La donna lo guardò, bloccandosi con un piede già in macchina
<< Aiba san!>> chiamò Sho. La donna continuò a guardarlo, con un sopracciglio alzato
<< Suo figlio non si merita di essere trattato così! Che razza di madre è?!>>
Ma qualcuno lo prese per le spalle e lo trascinò via. Poi Masaki si affacciò
<< Lo scusi…>> disse. La donna serrò la mandibola e salì in auto. Dopo poco, l’auto partì e scomparve dalla vista dei due ragazzi. Masaki si girò a guardare Sho. Poi lo schiaffeggiò.
<< Masa…>>
<< Stanne fuori! E’ già abbastanza complicato così, Sho! Ti ho spiegato com’è la situazione! Non complicare le cose!>>
<< Ma se ti è venuta la febbre per il nervosismo, forse vuol dire che tanto bene non va nemmeno a te!>> disse Sho
<< Ma è una cosa tra me e loro! E’ l’unico modo che ho di rapportarmi con loro! Erano sei anni che non sentivo la sua voce, Sho! Sei anni! Ed almeno dieci che non mi sfiorava nemmeno con un dito! Hai idea di… di quanto tempo sia?!>> urlò Masaki.
<< Arrangiati, allora.>> disse Sho, infastidito, e si allontanò. Sentì Masaki chiamarlo, chiedergli di fermarsi, ma lo ignorò. Tornò nella propria stanza solo la sera. Si sdraiò e chiuse gli occhi nonappena si fu messo il pigiama. Masaki gli si rannicchiò accanto
<< Scusami…>> mormorò. Sho sentì che aveva pianto. Lo sentiva dalla sua voce, dal modo in cui parlava
<< Non volevo urlarti contro…>> continuò Masaki
<< E io non volevo arrabbiarmi… Masa…>>
Masaki gli nascose il viso nell’incavo tra spalla e collo, singhiozzando sommessamente. Sho lo strinse a sé.
<< Scusami, piccolo… non fare così, dai…>>
<< La verità è che vorrei… per una volta sola, magari, ma vorrei dei genitori veri, ecco… normali… >> la voce gli usciva ad ondate, a ritmo con i singhiozzi. Sho lo guardò. Masaki lo guardava a sua volta. Si asciugò gli occhi
<< Ma possibile che io faccia questi discorsi da ragazzina? Uh, forza, che in questi tre giorni c’è il festival…>> disse <>
<< Lo sai che ti ho iscritto a Miss Minigonna?>> disse Sho, in tono casuale. Masaki si girò a guardarlo.
<< Temo dovrai pagare, per questo.>> disse. Sho alzò un sopracciglio, con aria interrogativa
<< Ah si?>> chiese. Masaki annuì. Poi lo baciò. Sho rimase bloccato, senza riuscire a reagire. Poi si lasciò andare, sentendo il proprio cuore raggiungere una velocità che non credeva possibile. Masaki sorrise, ancora con le labbra posate sulle sue. Poi si staccò e gli si accoccolò contro con un sospiro.
<< Temo che stia succedendo una cosa che proprio non può succedere…>> mormorò << Mi sto innamorando di te, senpai…>> disse. Sho lo strinse a sé, senza rispondere. Non poteva dirglielo. Non poteva proprio essere… si addormentarono di botto, troppo stanchi per continuare la conversazione, abbastanza vicini per sentirsi al sicuro.