[Ariyama-Inoobu] Kore kara saki mo zutto isshou zutto (1/2)

Mar 10, 2013 14:55

Titolo: Kore kara saki mo zutto isshou zutto (Between now and always, always be here with me) [C.h.a.o.s.m.y.t.h.- ONE OK ROCK]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yamada Ryosuke, Arioka Daiki, Inoo Kei, Yabu Kota
Pairing: Ariyama; Inoobu
Rating/ Genere: PG/ romantico, fluff
Wordcount: 9.574 fiumidiparole
Warning: slash
Note: la storia è scritta per la community think_fluff per la tabella Luoghi con il prompt ‘Cottage in montagna’ e per la 500themes_ita con il prompt ‘Una vasta distesa d verde’.
Disclaimer: I personaggi non sono miei, non li conosco personalmente e quanto di seguito accaduto non vuole avere fondamento di verità. La storia è scritta senza alcuno scopo di lucro.
Tabella: Luoghi
Tabella: 500themes_ita

Yamada aprì gli occhi in seguito a un sobbalzo dell’auto che disturbò il suo sonno costringendolo a svegliarsi: il ragazzo si stiracchiò cercando di voltarsi sul fianco, movimento reso dolorosamente impossibile dalla scomoda posizione che aveva assunto durante il viaggio.
“Buongiorno bell’addormentato” mormorò Daiki con fare leggermente divertito, vedendo la sua espressione di disappunto.
“Mhm, non sei per niente carino e neanche comodo!” si lamentò subito Ryosuke, mettendosi seduto e sollevando i piedi sul sedile. “E tu, Kota, guidi davvero male!” continuò a lamentarsi, costringendo l’altro a distogliere la sua attenzione dalla strada per fissarlo attraverso lo specchietto retrovisore.
“Potevi stare a casa allora!” ribatté il più grande, punto sul vivo, la sua guida era impeccabile, nessuno gli aveva mai recriminato qualcosa.
“Fate da bravi e poi Yama-chan l’ho invitato io. Ci tenevo proprio molto che partecipasse anche lui a questa nostra gita, Ko!” intervenne Kei, seduto sul sedile di fianco al guidatore, voltandosi a guardare l’amico.
“Oh, Kei-chan, io lo so che solo tu mi vuoi bene!” disse il più piccolo, trovando parole gentili solo per l’amico, sedendosi al centro e sporgendosi tra i due sedili anteriori, cercando di abbracciare Inoo.
“Fermi voi due, Yama-chan, stai composto!” lo riprese Yabu alla guida, concentrandosi sul traffico. “Siamo quasi arrivati!” lo informò, mentre Yamada tornava seduto per bene accanto al fidanzato il quale lo guardava con un sopraciglio sollevato.
“Mh?” domandò piegando il capo di lato e Daiki scosse la testa, allungando un braccio per far sì che si mettesse comodo su di lui, Yamada lo abbracciò in vita, accoccolandosi al suo fianco e sospirò beato.
“Mh, forse anche tu mi vuoi un po’ di bene” ragionò, mettendosi poi a ridere sentendo lo sbuffare di Daiki.
“Ah, meno male, volevo bene vedere!” lo riprese il più grande scompigliandogli i capelli, osservando il paesaggio così diverso da quello al quale erano solitamente abituati: ai lati della strada si allungava una vasta distesa di verde e il cielo la faceva da padrone mentre il monte Norikura sembrava osservare l’intera città di Takayama.
Era stata di Yabu l’idea di andare a passare un week end fuori città nel cottage di montagna che la sua famiglia possedeva nella città di Takayama, in realtà avrebbe voluto passare un romantico fine settimana da solo con il suo ragazzo, ma l’altro aveva tanto insistito per poter invitare anche i loro due amici, specificando che più fossero stati, maggiore sarebbe stato il divertimento, che non era riuscito a dirgli di no. Da quando tutta quella brutta storia del giro di host da cui Yamada e Inoo erano stati portati fuori dai rispettivi fidanzati era finita, i quattro avevano iniziato insieme una nuova vita, Yabu aveva imparato ad amare il suo lavoro, a trovarlo appagante e a sentirsi finalmente utile, anche grazie alla presenza sempre costante di Kei che giorno dopo giorno lavorava con lui fianco a fianco. E non gli era indispensabile solo a lavoro in quanto, grazie al padre di Yabu, Kei era riuscito a farsi assumere come assistente per il figlio svolgendo per lui quei noiosissimi lavori d’ufficio che Kota trovava assai barbosi, ma era diventato una costante ormai anche nella sua casa: rientrare dopo una lunga ed estenuante giornata di lavoro in centrale e non essere solo faceva dimenticare a Kota ogni problema e dividere quel fardello con qualcuno era molto meglio che farsi carico dei problemi, anche i più piccoli e di poca importanza, da solo. La loro relazione non era cominciata secondo i più classici degli standard, ma come era sempre solito dirgli Kei, se tutto quello che di brutto aveva dovuto superare era servito a far sì che loro si incontrassero, allora ne era valsa la pena.
Anche Yamada e Daiki, dal canto loro, avevano accolto entusiasti quella loro nuova vita, dopo aver passato così tanti mesi lontani l’uno dall’altro, si sentivano come se avessero bisogno di recuperare il tempo perso e rimettersi in pari, non passava giorno senza che ribadissero l’uno all’altro i propri sentimenti ed erano inseparabili; Daiki aveva finalmente avuto l’abilitazione e titolo di avvocato a tutti gli effetti e aveva aperto un piccolo studio di fianco alla stazione di polizia dove Yabu lavorava, occupandosi per lo più di casi che gli venivano richiesti dall’ufficio di polizia stesso. Yamada, invece, aveva preferito riprendere gli studi per diventare educatore, da dove era stato costretto a interromperli, arrotondando lo stipendio del fidanzato lavorando in un conbini nel quartiere dove abitava con Arioka nella casa che avevano deciso di comprare insieme.
