Part. 01 Yamada aprì gli occhi disturbato da un raggio di sole che gli colpì le palpebre quando si volse rigirandosi su un fianco e strinse gli occhi, aprendoli piano, portandosi una mano davanti al viso, mugolando di disappunto; si rannicchiò maggiormente contro la fonte di calore accanto a sé, infilandosi tra le braccia di Daiki il quale continuava a dormire beato, pur stringendolo a sé nell'incoscienza del sonno.
Ryosuke riuscì allora ad aprire completamente gli occhi e sorrise, ricordando dove si trovasse e rendendosi conto di essersi addormentato improvvisamente la sera precedente come fosse un bambino.
Restò a crogiolarsi in quella bolla di piacere che gli infondeva stare tra le braccia del fidanzato, prima di scostarsi senza svegliarlo e voltarsi dalla parte opposta: osservò Kei e Yabu anche loro addormentati stretti l’uno all’altro e sorrise, intenerito da quell’immagine, avvicinandosi piano al corpo dell’amico.
“Kei?” lo chiamò sottovoce, facendo in modo che solo lui lo sentisse, sporgendosi a sussurrare di nuovo il suo nome all’orecchio, toccandogli le labbra con un dito, disturbando il suo sonno, vedendo poi l’altro cercare di continuare a dormire nonostante il suo continuo toccargli il volto.
“Mhm” lo sentì lamentarsi. “Lasciami in pace…” disse, facendo ridere Yamada che dovette però trattenersi dal farlo.
“Kei-chan, svegliati, devo dirti una cosa” sussurrò ancora, aspettando che aprisse gli occhi e quando lo fece Yamada gli sorrise. “Buongiorno” disse, facendogli cenno di non fare rumore, posandosi un dito sulle labbra.
“Alzati piano” gli chiese, mentre si metteva a sua volta in piedi e gli tendeva la mano per aiutarlo a rialzarsi, ben consapevole che se non l’avesse spronato, si sarebbe rimesso a dormire.
“Yama-chan, ma che ore sono? Dormivo così bene!”
“Sono le sei, Kei-chan, dai, voglio fare una sorpresa a Daiki e Kota!” gli disse, quando si spostarono in cucina, parlando comunque a voce bassa, cercando di non fare rumore mentre apriva gli sportelli di legno dove aveva visto che Kota teneva le ciotole per fare colazione. “Pensavo fosse una cosa carina portargli la colazione a letto!” spiegò, mentre gli indicava il frigo chiedendogli di cercare qualcosa di adatto da mangiare.
“Secondo te esisterà un vassoio o qualcosa del genere in questa casa?” chiese il più piccolo, frugando nella credenza, ma senza trovare quanto stava cercando.
“Beh, su questo possiamo poggiare le cose, però” si ingegnò Kei, prendendo il tagliere da cucina mostrandolo a Ryosuke.
“In fondo, è il pensiero quello che conta!” esclamò di rimando, sistemando le tazze dentro cui aveva versato del caffè e Kei rovesciò dentro un piatto dei biscotti.
“Secondo te andrà bene?” domandò il più grande poggiandosi le mani sulla vita.
“Non potevamo fare di più con quello che c’era, ma saranno comunque contenti!” gli assicurò, mentre prendeva da sé il vassoio e lo poggiava poi sul caminetto, dal quale proveniva ancora un po’ di calore, sedendosi sul piumone e cercando di svegliare il fidanzato.
“Daiki!” lo chiamò, passandogli una mano sul viso, scuotendolo per una spalla. “Dai-chan” riprovò, chinandosi su di lui e ritrovandosi dopo pochi istanti con la schiena contro il pavimento.
“Daiki!” urlò. “Mi hai spaventato!” lo rimproverò, mentre l’altro si metteva cavalcioni su di lui, immobilizzandogli i polsi ai lati della testa.
