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Hanamichi si mosse nel sonno, ricercando il calore di quel corpo che aveva sentito accanto a sé fino a quel momento e che adesso pareva volergli sfuggire.
Si tese mugolando, aprendo piano gli occhi, cercando di abituarli alla luce del sole che, forte, batteva contro le sue palpebre.
"Kaede...?" sospirò con tono interrogativo.
"Sssht, sono qui..." lo rassicurò il moretto, tornando a stendersi accanto a lui e abbracciandolo, scostandogli con una mano i capelli dalla fronte, non resistendo a chinarsi per posare un bacio su di essa: la visione del suo doaho appena sveglio con i capelli arruffati e lo sguardo confuso e perso era un qualcosa di troppo tenero perfino per il suo rinomato autocontrollo.
"Volevi andartene senza svegliarmi?" chiese perplesso Sakuragi, stendendosi sulla schiena, guardandolo seriamente, facendosi ombra con il corpo di Rukawa che lo riparava dalla luce, frapponendosi a essa.
"Sì... ma non saltare a conclusioni affrettate. Non volevo disturbarti, stavi dormendo così bene e poi non è il caso che ci trovino insieme, ti pare?" gli disse abbozzando un sorriso e Hanamichi arrossì. Rukawa si chinò a baciargli dolcemente le labbra, scostando le coperte e recuperando la camicia ai piedi del letto: era ancora umida, ma doveva indossarla per non destare sospetti.
Hanamichi lo osservò guardare scettico la stoffa tutta stropicciata e rise: "Eheh, ho paura che non servirebbe poi a molto..." commentò alzandosi a sua volta.
"Vengo anche io, volpe, se saremo silenziosi non si accorgeranno di niente..." disse, indossando anche lui la maglia umida finita chissà come sotto la scrivania e i pantaloni di una tuta da ginnastica per stare più comodo.
Mentre salivano le scale e Hanamichi gli teneva discretamente due dita per fare insieme quell'ultimo pezzo di strada, sobbalzarono spaventati, allontanandosi l'uno dall'altro, quando udirono la voce di Miyako chiamarli entrambi per nome e cognome: questo non preannunciava nulla di buono.
"Ma siete forse impazziti? Kaede! Non sai che paura mi sono presa quando sono passata davanti alla tua camera stamattina e l'ho trovata aperta, con il letto perfettamente intatto e senza alcun segno che tu vi avessi passato la notte. Dove diavolo sei stato? Come ti sei conciato?" gli chiese tutto in una volta, osservando il suo abbigliamento. Hanamichi rise un po' sotto i baffi, ma la zia ne aveva anche per lui.
"E tu non sperare di cavartela così, signorino! Non hai una bella cera neanche tu, non mi direte che siete stati in giro a bighellonare fino ad ora, spero? Avete la scuola e non voglio altri brutti voti, sono stata chiara?" li rimproverò.
Hanamichi perse subito il suo sorriso: si era completamente dimenticato dell'esistenza della scuola. Era stato così bene nelle ultime ore, si era svegliato con accanto il suo volpino, un sogno che diveniva realtà, e invece era stato riportato bruscamente nel mondo reale in quel modo.
"Ma zia, no, possiamo spiegare, ieri... etchu!" non poté concludere che uno starnuto sfuggì al suo controllo. Kaede lo osservò preoccupato, quando, al primo, ne seguirono diversi e Hanamichi, senza fiato, fu costretto a reggersi a lui per non perdere l'equilibrio e cadere dalle scale.
"Oooh no, no, no, no, no, no, no! Subito dentro, svelti!" li richiamò Miyako facendoli sedere accanto al fuoco acceso.
"Sul divano!" ordinò.
"Ma zia, non è niente è solo, mpfh!" non poté concludere che la donna gli aveva messo un termometro in bocca, facendo lo stesso con il figlio.
"Allora, adesso vorrei capire..." disse sedendosi davanti a loro sul tavolino basso, molto preoccupata, "… siete stati in giro con questo freddo e con questi vestiti fradici?" chiese, ma poi, vedendo che Hanamichi tentava di risponderle nonostante avesse il termometro in bocca lo tacitò alzando una mano aperta davanti al viso. "No, me lo dici dopo... toglietevi le maglie, io torno subito!" disse alzandosi e scaldando due tazze di tè.
Hanamichi guardò dubbioso il compagno, esitando dal fare come la zia gli aveva chiesto.
Kaede lo fissò un momento perplesso, poi il rosso si strinse la mani attorno al corpo: c'era quel piccolo problema che la notte scorsa...