Il viaggio era stato abbastanza lungo, quattro ore separavano le due città e il quartetto era partito la mattina all’alba per raggiungere la loro destinazione a un orario consono di modo da poter sfruttare al meglio la giornata e potersi godere più luoghi possibili. Pertanto, Yamada che la sera prima aveva dovuto lavorare fino a tardi, non appena si era seduto sul sedile posteriore, aveva pensato bene di continuare a riposare con la testa poggiata sulle gambe del fidanzato che l’aveva cullato per tutto il tempo.
“Yama-chan, siamo arrivati!” Yabu informò i suoi passeggeri che fossero finalmente giunti a destinazione, fermando l’auto davanti a un vialetto chiuso con da un basso cancelletto che recintava un grazioso cottage costruito su due piani, interamente fatto di legno.
Yamada scese per primo dalla macchina, fermandosi a osservare estasiato quanto aveva davanti.
“È enorme! Sapevo che eri ricco, Kota, ma non immaginavo così tanto! È addirittura più grande di quei tre messi insieme!” considerò, osservando velocemente le altre abitazioni vicini che comunque apparivano visivamente insignificanti se paragonate alla casa dell’amico.
“Ryo!” lo riprese Daiki prendendolo per una spalla per farlo voltare e spingendolo ad abbassare la testa.
“Scusalo, Kota” disse per entrambi, sentendo Kei ridere.
“In effetti però non ha tutti i torti” si intromise Inoo, prendendo sottobraccio Yabu, guardandolo con occhi da innamorato. “Il mio uomo è ricco sfondato!” lo prese in giro, baciandogli la guancia, lasciando scivolare la mano nella sua.
“Oh, avanti piantatela voi due o vi riporto indietro!” li rimproverò, lasciandosi scivolare gli occhiali da sole sul naso e camminando insieme a Kei, facendo strada agli altri due.
“Si è arrabbiato” mormorò Yamada, tirando fuori la lingua e mostrando a Daiki un’espressione colpevole e Arioka gli scompigliò i capelli, facendogli cenno di precederlo e seguire i due amici più grandi.
Kota prese un mazzo di chiavi, dando diversi giri prima di aprire l’uscio e mostrare ai suoi ospiti la casa.
“È davvero enorme!” constatò di nuovo Kei, mentre insieme al più piccolo entrava di corsa nell’ingresso e si osservava tutto attorno.
“Andiamo a prendere i bagagli?” propose Yabu a Daiki, il quale annuì, sentendo Inoo e Yamada stupirsi per ogni minima cosa che vedevano nella casa, dai tappeti agli arredi, al caminetto e alla cucina.
“Tanto mi sa proprio che quei due li abbiamo persi” scherzò, mentre li sentiva salire di corsa le scale di legno che portavano al piano superiore nella zona notte.
“Grazie per averci invitato” esordì Daiki, mentre prendeva il suo zaino e quello di Yamada dal bagagliaio.
“Figurati, mi ha fatto piacere che abbiate accettato!” lo ringraziò a sua volta Yabu, richiudendo l’auto e prendendo la sua valigia e il trolley di Kei.
“Immagino che avresti voluto fare un qualcosa di romantico per Kei e per te, no?” continuò comunque a indagare il più piccolo e Yabu fu costretto a confessare.
“A dire il vero era questo il piano iniziale, ma Kei ci teneva. Lui e Yama-chan sono molto uniti. Vi avrei proposto comunque una gita insieme. Adesso trovo più sensato godere di queste fortune che possiedo, prima mi sembrava tutto così… troppo. Lo sai come la penso, non lo faccio perché voglio vantarmi o ostentare quello che ho a discapito degli altri, ma…”
“Con loro è diverso” completò per lui Daiki, aiutandolo e dando voce ai suoi pensieri.
“Sì” concordò con lui il più grande e Arioka sorrise.
“Lo so… è così anche per me!” gli disse, dandogli un colpo affettuoso sul braccio e tornando in casa.
“Ehi, dove siete?” chiamò Daiki, vedendo che nell’ampio salone al piano terra non c’era nessuno.
“Dai-chan!” lo richiamò Yamada, correndo fuori da una stanza e aggrappandosi alla ringhiera.
“Vedi di non cadere e farti male!” lo rimproverò, mentre l’altro saltellava sul posto entusiasta.
“Dai-chan! Kei mi ha fatto scegliere una stanza, vieni, vieni a vedere!” lo chiamò, felice come un bambino, sorridendo a Kei che scendeva a sua volta di nuovo al piano inferiore.
“Scusatemi!” si congedò da loro Daiki, raggiungendo il fidanzato.
Kei, intanto, aveva raggiunto Yabu abbracciandolo in vita e sporgendosi per posargli un bacio sulle labbra.
“Allora, ti piace?” gli chiese il fidanzato, cingendogli la vita con le braccia, intrecciando le mani sulla sua schiena.
“È bellissimo! Ce lo meritavamo tantissimo, Ko. Non abbiamo mai del tempo da dedicarci in completa libertà e sono felice!” ammise, stringendolo a sé e tendendosi per baciarlo, stavolta in modo più passionale, lasciandosi andare alle cure di quelle labbra che Kei tanto adorava.
Yabu lo strinse maggiormente contro di sé, lasciandosi andare all’indietro cadendo di schiena sul divano, facendo in modo che il più piccolo trovasse spazio tra le sue gambe, lasciandosi coccolare.
