Ti quoto. Esistono dei "massacratori" di professione, e non c'è traccia di ironia o sarcasmo in loro... io credo abbiano ben altri problemi nella loro vita, e che così facendo cerchino in qualche modo una riscossa.
Sei riuscito ad analizzare il problema meglio di quanto ho fatto io nel post. Credo anch'io che si tratti di dimostrare qualcosa. Ammetto che certi recensori hanno - quantomeno - una certa cultura specifica per lanciare certe critiche. I loro imitatori sono invece il peggio del peggio, perché si limitano a utilizzare parole imparate a caso (infodump, show don't tell, typos etc) senza magari nemmeno sapere bene di cosa stanno parlando. Tutto ciò è stucchevole.
Credo infatti che anche distruggere a prescindere ogni libro sia disonesto. Se vuoi ergerti a giudice devi portare anche degli esempi positivi. Se ti piace leggere, almeno un romanzo buono ogni cinque scadenti lo troverai, o no?
L'ereditarietà dei caratteri acquisitiext_286196May 2 2011, 07:39:46 UTC
"Obiettivamente i titoli che Zwei fa a pezzi possono a malapena essere definiti libri, trattantosi di mere furbate editoriali pubblicate per attirare i lettori più giovani e inesperti
( ... )
Re: L'ereditarietà dei caratteri acquisitiext_512459May 2 2011, 08:04:18 UTC
In realtà, l'attore principale della selezione naturale in ambito mediatico dovrebbe essere il pubblico. Se piace al pubblico, i critici possono piangere cinese, ma ogni discorso di merito o demerito diventa pura accademia. Piuttosto, i critici dovrebbero formare il pubblico, fornire al pubblico gli strumenti ed il linguaggio per operare una selezione sulla base della qualità, incoraggiare la discussione e l'approccio critico (...) alla narrativa.
Ma il meccanismo, palesemente, non funziona. Per lo meno non da noi - in Gran Bretagna la BBC promuove gruppi di lettura e discussioni aperte fra autori e pubblico, con risultati ottimi. Una cosa del genere in casa RAI sarebbe impensabile.
Re: L'ereditarietà dei caratteri acquisitiext_286196May 2 2011, 09:06:25 UTC
Giustamente. Ma è appunto quello che succede da noi con i blog: formano un'opinione sul pubblico. Il problema è che nel caso del lecchinaggio la discussione critica non avviene, e all'opposto, si dibatte più sull'autore del post che sul testo stesso. In questo modo, la forma mentis dell'autore si espande e si spalma sui lettori. Può essere una buona cosa per le pageviews, è una pessima cosa per la letteratura. Da noi vengono forniti strumenti e linguaggio... ma solo certi strumenti, e sono certo linguaggio. Per cui niente selezione.
Re: L'ereditarietà dei caratteri acquisitimcnab75May 2 2011, 12:10:19 UTC
Come scrivo nel post, ribadisco ciò che sottolinei: entrambi gli estremi sono sbagliati e insopportabili. Aggiungiamo poi che una recensione non deve essere un editing. Se si ritiene che un romanzo difetti - appunto - di editing, basta dirlo e fare due/tre esempi. Non occorre certo lanciarsi nello stucchevole esercizio del "io l'avrei scritto così". E' una cosa che trovo addirittura ripugnante.
Anch'io non sopporto i massacratori di professione, soprattutto quelli che denotano uno strano spirito autolesionista perchè, puntualmente, leggono altri libri dell'autore che li ha tanto orripilati, e si infervorano di nuovo (e più ferocemente) contro di lui. Sarà che io se resto deluso da un autore non tocco più i suoi libri. Concordo poi sulle recensioni-fiume esageratamente lunghe. Una recensione tipo "romanzo fantastico!" o "Noiosissimo" non sono molto d'aiuto per capire se un libro può piacere o no, ma un mini-saggio di 5 pagine per dire che un libro fa schifo (nell'opinione del saggista, ovvio) mi risulta ugualmente inutile perchè farà riferimento a una serie enorme di elementi testuali che posso comprendere solo dopo aver letto il testo vivisezionato.
Perfetto. Anch'io amo le vie di mezzo. Infatti le recensioni-saggio le evito come la peste, così come i commenti idioti di due righe, tipo "Romanzo fikissimo!"
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Sei riuscito ad analizzare il problema meglio di quanto ho fatto io nel post.
Credo anch'io che si tratti di dimostrare qualcosa. Ammetto che certi recensori hanno - quantomeno - una certa cultura specifica per lanciare certe critiche. I loro imitatori sono invece il peggio del peggio, perché si limitano a utilizzare parole imparate a caso (infodump, show don't tell, typos etc) senza magari nemmeno sapere bene di cosa stanno parlando.
Tutto ciò è stucchevole.
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Credo infatti che anche distruggere a prescindere ogni libro sia disonesto.
Se vuoi ergerti a giudice devi portare anche degli esempi positivi.
Se ti piace leggere, almeno un romanzo buono ogni cinque scadenti lo troverai, o no?
A veder certi blogger la risposta è no.
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Se piace al pubblico, i critici possono piangere cinese, ma ogni discorso di merito o demerito diventa pura accademia.
Piuttosto, i critici dovrebbero formare il pubblico, fornire al pubblico gli strumenti ed il linguaggio per operare una selezione sulla base della qualità, incoraggiare la discussione e l'approccio critico (...) alla narrativa.
Ma il meccanismo, palesemente, non funziona.
Per lo meno non da noi - in Gran Bretagna la BBC promuove gruppi di lettura e discussioni aperte fra autori e pubblico, con risultati ottimi.
Una cosa del genere in casa RAI sarebbe impensabile.
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In questo modo, la forma mentis dell'autore si espande e si spalma sui lettori. Può essere una buona cosa per le pageviews, è una pessima cosa per la letteratura.
Da noi vengono forniti strumenti e linguaggio... ma solo certi strumenti, e sono certo linguaggio. Per cui niente selezione.
Shaggley
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Aggiungiamo poi che una recensione non deve essere un editing. Se si ritiene che un romanzo difetti - appunto - di editing, basta dirlo e fare due/tre esempi. Non occorre certo lanciarsi nello stucchevole esercizio del "io l'avrei scritto così". E' una cosa che trovo addirittura ripugnante.
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Concordo poi sulle recensioni-fiume esageratamente lunghe. Una recensione tipo "romanzo fantastico!" o "Noiosissimo" non sono molto d'aiuto per capire se un libro può piacere o no, ma un mini-saggio di 5 pagine per dire che un libro fa schifo (nell'opinione del saggista, ovvio) mi risulta ugualmente inutile perchè farà riferimento a una serie enorme di elementi testuali che posso comprendere solo dopo aver letto il testo vivisezionato.
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Anch'io amo le vie di mezzo. Infatti le recensioni-saggio le evito come la peste, così come i commenti idioti di due righe, tipo "Romanzo fikissimo!"
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