Arrossì nel ricordare l'esito passionale della loro uscita e Kaede se ne accorse. Il moro controllò che la madre non fosse nelle vicinanze e si sporse verso il compagno: gli sollevò l'orlo della maglia e controllò pancia e torace.
Sorrise e spostando un attimo il termometro dalle labbra, disse: "Puoi spogliarti, sono stato delicato."
Hanamichi arrossì ancora di più e in quel momento Miyako fece ritorno nella stanza seguita da Ayako che osservava i due, curiosa e divertita. I ragazzi la guardarono male e lei scoppiò a ridere, prendendosi l'ultima parola prima di uscire di casa: "Così imparate e fate i bravi bambini!" li prese in giro.
"Allora, sei ancora così?" disse al rosso, prima di dare a entrambi due pigiami asciutti e puliti e coprirli con una pesante coperta.
La donna prese poi i termometri, osservando la linea di mercurio salire pericolosamente, superando la soglia rossa dei trentasette gradi.
Sospirò: "Lo sapevo!" disse, dando loro una tazza di tè ciascuno.
"Ti posso spiegare... non siamo tornati adesso... solo che, come siamo rientrati pioveva, ci siamo riparati nella dependance e... ci siamo addormentati con ancora i vestiti addosso" deformò la realtà. "Non l'abbiamo fatto apposta" si scusò.
La donna scosse la testa, osservando il figlio che, con un assenso del capo, confermava la versione del suo ragazzo.
"Va bene... per oggi resterete a casa e... niente allenamenti, neanche in palestra. Hanamichi! Ti incarico di controllare tuo cugino affinché non metta piede fuori casa... tanto lo so che non appena la febbre sarà scesa lui correrà ad allenarsi. Posso contare su di te?" gli chiese seria e il rosso annuì solennemente.
"Bene... adesso prendete questa!" disse, dando loro un'aspirina per far abbassare la temperatura. "Andate a letto e non alzatevi per nessun motivo! Oggi Hina non c'è, ma ci dovrebbe essere un po’ di riso in bianco nel tegame dentro al forno. Bevete molto mi raccomando e chiamateci se ci sono problemi, io cercherò di rientrare prima oggi" si raccomandò infilandosi il cappotto e prendendo la ventiquattrore e le chiavi della macchina.
"Ok... adesso vi lascio e fate i bravi, non litigate e non fatemi preoccupare" salutò i due ragazzi e uscì velocemente di casa o sarebbe arrivata in ritardo in ufficio.
Quando rimasero soli, Hanamichi sospirò, abbandonandosi esausto contro la spalliera del divano: "Che casino!"
Guardò Kaede con occhi un po' vacui, a causa della febbre che saliva, e sospirò ancora: "Kitsune, tua madre ha ragione, dobbiamo andare a letto e stare al caldo..." disse, alzandosi e dirigendosi verso la vetrata per scendere nella dependance e riposare a sua volta.
Rukawa lo osservò con un sopracciglio sollevato e lo richiamò a sé: "Doaho, dove vai?"
"A casa!" rispose confuso, "anche io adesso mi metto sotto le coperte" spiegò, la sua volpetta forse cominciava a sragionare.
"L'avevo capito, ma non puoi uscire... l'hai detto tu che mia madre ha ragione, non devi uscire al freddo!" disse, spostandosi in camera trascinandosi dietro la coperta che gli stava coprendo le spalle.
"E allora come diavolo... Kaede?!" disse seguendolo, vedendo che il moro si era fermato ad aspettarlo: probabilmente voleva che lo raggiungesse.
"Insomma, baka kitsune mi vuoi parlare?"
"Zitto, doaho e andiamo a letto..." decretò, lasciando cadere la coperta su una sedia, raggiungendo il proprio letto.
"Sì, io l'avrei già fatto se tu non mi avessi fermato!" si impuntò, ma perché doveva farlo alterare anche quando stava poco bene?
Rukawa, però, rimase in silenzio e scoprì il materasso infilandosi sotto il piumone, facendo spazio ad Hanamichi affinché si stendesse con lui.
Sakuragi lo guardò un momento e poi sospirò senza trattenere un sorriso.
"Nella nostra sfortuna siamo stati fortunati..." commentò il moretto.
Hanamichi si voltò su un fianco abbracciandolo: "Così non guariremo mai... se stiamo appiccicati la febbre non passerà!" disse, accoccolandosi però contro di lui e sfregando la guancia sulla stoffa morbida del pigiama della volpe.