“Dì la verità, ti sei pentito di aver chiesto anche a loro di venire?” lo provocò, scendendo a baciarlo sotto al mento, introducendo una mano oltre la maglia pesante.
“Mh, no… se conosco bene Ryo-chan, credimi, non ci daremo fastidio a vicenda!” gli assicurò, chinandosi di nuovo per baciarlo.
Intanto al piano di sopra una volta che Daiki mise piede nella stanza, non ebbe il tempo neanche di osservare quanto aveva intorno che si ritrovò con il corpo di Ryosuke che aderiva al suo e la bocca del compagno sulla propria, la sua lingua che lo stuzzicava e le mani che vagavano sul suo corpo, sopra i vestiti.
“Ryo!” lo riprese divertito quando si separarono.
“Avevo voglia di baciarti da quando mi sono svegliato!” ammise il più piccolo facendogli l’occhiolino e prendendolo per mano, portandolo vicino al letto.
“Chissà come, ma me ne ero accorto!” lo prese in giro Daiki, fermandolo e prendendolo per i fianchi, stringendoselo al petto. Chinò il volto contro il suo collo, inspirando il profumo buono della sua pelle, sentendo il più piccolo sospirare e poi voltarsi per spingerlo a sedersi sul letto, facendolo distendere dopo essersi messo cavalcioni sulle sue gambe.
“Ryo…” lo chiamò Daiki in un ansimo quando lo sentì spingersi un po’ troppo oltre, infilandogli le mani sotto i vestiti e lasciandogli scorrere la lingua dietro l’orecchio.
“Guarda che hai cominciato tu” gli ricordò il più piccolo, infilandogli un ginocchio tra le cosce e spingendo contro il suo inguine.
“Ryo… Yamada Ryosuke” lo chiamò perentorio. “Fermo! Non mi provocare. Non possiamo!” lo scostò da sé, fermandogli con una mano il polso.
“No?” Yamada lo guardò con espressione provocatoriamente allusiva.
“No, questa è casa di Kota” lo riportò all’ordine.
“Scusa, cosa credi che stiano facendo loro adesso?”
“Ryo!”
“Che c’è?” gli chiese sconvolto. “Oh, andiamo Dai-chan, vuoi dirmi che passeremo qui due notti e tu non intendi fare sesso con me in questo bellissimo e suggestivo cottage? Non sei neanche minimamente ispirato?” gli domandò, sollevandosi sulle braccia per guardarlo.
“Non ho bisogno di essere ispirato dal luogo, tu fai già la tua parte da solo, credimi!” specificò, muovendosi sotto di lui, facendo scontrare i loro corpi.
Yamada sorrise soddisfatto, tornando su di lui a far combaciare i loro corpi.
“E allora?” parlò sottovoce. “Lasciati andare” gli chiese con fare suadente, tornando a baciarlo, tacitando ogni altra protesta.

*

Yamada aprì piano la porta della camera da letto e, accovacciato su se stesso, uscì dalla stanza camminando lentamente, avvicinandosi alla ringhiera e sbirciando oltre le tavole di legno disposte orizzontalmente, cercando con lo sguardo i due ragazzi più grandi, vedendo che parlavano nella zona adibita a cucina, Kei seduto su uno sgabello e Kota che sorseggiava una birra.
“Ah, Dai-chan hanno finito, possiamo uscire!” urlò Yamada, rimettendosi in piedi, palesandola sua presenza.
“Ryo!”
“Yama-chan!” lo chiamarono all’unisono Daiki e Yabu, mentre Kei dalla cucina lo salutava con la mano.
“Scendi!” gli disse Inoo.
“Ci stavi spiando?” chiese Yabu, avvicinandosi al fidanzato.
“E scusa, cosa dovevo fare? Mi sono assicurato di non interrompere niente!” si difese.
“Ha ragione, Ko!” gli diede man forte Inoo e Yabu aprì la bocca perplesso.
“Dovremo stabilire un codice Kei!” parlò serio Yamada.
“Pensavo anche io” annuì il più grande portandosi una mano sotto al mento, pensieroso.
“State scherzando?” li guardò allibito Daiki.
“No, mi pare la soluzione migliore!”
“O potremo stabilire un orario?” continuò Yamada e Kei lo guardò colpito da quel suggerimento.
“Ma voi siete matti!” si intromise Kota. “Nessuno stabilirà nessun codice di niente.”
“Mh, ma perché, scusa?” domandò Kei, mettendo il broncio.
“Forse si inibisce!” provò Yamada, guardando Yabu, il quale si batté una mano sulla fronte.
“Ko, ti inibisci?” lo guardò un istante, continuando poi però rivolto a Yamada. “Si inibisce secondo te?”
“Forse” suppose. “Dai-chan si inibisce, me l’ha detto prima!”
“Io non mi inibisco!” si intromise Daiki. “Non parlate di noi come se non ci fossimo!” chiese loro.
“Ho trovato!” esclamò d’un tratto Kei, battendosi il pugno sul palmo della mano.
“Oh eccolo…” Kota si preparò al peggio.
“Potremo fare una cosa a quattro! Così tutti sapranno, non ci vorranno codici” citò il fidanzato, guardandolo, “e nessuno si inibirà, perché saremo tutti sulla stessa barca!” riassunse guardando Yamada il quale annuì.
“Hai ragione, sei un genio, Kei-chan!” lo assecondò, prima di guardare i loro fidanzati e scoppiare a ridere delle facce inebetite che fecero.
“Stiamo scherzando!” li rassicurò Yamada.