“Così impari ad addormentarti quando ti sto coccolando!” lo rimproverò Daiki, lasciando scivolare le mani su quelle del più piccolo, intrecciando con lui le dita.
“Ma io ero stanco e poi non vale io volevo farti una sorpresa, volevo essere romantico!” recriminò, voltando poi la testa di lato verso l’amico. “Kei-chan, Dai-chan è cattivo mi ha rovinato…” non poté finire di parlare perché si accorse in quel momento che anche Inoo era nella sua stessa situazione, ma era riuscito a sfruttare la cosa a suo vantaggio e ora stava esigendo il suo bacio del buongiorno.
“Vuoi imitarli?” domandò Daiki con fare malizioso, abbassandosi per baciare il più piccolo, ma Yamada si scostò.
“No, ho fame!” non gli diede soddisfazione, cercando di muoversi per rimettersi seduto, spingendolo via da sé, prendendo due biscotti e dando un primo morso al dolcetto.
“Esagerato” rise Daiki, tirandosi indietro e poggiando le spalle al caminetto, prendendo una tazza di caffè, iniziando a sorseggiarlo, prima che Yamada si avvicinasse a lui e si sistemasse tra le sue gambe, prendendogli un braccio di modo che gli circondasse le spalle.
Daiki allora lo strinse a sé e gli baciò una tempia, poi una guancia, spostandosi poi sulle labbra.
“Sono ancora offeso con te, non è che mi sei sembrato molto dispiaciuto dal mio rifiuto e comunque non è che hai insistito più di tanto” ci tenne a precisare, guardandolo con la coda dell’occhio, prima di accoccolarsi contro di lui e toccare la spalla di Kei con un piede.
“Allora, voi due!” li riprese. “La colazione! Non è bello amoreggiare mentre ci sono altre persone che guardano!” gli disse.
Kei si scostò da Kota, guardando il più piccolo da sotto in su, sorridendo mentre si risollevava e tendeva al proprio fidanzato una tazzina.
“Hai ancora parecchia strada da fare, Yama-chan” gli disse, con fare da uomo di mondo e Ryosuke spalancò la bocca sconcertato.
“Cosa vorresti dire!”
“Quello che ho detto!” rise Kei, mangiando a sua volta un biscotto e facendo l’occhiolino a Daiki.
“Oh, insomma, voi! Non mi prendete in giro! Io sono il più piccolo qui!” ci tenne a sottolineare, facendo scoppiare a ridere gli altri tre.
Quando riuscirono poi a finire di fare colazione e Yamada e Daiki ebbero fatto abbondantemente pace, appianando le loro divergente circa il concetto di romanticismo, Inoo prese di nuovo in mano la sua guida decidendo il programma della giornata.
“C’è l’Asa-ichi di Miyagawa, potremo andarci! Ci facciamo un giro e compriamo qualcosa da mangiare! Ho voglia di cucinare qualcosa per tutti voi!”
“Evviva!” si dimostrò subito entusiasta Yamada. “Io adoro la tua cucina, Kei!” gli assicurò, affiancandolo e osservando il depliant che l’altro teneva in mano, guardando poi Daiki e Kota.
“Si può fare, così possiamo anche andare a chiedere per la gita per visitare il monte Norikura!” propose a sua volta Yabu, ricevendo in cambio un entusiastico assenso generale.
Quando arrivarono all’entrata del mercato, Yamada lasciò andare la mano di Daiki, correndo alla prima bancarella che vide e osservando con occhi golosi le primizie e verdure fresche del luogo.
“Kei, Kei, guarda che belle queste!” indicò una cassa di cipolle dorate prendendone una e mostrandola all’amico che gli sorrise, chinando il capo verso il commesso e prendendo il più piccolo per mano.
“Yama-chan, non toccare, non sta bene. E poi prima di tutto dobbiamo fare un giro per vedere cosa offrono gli altri espositori e confrontare i prezzi, andiamo!” lo esortò a camminare, mentre Kota e Daiki li seguivano osservandoli con fare perplesso.
