[My girl] Passaggio del testimone

Dec 25, 2011 16:47


Fandom: Drama - My girl
Personaggi: Masamune Kazama; Sato
Rating: Verde
Genere: mmm generale? Missing Moment? What if…? Non lo so ç___ç
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, non ricavo assolutamente niente da quanto di seguito descritto.

Per yukiko_no_niji
Allora, lasciami dire solo che mi dispiace. Mi ero posta tre obbiettivi quest’anno per Natale. Volevo scriverti qualcosa che non ti aspettassi. Qualcosa che andasse un po’ al di là delle mie solite storie, eppure, non so cosa sia successo, quando iniziavo a scrivere, nulla mi piaceva. Volevo scriverti questa storia perché parlando una volta tu dicesti qualcosa tipo che ti spiaceva che avessero dato poco spazio al cameo di Sho. Volevo provare a scrivere una Sakuraiba un po’ diversa. Volevo che fosse qualcosa di carino, ma non sono affatto sicura del risultato. Sono in debito di una storia per te e me ne dispiaccio moltissimo. Lo so che apprezzi solo il pensiero, che forse bastava solo l’Ohmiya, ma siccome me lo sono imposta, sono abbastanza pignola, per cui ho voluto finire anche questa e presto ti scriverò anche quell’esperimento a cui ti dissi che stavo lavorando. Spero di potertela regalare all’anno nuovo. Per ora eccoti questa.
Spero che non faccia tanto schifo e che sappia di qualcosa anche se, a conti fatti, non succede nulla di che.