“Ma ci mancherebbe anche!” lo riprese Yabu. “E poi anche se fate così, lo sappiamo tutti che i primi ad opporvi sareste voi!” puntualizzò.
“Ovvio che sì, Ko-chan, ma cosa dici?” si indignò Kei, spostandosi poi a prendere un depliant dalla tasca del trolley e mostrandolo agli altri tre.
“Comunque sia, prima di venire qui mi sono informato su cosa potevamo fare… a parte il sesso, è ovvio!” specificò, per divertirsi un po’, guardando Yamada che se la rideva sotto i baffi, mentre si portava le braccia del fidanzato sulle spalle, per farsi abbracciare.
“Ci sono tanti bei posti e visto che la giornata è perfetta, ho pensato che potevamo mangiare qualcosa di veloce e poi andare a fare un’escursione. Mi piacerebbe poi andare alle terme stasera, per rilassarci. Ho preso tutti i contatti!” disse allegro, guardando speranzoso il gruppo che si trovò subito d’accordo con Kei circa il programma.
“Evviva!” si rallegrò subito Inoo. “Ho preparato degli onigiri ieri sera, immaginando che oggi non avessimo voglia di cucinare niente dopo il viaggio!”
“Sei sempre previdente, Kei-chan!” si complimentò con lui Daiki, mentre Yamada seguiva l’amico per la cucina, aiutandolo a disporre il bento e i bicchieri sul tavolino basso davanti al divano dove poi si sedettero tutti insieme a mangiare e pianificare il piano per quel pomeriggio.
“Allora” esordì Kei, cartina alla mano, indicando un percorso. “Questa linea verde segnala tutte le passeggiate. Mi piacerebbe vedere il monte, ho letto che c’è un autobus che ci porta vicinissimi alla vetta, ma mi sembra un po’ troppo da fare tutto oggi” suppose, guardando gli altri che annuirono. Yamada fece cenno di sì con il capo, leccandosi le dita e prendendo il terzo onigiri.
“Ryo, non sarà il caso di andarci piano e lasciare qualcosa agli altri?” lo riprese Daiki, ridendo di lui, afferrandolo per le spalle, tirandoselo contro il petto, rubandogli un morso del pranzo.
“Ehi!” lo rimproverò Yamada passandogli una mano sulla guancia per spostarlo da sé e rivolgendosi poi a Yabu.
“Kota, posso chiederti una cosa?” domandò e il più grande annuì, osservandolo curioso. “Quello funziona?” disse indicando il caminetto.
“Mh, penso di sì!”
“Possiamo accenderlo stasera?” chiese speranzoso, con occhi entusiasti, sporgendosi verso di lui e congiungendo le mani.
Yabu rise, vedendolo così contento e annuì, “se proprio ci tieni possiamo provare, dovrebbe esserci della legna dietro la casa!”
“Vado a controllare!” si offrì il più piccolo, lasciando gli altri a terminare il loro pranzo, rientrando poi di corsa entusiasta. “C’è un sacco di legna! Ne porto un po’?” chiese per affrettare i tempi e Daiki si alzò, raggiungendolo, posandogli le mani sulle spalle.
“Dopo, Ryo-chan, tanto è lì e non ce la rubano, adesso andiamo a prepararci!” lo spronò, spingendolo per le spalle per farlo risalire al piano superiore.
Poco tempo dopo il quartetto era pronto per uscire, Yabu chiuse bene la porta del cottage e raggiunse Yamada, Daiki e Kei che si trovavano già sul vialetto e lo spronavano a muoversi.
“Ko! Andiamo!” lo chiamò Kei, ridendo poi insieme a Yamada, prendendo per mano il più piccolo e iniziando a camminare, ridendo con lui di qualcosa che solo loro sapevano, lasciando indietro i fidanzati a osservarli.
“Se lo meritavano” disse d’un tratto Arioka rompendo il silenzio pacifico nel quale erano avvolti e Yabu non ebbe bisogno di porre alcuna domanda, sapeva a cosa si riferiva il più piccolo.
“Meritano questo e anche di più!” concordò con lui.
Kei e Yamada si fermarono voltandosi a guardare i più grandi per qualche secondo, tornando indietro e sistemandosi in mezzo a loro prendendo per mano ognuno il proprio fidanzato, continuando a camminare insieme a loro, godendosi il paesaggio così caratteristico e respirando quell’aria nuova e fresca, non avendo bisogno di nient’altro che la reciproca compagnia per essere felici.

*

“Noi vi precediamo!” Kei fece un cenno con la mano a Yamada e Daiki che erano rimasti indietro negli spogliatoi e finivano di prepararsi, uscendo nella zona delle vasche insieme a Kota.
“Allora sei pronto?” domandò Daiki al più piccolo, guardandolo mentre si legava l’asciugamano bianco fornito dalla stazione termale che avevano scelto e Yamada annuì, prendendolo poi per una mano prima che potesse raggiungere gli altri due.
“Ryo, hai dimenticato qualcosa?” gli chiese, prendendogli anche le altre dita tra le sue, sorridendogli.
“No” il più piccolo scosse il capo. “Ho solo pensato che potremo scegliere una vasca diversa dalla loro per lasciargli un po’ di privacy e, in realtà, mi andava di stare un po’ da solo con te” confidò, avvicinandosi a lui di un passo e abbracciandolo, poggiandogli le mani alla base della schiena. Daiki gli sorrise e si sporse per baciarlo dolcemente sulle labbra uscendo insieme dalla parte opposta a quella verso cui si erano diretti gli amici.