“A volte mi domando se stiano realmente con noi o meno” specificò Yabu guardando Daiki.
“Vanno troppo d’accordo, dovremmo iniziare a essere gelosi secondo te?” gli diede corda il più piccolo, sorridendo e allungando il passo affiancando il proprio fidanzato e Kei intenti a scegliere la qualità migliore di basilico.
“Ehi!” Daiki si sporse tra i due, posando le mani sui fianchi di Ryosuke che si volse a guardarlo. “Con Kota abbiamo pensato che potremo dividerci, noi andiamo a prenotare la gita per questo pomeriggio mentre voi fate la spesa, ci rivediamo qui tra un’oretta?” propose.
“Va bene, se finiamo prima di voi vi raggiungiamo!” affermò poi Kei guardando il fidanzato e sorridendogli dolcemente, prima di prendere strade diverse.
Quando si incontrarono di nuovo all’entrata del mercato Daiki e Kota guardarono sconvolti Yamada e Inoo stracarichi di buste.
“Ma avete comprato tutto il mercato?” chiese il più piccolo aiutando Yamada a portare i sacchetti, rimettendosi sulla via di casa.
“Kei, lo sai che stasera partiamo, vero? Cosa intendi cucinare?” volle sapere Kota che si ricordò che non era sempre una buona idea permettere che il suo fidanzato prendesse iniziative.
“Abbiamo fatto un po’ di provviste. In città divento sempre matto a cercare gli ingredienti che mi servono e questi sono buonissimi! Non ti preoccupare Ko, non andranno sprecati e poi ho speso davvero pochissimo! Vero, Ryo-chan?”
“Sì!” annuì il più piccolo. “Dai-chan, Kei mi ha comprato le fragole. Quelle in effetti sono costate un pochino, io non volevo me le prendesse, ma lui è stato tanto carino!” gli disse, guardando l’amico con espressione grata.
“Kei, così lo vizi e questo è compito mio!” Daiki si rivolse al più grande che si strinse nelle spalle e poi sorrise.
“Ryo-chan è il mio giocattolo, mi piace renderlo felice!” affermò con una naturalezza così disarmante che nessuno, neanche il diretto interessato, gli fecero notare quanto un’affermazione di quel tipo potesse essere fraintendibile.
Una volta arrivati a casa, poi Yamada e Kei si misero subito a lavoro in cucina, Kei recuperò un grembiule da lavoro con la pettorina, sollevandosi le maniche e lavandosi accuratamente le mani, prima di sistemare le verdure e la carne che avevano comprato al mercato assegnando a Yamada un compito, dal momento che il più piccolo si voleva rendere utile.
“Puoi tagliare le verdure, le faremo alla piastra insieme alla carne come secondo” organizzò il menù. “Poi vorrei provare i gyoza che abbiamo comprato da quella gentile vecchietta, mi ha dato una gustosa ricetta per la salsina di accompagnamento che devo assolutamente provare!” si entusiasmò.
Yamada annuì e lavò le verdure, muovendosi nella cucina, tagliandole a listarelle, riempiendo una ciotola porgendola poi a Kei che gli spiegò come fare per metterle sul fuoco a cuocere nella padella, mentre lui dosava con attenzione gli ingredienti per il loro antipasto.
“Kei-chan!” Yamada lo chiamò, andandogli vicino e assaggiando la salsa in preparazione, bagnando un dito nel condimento, storcendo poi la bocca. “È un po’ troppo saporita!” gli disse, venendo guardato male dall’altro.
“Yama-chan, non disturbare il mio estro creativo, se hai finito con le verdure puoi andare” lo scostò, osservando la padella sul fuoco, spostandosi per mescolarle, annuendo in direzione di Yamada. “Sì, qui è sotto controllo, ci penso io!” gli disse, mentre gli faceva un gesto con la mano di allontanarsi.
“Posso iniziare ad apparecchiare, se vuoi!”
