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"Bene... bene... bene... allora è così che stanno le cose, nh?!" Ayako, braccia conserte e il piede che batteva ritmico sul pavimento, guardava con occhi di ghiaccio le due povere vittime che, sedute sul divano, stavano per scontare la sua ira.
"Sono molto, molto, molto delusa da voi due!" disse con rammarico. "Insomma, io credevo veramente di potermi fidare e che voi vi fidaste di me! Invece, mi rendo conto che sono stata una sciocca! Mi sono data tanta pena in questi mesi... ho fatto di tutto e... cosa ottengo? Menzogne e cose nascoste! Vi odio!" concluse risentita, voltando le spalle ai giocatori.
"Ayako..." provò il moro, non voleva che si arrabbiasse a quel modo.
"Scusaci, noi... l'abbiamo fatto in buona fede, non volevamo mentirti o tenerti nascosto qualcosa, semplicemente non c'è stata occasione di parlarne e..." tentò di spiegare l'altro, con un sorriso, guardando il suo ragazzo e stringendosi nelle spalle.
"Non attacca! Sono tutte scuse!" disse lei, voltandosi e sedendosi davanti a loro su una poltrona. "Noi eravamo una squadra! Ma non so se essere più arrabbiata con voi che non me l'avete detto, o con me stessa, perché non ho capito che qualcosa era cambiato così tanto... eppure, sono sempre stati davanti a me, ventiquattro ore su ventiquattro! A cosa stavo pensando?" si chiese sconsolata.
"Ma dai... non darti le colpe. Vedila così, loro sono stati bravi!"
La riccia arcuò un sopracciglio: "Bravi?! Quei due sono un libro aperto per me, capisco quando qualcosa non va o non mi sarei data tanta pena e voi lo sapete bene... non riesco proprio a capire dove ho sbagliato!" rimuginò ancora, guardando i suoi due amici. Poi, chiese: “E voi da quand'è che sapevate tutto?"
Akira sorrise: "L'abbiamo scoperto subito... non ce l'hanno detto loro... volevano fingere anche con noi, ma non ce l'hanno fatta!" disse gongolante, ricordava ancora perfettamente il modo in cui, con maestria, li aveva costretti a confessare.
Ancora una volta, il padrone di casa, il suo ragazzo e Ayako erano riuniti nel salotto di casa Sendo. La riccia era corsa da loro per informarli della sua ultima scoperta, gioiosa del risultato finalmente ottenuto da Hanamichi e Kaede, ma era rimasta molto male quando i suoi complici l'avevano guardata colpevoli poiché erano già a conoscenza dei fatti.
Come le aveva detto Sendo, il loro non era stato un mentirle di proposito, ma una sorta di confidenza tra amici, un legame che andava al di là di quello con lei. I due o, meglio, Hanamichi non era ancora pronto a far circolare la notizia e Akira e Hisashi avevano promesso di essere discreti: niente battutine, né sguardi ambigui al loro indirizzo durante le uscite con il gruppo o alcun tipo di commento che potesse far pensare il prossimo. Ed erano stati di parola.
"Bah... ma cosa mi arrabbio a fare, dopotutto... finalmente quei due testoni si sono chiariti e questo mi basta. Però, dovevano parlarmene! Avrei giurato che almeno Hanamichi sarebbe venuto a confidarsi" disse, pensando ancora qualche secondo, prima di tornare di buon umore.
"Ma adesso, loro dove sono?" domandò Mitsui. "Non li avrai lasciati in casa da soli, spero" le disse con un sorriso malizioso.
"Oh no, a dire il vero, sono usciti presto di casa stamattina... e la cosa mi stupisce, mi domando cosa abbiano in mente. Ieri ho visto Kaede particolarmente indaffarato e più misterioso del solito, chissà cosa stava tramando..."
***
"Kitsune? Adesso li posso aprire?"
"No, doaho, non ancora!"
"Uffa, ma io non vedo niente, non so dove stiamo andando! Sono curioso, è almeno un'ora che camminiamo!" si lamentò il rosso, mentre, preso per mano con Kaede, questi lo tirava dietro di sé senza volergli dire dove fossero diretti.
"Sei sempre il solito esagerato... ti fidi di me?" domandò retorico e Hanamichi arrossì, rispondendo in un borbottio.
"Ma certo che sì..." ammise, diventando poi improvvisamente silenzioso.
La sua bella volpe era andata a svegliarlo molto presto quella mattina, non che si fosse lamentato di quel trattamento, anzi... era stato un risveglio piacevolissimo.
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Sakuragi stava beatamente dormendo il sonno dei giusti, quando aveva sentito un fastidioso brivido di freddo sulla pelle, come se qualcuno si fosse infilato con lui nel letto, ma doveva essere solo un sogno, perché un'eventualità del genere non era possibile.
Si era voltato su un fianco, cercando di non svegliarsi ancora, ricercando calore; calore che trovò in una fonte esterna, estranea a quella delle coperte, verso la quale venne attratto inesorabilmente. Ancora addormentato, si strinse forte a un corpo solido e ben modellato accanto a sé. Respirando un aroma intenso e familiare, nascose il volto contro il 'cuscino' e sospirò: "Kaede..."