"Nh, se staremo vicini ci scalderemo di più e la febbre andrà via prima" obbiettò, ma Hanamichi si era ormai già quasi addormentato e ben presto, dopo averlo abbracciato, anche Rukawa lo imitò.
***
Rukawa si risvegliò da solo nel proprio letto. Confuso si guardò attorno cercando la presenza di Hanamichi, ma del ragazzo nessuna traccia: eppure ricordava di essersi addormentato stretto a lui.
Il posto vuoto accanto a sé era fresco, quindi doveva mancare già da un po' di tempo.
Svogliatamente si alzò dal letto, uscendo dalla stanza: strano ma vero cominciava anche ad avere fame.
Percorse il lungo corridoio e sentì delle voci familiari provenire dalla cucina, più la risata bella e chiara di Sakuragi.
Fece capolino nella stanza e subito diverse teste si voltarono nella sua direzione.
"Oh, Kaede, ti sei svegliato finalmente, come stai?" lo salutò la sorella avvicinandosi a lui, quando si sedette al tavolo, misurandogli la temperatura sulla fronte con la mano.
"La febbre è scesa anche a te, meno male!" disse sollevata, servendogli una ciotola di riso in bianco che aveva tenuto in caldo. Il moretto osservò di fianco a sé, dove sedeva Hanamichi, constatando che lui aveva già mangiato: lo fissò un momento con espressione seria e poi allungò una mano per sentire a sua volta la temperatura.
Hanamichi, impreparato a quel gesto, arrossì prepotentemente e un coretto di sospiri si udì nell'aria.
La volpe allora si voltò, incenerendo con lo sguardo Sendo e Mitsui: "Cosa ci fate qui? Ma non avete un altro posto dove andare?" disse, in modo molto poco carino.
Ayako lo guardò allibita e anche il rosso strabuzzò gli occhi: quando stava male la sua volpe diventava ancora più apatica e antipatica.
Sendo sorrise scuotendo il capo e Mitsui si offese: "Ma tu guarda! Eravamo preoccupati... e siamo venuti a fare le veci dell'intero club che, per tua informazione, sarebbe voluto venire personalmente" lo punzecchiò.
"Nh..." quella spiegazione poteva accettarla come plausibile, anche se forse erano più preoccupati per Hanamichi che per lui: si era sentito male altre volte, ma non erano mai andati a trovarlo.
"E lui?" chiese ancora.
Sendo, sentendosi tirato in causa, si portò teatralmente una mano sul cuore e finse disperazione, mettendo su un delizioso broncio: "Kaede, così mi ferisci... io ero andato a prendere Hisashi e Ayako mi ha informato. Hanachan, perché mi tratta così? Tu sei contento che io sia qui, vero?" gli disse, posandogli un braccio attorno alle spalle, guardandolo con occhi tristi. Hanamichi, che non si era ancora abituato a quei siparietti dell'amico, balbettò confuso, cercando di tirarlo su di morale.
"Oh, sì... sì, certo, sei stato gentile, ma Kaede scherzava... vero, kitsune?" chiese al compagno che, invece, era intento a fulminare con lo sguardo Sendo, osservando insistentemente il suo braccio ancora posato sulle spalle del rosso.
Il ragazzo più grande se ne accorse e lo strinse maggiormente, abbracciandolo anche con l'altro braccio, infilandolo sotto quello di Hanamichi.
Risultato: Sakuragi si trovava tra due fuochi ed era imbarazzatissimo, non gli piaceva che si prendessero gioco di lui a quel modo.
"Doaho!" lo sgridò Rukawa, pungendo con le bacchette la mano di Sendo che si allontanò divertito dal rosso, liberandolo dalla sua presa. "Smettila di arrossire come una ragazzina... la prossima volta tiragli un pugno!" lo sgridò, guardandolo storto e riprendendo a mangiare.
Ayako scoppiò a ridere, servendo ai suoi ospiti, arrivati solo qualche minuto prima, qualcosa da bere e una fetta di torta al cioccolato che aveva comprato di ritorno da scuola per i malati: sicuramente qualcosa di dolce li avrebbe rimessi subito in forze, per lo meno era sicura che quello sarebbe stato l'effetto che avrebbe avuto su Hanamichi.
"Anche io, Ayako!" chiese, infatti, Sakuragi goloso.
