Fandom: RPF-Arashi
Personaggi: Aiba Masaki/Jun Matsumoto
Pairing: Junba
Rating: Verde
Genere: fluff, romantico
Disclaimer: gli Arashi non mi appartengono, non li conosco personalmente e tante altre di quelle cose che mi rendono triste perché loro non sono miei ç__ç La storia non ha alcuno scopo di lucro.
Angolino Blablabla: Non so perché, ma stamani mi sono svegliata con questo pensiero e mentre attendevo i miei per aprire i regali, mi sono messa a scrivere ciò.
Un piccolo pensiero, veramente piccino, un primo tentativo che mi è venuto veramente semplice buttare giù, oltretutto per una ragazza gentilissima, disponibile e tanto dolce che ho conosciuto quest’anno. Una scrittrice che adoro e tra due giorni conoscerò di persona!
A
rosa_elefante, per augurarti un buon Natale. Avrei voluto muovermi prima per scrivere qualcosa di meglio, ma spero ti piaccia lo stesso *-*
Zero idee per il titolo, ovviamente
Merry Christmas
Aiba entrò in cucina a passi lenti, inspirando il buon profumo che si espandeva nell’aria. Individuò subito il suo ragazzo davanti ai fornelli, alle prese con il loro pranzo di Natale.
Si avvicinò cingendolo da dietro, posando il mento sulla sua spalla.
“Buongiorno, Jun-kun! Buon Natale!” gli mormorò all’orecchio.
Il più piccolo volse appena il viso, guardandolo negli occhi.
“Ben alzato, buon Natale anche a te, Masaki!” gli augurò, tornando poi a concentrarsi sulla besciamella che stava facendo andare con cura a fuoco moderato.
“Cosa prepari di buono?” chiese Aiba, sempre restando poggiato contro la sua schiena, giocherellando con i lacci troppo lunghi del grembiule.
“Lasagne” borbottò l’altro, abbassando ulteriormente la potenza del gas, continuando a mescolare la combinazione di burro, farina e latte.
“Sembra buono!” commentò Aiba, allungando un dito per assaggiare il composto.
“Ehi!” lo ammonì Jun, osservandolo portarsi l’indice alle labbra e gustare la crema calda.
Aiba socchiuse gli occhi, assaporando bene, vedendo che Matsumoto lo guardava attento. Non era arrabbiato per il suo gesto, lo aveva capito, ma era ansioso di sapere come stesse venendo.
“È una delle tue ricette italiane?” domandò, invece di accontentarlo.
“Sì… non l’avevo mai provata…” spiegò.
“Mh” annuì Aiba, tornando a guardare dentro il pentolino, accarezzando il braccio del ragazzo, dal polso al gomito scoperto, sistemandogli la manica della camicia arrotolata su se stessa per non sporcarsi.
“Allora?” si spazientì Jun.
Masaki lo guardò e sorrise: “È squisita!” lo rassicurò, chiedendogli le labbra per baciarlo.
Jun mugolò appena, sentendo le dita di Masaki, accarezzandolo leggermente sotto il mento, scendendo sul collo.
“Masaki…” lo ammonì con un sussurro, quando lo sentì spostarsi con le labbra sulla mascella, ma l’altro non pareva intenzionato ad ascoltarlo.
“Masaki… devo finire qui.. i ragazzi arriveranno…”
“Mancano ancora delle ore” obbiettò, senza smettere di far scivolare le labbra sul suo viso e lasciando che le mani iniziassero a vagare sul suo corpo da sopra i vestiti.
“Aiba-san!” lo chiamò con tono perentorio, cosa che fece allontanare di scatto il ragazzo che lo guardò sconvolto.
“Non chiamarmi Aiba-san!” lo rimproverò.
Jun sorrise: “È servito per prestarmi attenzione!”
“Veramente, se non te ne fossi accorto, io ero concentratissimo su di te.”
“Devo finire qui prima, ci vorrà un po’, puoi aspettarmi in salotto” spiegò, passandogli una mano tra i capelli.
“Non voglio stare da solo. Voglio stare con te, ti posso aiutare!” si offrì.
“Puoi guardare e farmi compagnia, poi prepariamo insieme la tavola!” propose invece il più piccolo.
Aiba sbuffò, sedendosi sul piano della cucina accanto a lui, restando a osservarlo.