Una voce fuori campo gli aveva risposto: "Doaho..."
Mh?
Hanamichi schiuse piano gli occhi e intravide, sfuocato da un velo di sonno che gli appannava la vista, una sagoma che si andava via via delineando sempre più precisamente: e, allora, notò che la fonte di calore contro la quale si era rifugiato era un corpo umano, la coperta che aveva sentito stendersi su di sé un braccio che gli cingeva la vita e, per ultimo, il cuscino morbido e profumato altri non era che un collo candido che lui conosceva bene. Sollevò il volto e pronunciò in un sussurro ancora confuso: "Kaede...?!"
Spalancò gli occhi e: "Kaede! Che cosa fai?"
"Doaho, fermo! Perché sei così esagitato di prima mattina?" domandò il moro guardandolo storto e facendolo nuovamente tornare accanto a sé.
Hanamichi si rilassò e si strinse a lui, sfiorandogli le labbra in un bacio del buongiorno.
"A cosa devo questo magnifico risveglio?" domandò, accoccolandosi contro il suo petto. Rukawa si stese completamente supino e disse: "Ho una sorpresa per te!"
Hanamichi, contento come un bambino, si illuminò di aspettativa.
"Nh... prima, però, ti devi alzare, lavare, vestire bene e poi venire con me!" ordinò. Hanamichi confuso, mise un piccolo broncio: e il suo regalo?
Rukawa dovette leggergli nella mente perché gli disse: "Non è una cosa materiale... quindi scordati di ricevere qualcosa che assomigli a un pacco regalo, se è quello che stai pensando" lo smontò subito.
Hanamichi, un po' deluso, perché ci aveva sperato, annuì con il capo e Rukawa gli baciò nuovamente le labbra prima di scendere dal letto.
Non si stava male anche così, semplicemente abbracciati... forse, se Hanamichi si fosse comportato bene, la prossima volta avrebbe fatto un pensierino a riguardo, si trovò a riflettere, mentre usciva dalla dependance e informava Hanamichi che l'avrebbe aspettato tempo un ora davanti al cancello.
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"Eccoci! Adesso li puoi aprire!" disse Kaede, lasciandogli andare la mano e osservando Sakuragi schiudere gli occhi. Hanamichi dovette farsi schermo con il braccio per abituare nuovamente la vista alla luce del sole e si guardò intorno non riconoscendo il posto dove si trovavano.
"Dove siamo?" domandò, osservando il paesaggio: davanti a loro si estendeva un'immensa zona di verde macchiata di tanti colori e dalla quale provenivano diverse risate e voci allegre.
"Shinjuku!" disse il moretto e Hanamichi lo guardò come se si stesse prendendo gioco di lui.
"Divertente... e io ci sto anche credendo! Tu che ti svegli all'alba solo per portarmi a Shinjuku? Tu odi quel quartiere, me l'ha detto Ayako!" tentò di prenderlo in contropiede il rosso.
Rukawa si strinse nelle spalle: "Mh, vero... non mi piace la zona commerciale, ma questo sì... andiamo!" gli disse, in modo che lo seguisse, mentre si avvicinavano a quello che Hanamichi capì essere l'ingresso di un grandissimo parco.
"Questo..." parlò ancora Rukawa "… è il Shinjuku Gyoen!*" spiegò, mentre porgeva al ragazzo fermo davanti all'ingresso i soldi per poter entrare nel parco.
Hanamichi era sbalordito e meravigliato: non aveva mai sentito parlare di quella zona e si domandava perché Ayako non l'avesse mai portato a visitare quel parco, né nessuno dei ragazzi avesse mai organizzato un'uscita in quella zona. Ma poi, pensò, forse era stato meglio così, perché stare in quella grande distesa di verde, in una bellissima giornata di sole, con Kaede, valeva diecimila volte qualsiasi altra uscita tra amici.
Il rosso seguì il suo ragazzo all'interno del parco e, senza pensare a quello che stava facendo, né alle persone che avrebbero potuto accorgersi di loro, fece scivolare la sua mano in quella bianca della volpe che, a sua volta, aveva ricambiato senza stupirsene: un gesto che era venuto a entrambi molto naturale.
"È bellissimo qui, Kaede..."
"Lo so..." rispose semplicemente il moro, guardandolo, e beandosi del suo bellissimo sorriso.
Passeggiarono per un po' addentrandosi nel parco e osservando la varietà di stili paesaggistici che sembrava li avesse trasportati quasi in un'altra dimensione.
Hanamichi rimase affascinato dal posto: si respirava una pace assoluta, nonostante oltre a loro ci fossero tante altre persone, ma non vi era il caos frenetico tipico della zona dedicata allo shopping, né il costante chiacchiericcio dei passanti né le urla allegre di bambini che giocavano e si rincorrevano davano fastidio agli altri visitatori.
Di tanto in tanto, nei pressi dei laghetti o sul prato, sotto i grandi alberi, intravedevano delle coppiette che, come loro, avevano deciso di passeggiare e passare una tranquilla giornata insieme.