"Visto che state bene allora domani tornerete a scuola!" disse allegro Sendo, spiegando ancora. "Il mister stasera ci stava dicendo che, probabilmente, organizzeremo un mega ritiro di una settimana con alcune delle maggiori squadre della prefettura, prima che cominci il campionato. Un modo un po' particolare per conoscerci tutti non solo come avversari e mi pare interessante."
A quella informazione Rukawa drizzò le orecchie: sei giorni completamente dedicati al basket a scontrarsi con i suoi avversari più grandi. Una voce fuori campo, poi, diede suono ai suoi pensieri: "Sono sicuro che questa sarà la mia occasione per batterti, Sendo, e dimostrare che io sono il migliore!"
Kaede si volse, scioccato verso il ragazzo che aveva parlato e vide Hanamichi, con la forchetta tra le labbra, guardarlo con un sorriso e masticare contento il suo dolce.
"Era questo che stavi pensando, vero? I tuoi occhi brillavano... però..." fece una pausa per mandare giù il boccone e poi con serietà rifletté, rivolgendosi a tutti e a nessuno in particolare. "Non ho ancora capito se devo essere geloso o meno della cosa... va bene che la tua è una fissazione, ma quello sguardo luminoso e sveglio non mi piace molto. Scommetto che non fai quella faccia neanche quando pensi a me" disse, rivolgendosi infine al cugino, il quale lo guardò di sbieco ed evitò di rispondergli.
I presenti si guardarono l'un l'altro e sorrisero. In effetti, Hanamichi aveva davvero un bel problema: era proprio un avversario difficile da battere, il basket.
Da sempre quello sport era stato il primo amore e il primo amico di Rukawa, con esso il moro riusciva a esprimersi e riversare su questo le proprie emozioni, anche se poteva sembrare un discorso totalmente campato per aria, le considerazioni che Hanamichi aveva fatto non erano da sottovalutare.
Lo sguardo di Rukawa la diceva lunga su quello che aveva pensato di rispondergli: sicuramente Hanamichi, per lui, era molto importante o non si sarebbe comportato in quel modo così paziente per conquistarlo, ma dal tono di voce del rossino, sebbene forse avesse parlato più per fare una battuta che per altro, si celava qualcosa sotto e solo Kaede, in privato, avrebbe potuto rassicurarlo e dichiarargli esplicitamente i propri sentimenti.
A ogni modo, il discorso cadde così come era sorto e i due amici rimasero ancora del tempo con i 'malati' a chiacchierare tornando a casa solo quando cominciò a imbrunire.
***
Due giorni dopo, Rukawa e Sakuragi poterono tornare a scuola: nonostante si sentissero in gran forma già dal giorno successivo la loro infreddatura, Miyako non aveva sentito ragioni. E i due ragazzi non avevano poi opposto particolari rimostranze alla sua decisione: avevano modo di passare moltissimo tempo da soli, indisturbati e trascorrevano le loro giornate a giocare a basket e farsi tante coccole. Hanamichi sembrava non stancarsi mai del suo volpino e spesso si domandava come avesse potuto passare così tanto tempo lontano da lui, pur avendolo vicinissimo.
Rukawa, dal canto suo, sebbene trovasse piacevoli quelle attenzioni, si divertiva sempre moltissimo a fare il duro e, quando Hanamichi gli metteva il muso, offeso, doveva usare tutta la sua pazienza per convincerlo a farsi perdonare: un gioco di tira e molla, questo, che piaceva moltissimo a entrambi.
"Ragazzi, sbrigatevi! Il mister ci vuole parlare, ha dimenticato di dirci una cosa importante." Miyagi, dopo aver mandato i suoi giocatori in palestra a fine allenamento, li aveva richiamati a sé.
Nello spogliatoio era sceso un silenzio confuso e tutti i giocatori si erano rivestiti alla svelta, curiosi di sapere cosa il loro coach volesse dirgli.
"Ragazzi, vi avevo parlato qualche giorno fa della decisione presa con gli allenatori delle altre squadre per un ritiro di gruppo. A grandi linee il programma è pronto e la nostra meta sarà la città di Okinawa, nell'omonima isola. Ovviamente non sarà solo un viaggio di piacere, ma di allenamento intenso. Avrete poi modo di legare con i nostri avversari in vista del campionato: prima di essere rivali, siete innanzitutto dei ragazzi giovani e dovete fare amicizia e divertirvi. Il viaggio dovrebbe durare una settimana" spiegò.