“Come preferisci” lo lasciò libero, “puoi anche andare a dare noia a Dai-chan, se vuoi!” gli sorrise e Yamada gli fece una smorfia con la lingua.
“Io non gli do noia!” affermò, chiamando poi il fidanzato. “Daiki! Kei non mi vuole bene!” si lagnò, facendo ridere il più grande che si strinse nelle spalle, iniziando ad affettare la carne, nel frattempo che la salsa si insaporiva.
“Kei”
Kota comparve in cucina, sistemandosi dietro il compagno, posandogli le mani sui fianchi e baciandogli il collo. “A che punto sei? Sento un buon profumino” si complimentò, annusando l’aria e spostandosi verso il piano cottura, dando una girata alle verdure.
“Ah, grazie!” disse Kei, sempre rimanendo concentrato su quanto stava facendo. “Ho dovuto mandare via Ryo-chan che ha iniziato ad assaggiare un po’ tutto e se non l’avessi fatto, saremmo rimasti senza pranzo.”
Kota tornò accanto a lui, osservandolo incantato, fermandogli le mani e tirandolo verso di sé, guardandolo con un sorriso.
Lo prese per i fianchi, sollevandolo di peso e facendolo sedere accanto al lavello, baciandolo sulle labbra.
“Ko, mi distrai! Io stavo affettando la carne, dai che ci mette un po’ a cuocere” tentò di opporsi divertito, posandogli le mani sulle spalle.
“Te l’ho mai detto che sei veramente sexy quando cucini, Kei?” gli mormorò per tutta risposta il più grande all’orecchio, ricavandosi un posto tra le gambe aperte del più piccolo, stringendolo per i fianchi.
“L’avevo intuito dal modo in cui tenti continuamente di impedirmi di cucinare e le cose sono due o non apprezzi i miei sforzi culinari o non riesci a resistermi quando indosso un grembiule da casalinga” gli disse, sporgendosi a sfiorargli le labbra, allontanandosi subito dopo quando Kota lo pretese per un bacio degno di quel nome.
“No, no!” lo ammonì, sollevando l’indice tra i loro volti.
“Kei” si lamentò Yabu che voleva continuare a tenerlo tutto per sé, ma l’altro fu irremovibile.
“Quei gyoza non si cucineranno da soli, tesoro, e se non le spengo subito, le verdure si bruceranno, ma se vuoi, puoi restare qui a darmi una mano a ultimare il tutto, così possiamo mangiare!” concesse. “Dovrai seguire però le mie istruzioni alla lettera!” specificò, vedendo l’altro annuire.
“Va bene, sensei!” affermò Kota, lavandosi le mani e mettendosi a sua completa disposizione.
Al piano di sopra, intanto, Daiki e Yamada avevano trovato come intrattenersi, comodamente distesi sul letto a scambiarsi effusioni: Arioka aveva trovato il suo luogo perfetto tra le braccia di Yamada, lo baciava sulla bocca, giocando con la sua lingua e gli accarezzava i capelli, sentendo le mani del più piccolo scivolare tra i suoi e lasciarsi andare ogni tanto a dei lunghi sospiri di piacere.
Daiki sorrise sulle sue labbra prendendole tra le proprie, suggendole dolcemente, sentendo il corpo di Ryosuke tendersi verso di lui e incastrarsi meglio tra le sue gambe, intrecciandole insieme, prima che il più piccolo si spostasse, portando Daiki sotto di sé, senza smettere un solo istante di baciarlo.
Si sollevò leggermente sulle braccia per guardare Arioka e sorridergli, baciandogli una guancia e ridiscendendo sul viso, segnandone il profilo, occupandosi del collo, lasciando scivolare una mano sul suo petto, misurando palmo a palmo e scendendo sempre più in basso, chiedendogli con le mani di allargare le gambe.