Kaede seguiva Hanamichi che, entusiasta del luogo che si trovava a visitare, aveva tirato fuori la sua macchinetta digitale fotografando qualche scorcio di paesaggio: il cielo limpido, le nuvole dalle forme più svariate, i grandi e maestosi alberi che si ergevano imperiosi a ogni passo.
Si avvicinarono poi a tre grandi specchi d’acqua la cui superficie rifletteva i caldi raggi del sole e Hanamichi chiacchierava allegro ed entusiasta, stupendosi una volta di più, della grandezza di alcuni dei fiori caratteristici, come le ninfee* che aveva potuto ammirare nel giardino botanico allestito all'interno del parco.
"Kitsune..." Hanamichi richiamò la sua attenzione, mentre, seduti sul prato di uno dei tanti giardini, si riposavano dopo aver mangiato qualcosa.
"Mh..." Rukawa, semi sdraiato, con i gomiti piegati e poggiati all'indietro, si voltò verso il compagno e lo vide sorridergli, spostandosi per sedersi sulle sue gambe. Rukawa si mise un po' più dritto con il busto, puntando sull'erba fresca e pulita il palmo delle mani per reggersi e lo guardò addolcendo i tratti del volto. Hanamichi, poiché nessuno attorno faceva caso a loro, ne approfittò per posargli le mani sulle guance e sfiorargli le labbra con le sue in un rapido bacio.
"Grazie... è veramente un posto bellissimo... è così... romantico!" disse felice, mentre si sedeva meglio su di lui e gli posava le mani sulle spalle costringendo anche Rukawa a tornare composto. "Non pensavo davvero che fossi un tipo a cui piacciono queste cose... è come... come se fosse una specie di primo appuntamento, no?" asserì titubante. Non sapeva ancora quanto sbilanciarsi con lui, a seconda del proprio umore la volpe poteva distruggere il suo entusiasmo con un semplice ‘doaho’ o renderlo il ragazzo più felice del mondo sorridendogli e assecondandolo.
"Doaho..."
'Ecco, appunto' si ritrovò a pensare Hanamichi, ma non poté intristirsi, né auto schernirsi, perché Rukawa non gliene diede il tempo: tenendolo fermo per la vita, passò le braccia attorno a lui, stringendolo e proseguendo con un piccolissimo incurvarsi di labbra: "… è proprio quello che è, non quello che dovrebbe sembrare!"
Hanamichi sorrise, abbracciandolo a sua volta, sentendosi invadere da un sentimento forte e prepotente: un misto di felicità, aspettativa, ma anche un senso di timore e paura che non aveva mai provato e che non riusciva a catalogare. Sapeva solo che in quel momento, stare vicino a Kaede lo sconvolgeva così tanto da non riuscire a comprendersi. Forse era solo un doaho insicuro che pensava troppo, si disse, cercando di calmarsi e di abbandonare quei pensieri.
"Ehi, kitsune, kitsune, ho avuto un'idea!" disse, sorridendo tutto d'un tratto, prima di prendere dallo zaino la sua digitale e sorridere al moro.
"No, scordatelo!"
"Eddaaai! Solo una, ti prego, ti prego, per ricordarmi di questa magnifica giornata!" si entusiasmò, gli occhi grandi e speranzosi.
"No... hai già fatto delle foto al paesaggio, te ne ricorderai sicuramente senza bisogno di questa."
Hanamichi voleva tentare ancora di parlare, ma si arrese e divenne silenzioso, mettendo un piccolo broncio deluso.
"E va bene..." assentì sconsolato, allungando il braccio per riporre la macchina.
Tempo cinque secondi e Rukawa capitolò: sollevò gli occhi al cielo, fermandolo.
"E va bene..." sbuffò a sua volta, prendendogli dalle mani il piccolo aggeggio elettronico, "dà qua!"
Hanamichi ritrovò il sorriso e gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia, prima di stringerlo forte in collo e spostare il volto accanto a quello del moro.
"Solo una, però!" lo ammonì Rukawa, allungando il braccio e cercando di mettere a fuoco entrambi per l'istantanea.
"Sì, sì... vai, scatta, sono pronto!" lo lasciò dire il rosso, sfoderando il suo miglior sorriso per la foto.
Dopo lo scatto, Hanamichi si voltò verso il moro, rimasto diversi secondi interdetto a causa del flash, e gli disse: "Un'altra!"
"No, basta, ho detto..."
"Una, una, una solo e poi basta, promesso!" chiese, neanche fosse un bimbo capriccioso che vuole a tutti i costi un giocattolo e Kaede si trovò costretto ad accettare.
"Doaho, peggio dei bambini!" lo rimproverò.
Hanamichi si rimise in posa, ma proprio quando vide Kaede spremere il bottone dello scatto, si allontanò da lui e posatogli una mano sulla guancia lo fece voltare verso di sé facendo incontrare le loro labbra.
E Kaede, proprio in quell'esatto momento, calcò il pulsante.
Sakuragi gli prese di mano la macchina, guardando il risultato di quelle immagini, soddisfatto.
