[Hikachii] Revenge

Jun 24, 2012 00:10

Titolo: Revenge
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yaotome Hikaru, Chinen Yuri, Takaki Yuya
Pairing: Hikachii
Prompt: 10. Vendetta
Genere: angst, AU
Rating: NC-17 (per i contenuti)
Warning:!death fic, violenza
Conteggio parole: 1.038 fiumidiparole
Note: la storia inoltre è scritta per fillare il prompt di simph8 “Ti ho accolto nella mia casa quando non eri nessuno, Chinen. Come hai potuto pugnalarmi alle spalle in questo modo?” per la notte bianca indetta da maridichallenge.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: MixAngst


Chinen spense la sigaretta nel posacenere dell'auto, rilasciando l'ultima boccata di fumo, vedendo la nuvola grigia scappare via oltre il finestrino.
Il suo telefono squillò e Chinen portò le mani al volante, mettendo in moto e guidando per pochi chilometri, fuori città, giungendo davanti a un vecchio capannone abbandonato in una zona isolata.
Aveva scelto quello, sapeva che era il luogo perfetto.
Un uomo, che lo aspettava da diverse ore, non appena vide la macchina fermarsi, gli aprì lo sportello, aspettando che scendesse, inchinandosi davanti a lui.
"Avete fatto presto" commento solo Chinen, fissando la serranda arrugginita, vedendola poi sollevarsi e alcuni uomini, dall'aria davvero poco raccomandabile uscire e andargli incontro.
Puzzavano e avevano addosso un nauseabondo odore di alcool.
Chinen storse le labbra, facendo un cenno al primo dei suoi scagnozzi di prendere qualcosa dal sedile posteriore dell'auto.
Questi ne estrasse una valigetta e la aprì, mostrandone il contenuto a quegli avanzi di galera.
"È un piacere fare affari con lei, Chinen-sama" risero questi, prendendo la loro ricompensa.
"Sparite dalla mia vista, adesso. Mi nauseate" disse, seccato e quando questi si voltarono verso di lui per guardarlo minacciosi, quattro braccia, armate di pistole vennero puntate contemporaneamente contro di loro.
"Ha detto di sparire. Adesso" ordinò di nuovo una voce e Chinen si mosse, camminando verso il magazzino, chinandosi leggermente per riuscire a passare.
Immediatamente si portò una mano alla bocca, coprendosi il naso con un fazzoletto che portava il profumo del proprio dopobarba.
Non avrebbe retto all’odore disgustoso che aleggiava in quell'area: odore di sesso, unito a quello del sangue e a chissà che altro. Non lo voleva sapere.
Non era importante il come, ciò che contava era il risultato, sempre.
Si sarebbe volentieri risparmiato quella visita, ma era lì per un unico motivo, guardare in faccia la causa di tutti i suoi mali, assaporare il gusto dolce della vendetta e prendersi la sua rivincita.
Avanzò ancora, infilando l’altra mano nella tasca dei pantaloni eleganti, fermandosi davanti al corpo nudo, pieno di graffi, lividi, sangue e sperma di Hikaru.
Il ragazzo aveva gli occhi gonfi e rossi, un cerchio violaceo attorno all'occhio sinistro e il labbro spaccato in più punti.
Allungò una gamba, spingendolo per una spalla con la punta della scarpa, vedendolo rotolare e stendersi sulla schiena: un braccio stretto attorno allo stomaco. Gli fece ancora più schifo vederlo, ma allo stesso tempo, avere l'immagine di Hikaru così, nudo, sporco, violato, spogliato della sua dignità, della posizione di rispetto e timore che aveva fino a quel momento avuto, lo facevano stare bene. Lo facevano sentire l'uomo più potente del mondo.
"Perché?" lo sentì biascicare con voce roca, bassa.
Chissà quanto aveva urlato, implorando i suoi carnefici di smetterla, chissà quanto sperma aveva dovuto ingoiare, quante lacrime, quando sangue aveva sputato.
Avrebbe voluto vederlo.
O forse no, non voleva che i suoi sogni venissero più infestati dalla sua sudicia presenza.