“Mh, Ryo-chan e Dai-chan ci stanno mettendo troppo, non sarà il caso di tornare di là e vedere che sia tutto a posto?” si preoccupò Kei guardando verso l’entrata della porta, ma senza scorgere alcuna figura avvicinarsi; Kota, invece, sorrise, nuotando un pochino di modo da abbracciare l’altro per la vita, tirandolo contro il proprio petto facendo in modo che vi aderisse e stesse comodo.
“Ko?” lo guardò Kei perplesso.
“Forse vogliono stare un po’ da soli, ci hai pensato? O lasciare soli noi” suppose, baciandogli una guancia e posandogli una mano sull’altra, facendolo voltare meglio verso di sé. Kei sorrise, non trascurando quella possibile scelta da parte degli amici e lasciandosi andare contro il corpo di Kota, poggiando la testa all’indietro sulla sua spalla.
“Mh, mi piace qui, Ko, si sta benissimo” sospirò beato chiudendo gli occhi, sentendo la mano di Yabu scivolare delicata sul suo petto accarezzandolo gentilmente.
“Anche a me! Sai che è la prima volta che ci vengo?”
“Ah sì? Come mai? Eppure se io avessi una casa qui ci verrei in ogni momento che ho libero” ponderò, soddisfatto di quella giornata che era stata così intensa e che purtroppo stava già giungendo al termine.
“Io non ho così tanto tempo libero” gli ricordò il più grande, pungolandogli la fronte con un dito, “ e poi ti ricordo che ci abbiamo messo quattro ore ad arrivare. Inoltre, lo sai no? Non mi è mai piaciuta la mia vita prima di adesso…”
“Prima di conoscere me?” chiese Kei, pur consapevole di conoscerne già la risposta, ma non stancandosi mai di sentirsi dire quanto Kota fosse felice di averlo al suo fianco, lo faceva sentire bene e importante, lo faceva sentire amato.
“Sì, prima di conoscere te la mia vita non aveva senso” ammise l’altro, prendendolo per i fianchi per farlo voltare verso di sé e Kei allargò le gambe in modo da stare seduto sul suo grembo, abbracciandolo in collo e baciandolo sulle labbra, schiudendo la bocca e cercando la lingua di Kota, perdendosi in quel contatto così intimo.
Quando si separarono Kei sorrise, passando una mano tra i capelli del fidanzato, accoccolandosi contro di lui, lasciando che il calore dell’acqua e quello dell’abbraccio di Kota lo rilassassero.
“Chissà quei due dove sono finiti e cosa stanno facendo?” mormorò poi divertito, fissando il vapore creare nuvolette bianche nell’aria, sentendo Yabu stringerlo maggiormente contro di sé.
“Dai-chan! Dai-chan! Guarda!”
Yamada prese fiato e si immerse completamente, nuotando e muovendosi sotto il pelo dell’acqua, sbucando di nuovo quando raggiunse il fidanzato, scoppiando a ridere.
Daiki gli portò le mani al volto scostandogli i capelli dal viso e baciandolo sulle labbra, attirandolo poi contro di sé, pelle contro pelle, sospirando. Ryosuke si volse nel suo abbraccio, portandosi le mani di Daiki sullo stomaco, di modo che le intrecciasse insieme alle sue, poggiandosi contro di lui e scostandosi subito per guardarlo con espressione sorpresa.
“Mh?” domandò Arioka, volendo che tornasse vicino a lui; gli piaceva tenere Ryosuke stretto contro di sé, sentire il calore del suo corpo era una sensazione che non sarebbe mai riuscito a spiegare se anche gli avessero chiesto cosa provasse.
“Daiki ti senti bene?” chiese Yamada guardandolo.
“Sì, perché?” gli assicurò l’altro, accarezzandogli una spalla con la mano bagnata.
Yamada chinò il capo osservando il suo petto e poggiandogli una mano all’altezza del cuore che sentì battere velocissimo contro il proprio palmo; Daiki lo comprese e vi poggiò sopra la propria, prendendogli le dita e portandosele alla bocca, baciandone i polpastrelli.
“Perché sei sorpreso? Sei tu… è l’effetto che mi fai” gli disse Arioka guardandolo e Ryosuke scosse il capo, abbracciandolo forte in collo, baciandolo appena sotto l’orecchio.
“Ti amo, Daiki” gli confessò, sentendo anche il proprio cuore accelerare i battiti, emozionato, come fosse la prima volta che glielo diceva e Arioka lo strinse contro di sé più forte, nascondendo il volto tra i suoi capelli, restando poi in silenzio, godendo solamente della rassicurante e intima reciproca presenza.
Quando entrambe le coppie rientrarono nello spogliatoio lo fecero nello stesso momento, pur senza essersi messi d’accordo o dati appuntamento.
“Oh, guarda chi c’è?” esordì Kei, sorridendo a Yamada, il quale si avvicinò a lui lasciando andare la mano di Daiki.
“Che sorpresa! Anche voi da queste parti?” si perse in finti convenevoli il più piccolo, parlottando e ridacchiando con Kei, mentre i due ragazzi più grandi scuotevano la testa, rivestendosi.
“Ehi, Yama-chan l’hai portato?”
“Portato cosa?” domandò Daiki curioso, vedendo il suo fidanzato prendere la propria borsa contenente il cambio dall’armadietto che condividevano e guardarlo con un sorriso. “Ryo?”
“È una sorpresa Dai-chan!” gli disse, battendogli una mano sulla spalla. “Noi torniamo subito!” disse, prendendo Kei per mano e spostandosi con lui in una stanza adiacente.
“Ah non guardare me!” si tirò fuori Yabu, sollevando le mani. “Il mio fidanzato è matto tanto quanto il tuo!” gli disse, scoppiando poi a ridere insieme a lui, finendo di vestirsi e conservare le proprie cose, sedendosi poi nella sala d’aspetto così come gli avevano detto i due ragazzi più piccoli quando erano andati a chiamarli.