Spinse il moro per le spalle, facendolo stendere a terra, sistemandosi poi su di lui.
Rukawa ci mise alcuni secondi per rendersi conto di quello che era successo, ma non poté lamentarsi di niente: semplicemente, vedere il sorriso soddisfatto di Hanamichi gli impediva di rimproverarlo.
In fondo, quella giornata l'aveva organizzata per lui, per loro e, una volta tanto, avrebbe anche potuto accontentarlo.
Trascorsero la pausa pranzo seduti sul prato a chiacchierare e scambiarsi coccole, ma nel primo pomeriggio, purtroppo, dovettero lasciare il parco che stava per chiudere.
Hanamichi, curioso, domandò: "Non abbiamo finito, vero?"
Rukawa, che gli camminava di fianco, lo guardò, contento di vederlo così felice, e rispose: "Non ancora..."
"E anche questa è una bella sorpresa?"
"Sì, anche se... il posto in cui ti sto portando lo conosci già..."
"Ah..." disse un po' deluso il rosso, aspettando che il moro continuasse e gli desse delle delucidazioni in più per aiutarlo a capire.
Aveva sperato che lo portasse a vedere qualche altra zona per lui nuova e affascinante, ma non si perse comunque d'animo e tornò a sorridere: in fondo, l'importante era che stesse passando tutta la giornata, e si stava rivelando essere una bellissima giornata, con il suo Kaede.
Rukawa, però, non gli svelò nulla sulla loro prossima destinazione e i due ragazzi si immersero nuovamente nel caotico traffico di persone di Shinjuku.
Osservarono distrattamente i negozi, entrando di tanto in tanto in alcuni, soffermandosi su quelli di musica o di articoli sportivi e facendo anche qualche acquisto: il moro comprò un cd di uno dei suoi gruppi rock americani preferiti e Hanamichi qualche accessorio per lo sport.
"Ehm... kitsune?"
Rukawa, intento a osservare un paio di shorts, valutando se gli servissero o meno, si era voltato verso di lui e l'aveva trovato con in mano un paio di polsini colorati.
"Secondo te, questi o questi?" gli aveva chiesto Hanamichi, mostrando le sue scelte. Il moro si era avvicinato, aveva guardato critico le fascette e gliele aveva poi prese di mano, rimettendole a posto. Sakuragi l'aveva guardato indignato, pronto a sbottare un: 'qual è il tuo problema?' perché, in quel momento, dati i precedenti, cominciava sul serio a pensare che il moro avesse qualcosa contro i suoi acquisti, ma si era zittito in tempo, quando l'aveva visto tornare da lui. Kaede, dopo avergli preso una mano tra le sue, gli aveva messo sul palmo una fascetta di spugna, identica alla sua, della stessa marca e consistenza solo che di un colore diverso, Hanamichi aveva sorriso e si erano diretti alla cassa a pagare.
Una volta usciti fuori dal negozio, il cielo stava diventando sempre più scuro e un leggero vento cominciava a soffiare fresco, facendoli rabbrividire.
Approfittarono per prendere la metro e riposarsi qualche minuto, prima di scendere nuovamente.
"Ehi, ma... Kaede, che ci facciamo qui?" chiese il rosso, rendendosi conto che erano arrivati proprio davanti alla torre di Tokyo.
"Te l'avevo detto che conoscevi già il posto, ma da questa prospettiva non l'avevi mai vista, giusto?" volle conferma e Hanamichi osservò, dal basso verso l'alto, la torre completamente illuminata.
Si volse a guardare Kaede e questi sorrise dell'espressione buffa del suo viso, lo prese per mano e, attraverso il caos della folla, entrarono dentro la torre.
Come preventivamente calcolato il giorno prima dal moro, erano arrivati a destinazione, giusto per l'ora di cena, dove decisero di fermarsi a mangiare in uno dei pub all'interno della torre. Scelsero un posticino isolato e un po' in disparte per poter stare tranquilli e indisturbati. Non che fossero intenzionati a fuseggiare apertamente come una certa coppia di loro conoscenza, ma volevano godere del loro spazio.
Mentre aspettavano poi che gli fosse servito il dolce, al quale Hanamichi non aveva voluto rinunciare, il rosso si sporse verso il compagno sfiorandogli il collo con un bacio delicato, guardandolo con un sorriso.
Rukawa gli fece passare un braccio attorno alla vita, avvicinandolo a sé e chiese: "Allora?"
Sakuragi si strinse nelle spalle: "Niente... era per ringraziarti di questa bellissima giornata... non ti facevo una volpe romantica" lo prese un po' in giro, facendo scontrare le loro spalle, mentre il cameriere serviva loro una coppetta di dolce al cioccolato.
Il rosso gli sorrise ringraziandolo e sentì qualcosa pizzicargli il fianco: "Ahi!" saltò sul posto, allontanandosi da Rukawa, guardandolo storto.
"Smettila!" lo ammonì il moro.
"Che cosa ho fatto?" chiese stupito il ragazzo, massaggiandosi leggermente la pelle.