Jun spese la fiamma quando il composto raggiunse la consistenza desiderata, spostandosi a preparare gli strati di pasta, ragù e besciamella, chiedendo a Masaki di passargli qualche utensile, facendolo partecipare.
Quando terminò il piatto, lasciò la pasta a riposare.
“Vieni!” gli tese una mano e Masaki ne intrecciò le dita, seguendolo nel salotto.
“Quindi, come ci disponiamo?” domandò il più grande, vedendo Jun stendere la tovaglia e passarvi sopra le mani per togliere le pieghe.
“Vuoi stare capotavola?” domandò Jun. “Io mi metterò di là, così posso spostarmi liberamente in cucina” pensò pratico. Masaki stette un attimo in silenzio, dubbioso, poi parlò.
“Mmh, Nino e il Riida potrebbero stare qui” iniziò, indicando due sedie vicine. “E Sho-chan…” guardò Jun che a sua volta gli rivolse uno sguardo interrogativo.
“Dovrebbe sedersi vicino a te!” realizzò.
Matsumoto gli si avvicinò, cercando di capire cosa stesse passandogli per la testa da fargli fare tutti quei calcoli strani.
“E allora?”
“Io sarei qua” spostò la sedia dove avrebbe dovuto stare e poi indicò il lato opposto della tavola. “Tu là! Siamo troppo lontani” constatò.
Jun lo abbracciò, osservandolo in volto.
“Sei preoccupato per Sho-san?” indagò, sussurrando vicino alle sue labbra. “Sei geloso?”
“No, no… lo so che non provi più niente per lui” iniziò e Jun lo interruppe.
“Perché tu mi hai salvato” disse, azzerando la distanza tra le loro bocche, richiedendolo in un bacio.
Quando si separarono, Aiba riprese il filo dei propri pensieri: “Anche se tra voi è tutto sistemato, io però vorrei dirglielo. Non è la prima volta che ci riuniamo da te ed è sospetto che io sia sempre qui, prima di tutti” considerò, stringendo il più giovane per la vita. “Constatato poi che non sono esattamente esempio di puntualità quando dobbiamo incontrarci a lavoro o da qualche parte tutti insieme” ridacchiò, facendo dell’autoironia.
“Secondo me l’hanno già capito… da un pezzo. Nino-chan di sicuro!” specificò Jun.
Aiba lo guardò e prima che potesse parlare di nuovo, Jun lo prese per una mano, andando a sedersi sul divano.
“Masaki” esordì con un tono che fece impensierire il compagno, ma prima che l’altro potesse allarmarsi, Matsumoto gli posò un dito sulle labbra, prendendogli una mano. “In effetti, è da un po’ che anche io penso di dire loro come stanno le cose. E questa mi sembra la giornata giusta, anche perché…” fece una pausa, infilando due dita nella tasca dei jeans e voltando il palmo della mano di Masaki verso l’alto. “Come hai detto tu poco fa, non sarebbe più possibile nascondere la verità se mi dirai di sì” concluse, avvicinando il pugno chiuso alla mano di Aiba e schiudendolo.
Masaki sentì qualcosa di pesante posarsi sul suo palmo, scoprendo una chiave avvolta in un fiocco rosso. Spalancò gli occhi, improvvisamente lucidi, guardando prima l’oggetto poi Jun.
“Jun-kun…”
“Allora?” domandò ansioso Matsumoto.
“Sì! Oddio, sì, sì, sì, sì!” esclamò agitato, stringendo la chiave e gettando le braccia al collo al ragazzo, facendolo finire disteso sul divano, baciandolo con passione.
“Ti amo, Jun-kun. Ti amo tantissimo!” confessò.
Matsumoto lo strinse a sé, infilando una mano oltre la felpa, accarezzandogli la schiena.
“Sai, pensavo che mi sono sbrigato in fretta, ci vorranno due minuti a preparare la tavola. Sicuramente i ragazzi si saranno alzati tardi e non saranno puntuali quindi possiamo anche festeggiare, che ne dici?” mormorò, malizioso, sistemandosi meglio sotto di lui, schiudendo le gambe.
Aiba si sollevò per guardarlo con occhi predatori, iniziando a sbottonare la camicia candida, tuffandosi con le labbra sul petto chiaro.
“Oh sì” concordò. “Festeggiamo!”