“Secondo te cosa stanno architettando?” provò a chiedere Arioka, giocherellando con i manici del borsone.
“Non lo so… quello che non mi torna però è quando si siano messi d’accordo per questa sorpresa” Kota citò Yamada, muovendo due dita in aria a simboleggiare delle virgolette.
“Mh, magari si sono sentiti in privato prima di partire” suppose il più piccolo stringendosi nelle spalle, restando poi a bocca aperta quando sollevò lo sguardo e lo fissò sulla porta. Kota dopo il suo silenzio si volse a guardarlo, poi data l’espressione che aveva spostò la sua attenzione a sua volta all’ingresso restando affascinato: Kei e Yamada avanzavano verso di loro vestiti con dei kimono, quello del proprio fidanzato era di colore blu scuro e quello del più piccolo rosso, entrambi con delle semplici fantasie, ma che indossati dai due ragazzi davano loro un’immagine di elegante bellezza che lasciò Arioka e Yabu senza fiato.
I due ex accompagnatori si guardarono soddisfatti, sorridendosi, avvicinandosi poi alle loro metà: Kei porse a Yabu un fiore, reggendone il gambo con due dita e sfiorandogli le labbra dolcemente, mentre Yamada prese una mano di Daiki, facendo in modo che gli mostrasse il palmo, poggiandovi sopra la catenina con l’anello che Daiki gli aveva regalato mesi prima.
“Daiki me la metti?” gli chiese.
Il più grande, con mani leggermente tramanti, riuscì ad aprirla e chiudere i ganci dietro il collo, osservando la piccola fedina tonta scivolare tra i lembi a incrocio del kimono sul suo petto.
“Grazie” bisbigliò Yamada, sorridendo dell’emozione che il fidanzato provava ancora dopo tutto quel tempo nel guardarlo, nello stare con lui e felice di riuscire a stupirlo ogni volta. “Allora, ti piaccio?” gli chiese, poggiandogli una mano su un fianco, stringendo tra le dita la felpa, mentre il fidanzato continuava a guardarlo incantato in viso. Daiki sollevò una mano, lasciando scorrere le dita i suoi capelli, scostandogli dal viso un ciuffo che il più piccolo aveva sistemato da un lato e scivolando indietro, premendo sulla nuca di modo che si avvicinasse a lui per baciarlo, posando le labbra sulle sue, schiudendole e spingendo la lingua incontro a quella di Yamada: Ryosuke aveva sollevato le braccia, circondando la testa di Daiki per tirarlo maggiormente contro di sé, arcuando la schiena verso il suo petto per non lasciare alcuno spazio tra loro e trasformando quel contatto in qualcosa di più lungo e intenso che lasciò entrambi senza fiato quando si separarono.
“Ti amo” sussurrò Daiki, continuando ad accarezzargli il collo con le dita. “Ti amo così tanto, Ryosuke” confessò, vedendo il più piccolo sorridergli e sfiorargli di nuovo le labbra con le sue.
“Oh, Ko, guardali, non sono carini!” si intromise Kei, osservando i due, indicandoli con il fiore, poggiandosi meglio al petto di Kota che lo stringeva contro di sé.
“Kei-chan” lo riprese il fidanzato, tirandogli indietro la testa, posandogli una mano sulla fronte e Yamada e Daiki tornarono con i piedi per terra, ridendo e scusandosi con i due amici per essersi momentaneamente estraniati.
“Adesso che si fa?” domandò Inoo guardando gli altri e Yamada si portò una mano allo stomaco con fare eloquente.
“È quasi ora di cena” disse.
“In effetti è da quando siamo usciti di casa che non mangiamo nulla, inizio ad avere fame anche io” concordò con lui Kota. “E visto che vi siete messi così carini potremo anche mangiare fuori!” decise.
“Davvero?” si entusiasmò il più piccolo. “In effetti, non possiamo andare via senza assaggiare qualcosa di tipico di Takayama!” disse.
“Sì, perché no? Conosci qualche posto?” chiese Daiki rivolgendosi a Kota, il quale a sua volta si volse verso Kei.
“Ricevuto!” disse Inoo. “Consultiamo la mia guida!” esclamò previdente, prendendola dalla borsa che aveva portato con sé, scegliendo insieme agli altri un ristorante non molto distante dal cottage, ma disposto in posizione abbastanza centrale della città.
“Andiamo!” li esortò Yamada, mettendosi a capo della fila, preso poi per mano da Daiki che rise tra sé: quando si parlava di cibo il suo fidanzato non comprendeva più niente.
“Benvenuti!” un gentile cameriere li scortò a un tavolo consegnandogli il menù e lasciandogli il tempo di scegliere le ordinazioni.
“Quante cose buone!” esclamò Yamada che aveva già l’acquolina in bocca al solo vedere le figure rappresentate sulla carta.
“Mi raccomando, tesoro” esordì Daiki cercando di prenderlo per il verso giusto. “Non facciamoci riconoscere anche qui” gli sorrise, passandogli una mano sulla schiena per avere un po’ della sua attenzione, ma con scarso successo.
“Sì, sì” lo liquidò Yamada, sollevando il volto verso il cameriere, rivolgendosi un largo sorriso.