"Smettila di essere così carino con quel ragazzo..." spiegò.
"Io? Fare il carino? Ma dai... sono solo educato!" ribatté, immergendo il cucchiaino nella ciotola.
"No... è tutta la sera che dispensi sorrisi e quello ti stava fissando in modo molto poco professionale" affermò la volpe, convinta del fatto suo.
Hanamichi rise leggermente, lusingato dalla gelosia del suo ragazzo e si avvicinò al suo viso, sussurrandogli dolcemente: "Oh, che peccato! Mi spiace per lui, ma per sua sfortuna non sa che io sono un ragazzo impegnato" fece vago. "Dici che dovrei andare a dirglielo?" domandò, poi, sfiorando le labbra del moro con le proprie che sapevano di cioccolato. Si allontanò subito da lui, ma Rukawa non glielo permise: gli posò una mano sulla guancia, facendo in modo che restasse rivolto verso di lui e lo baciò dolcemente, assaporando attraverso di lui il gusto forte del cioccolato.
"Mh... è buono, forse avrei dovuto ordinarlo anche io!" disse con occhi che luccicavano di una magnifica luce. Hanamichi sorrise, annuendo e baciandolo ancora, non riuscendo a trattenersi: Rukawa rimase piacevolmente stupito per quella sua intraprendenza e non rifiutò il bacio. Si separarono dopo un tempo che non seppero quantificare e Hanamichi aveva le guance leggermente arrossate.
Si guardò intorno, ricordandosi solo dopo che erano in un luogo pubblico, ma fortunatamente, dalla loro angolazione, non potevano essere visti.
"Andiamo!" chiese Rukawa, osservando la ciotola del dolce vuota e Hanamichi annuì.
Risalirono fino all'ultimo piano della torre e osservarono dall'alto le luci della città sotto di loro: uno spettacolo incredibile e che lasciò il rossino a bocca aperta.
Dal riflesso del vetro trasparente, vide Rukawa avvicinarsi e sentì le sue braccia cingerlo da dietro, abbracciandolo, prima di posare il mento sopra la sua spalla, e guardarlo attraverso il vetro.
Hanamichi sorrise a quel riflesso e inclinò appena la testa, posandola su quella di Rukawa, cercando le sue mani: né intrecciò le dita con le proprie e rimasero in silenzio.
I pochi ospiti all'interno della torre erano anch'essi troppo intenti a osservare fuori, poiché non fecero caso alla presenza dei due ragazzi teneramente abbracciati l'uno all'altro: un epilogo perfetto per una giornata altrettanto magnifica, constatò Hanamichi, riflettendo su questo dettaglio.
Poi, d'un tratto, un lampo luminoso fece alzare lo sguardo dei due verso il cielo scuro e subito dopo si udì, forte e rumoroso, un rombo di tuono: i ragazzi si guardarono l'un l'altro e decisero di rincasare, prima che il meteo peggiorasse.
Una volta usciti fuori dalla torre, Sakuragi alzò lo sguardo in alto, ammirando un ultima volta la torre illuminata e percependo distintamente un forte odore di pioggia.
Si incamminarono svelti verso casa, ma fecero in tempo a percorrere solo qualche metro, prima che, dal cielo, cominciasse a cadere una pioggia fitta e sempre più fine che li costrinse a correre veloci per cercare riparo sotto i balconi delle case o le tendine parasole di qualche negozio. Di tanto in tanto, quando la furia della tempesta sembrava acquietarsi un attimo, approfittavano per fare qualche altro metro verso casa, fino a che non si ritrovarono, mano nella mano, a correre svelti verso la villa: erano ormai completamente bagnati dalla testa ai piedi ed era inutile rimanere al freddo per strada solo per risparmiarsi qualche altra goccia: prima fossero giunti a casa e meglio sarebbe stato.
***
"Brrr... accidenti che freddo! Eppure stamattina non c'era una nuvola! Odio questo tempo instabile, lo odio con tutte le mie forze!" si lamentò Hanamichi, una volta messo piede nella dependance. Si tolse il giubbotto, appendendolo nell'attaccapanni, sperando si asciugasse, e prese uno straccio dal bagno per tamponare le gocce d'acqua che colavano da esso. Rukawa chiuse la porta dietro di sé e si tolse a sua volta il soprabito.
"A te piace la pioggia, kitsune?" chiese al moretto, mentre si spostava in camera e accendeva la piccola luce sul comodino, mettendosi alla ricerca di asciugamani puliti per entrambi. Rukawa stava fermo a osservarlo sull'uscio della porta e rispose: "Mh... diciamo che mi piace solo se sto in casa vicino al camino a dormire o sono comunque al riparo..."
"Eh eh... non avevo dubbi sulla prima!" gli disse con tono allegro, voltandosi verso di lui per tendergli un asciugamano. Quello che non si aspettava, però, fu il trovarselo più vicino di dove si ricordasse di averlo lasciato.
