Titolo: Wonderful World
Fandom: RPF - Arashi
Personaggi: Ohno Satoshi/Ninomiya Kazunari
Set di temi: Set 5-La Sirenetta
Prompt: 06. “Che posto fantastico, sai vado matto per queste cose: l’emozione, l’avventura, il pericolo in agguato dietro ogni angolo..!”
Rating: PG-13
Genere: Generale
Conteggio parole: 985 (FdP word counter)
Disclaimer: gli Arashi non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
qui Quando sentì Ohno rientrare a casa quella sera, Nino lasciò perdere il gioco che fino a quel momento aveva assorbito tutta la sua attenzione, fiondandosi all’ingresso.
“Bentornato, Oh-chan!” lo accolse con un sorriso e un’ilarità che non gli appartenevano.
Ohno, del tutto indifferente a quella versione così gioviale del fidanzato, continuò a togliersi le scarpe, sistemandole in un angolo, allentando la cravatta. Era il suo giorno libero, eppure aveva dovuto partecipare a un meeting straordinario con il cast del nuovo drama di cui era protagonista.
Nino gli si avvicinò, aiutandolo a levarsi la giacca, rubandogli un bacio sulle labbra.
Quando Ohno si fu seduto sul divano prese posto accanto a lui, guardandolo con curiosità. Ohno lo osservò perplesso: “Nino, cosa ti è successo? Hai battuto il tuo record personale?” domandò, osservando la lucina verde lampeggiante del videogame, ancora acceso e abbandonato sul tavolino.
“No, nulla del genere, anche se ci sono vicino” aggiunse, tornando alla questione focale del suo buonumore. “Allora? Hai niente da dirmi?” gli chiese impaziente.
“Mmh?” Ohno fece mente locale, da che lo conosceva, Nino non era mai stato particolarmente interessato ai suoi drama, spesso capitava che ne discutessero, ma non ricordava che, l’ultima volta che gli aveva parlato di quel nuovo lavoro, l’altro ne fosse sembrato così entusiasta.
“Riida!” lo scosse il più piccolo per una spalla. “Era oggi! Mi avevi detto che ci saresti andato oggi!” Ohno osservò il fidanzato senza comprendere, passarono minuti in cui rimasero a fissarsi e quando vide Ninomiya assottigliare lo sguardo e incrociare le braccia, ricordò.
“Gantz!” esclamò il nome dell’ultimo film che l’altro aveva girato, battendosi una mano sulla fronte. Era vero, era uscito nelle sale da diverse settimane, aveva riscosso talmente tanto successo che la programmazione era stata allungata e lui gli aveva promesso che sarebbe andato a vederlo appena ne avrebbe avuto l’occasione, e quella occasione sarebbe dovuta essere proprio quel giorno, ma se n’era dimenticato.
Non l’aveva premeditato, non era sua intenzione venir meno alla promessa, ma l’impegno di quel pomeriggio non poteva essere rimandato.
“Mi dispiace, Nino” si scusò subito, chinando il capo e sollevando le mani giunte sopra la testa.
L’altro sbuffò, dandogli le spalle, offeso.
“Kazu” Ohno tentò di approcciarsi ancora, “mi dispiace, non volevo, sono stato chiamato per lavoro, credevo di sbrigarmi ma-”
“Domani sarà l’ultimo giorno e noi lavoriamo tutto il giorno domani” sottolineò.
Ohno stava per dire qualcosa quando il più piccolo lo interruppe: “Questo non è un film che puoi guardare in TV, Ossan” lo rimproverò, prevenendolo.
Satoshi si incupì un poco, gli dispiaceva non accontentarlo, sapeva quanto ci tenesse e quanto andasse fiero di quel film, gliel’aveva detto tante volte di quanto fosse stato divertente girare le scene d’azione e interpretare il ruolo di uno dei protagonisti di un manga come quello, differenti dai molti altri in cui aveva rcitato. Era come se fosse diventato uno di quegli eroi dei suoi videogame. Ogni volta che tornava a casa dalle riprese, anche se stanco morto, ne parlava sempre in modo entusiastico.
Ohno guardò l’orologio e sospirò, alzandosi dal divano.
“Hai ragione, scusa. Senti, faccio ancora in tempo ad andare all’ultimo spettacolo se mi sbrigo? Vuoi venire con me?” gli propose, sorridendo, ma Nino lo guardò da sotto in su, indeciso.
Da una parte capiva che, con tutti i loro impegni, gli era praticamente impossibile riuscire a conciliare ogni cosa, lo vedeva quanto fosse stanco e se si sforzava in quel modo di accontentarlo lo faceva sentire un mostro.
“Vado a mettermi qualcosa di più comodo e-”
“Lascia stare, non importa…” lo fermò, prendendolo per un gomito e chiedendogli di sedersi. “Lo so che sei stanco e non dipende da te” cedette alla fine.
Satoshi sorrise, baciandogli una guancia: “Mi dispiace davvero!” gli disse ancora, pentito. Nino mugugnò qualcosa come a dire che accettava le sue scuse e allungò una mano a slacciargli i primi bottoni della camicia. “Ti sei perso un gran bel film, però. E non perché sono io il protagonista. Ogni cosa è stata realizzata impiegando i migliori mezzi, con effetti speciali notevoli. E i combattimenti sono davvero coinvolgenti.”
“Lo so, non credo di averti mai visto così entusiasta per qualcosa!”
“Beh, mi sono chiesto come sarebbe vivere in una dimensione come quella. Sarebbe divertentissimo, non pensi?” gli domandò con sguardo luminoso e Ohno sapeva che a Nino sarebbe piaciuto seriamente.
“Oh, sì, che posto fantastico! Sai io vado matto per queste cose, l’emozione, l’avventura, il pericolo in agguato dietro ogni angolo…” elencò sarcastico e Nino gli diede un pugno sul braccio.
“Stupido!” sorrise a sua volta. “Non prendermi in giro! Sempre meglio di braccia che si allungano o mostri sputa fuoco” gli rinfacciò ironico.
“Questo non è corretto! Io non ti stavo prendendo in giro. Mi preoccupo per te!”
“È solo un film, Oh-chan, è tutta finzione!”
“Il cartellone pubblicitario è molto realistico, quella tuta da combattimento era forse un po’ troppo aderente, ma tu sei bellissimo anche ricoperto di graffi e sangue” mormorò, stringendogli il mento tra le dita, attirandolo verso di sé per baciarlo.
“Trucco di scena, fatto benissimo anche quello, vero? Anche se immagino che tu abbia pensato solo a cose sconce” lo stuzzicò, allontanandosi per farsi rincorrere dalle labbra del più grande.
“Beccato! Stai un po’ fermo, adesso” gli ordinò, tendendosi e imprigionandolo tra il divano e il proprio corpo.
“No, è la tua punizione per aver boicottato il mio film” si finse distaccato. “Poi tu non eri stanco? Vai a letto, vecchio!” cercò di spintonarlo mettendogli le mani sulle spalle.
“Sono stanco per uscire di casa, l’attività che ho in mente non implica il muoversi da questo divano” mormorò Ohno malizioso, infilando le mani oltre la maglia del più giovane e torturandogli il collo con i denti. Nino sospirò, tendendosi sotto il suo tocco e circondandogli il collo con le braccia, arrendendosi.
In fondo, il fatto che Ohno fosse rimasto a casa quella sera aveva suoi lati positivi: Ninomiya l’avrebbe avuto tutto per sé.