L'espressione esperienza extracorporea, nota anche con gli acronimi O.B.E e talvolta O.O.B.E. (dall'inglese out-of-body experience), sta ad indicare tutte quelle esperienze, per lo più sensoriali, in cui una persona incappa ritenendo di essere "uscita" dal proprio corpo fisico, a volte racchiuso in un corpo etereo (una specie di fantasma del corpo reale), altre volte in assenza di corpo. Più stringatamente sta ad indicare quella tipica reale sensazione che taluni provano come se stessero fluttuando all'esterno del proprio corpo e, in taluni casi, percependo la presenza del proprio corpo da un punto esterno ad esso (autoscopia).
Circa una persona su dieci ritiene di aver avuto qualche volta nella vita una di queste esperienze ma il dato non distingue fra presunte esperienze reali e suggestioni personali.
Esperienze extracorporee sono state riferite durante:
- Sonno ipnagogico o ipnopompico (le fasi che precedono immediatamente l'addormentamento o il risveglio)
- Crisi epilettiche
- Intossicazione da droghe
- Fasi di psicosi acuta
- Particolari stati di rilassamento e meditazione.
- Nelle esperienze di premorte (in molti casi questi due termini sono utilizzati come equivalenti, anche se molti studiosi non sono d'accordo con questa tesi).
- Esperimenti del progetto Mk-Ultra
È indubbia la realtà soggettiva di tali esperienze dal momento che ciò che il soggetto riferisce non risulta essere simultaneamente esperibile da chi lo esamina. È scientificamente provato che le esperienze extracorporee sono di solito il risultato di un funzionamento alterato della percezione, che si verifica specialmente sotto l'effetto di droghe, farmaci, ma anche durante il sonno o in generici stati di coscienza alterati[senza fonte]. Nessuna prova scientifica è stata finora portata contro quest'ultima tesi quando suffragata da esperimenti.
È tuttavia da evidenziare che la quasi totalità di coloro che affermano di avere avuto nella propria vita più di una esperienza, ovvero più di un viaggio extracorporeo desideri addurre quante più prove concrete che suffraghino l'oggettività del fenomeno: così, per esempio, se un soggetto visita un qualunque ambiente al di fuori del punto ove è collocato il corpo dormiente, l'altro corpo (a volte chiamato doppio) tenta di afferrare oggetti e portarseli con sè, oppure prova di imprimersi nella memoria particolari fisici che riferisce di avere visto nell'ambiente visitato e che mai potrebbero essere visti o conoscibili a colui (o a quella parte del cervello) che sta attualmente dormendo.
Se il fattore della soggettività delle esperienze e delle percezioni extracorporee si mostra quasi unanimemente accettato dagli sperimentatori, è necessario precisare che i termini correntemente usati quali: doppio, viaggiatore astrale o soggetto in sdoppiamento, oppure la bilocazione danno per scontata una certa ipotesi esplicativa dei fenomeni, mentre sono termini ambigui, troppo generici e riduttivi proprio a causa delle molteplici ipotesi proposte per spiegarli.
Una ipotesi formulata nella ormai vasta letteratura su questo argomento è che non tutti ma alcuni sogni potrebbero essere veri e propri viaggi fuori dal corpo e all'inverso talune esperienze che sembrerebbero viaggi astrali invece sarebbero soltanto dei sogni o rientrerebbero in quell'altra categoria di fenomeni denominata "onironautica".
Uno studio condotto da Bigna Lenggenhager, della Scuola Politecnica Federale di Losanna e da Henrik Ehrsson dell'University College di Londra, primo in assoluto del suo genere, sono descritte in due articoli pubblicati su Science.
Nell'esperimento i partecipanti hanno indossato speciali occhiali utilizzati in visioni tridimensionali attraverso i quali hanno visto, proiettata a una distanza di due metri, la propria immagine mentre la stessa era simultaneamente ripresa da una telecamera posta dietro di loro. Durante la proiezioni, la loro schiena veniva toccata diverse volte con un bastoncino, così che essi hanno potuto osservare ciò che accadeva "in diretta" sull'immagine virtuale. Quando poi ai partecipanti è stato chiesto in quale punto si trovassero della stanza, quasi tutti hanno indicato la posizione virtuale. Gran parte dei volontari, quindi ha avvertito la dissociazione dal proprio corpo.
Secondo gli autori questo studio fornisce una spiegazione scientifica del fenomeno delle esperienze fuori dal corpo, alla base del quale "potrebbe esserci una disconnessione fra i circuiti del cervello che elaborano le informazioni sensoriali". Questo esperimento, ha commentato Peter Brugger, dell'University Hospital di Zurigo, dimostrano che la coordinazione dei sensi e la prospettiva visuale e visione sono importanti per la sensazione di trovarsi all'interno del proprio corpo.
I ricercatori hanno quindi dedotto che la percezione che una persona ha di se stessa può essere manipolata usando una serie di stimoli multisensoriali in quanto l'unità spaziale e la coscienza del corpo dipendono dai meccanismi del cervello.
Linea Mortale
Cosa si prova quando si è morti? Cosa succede nell'Aldilà? Spinti da questa curiosità, oltre che da un interesse scientifico per la materia, un gruppo di brillanti laureandi in medicina studia il modo di provocare appositamente, per alcuni instanti, la morte. Durante queste brevi parentesi, i ragazzi trovano i loro fantasmi dell'inconscio che si materializzano poi anche nella vita normale.Linea mortale è un film di fantascienza del 1990 diretto da Joel Schumacher, che narra le vicende di un gruppo di studenti di medicina che sperimentano su se stessi la morte indotta chimicamente con l'unico scopo di provare l'esistenza dell'aldilà. Il titolo originale del film, "Flatliners", deriva dal termine inglese flatline, linea piatta. Questa linea viene visualizzata sulla strumentazione medica collegata ad un paziente quando il cuore di quest'ultimo si ferma.
(Fonti: Wikipedia, www.filmtv.it, yahoo salute)