"Kaede..." sussurrò, vedendo che si era avvicinato e lo guardava serio con lo sguardo fisso sulla sua figura: sembrava lo stesse studiando e... divorando con lo sguardo. Cosa che in effetti, non era poi molto lontana dalla verità: per tutto il tempo, da quando erano entrati in casa Rukawa non era riuscito a staccargli gli occhi di dosso. Era semplicemente bellissimo: i vestiti bagnati gli si erano attaccati al corpo e la maglietta chiara che indossava, umida, gli aderiva al torace come una seconda pelle, evidenziando i muscoli dei pettorali e l'addome. I capezzoli scuri, inturgiditi per il freddo, spiccavano maliziosi come una tenera tentazione.
Hanamichi non comprendeva il suo sguardo e a sua volta non riusciva a staccare per primo gli occhi per interromperne il contatto; Rukawa si avvicinò a lui piano, incantato dai riflessi che la luce bassa sul comodino si divertiva a creare su quella pelle dal colore dell'oro. Allungò una mano candida a sfiorargli i capelli bagnati, spostandoli dietro l'orecchio e azzardando sul suo viso una lieve carezza. Hanamichi deglutì a vuoto, mentre lasciava cadere la spugna morbida per terra e posava le mani sulle braccia del suo ragazzo che l'aveva avvicinato a sé, prendendolo per i fianchi. Senza voler essere aggressivo, Rukawa aveva portato i loro bacini a contatto, facendo aderire i loro corpi e, muovendo un passo in avanti, aveva incastrato una gamba tra quelle di Hanamichi. Il rosso aveva fatto un passo indietro, per mantenere l'equilibrio e Rukawa uno in avanti, spingendo il compagno a indietreggiare, mentre lui stesso avanzava. Aveva sporto il viso verso il suo, baciandolo sulle labbra, prima di allontanarsi per guardarlo, mentre ancora si muovevano.
Hanamichi aveva cercato di leggere dentro quello sguardo penetrante, sentendo il proprio cuore accelerare i battiti. Sollevando le braccia, spostandole sulle spalle del cugino, l'aveva abbracciato infilando le mani tra i capelli bagnati del moro, sporgendosi a sua volta per un bacio. Un sonoro schiocco risuonò nell'aria e Hanamichi si allontanò da lui prima di avvicinarsi ancora, in un susseguirsi di baci veloci, fino a che lo stesso Rukawa aveva intrappolato le sue labbra tra le proprie, esigendo un contatto più profondo. Hanamichi aveva chiuso gli occhi stringendolo a sé e Rukawa aveva spostato le mani, facendole scorrere sulla sua schiena, sopra la maglia bagnata, prima di eliminare quell'ostacolo e infilarle direttamente sotto di esso per accarezzare la sua pelle, sulla quale mille, piccoli brividi, scorrevano veloci facendola increspare.
Hanamichi sospirò, prendendo fiato e tornando a baciare il moretto, gli catturò il labbro superiore con i denti succhiandolo in modo improvviso. Le gambe cozzarono contro il bordo del letto, costringendo Hanamichi a sedersi e Rukawa chinarsi in avanti, seguendo quella bocca tentatrice, senza staccarsi da lui. Lasciò vagare, precipitosa e vorace, la lingua nella bocca del compagno, cercandolo in una lotta senza vincitori né vinti e in cui tutto quello di cui aveva bisogno in quel momento era solo il suo sapore unito al proprio. Hanamichi si era abbandonato all'indietro, ma, prima che potesse stendersi completamente, Rukawa l'aveva fermato, prendendogli il bordo della maglietta e sfilandola velocemente, facilitato da Hanamichi che, seguendo un comando automatico del proprio corpo, aveva sollevato le braccia. Rimase a guardare il moretto, in piedi tra le sue gambe e Kaede, senza staccare lo sguardo dal suo, afferrato il bordo della propria camicia, senza alcun bisogno di slacciare i bottoni, l'aveva tolta con facilità, lasciando che cadesse ai suoi piedi a far compagnia alla maglia del rosso.
Sakuragi l'aveva guardato incantato, con il cuore impazzito che correva nel petto, ammirandolo da vicino. Allungando le braccia verso di lui, aveva fatto scorrere le mani sulla sua pancia, spostandole in vita e risalendo sul petto, accarezzandolo, poi sulle spalle dove si fermò, chiedendogli, con una leggera pressione dei polpastrelli, di chinarsi su di lui per baciarlo. Rukawa aveva eseguito e Hanamichi si era spostato con il sedere indietro sul materasso per permettere a Kaede di posare un ginocchio su di esso, tra le sue gambe semi aperte.
Si scambiarono un bacio caldo, umido e passionale, confondendo i loro sapori e i respiri accelerati, mentre le mani vagavano sui reciproci corpi ad accarezzare più pelle possibile, facendo rabbrividire il compagno. Era la prima volta, infatti, che si ritrovavano in una situazione così intima, in cui l'atmosfera aveva permesso loro di restare soli e creare quel momento magico.