“Allora, io vorrei assaggiare un piatto di Hika Chuka” iniziò a elencare, puntando l’indice sui nomi dei piatti. “Poi i Mitarashi Dango, poi del sukiyaki con questa carne che sembra buonissima, Koureichi Yasai e per finire del Tsukemono” terminò il proprio elenco, mentre il cameriere cercava di annotare tutto il più velocemente possibile per non perdersi l’ordine, guardando poi il resto dei commensali, i quali un po’ imbarazzati ordinarono a loro volta, restando comunque contenuti, intimando poi, una volta da soli, a Yamada che avrebbero assaggiato i suoi piatti dal momento che, da solo aveva ordinato praticamente quasi tutto il menu.
Kei servì loro da bere e quando arrivarono i primi piatti, i quattro ragazzi fecero un brindisi a loro, a quel posto meraviglioso e a quella giornata, iniziando a mangiare, spartendosi equamente tutte le porzioni, riuscendo anche a convincere un all’inizio non favorevole Yamada che se avessero fatto in quel modo avrebbe potuto assaggiare un quantitativo di piatti tipici maggiore dal momento che ciascuno di loro aveva scelto pietanze diverse.
Quando uscirono poi dal ristorante non era poi così tardi e i quattro ragazzi si ritrovarono a passeggiare ognuno mano nella mano con il proprio fidanzato.
“Sono strapieno era tutto buonissimo!” esclamò Yamada voltandosi a guardare Kei e Yabu che camminavano dietro lui e Daiki, vedendo i due annuire e sorridergli.
“Kota, adesso accendiamo il camino, vero? Me l’hai promesso!” gli ricordò, fermandosi un istante aspettando che l’altro gli desse conferma e saltellò su se stesso, tornando a camminare stritolando emozionato il braccio di Daiki il quale lo strinse a sé ridendo.
“Sembriamo una famigliola non trovi?” chiese Inoo a Kota, guardandolo e indicando i due amici davanti a loro. “Yama-chan è il nostro bambino!” affermò.
“Cosa?” domandò il diretto interessato. “E Dai-chan chi è allora?”
“Il figlio maggiore!” non ebbe alcuna esitazione nel rispondere Kei.
“Ma così non possiamo essere fidanzati!”
“Certo che potete!”
“Kei, così non possiamo fare sesso!” si impuntò Yamada fermandosi in mezzo strada e guardando sconvolto l’amico, il quale scosse le spalle.
“Questo non è un mio problema!” gli rispose divertito, mentre Kota si passava una mano sul volto, chiedendogli di abbassare i toni dal momento che chiunque poteva sentirli giacché si trovavano per la strada.
“Comunque sono stato proprio bene oggi!” affermò ancora Kei guardando Yabu, intrecciando meglio le dita con le sue. “E anche domani abbiamo una giornata pienissima!” affermò, guardandolo con occhi entusiasti.
“Sì, ma domani poi dobbiamo partire prima che faccia buio, Kei” gli ricordò.
“Oh, uffa, che guastafeste. Dai, chiedi dei giorni e stiamo un altro po’ qui!”
“Io non posso stare ancora, ho lezione lunedì pomeriggio” si intromise Yamada tirando indietro la testa, rischiando di cadere per potersi sporgere a guardare Kei.
“Ma infatti io volevo stare qui da solo con Kota!” specificò il più grande.
Yabu rise: “Io te l’avevo detto!”
“Hai ragione, avrei dovuto ascoltarti!” concordò con lui Kei.
“E poi siamo venuti in macchina con voi!”
“Sono certo che nella mia guida ci sia un percorso alternativo per farvi levare le tende!” Yamada e Kei continuarono a parlarsi sollevando il tono di voce dal momento che camminando si erano distanziati e Daiki rise, tirando il fidanzato contro di sé, consigliandogli di non intromettersi e lasciarli in pace e Yamada gli fece una smorfia con la lingua.
“È divertente provocarlo” sorrise, mettendosi poi a correre e aprendo da sé il cancelletto per andare a recuperare la legna, portandola poi dentro casa quando il padrone gli aprì la porta, lasciandolo passare per primo.
“Ecco qua!” disse il più piccolo, seguendo Yabu per la casa, mentre questi cercava della carta e dei fiammiferi per preparare il fuoco.
“Ti posso aiutare?” gli chiese, tendendogli le mani perché gli desse qualcosa da tenere e Yabu gli sorrise.
“Non ti preoccupare, Yama-chan, ce la faccio, perché invece non vai con Kei a prendere delle coperte? Abbiamo pensato sarebbe carino sederci per terra a bere qualcosa, dovrei avere del sake in dispensa” espose il piano e Yamada annuì con convinzione.
“Oh, sì che bello! Vado ad aiutare Kei allora!” affermò.
“Bravo!” Yabu gli scompigliò i capelli con una mano, guardandolo salire di corsa le scale e chiamare l’amico.
“Mi dispiace per Ryosuke, a volte è un pochino insistente” si scusò Arioka con il più grande, indaffarato a sistemare la legna in modo da creare un piccolo nido per il fuoco.
“Nessun disturbo, anzi, mi fa piacere e poi era così contento!” gli disse, tranquillizzandolo e osservando soddisfatto la fiamma prendere forma.
“Abbiamo portato le coperte!” si annunciarono Kei e Yamada il primo con un enorme piumone tra le braccia e il secondo portava due cuscini reggendoli in equilibrio sulla testa.
“Kei, da dove l’hai preso quello?” si informò Yabu, aiutandolo a stenderlo per terra.
“Dal tuo letto ovviamente!”
“Ma Kei!”