Buon Natale, Giuly ♥ ♥ ♥ ♥ ♥

Passaggio del testimone

“Sato-kun”
Il ragazzo di volse rivolgendo al sempai un sorriso, accennando un inchino.
“Kazama-san, otsukaresama deshita!”
“Oh, otsukaresama deshita” rispose gentilmente, ricambiando il saluto, osservandolo sistemare l’attrezzatura fotografica che avevano usato sul set quel pomeriggio.
“Come mai sei ancora qui?” domandò Masamune.
“Ah” rise Sato. “Sarei già dovuto andare via, ma ho tardato in camera oscura e volevo sistemare tutto così per domani è in ordine.”
Masamune si avvicinò al set, togliendosi le scarpe e salendo sul tappetino bianco, aiutando il kohai a sistemare.
“Ah, grazie, ma non preoccuparti! Non voglio che faccia tardi anche tu, tua figlia ti starà aspettando!” gli sorrise, scusandosi con lo sguardo.
Masamune lo guardò per un istante perplesso.
“Ah, scusami… non avrei dovuto?” rise leggermente. “Me l’ha detto Kimura-san l’altra sera. Siamo usciti insieme a bere qualcosa e si è lasciato sfuggire diverse cose sull’azienda. Ah” si affrettò ad aggiungere, “ma niente di personale. Non stavamo spettegolando, era del tutto in buona fede e comunque ha parlato molto bene di te. Ti ammira tanto” spiegò, riponendo il cavalletto in un angolo.
“Nessun problema, ma mi spiace ti abbia annoiato con la storia della mia vita” gli rivolse un sorriso gentile, sistemando gli obbiettivi in una scatola.
“Non è stato nulla di che, anche perché ha parlato un po’ di tutti” rise. “È stato particolarmente divertente!” ricordò e Masamune non poté che concordare; quando Kimura beveva gli venivano in mente sempre delle strane idee, ricordò, ripensando a quella volta in cui erano si erano presentati a notte fonde a casa di Hayashi-san e questi li aveva invitati a fermarsi poi per la notte. Se ci ripensava, la conversazione che poi aveva avuto con il proprio capo l’indomani era stata davvero importante per lui, per decidere del proprio futuro.
“Che facevi in camera oscura? Ti hanno dato qualche compito in particolare?” gli chiese Masamune, mentre terminavano di sistemare, sedendosi su uno dei pouf che servivano per fare scena.
Sato lo raggiunse, accomodandosi per terra accanto a lui, posando un gomito sull’altro cuscino.
“No” Sato scosse il capo. “Era per me, per quello ho aspettato che terminassero tutti, non sapevo ci fosse ancora qualcuno” sorrise.
Masamune si intenerì nel vederlo parlare di quello che faceva, rivedeva se stesso e la propria passione.
“Vuoi diventare fotografo professionista?” si interessò, prima di scoppiare a ridere e darsi mentalmente dello scemo. Ovviamente quello doveva essere il suo sogno, altrimenti per quale altro motivo lavorerebbe con tanto impegno? E, se non gli fosse sembrato un ragazzo volenteroso, Hayashi-san non l’avrebbe di certo assunto.
“Scusami, è una domanda sciocca!” si schernì.
Sato sorrise rassicurante: “Non ti preoccupare, non lo è affatto. Hai ragione a chiedere, in realtà il mio sogno non è così forte come il tuo” ammise.
“Eh?” si stupì Masamune, guardandolo, non capiva quell’osservazione.
Sato rise: “Intendo che sono ancora alle prime armi. Certo è qualcosa che mi piace e mi entusiasma, giro sempre con una fotocamera per non perdere un momento importante, qualsiasi esso sia, dovunque io mi trovi. Per ora è solo una grande passione, qualcosa che mi fa stare bene e la voglio coltivare nel presente. Non ho ancora pensato al futuro” spiegò. Poi, senza permettergli di interromperlo, continuò: “Ho visto la fotografia che hai mandato al concorso ed è veramente bellissima. Mi trasmette una sorta di malinconica felicità, il gioco di luci che crea il sole sul mare, l’immagine del cane che gioca, sei riuscito a cogliere un momento veramente speciale. Osservi l’immagine e ti senti in pace” spiegò. “Ah, lo so che non abbiamo passato molto tempo insieme e che probabilmente mi vedi come un usurpatore perché prenderò il tuo posto, ma io ti auguro veramente ogni bene e di riuscire a realizzare il tuo sogno. Sono certo che una persona con la tua sensibilità farà strada!” lo incoraggiò sinceramente.
Masamune rimase colpito da quelle parole, leggeva nel suo sguardo sincerità e stima. Per lui era strano sentire quei sentimenti rivolti verso di sé. Erano gli stessi che Masamune provava nei confronti del proprio mentore ed era una sensazione davvero splendida. Essere di sprono per qualcuno, essere il modello di un giovane apprendista.
Si sentiva u po’ come se gli stesse cedendo il testimone: era sicuro che Sato l’avrebbe sostituito nel migliore dei modi nel team. Non lo vedeva affatto come una presenza negativa.
“Ammiro molto quello che stai facendo” sentì Sato continuare a parlare. “Lasciare tutto. La tua casa, tua figlia. Sei molto coraggioso.”
Masamune si impensierì: “Dici?” domandò dubbioso. Uno strano senso di inquietudine lo prese nuovamente. Tutti i dubbi tornarono a galla, ancora una volta stava tentennando. Non sapeva cosa lo spingesse ad aprirsi in quel modo, ma sentiva di potersi fidare di Sato, lui avrebbe forse capito.
“Ho paura di non essere completamente nel giusto. Non so cosa mi aspetterà nella nuova città, non so se questa sia la cosa migliore per Koharu-chan, ha già perso la mamma. Non voglio che pensi che anche io la stia lasciando. Che lei non sia importante per me o che la voglia mettere da parte.”
“Io non credo che dovresti avere tutte queste preoccupazioni. Ti è molto affezionata” esordì. “L’altro giorno ho osservato mentre ti guardava lavorare e nei suoi occhi era riflessa tutta la sua ammirazione per il suo papà. Conta molto nella tua riuscita. Lei ha fiducia in te e sa che la ami molto. Ti aspetterà perché sa che devi farlo per realizzarti, per tornare da lei arricchito da questa esperienza.”
“Ma è ancora solo una bambina. Non voglio pretendere troppo da lei.”
“Non lo stai facendo. L’hai detto anche tu, è solo una bambina e i bambini amano in modo diverso dagli adulti. Ama senza condizioni, senza egoismi. Lasciandoti libero è il suo modo di dirti che ti vuole bene e che, per quanto sarà difficile per entrambi, sa che tornerai da lei” concluse, inginocchiandosi davanti a lui e sorridendogli per incoraggiarlo, prima di rendersi conto che forse era entrato in un terreno delicato.
“Ah, scusami, ho parlato troppo… non volevo annoiarti o sembrarti inopportuno.”
Masamune scosse il capo, tranquillizzandolo, posandogli una mano sulla spalla.
“Grazie!” disse solamente, imbarazzato e rivolgendo a Sato uno splendido sorriso.
Il ragazzo abbassò un momento lo sguardo, passandosi una mano tra i capelli.
“Senti” riprese allora Sato, cambiando argomento. “Che ne dici di andare a bere qualcosa insieme?” chiese. “Oh, sempre che non debba…”
Masamune lo interruppe prima che potesse concludere: “Non c’è problema. Koharu-chan è stata invitata alla festa di compleanno di un compagno dell’asilo e resterà lì a dormire. Possiamo prendere qualcosa al take-away e mangiarlo da me, se ti va!” propose, alzandosi in piedi e tendendo a Sato una mano per aiutarlo.
Il ragazzo annuì.
“Grazie sempai!” scherzò, mettendosi poi a ridere.
Kazama scosse il capo, sorridendo: “Grazie a te!”

fanfiction: drama, genere: oneshot, present-o, fanfiction: arashi, arashi: sho sakurai, arashi: aiba masaki, pairing: sakuraiba

Previous post Next post
Up