Titolo: L'amore che paga pegno
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yaotome Hikaru, Inoo Kei, Yamada Ryosuke
Pairing: Yamanoo
Prompt: 07. Vicolo
Genere: angst
Rating: R
Warning: slash, death!fic
Conteggio parole: 494
fiumidiparoleNote: la storia inoltre è scritta per fillare il prompt di vogue91 “Hai ancora paura del buio?” per la
notte bianca indetta da
maridichallenge.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
Luoghi Yamada stava osservando fuori dalla finestra, il cielo imbrunire velocemente. Odiava l’inverno, non gli piaceva quando il cielo si scuriva troppo presto. Non gli piacevano le giornate uggiose, cariche di nuvoloni grigi.
Si preparò velocemente, volendo rientrare a casa il prima possibile quando una mano sulla spalla lo fermò.
Si volse e vide Kei sorridergli.
“Yama-chan” gli disse. “Possiamo fare un pezzo insieme, se ti va?” propose.
Yamada non comprendeva quell’improvviso comportamento da parte del più grande, ma accettò d buon grado la sua idea.
Salutarono gli altri e uscirono dagli studi.
Camminarono insieme, senza scambiarsi che poche parole, fino a che Inoo non ruppe quello strano silenzio con una domanda.
“Hai ancora paura del buio?”
“Come?”
“Una volta in TV hanno detto che dormi con la luce accesa perché hai paura del buio. E, spesso, guardi l’ora quando stiamo per finire le riprese e cerchi sempre di essere il primo ad andare via quando ancora c’è qualcuno che può fare la strada insieme a te” spiegò. “Solitamente c’è sempre Dai-chan ad accompagnarti” gli disse, sorridendogli. E nell’udire il nome del compagno, Yamada sobbalzò.
“Sei perspicace, Kei.”
“Anche se non sembra sono una persona molto attenta. Noi non parliamo moltissimo, Yamada e me ne dispiaccio a volte” gli disse, sincero, mentre imboccavano una stradina secondaria, un vicolo stretto, chiuso tra due grandi palazzi.
“È strano come Dai-chan si sia assentato da lavoro in questi giorni però. Non ci hanno fatto sapere niente, forse sta male” suppose, cercando di fare conversazione, prima di fermarsi, non sentendo la presenza dell’altro accanto a sé.
“Non ti preoccupare, è una scorciatoia, la faccio sempre” spiegò Kei, vedendo che Yamada si era fermato un momento. Il più piccolo era leggermente inquietato da quel nuovo percorso, ma vedendo Kei che lo attraversava tranquillo, lo seguì.
Si infilò le mani in tasca e chiamò il più grande.
“Kei-chan, aspettami!”
Inoo si voltò e una fitta al fianco lo costrinse a piegarsi in avanti; posò una mano sulla spalla del più piccolo che a sua volta lo spinse, affondando maggiormente la lama del coltello nella sua carne, sfilandola, solo per riaffondarla ancora e spingere verso l’alto.
Kei tossì, sentendo un conato di vomito e sangue risalirgli lungo la gola.
Indietreggiò, posandosi contro il muro e scivolando seduto, le gambe senza più forze, fissando Yamada e il coltello che questi aveva tra le mani.
“Cosa…?”
“Mi dispiace, Kei…” disse Yamada, gli occhi pieni di lacrime. “Ho dovuto… perché mi avete mentito. Io non potevo andare avanti così, con il peso del vostro tradimento. Ma adesso è tutto passato. Adesso avete imparato la lezione. Spero che adesso possiate essere felici, insieme, all’inferno” disse, con voce rotta e pesante, infilando nuovamente il coltello e la mano sporca di sangue nella tasca.
Restò in piedi, Yamada, a rivivere la medesima scena per la seconda volta, a piangere tutte le sue lacrime, fino a che non fu certo che la vita di Kei, così come quella di Daiki, avesse lasciato quel corpo definitivamente.