Sakuragi, completamente sdraiato sul letto, sentiva il corpo di Kaede sopra il suo modellarsi in modo perfetto sul proprio, cominciando a percepire, contro la sua coscia, coperta dalla ruvida stoffa dei jeans, la sua eccitazione crescente. Si abbandonò a un lungo sospiro quando, mossa la gamba, i loro inguini erano venuti direttamente in contatto e i sessi, che si tendevano e crescevano a ogni bacio, a ogni carezza più audace, si toccarono l'uno con l'altro.
"Ah..." il gemito di sorpresa di Hanamichi fece sollevare di scatto la testa di Rukawa che era chino sul suo petto e lo stava torturando di baci, arrossando con succhiotti e morsi delicati la sua pelle calda.
Lo sguardo del moretto era diventato scuro, come Hanamichi non avrebbe mai creduto di poter vedere e scorgeva, riflessa in essi, la luce che vi era nei suoi. Kaede gli sorrise, per rassicurarlo e Hanamichi arrossì, abbassando lo sguardo, sentendo la mano della volpe accarezzargli l'addome con il palmo e con il dorso, tranquillizzandolo. Rukawa se ne accorse e si sporse per baciarlo, prima di sussurrare: "Hana... io vorrei..." accompagnando quella richiesta, inespressa ma chiara, con un movimento del proprio bacino, strusciando l'inguine sulla sua gamba, andando casualmente a urtare il piacere del compagno.
Sakuragi arrossì e capì, mentre tratteneva un gemito di piacere e il suo cuore batteva ancora più forte nel petto. "Mi fermo qui se non vuoi..." disse ancora il moro. E se anche Hanamichi aveva ben capito quanto il compagno volesse continuare, sapeva che, se solo gliel'avesse chiesto, si sarebbe fermato. Ma neanche Sakuragi voleva smettere e perdere quel bellissimo momento: non era pronto a concedersi completamente, ma voleva che quell'istante non finisse mai.
Gli sorrise dolcemente e lo richiese per un altro bacio, lento, lungo, senza fretta, solamente esplorando la sua bocca, torturando e lasciandosi torturare da quelle labbra ormai gonfie e ancora più morbide.
Rukawa capì e sorrise nel bacio, riprendendo a far vagare la mano destra sull'addome e carezzandogli il torace, su e giù, vezzeggiandolo di dolci tocchi. Hanamichi si rilassò, spostando le mani sulla sua schiena, risalendo sulla nuca, il collo fino ai capelli morbidi, sospirando e inarcandosi quando Kaede posò la mano sulla sua erezione incipiente. Lo accarezzò prima da sopra la stoffa grezza, sentendo il cavallo dei pantaloni tirare sempre di più e Hanamichi fremere sotto di sé perché non lo facesse aspettare oltre. Rukawa tornò a liberare la sua bocca, regalandogli nuovamente il respiro e scese sul collo che divorò di baci e morsi sulla giugulare. La mano destra, con dita veloci, allentò il bottone dei jeans e lasciò scendere la zip, sfiorando con il dorso della mano e le nocche il membro teso di Sakuragi.
"Nh..." Hanamichi aveva inarcato il busto e sollevato il bacino, credendo di morire solo per quel piccolo e breve contatto. Rukawa spostò le labbra sulla sua pelle, fermandosi a suggere un capezzolo, impastando l'areola con la lingua e la sua saliva calda, alzando lo sguardo a osservare Hanamichi: il volto gettato all'indietro tra i cuscini e la bocca aperta in cerca d'aria emetteva impercettibili mugolii soddisfatti.
La frangia umida di Rukawa gli faceva il solletico sull'addome, mentre il ragazzo scendeva a giocare con la bocca e con la lingua sull'ombelico.
Hanamichi si contorceva di piacere e sospirava pesantemente, inarcando la schiena: Kaede, sentendolo così arrendevole contro di sé, infilò la mano all'interno della biancheria afferrando con il pugno il suo membro caldo e pieno, facendolo sussultare.
"Kaede!" Hanamichi emise un urlo appena strozzato ricadendo sul materasso, sprofondando il volto contro il cuscino alla sua sinistra: aveva il respiro accelerato e artigliato le lenzuola sotto di sé, stringendole tra le dita.
Rukawa si sollevò nuovamente da lui, stendendosi al suo fianco, infilando una gamba tra quelle di Hanamichi, strusciando il bacino contro la sua coscia. Con la mano libera, mentre l'altra si muoveva sul suo sesso, massaggiandolo piano, con un ritmo lento ed estenuante, la portò sulla guancia di Hanamichi per costringerlo a guardarlo. Il rosso aprì gli occhi, adesso anche i suoi profondamente scuriti dal piacere e luminosi, fissando Rukawa: il moro lasciò scivolare la mano dalla guancia, contro la quale Hanamichi si poggiò, al collo, la spalla, lungo il braccio, fino a raggiungere il polso. Gli prese la mano con la sua e la guidò verso di sé, al proprio viso, sulla guancia fresca: Hanamichi l'accarezzò piano e Rukawa lo lasciò libero. Avvicinandosi per unirsi a lui in un bacio, chiese subito l'accesso alla sua bocca, esplorandola, passando la lingua tra i denti e il palato, sfuggendo alla gemella che lo ricercava.