“Ryo…” mugolò Daiki posandogli una mano tra i capelli, mentre Yamada gli sollevava appena la felpa, scoprendo lo stomaco e posando le labbra sulla sua pelle, solleticandogli l’ombelico, aprendogli con l’altra i jeans.
“Come mai non protesti stavolta?” gli chiese il più piccolo divertito, con voce arrochita, sollevando gli occhi sul suo volto, riabbassandoli subito, concentrandosi sulle reazioni del suo corpo, ricevendo in cambio da Daiki un lungo sospiro.
Ryosuke discese ancora, mentre le mani di Daiki si spostavano ad accarezzargli il collo e poi spingerlo per le spalle, impaziente.
Yamada sorrise, iniziando a sfiorarlo laddove sapeva che Daiki desiderava, iniziando a spogliarlo quando dal piano di sotto la voce di Kei li richiamò entrambi.
“È pronto!” li avvisò.
Yamada allora si fermò, sollevandosi e guardando verso la porta della camera.
“Ryo?” lo chiamò Daiki con il fiato leggermente accelerato e il cuore che gli batteva velocissimo.
“È pronto!” ripeté il più piccolo guardandolo.
“Sì, ho capito, l’ho sentito anche io, ma ti pare il caso di fermarti adesso?” sottolineò, indicando il proprio stato.
Ryosuke si morse un labbro, sporgendosi verso di lui.
“Ma io ho fame, Dai-chan, senti che profumino!” cercò di farlo ragionare.
“Ryo, non ci provare! Torna qui e fa’ qualcosa!” gli ordinò perentorio, ma l’altro gli sorrise, baciandogli le labbra velocemente.
“Ti prometto che mi farò perdonare!” gli disse, scendendo dal letto e correndo verso la porta.
“Ryo!” lo richiamò Daiki sconvolto, cercando di mettersi a sedere e ricadendo poi sul letto con un lungo verso di frustrazione, portandosi entrambe le mani davanti al viso.
“Dai-chan? Dai-chan sei ancora arrabbiato con me?” domandò Ryosuke con voce pentita e sguardo dispiaciuto, affiancando il fidanzato che durante tutto il pranzo e poi il viaggio in autobus fino a che non erano scesi non aveva aperto bocca e ancora si ostinava nel suo mutismo, ignorando Ryosuke che tentava in tutti i modi di farsi perdonare.
“Mi dispiace” mormorò, abbassando il capo, restando indietro rispetto al più grande e guardando verso Kei e Kota che stavano risalendo dietro di loro.
Yabu gli mise una mano sulla spalla e Yamada lo guardò con il volto un po’ triste, mentre Kei lo prendeva per mano per camminare insieme; quando giunsero al belvedere, rimasero incantati dal maestoso spettacolo che gli si mostrava di fronte: il monte Norikura, si stagliava imponente nel cielo sovrastando la città, uno spettacolo da mozzare il fiato.
Kei spalancò gli occhi affascinato, stringendo la mano di Yabu nella sua e aggrappandosi al suo braccio emozionato.
“Ko, ma è bellissimo!” esalò entusiasta, respirando a pieni polmoni l’aria fresca della montagna, lasciandosi stringere dal fidanzato che lo abbracciò per scaldarlo osservando con lui quel paesaggio così particolare.
Yamada sorrise osservandoli, allontanandosi per lasciar loro un po’ di intimità, spostandosi per osservare il monte da un’altra visuale, sobbalzando quando sentì qualcuno tirarlo all’indietro e un petto caldo aderire alla sua schiena, voltò appena il viso e vide quello di Daiki che osservava l’orizzonte, la sua espressione era di nuovo distesa e non sembrava più avercela con lui, sembrava tornato ad essere il suo Daiki.
“Dai-chan…” provò a parlare.
“Sssh” lo zittì l’altro, poggiando il mento sulla sua spalla, mentre gli circondava la vita con un braccio e con l’altro lo stringeva, intrecciando una mano con la sua, permettendo a Yamada di rilassarsi e godere insieme di quel bellissimo orizzonte.