"Questi sono i moduli di partecipazione, fateli firmare e riportateli appena potete, li consegnerete alla signorina Akagi che li fascicolerà per me" disse con un sorriso, rivolgendosi ad Haruko che distribuiva ai ragazzi un modulo ciascuno.
Quando passò vicino ad Hanamichi, la ragazza gli sorrise e il rosso, gentile, ricambiò: prese il foglio osservando Rukawa, accanto a sé, il quale non era stato esattamente carino come lui prendendo il proprio modulo senza degnarla neanche di uno sguardo. Haruko lo osservò perplessa, arrossì e quasi scappò allontanandosi per finire il suo compito. Hanamichi guardò storto il moro, dandogli un leggero colpetto sul braccio, ma questi, per tutta risposta, si limitò a guardarlo male a sua volta.
Quando il Mister ebbe finito di dare loro le ultime raccomandazioni sul viaggio, li lasciò liberi di andare e pian piano la palestra andò svuotandosi.
"Kitsune, ma sei scemo?" domandò il rosso, mentre rincasavano insieme a piedi, nonostante Rukawa quella mattina fosse andato in bicicletta.
"Non capisco a cosa tu ti stia riferendo?" fece vago l'altro, senza guardarlo.
"Sì, come no! Lo sai benissimo! Non sei stato affatto educato con l'Akagi!" lo rimproverò.
"Nh... tanto tu l'hai fatto per entrambi!" lo rimbeccò, stringendo i pugni sul manubrio della bicicletta e sbandano leggermente a destra.
Sakuragi alzò gli occhi al cielo: "Ancora?! Kaede ti ho detto che non mi piace, non mi è mai piaciuta seriamente se lo vuoi sapere, ma è mia amica ed è parte del club, non posso cominciare a maltrattarla solo perché a te la cosa non va a genio" gli disse. Insomma, non poteva negare che la sua gelosia gli facesse piacere, ma non poteva chiedergli di essere sgarbato con lei, non ci sarebbe mai riuscito.
"Quindi il problema è mio, va bene, doaho!" disse, lasciando cadere il discorso e montando in sella alla bici. "Se ti dà tanto fastidio, non mi interesserò più di te... ci vediamo a casa!" disse offeso, iniziando a pedalare incurante dei richiami del cugino, lasciandolo indietro.
"Uffa!" mormorò Hanamichi al vento, mentre si stringeva nel giaccone e si affrettava a tornare a casa.
Rukawa, intanto, una volta rincasato, aveva parcheggiato la bicicletta lasciandola cadere senza cura nel giardino e salendo le scale, chiudendosi in camera. In casa non c'era ancora nessuno per fortuna, perché non avrebbe sopportato domande o interrogatori di sorta. Era veramente arrabbiato con Hanamichi! Proprio non voleva capire? Che ci poteva fare se era geloso e possessivo? Era più forte di lui e dire che gliel'aveva detto fin dall'inizio che era geloso, non solo di lei, ma di tutti quelli con cui andava d'accordo. Se fosse stato certo che anche lei vedesse Sakuragi come un amico, forse non avrebbe reagito in quel modo, anche se dubitava seriamente di quel suo stesso pensiero.
Si gettò sul letto, slacciandosi la camicia, lasciando aperta la giacca. Non aveva voglia di fare niente, si sentiva inquieto e seccato. Hanamichi aveva risposto in buona fede, capiva le sue motivazioni, sapeva che in quanto a carattere erano letteralmente agli antipodi, ma non riusciva a controllarsi, anzi no, lui si controllava anche troppo, era quella la verità. Passava sopra moltissime cose, ma quando lo vedeva sorridere a lei o a qualsiasi altra persona non ci vedeva più.
Portò un braccio a coprirsi gli occhi e cercò di calmarsi.
Solo diverso tempo dopo, sentì qualcosa disturbare il suo sonno e qualcuno tentare di risvegliarlo. Stava per far partire in automatico il solito pugno, quando avvertì qualcosa solleticargli gentile la pelle e sollevò piano le palpebre.
Oltre il velo di sonno che gli ostacolava lo sguardo, riconobbe il volto familiare dell'unica persona che riusciva a occupare piacevolmente i suoi sogni.
"Ciao..." sussurrò Hanamichi, non volendo disturbarlo ulteriormente, conosceva bene quali erano le reazioni di Kaede appena sveglio e si stupì anzi che non l'avesse picchiato.
"… 'ao" rispose il moro mettendosi seduto. Hanamichi gli sorrise e si sedette sul letto abbracciandolo e nascondendo il volto contro il suo collo, regalandogli un bacio leggero.