"Mmmh..." Sakuragi mugolò insoddisfatto e Rukawa si lasciò 'trovare', baciandolo con tenerezza. La mano che Hanamichi aveva lasciato sul suo viso si era spostata sul collo, avvicinandolo a sé, prima di scendere sulle spalle e accarezzargli il petto. Con il pollice stuzzicò i capezzoli bruni, scendendo ancora, infilando l'indice dentro il suo ombelico, graffiandolo con le unghie, senza però ferirlo, così come Kaede si era divertito a fare con lui, usando la lingua. Quando incontrò, poi, la cinta dei pantaloni si fermò: Rukawa si avvicinò, impugnando meglio il suo sesso e, aprendo gli occhi, sussurrò contro il suo collo che aveva ripreso a baciare: "Hana... neanche io voglio che ti fermi..."
Hanamichi avvampò per quella accorata richiesta, ma si fece più audace: neanche lui voleva fermarsi, voleva davvero poter sentire Kaede in quel modo, ma non l'aveva mai fatto e aveva un po' timore. "Segui me, doaho... e segui quello che ti dice il tuo istinto" gli suggerì.
Hanamichi annuì con il capo, anche se Kaede era troppo impegnato e concentrato sul suo collo per poterlo vedere. Gli bastò, però, sentire la sua mano muoversi di nuovo e farsi strada all'interno dei pantaloni, aggirando la biancheria, e raggiungere il suo sesso. Hanamichi lo prese delicatamente tra le dita, ancora un po' confuso per sentire per la prima volta il pene di qualcun altro contro il suo palmo, ma poi si lasciò trasportare, avvinto dal piacere che i morsi di Rukawa sul collo e la stretta forte sul sesso gli procuravano. Perso nei movimenti di quella mano che lo stringeva e lo avvolgeva, allargò le gambe per facilitargli i movimenti e mosse la sua iniziando a massaggiarlo, spingendo più in fondo, sfiorando con le dita i testicoli.
Rukawa alzò il volto, allontanandosi da lui, ma non abbastanza dal suo viso: Sakuragi sentiva nelle orecchie i suoi mugolii prolungati e gli ansimi sempre più veloci che si adeguavano al movimento della sua mano su di lui. La muoveva veloce su e giù, stringendo e allentando la presa e Rukawa gli regalava le medesime sensazioni. Entrambi muovevano il bacino, spingendolo l'uno verso l'altro, andando incontro alla mano che lo stava stringendo. Hanamichi si stese supino e Rukawa si mosse su di lui, continuando a masturbarsi vicendevolmente, aumentando il ritmo della stretta, muovendosi insieme come se stessero consumando il loro primo rapporto. Hanamichi piegò una gamba, puntando il piede sul materasso, stringendosi alle gambe di Rukawa, gettandogli un braccio attorno al collo, stringendolo a sé. Kaede gli tenne fermo il fianco contro il materasso e premendo forte sul suo sesso, gli racchiuse la punta tra le dita, sentendola bagnata: in quel momento, Hanamichi vide le stelle, le vide realmente, mentre si perdeva nel piacere dell'orgasmo e si liberava nella stretta di Kaede. Il moro inarcò indietro la schiena, sollevando il volto per respirare quanta più aria possibile, venendo subito nella presa di Hanamichi sentendo il seme caldo del compagno colargli tra le dita. Si abbandonò, senza forze, su di lui, allontanando le mani dal suo corpo e posandole sul materasso per non gravargli addosso.
Insieme ripresero fiato, i visi rivolti l'uno verso l'altro, le fronti che quasi si sfioravano.
Rukawa fu il primo a riprendersi e, allungando un braccio, strinse a sé Hanamichi per la vita. Il rosso sentiva il proprio cuore tornare lentamente a seguire a battiti normali e guardò con occhi stanchi ma soddisfatti il compagno: era bellissimo e si sentiva riempire nuovamente da quella strana sensazione che l'aveva avvolto per tutta la giornata, anzi, a essere precisi, fin da quando Rukawa, quella mattina, era andato a svegliarlo.
"Ehi... che c'è?" chiese preoccupato il moretto, non riuscendo a interpretare il suo sguardo: era preoccupato che, dopo aver condiviso quel momento di intimità, potesse essersi 'spaventato'. Aveva avvertito la sua tensione iniziale, ma aveva anche capito quanto in fretta fosse scomparsa. Non voleva perderlo, per niente al mondo.
'Ti amo!' questa era stata la prima cosa che Hanamichi aveva pensato di rispondergli: un flash, un lampo improvviso che gli aveva trapassato il cervello, lasciandolo... tranquillo, consapevole e preparato a quella risposta, come se l'avesse sempre saputo, come se non ci fosse nulla di più giusto in quel momento che quella risposta.
Ma non riuscì a dirglielo, non riuscì a essere totalmente sincero e non seppe spiegarsi perché: non era paura la sua, ma non seppe cosa lo trattenne.
"Niente!" rispose con un sorriso, prima di stringersi a lui, accoccolandosi al suo petto e lasciando che il silenzio li avvolgesse e li conducesse insieme nel mondo dei sogni.