“Mi ami ancora, quindi?” domandò Ryosuke, circondando il collo di Daiki con le braccia, mentre Arioka lo teneva per la vita stando attento che non si sbilanciasse all’indietro dato che l’altro aveva voluto sedersi sul parapetto.
Daiki rise, lasciando scivolare le mani sul suo sedere per reggerlo meglio.
“Ma certo che sì, scemo!” lo riprese.
“Anche se sono stato indelicato e insensibile?” chiese ancora.
“Sì, anche se mi hai lasciato da solo in condizioni disastrose e ho dovuto prendere provvedimenti da me. Sì, ti amo ancora, non potrei amare nessun’altro che non sia tu, Ryo” confessò, attirandolo contro di sé per poterlo baciare dolcemente e a lungo sulle labbra. Ryosuke spostò le mani a incorniciargli il volto, posandogliele sulle guance e sfiorandogli i lobi delle orecchie con le dita e, allontanandosi da lui, lasciando solo le loro fronti a contatto, bisbigliò piano: “Vorrei poter essere nella nostra casa per poter fare l’amore con te, Daiki” confessò.
Arioka gli sorrise e lo abbracciò, voltandosi quando sentì dei passi avvicinarsi e vide Kota e Kei raggiungerli, Inoo teneva in mano due involti dolci, tendendone uno a Yamada il quale lo prese di buon grado, addentando senza cura la sua merenda, facendo ridere gli altri tre.
“Che cosa c’è? Che ho fatto?” chiese, spalancando gli occhi, senza curarsi di aspettare di mandare giù il primo boccone.
Daiki rise, osservandolo, stringendolo di più contro di sé, passandogli un dito sulla guancia dove si era sporcato di zucchero, portandosi l’indice alle labbra.
“Daiki ne vuoi un pezzo?” gli chiese Yamada, offrendogli gentilmente la crepe dolce, ma il più grande scosse il capo.
“Sono apposto, grazie!” gli disse, aiutandolo poi a scendere quando Kota propose di tornare al pullman che li avrebbe riportati in città.
“No, Ko, stiamo già tornando?” si lamentò Kei, il quale avrebbe voluto continuare a stare ancora in quell’angolo di pace.
“Eh sì, ricordi? Ci vogliono…”
“Sì, sì, ci vogliono quattro ore per tornare!” gli fece il verso. “Sei noioso a volte!” gli disse, spingendolo per un braccio, ma Kota non se la prese e sorrise, circondandogli le spalle.
“Torneremo presto, te lo prometto!” gli disse e Kei annuì, terminando la propria merenda e buttando i resti nel cesto prima di risalire sull’autobus, sedendosi dalla parte del finestrino per poter osservare ancora una volta quello splendido paesaggio.
“Avete preso tutto?”
Kota pose quella domanda ai suoi amici un’ultima volta prima di chiudere il bagagliaio.
“Sì!” annuirono e mentre Daiki prendeva posto nei sedili dietro, Yamada e Inoo si presero un momento per salutare il cottage.
“Ciao, ciao casa, torneremo presto!” assicurarono, rivolgendosi all’abitazione, facendo ridere Kota che scosse il capo, sedendosi al posto di guida, aspettando che anche loro li raggiungessero per partire.
“Pronti?” li guardò, accendendo il motore.
Kei si allacciò la cintura di sicurezza e Yamada prese posto accanto a Daiki, posando le gambe sulle sue, abbracciandolo.
“Posso stare così?” chiese al più grande, guardandolo, adagiando la testa sulla sua spalla.
“Puoi metterti come preferisci” gli concesse, passandogli una mano tra i capelli e muovendo le dita in modo circolare, sentendo Yamada stiracchiarsi e rannicchiarsi meglio contro di lui, pronti a tornare nel mondo reale il quale comunque a nessuno dei quattro pareva poi così male alla fine, perché sapevano che vi sarebbero tornati insieme.