Rukawa, con un braccio, gli cinse la schiena in silenzio.
"Kitsune, sei ancora arrabbiato?" parlò Hanamichi dal suo rifugio strategico, sperava di addolcire un po' la sua volpetta.
"Nh..." dall'intonazione sembrava un no. Allora il rosso tornò dritto con il busto e gli sorrise ancora.
"Lo so che ti dà fastidio quando sono gentile con lei o anche con i ragazzi, se scherzo con loro un po' troppo. Ti senti tagliato fuori, ma loro non ti sostituiranno con me..." disse.
"Ovvio, ma non è questo il punto!"
"Lo so, lo so... volevo dire che... anche io sono geloso di te, Kaede. Gelosissimissimo!" improvvisò con un sorriso. "Ma mi astengo, perché capisco che non ti posso tenere tutto per me e perché so che comunque è me che hai scelto ed è con me che stai... mi fido di te!" disse seriamente.
"Anche io mi fido di te!" precisò Rukawa, non voleva che pensasse il contrario.
"Mh, mh..." annuì il rosso, "lo so!" ripetè. "Quello che volevo dire è che, anche io, quando Haruko ti si avvicina e arrossisce o balbetta parlando con te, vorrei avvicinarmi e farla smettere, per tenerla lontana. O quando vedo quelle nauseabonde lettere spuntare ogni giorno... Kaede! Ogni giorno hai miriadi di lettere d'amore che cascano ai tuoi piedi e io ci resto male e mi danno fastidio!" confessò.
"Ma tu sai che non mi interessano... né l'Akagi né quelle stupide lettere, ne farei volentieri a meno!" disse e Hanamichi sorrise.
"Appunto, è questo il punto. Anche per me è lo stesso... io non la vedo neanche e per me è un'amica qualsiasi, baka kitsune!" gli disse scherzoso, abbracciandolo e avvicinandosi a lui per parlargli ancora. "Nei momenti in cui la mia gelosia è tanta e il mio unico pensiero è quello di volermi precipitare da te e salvarti da tutta quella cartaccia profumata o dai loro sguardi adoranti, scema quando penso a questo, perché tu non ci riesci?" gli chiese.
Rukawa posò la fronte contro la sua e si strinse nelle spalle: "Non lo so... forse mi devo solo abituare all'idea che anche se adesso stiamo insieme ti devo dividere lo stesso con tutti... però, mi sorprende sapere che anche tu sei geloso, doaho!" gli disse con un sorriso malizioso.
Hanamichi arrossì: "Certo che sì, baka! Ma il Tensai, come hai potuto sentire tu stesso, è superiore ai sentimenti umani e non mi faccio sconfiggere dalle emozioni, cosa pensi, di esserne capace solo tu?" gli chiese con sfida, venendo catapultato sul letto, con i polsi imprigionati sopra il cuscino.
"Doaho... non sfidare la mia pazienza!" gli disse serio, chinandosi per baciarlo, ma fu interrotto da un urlo che si sentì chiaro e forte e che proveniva sicuramente dalla cucina: la zia li stava chiamando per la cena.
"Uff... ma quando ci lasceranno in pace?" chiese Hanamichi, alzandosi dopo che Rukawa lo liberò dal proprio peso.
"Doaho... non lo sanno, è ovvio che pensino che stiamo litigando se tardiamo a raggiungerli..."
"Eh eh, hai ragione, io poi sono venuto qui con la scusa di buttarti giù dal letto, ho recitato la parte del cugino dispettoso alla perfezione, sai?" disse fiero di se stesso per la sua messinscena.
"Nh... allora devo farti qualche livido o darti un pugno, così non sospetteranno di niente!" disse di rimando il moro.
Hanamichi che stava per aprire la porta, si voltò verso di lui, indignatissimo: "No! Questo viso pulito e senza alcun graffio sarà la dimostrazione che, ancora una volta, il Tensai è stato superiore alla baka kitsune e non sei riuscito a colpirmi... ma se proprio vuoi, puoi darmi un bacio!" gli disse abbassando la voce e moderando il tono. Rukawa scosse il capo ma si avvicinò a lui e, dopo averlo bloccato contro la porta, lo baciò dolcemente, lasciandolo poi uscire per primo, mentre lui si cambiava indossando abiti da casa e poi raggiungeva la famiglia in cucina.
Tanto, a breve, lui e il doaho sarebbero partiti per la gita con il club e si convinse che, in quell'occasione, nessuno avrebbe osato disturbarli!