“Oh, andiamo, le coperte dentro l’armadio puzzavano di chiuso, sarebbe stato molto poco romantico!” lo liquidò con un cenno della mano, mentre Yamada, a piedi scalzi, dopo aver lanciato i due guanciali uno vicino all’altro, si distese sopra il piumone, rotolando da una parte all’altra, fermandosi vicino alle gambe di Daiki, ridendo. Allungò una mano, tirandogli l’orlo del pantalone, attirando la sua attenzione: “Dai-chan, vieni qui con me!” gli disse, facendogli il solletico alla caviglia e il più grande si piegò sulle ginocchia, posandole sul piumone, restituendogli il favore, facendolo contorcere e ridere ancora di più, sentendolo proporre una tregua, riuscendo a immobilizzarlo poi sotto di sé e pretendendo un bacio.
“Ehi! Ehi, voi due! Andateci piano, quello è il mio piumone!” li riportò all’ordine Yabu, spostandosi in cucina a prendere i bicchieri e il sake.
“Ryo-chan! Ci sono anche io!” si unì a loro Kei, stendendosi a pancia sotto piegando le ginocchia, lasciando che il kimono gli scoprisse le gambe, e allungando una mano a scostare un ciuffo di capelli dalla fronte del più piccolo, il quale gli sorrise.
Daiki li osservò parlare tra loro e quando Kota si sedette di fianco al proprio fidanzato, Arioka attirò per le spalle il proprio, facendolo sedere tra le sue gambe.
“Daiki!” Yamada si sistemò meglio contro di lui e sbatté le palpebre confuso.
“Siete troppo ambigui” gli disse, ringraziando poi Kota che gli tese una coppa con il liquore.
“Concordo!” si unì a lui Yabu, “Kei, sei troppo vicino a lui, staccati!” gli disse, posandogli una mano sul polpaccio affinché si sedesse al suo fianco, tendendo poi anche a lui una tazza con la bevanda.
Inoo gli baciò le labbra, soddisfatto: “Mi piaci quando fai il geloso, ma non devi avere paura di Ryo-chan, tra noi ci sarebbe un discreto conflitto di interessi” assicurò. “Quindi non potrei mai tradirti e tantomeno con lui, vero, Ryo-chan?” volle da lui conferma e il più piccolo storse la bocca, lasciando schioccare poi la lingua contro il palato.
“Mmh, beh sai, ti dirò che invece…”
“Ryo!” Daiki lo interruppe e Yamada scoppiò a ridere, voltandosi verso il fidanzato.
“Stavo scherzando” disse, prendendo un sorso di sake e baciando subito dopo le labbra del fidanzato facendo in modo che bevesse da lui, scostandosi a guardarlo in viso e leccandolo vicino a un angolo della bocca prima che un rivolo di liquore potesse macchiarlo.
Daiki lo fissò negli occhi passandosi la lingua sulle labbra e Yamada si avvicinò a lui parlando piano: “Lo sai che sono bravo a questo gioco, Daiki” lo provocò, fermato poi da Kota che iniziò a tossire piano, ricordando loro che non fossero soli, venendo distratto però a sua volta da Kei che si sedette cavalcioni sulle sue gambe, abbracciandolo in collo.
“Lasciali fare, Ko. Anche io poi sono bravo, sta’ a vedere” gli disse, prendendo un sorso di sake direttamente dalla bottiglia e poi baciando il fidanzato, lasciando scivolare il liquore sulla sua lingua, aspettando poi che Kota lo mandasse giù, prima di approfondire il contatto trasformandolo in un bacio vero e proprio che durò infiniti minuti, facendo dimenticare loro stavolta di non essere soli. Kota fece sdraiare Kei sul piumone, sistemandosi sopra di lui, continuando a baciarlo, accarezzandogli il collo e il petto infilando una mano sotto il kimono e sentendo le mani di Kei tra i capelli assecondare i suoi movimenti.
Daiki e Yamada, allora, approfittando di quel momento in cui l’ultimo dei problemi di Yabu erano loro due che si scambiavano effusioni ripresero a baciarsi: Ryosuke seduto tra le gambe di Daiki, poggiato contro il suo petto aveva chinato la testa e sollevato un braccio circondando il collo di Daiki, accarezzandogli la nuca, sentendo le mani del più grande su di sé, mentre lo faceva distendere e scivolava verso le gambe.
Yamada rise, distendendosi sulla coperta e fermando Arioka posandogli le mani sulle guance, scostandolo da sé per riprendere fiato.
Daiki lo lasciò fare, distendendosi al suo fianco e accarezzandogli i capelli, passandogli una mano sul volto per cullarlo, rendendosi conto poco dopo che Yamada si era rilassato talmente tanto chee aveva chiuso gli occhi finendo per addormentarsi.
“Ryo…” lo chiamò piano, passandogli una mano sul collo, ma l’altro non gli rispose, sospirando più profondamente, stringendogli però involontariamente la manica della felpa.
Arioka lo guardò intenerito e sorrise, sollevando poi lo sguardo e vedendo che anche Kota fissava il proprio fidanzato confuso.
“Si sono addormentati” constatò il più grande e l’altro annuì.
“Dovremo preoccuparci secondo te?”
“Dici che non siamo abbastanza bravi da tenerli svegli?” gli rispose Yabu sullo stesso tono leggero e Daiki ridacchiò.
“E meno male che loro erano quelli che volevano stabilire dei codici per fare sesso” ironizzò il più piccolo. Kota rise e poi si alzò dal piumone.
“Aspetta un secondo qui” gli disse, sparendo al piano di sopra e tornando da lui, tendendogli una coperta pesante. “Aiutami” gli chiese, aprendo il plaid e usandolo per coprire i due ragazzi addormentati, prima di mettersi a loro volta sotto la stessa, abbracciare le rispettive metà e addormentarsi ascoltando il rassicurante scoppiettare del fuoco del camino e l’avvolgente respiro dei due ragazzi che riposavano.

Part.02

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