"Come ci si sente, Hikaru?" gli rispose, invece, Chinen con tono di voce sprezzante. "Non è poi così appagante quando ti costringono a fare quello che non vuoi, vero? Non è eccitante implorare qualcun'altro di smetterla di abusare di te. Vero?" gli chiese, ancora, retorico.
Sollevò una gamba, posandola sulla mano con cui Hikaru si teneva il petto, premendo, sentendolo gemere di dolore.
“Perché? Perché hai dovuto farmi questo, Chinen. Io… “ parlò, piano, a fatica. Ogni fiato emesso sentiva i polmoni e la gola bruciare. Una sofferenza gratuita inflitta da se stesso, ma voleva capire, era convinto di meritare almeno una spiegazione. “Ti ho accolto nella mia casa quando non eri nessuno, Chinen. Come hai potuto pugnalarmi alle spalle in questo modo?” riuscì a dirgli.
La risata di Chinen riempì l’aria, sprezzante, malevola.
Il piede premette ancora sulla ferita , prima di calciarlo, una, due, tre volte.
“Chi mi ha reso nessuno, secondo te, Hikaru?” gli chiese, guardandolo con rabbia, con odio.
Si chinò sulle gambe, afferrandogli i capelli e strattonandolo, sentendolo gridare di dolore.
“Dovrei ringraziarti? Dovrei esserti riconoscente? Per cosa, esattamente, Hikka?” gli chiese. “Per avermi violentato quando avevo diciassette anni? Per avermi picchiato e per avermi tolto l’unica famiglia che al mondo mi era rimasta? Per aver ucciso l’uomo che amavo solo perché tu avevi deciso che non ero degno di meritare la felicità con Yuya? Eh?” lo spronò a rispondergli. “Per questo dovrei ringraziarti, Hikaru?” urlò, con tutta la rabbia che aveva in corpo, urlò con quanta voce poteva vomitandogli addosso tutto quello che durante gli anni aveva tenuto dentro e che l’aveva fatto arrivare a quel punto, a compiere un’azione spregevole come quella.
“Bhe” disse, lasciandolo andare di nuovo per terra, sollevandosi. “Bhe, grazie Hikaru, per avermi insegnato che con i contatti giusti puoi diventare qualcuno. Grazie per tutto il male che mi hai fatto. Grazie per avermi privato di un cuore, di emozioni, grazie per avermi insegnato ad andare a letto con qualcuno senza provare assolutamente niente. Grazie, perché mi hai insegnato cosa significhi trasformare il rancore, la rabbia e il dolore in qualcosa di più grande, in grado di ferire non più te stesso, ma gli altri” concluse.
Si portò una mano dietro la schiena, prendendo la pistola e puntandola contro di lui. Tirò indietro la sicura e portò l’indice sul grilletto.
Vide Hikaru tremare e chiudere gli occhi, spinse piano, lentamente il dito, ma si fermò, abbassando il braccio. Sentì Hikaru sospirare e sorrise, un ghigno diabolico.
Una leggera risata.
“Sei così patetico. Sei così folle o così stupido se pensi che io mi voglia anche solamente sporcare le mani con il tuo sudicio sangue, Hikka.”
Un rumore di passi, qualcun altro era entrato nel magazzino e Chinen, senza bisogno di voltarsi sapeva di chi si trattasse. Piegò il braccio, tendendo la pistola al nuovo arrivato, voltando le spalle a Hikaru.
“Per me è sufficiente. Finiscilo, ma fai in fretta, Kota, voglio tornare a casa” disse, sentendo l’altro annuire.
Non si fermò, Chinen, continuò a camminare e, anche senza voltarsi, era come se lo vedesse il braccio di Yabu sollevarsi, il dito fare bene presa attorno al grilletto e, poi, una volta che fu di nuovo fuori, lo sparo rimbombò.
Si accese una sigaretta, riscoprendo quanto poco dolce, ma incredibilmente amaro potesse essere realmente il sapore della vendetta.

genere: oneshot, hey! say! jump: yaotome hikaru, challenge: v notte bianca, fanfiction: hey! say! jump, pairing: daichii, comm: think_angst, tabella: mix angst, genere: au, rpf, hey! say! jump: chinen yuri, warning: death fic, warning: slash

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