[Dainoo] Behind your eyes

Jun 23, 2012 23:57

Titolo: Behind your eyes.
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yaotome Hikaru, Inoo Kei, Yamada Ryosuke
Pairing: Dainoo
Prompt: 10. Giardino
Genere: AU, malinconico
Rating: PG-13
Warning: //
Conteggio parole: 1.594 fiumidiparole
Note: la storia inoltre è scritta per fillare il prompt di vogue91 “Voglio vedere la luce del sole” notte bianca indetta da maridichallenge.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: Luoghi


Daiki entrò nell’istituto e salutò l’infermiera all’ingresso come ogni Domenica.
La ragazza gli fece un cenno con il capo, sorridendogli, aprendo il cancello.
Arioka, con una busta di carta in mano, salì le scale che l’avrebbero portato al secondo piano, cercando la stanza numero cento.
La porta era chiusa come sempre e prese un bel respiro, bussando con le nocche, piano.
“Avanti” la voce bassa di Kei lo invitò a entrare.
“Buongiorno!” disse cercando di far apparire la sua voce allegra.
“Dai-chan! Che bello, sei venuto anche oggi!” lo accolse ilare Kei, voltando la testa verso di lui.
Daiki sorrise.
“Certo, perché non sarei dovuto venire?” gli chiese, avvicinandosi a lui e prendendo una sedia, sistemandosi accanto al letto.
“Ti ho portato delle pesche, per fare merenda!” gli disse, svolgendo un tovagliolo sulla coperta e facendovi cadere i frutti.
Kei ne prese uno, passando le mani sulla buccia morbida, portandosela vicino al naso e poi tendendola all’amico.
“Me la tagli?” chiese. “Hanno un profumo buonissimo” disse, sorridendogli ampiamente.
Daiki annuì, prendendo il frutto e sbucciandolo con il coltello, facendo attenzione a non macchiare le lenzuola, tendendo poi la polpa al più grande che si sporse verso di lui per farsi imboccare.
“Aaah” mormorò Kei e Daiki lo accontentò, sentendo le labbra del più grande posarsi sui polpastrelli, facendogli il solletico.
Continuò a sbucciare il frutto e a tagliarlo in piccoli pezzi, tendendoglieli uno a uno con la forchetta.
Rimasero in silenzio, mentre Kei mangiava; Daiki non sapeva cosa dire: ogni volta si riprometteva che sarebbe stato allegro e che si sarebbe comportato con lui come sempre, ma quando entrava dentro quella camera, immediatamente il peso di quella verità lo schiacciava e lo atterriva.
E vedere Kei che, invece, sorrideva e si faceva forza, dimostrandosi così pieno di spirito, lo faceva sentire male: non era giusto che fosse l’altro a dargli coraggio, sarebbe dovuto essere il contrario.
“Dai-chan?” si sentì chiamare. “Sei particolarmente silenzioso oggi.”
“Scusami, Kei-chan, io…”
“Andiamo in giardino!” lo interruppe l’altro. “Voglio vedere la luce del sole, la giornata è così bella! Oggi sono stato svegliato dagli uccellini che cantavano, deve esserlo per forza” decise, mentre scendeva dal letto e Daiki lo aiutava, passandogli una mano dietro la schiena.
“Grazie” disse Kei, tornando a sorridergli, e sedendosi sulla sedia a rotelle, per venire poi spinto da Daiki fuori dalla stanza e dall’edificio.
“Non staremo tanto fuori!” disse Kei, precedendo le raccomandazioni dell’infermiera di turno, quando passarono davanti alla reception.
La ragazza sorrise, augurandogli una buona passeggiata.
Una volta all’aria aperta, Kei allargò le braccia, inspirando a pieni polmoni l’aria fresca nonostante fosse quasi mezzogiorno; dopo tanto sostare in stanza, sentiva proprio la necessità di prendere un po’ di aria e di sole.
Daiki spinse la carrozzella lungo il viale ghiaioso, fermandosi poi accanto a una panchina dove si sedette, parcheggiando la carrozzina accanto a sé.
Kei mise la sicura alle ruote e si alzò.
“Attento!” si preoccupò Daiki, facendo per aiutarlo, ma Kei lo fermò.
“Tranquillo, Daichan!” lo rassicurò il più grande, muovendo le braccia e allungando una mano alla ricerca di un punto d’appoggio.
Arioka stese il proprio braccio, facendo in modo che Inoo lo trovasse e questi si aggrappò a lui con entrambe le mani.
“Ti ho trovato!” disse, voltandosi ancora una volta verso di lui, sorridendo, di un sorriso bello e sincero che gli illuminava tutto il volto.
E se non fosse stato per quella benda bianca, Daiki avrebbe scommesso di vederlo ridere anche con gli occhi. Ricordava benissimo la luce che li illuminava quando Kei rideva, ricordava la loro forma allungata, ricordava ogni cosa. Ed era oltremodo triste pensare che non li avrebbe visti più così vivi.
“Ti va se passeggiamo un po’. Le infermiere dicono che posso, ogni tanto mi fanno fare esercizio nei corridoio, ma non è la stessa cosa. Qui c’è il sole, si sta così bene!” affermò, facendo scivolare la mano in quella di Daiki che gliela strinse, iniziando a camminare piano, regolando i passi a quelli un po’ incerti dell’amico.
Kei rise: “Sai, un giorno dovresti portare qui anche Ryo-chan! Mi piacerebbe conoscerlo e poi, pensa, se qualcuna delle vecchiette dell’ospedale lo conosce e ci vede così. Potrebbero riferirgli cose sbagliate. Sono talmente pettegole. Non sai tutto quello che non dicono quando si riuniscono per fare merenda il pomeriggio” gli disse Kei, ridendo.
Daiki annuì, cercando di scacciare i propri negativi pensieri.
“Lo farò presto, anche lui è ansioso di conoscerti, ma solitamente quando io sono libero lui lavora. Non riusciamo a stare moltissimo tempo insieme. Però ti prometto che una delle prossime volte lo porterò” assicurò e Kei sorrise ancora, sebbene non si fosse voltato verso di lui.
“Sei una persona fortunata, Dai-chan. Forse avrei fatto meglio a scegliere te quella volta” disse, ridendo subito dopo. “Nah, sto scherzando ovviamente!” si affrettò poi ad aggiungere.
“Kei…” lo chiamò stranito il più piccolo, ma venne nuovamente interrotto.
“Ci sediamo sul prato?” chiese Inoo, tirando appena il braccio di Daiki, sedendosi con cautela sull’erba, stendendosi e aprendo le braccia.
“Si sta benissimo. Lo sapevo io che era una bella giornata. Anche se non posso più vedere ciò che mi circonda, lo percepisco. Posso sentire i profumi della frutta o dell’aria, posso godere del canto mattutino degli uccellini, mi mettono allegria sai? E posso sentire il calore del sole sulla pelle. Credo che, nella mia sfortuna, io sia stato anche un po’ fortunato. Perché fino a ora non mi ero mai reso conto di quante cose splendide mi stessi perdendo, dandole per scontate” parlò tutto d’un fiato, prima di tacere.
Daiki rimase a osservarlo, intenerito dai suoi modi e affascinato dalla forza che Kei stava dimostrando di avere, nonostante le sue condizioni.
“Yabu non è ancora venuto a trovarti?” gli domandò d’un tratto il più piccolo e il sorriso di Kei si incrinò per un attimo e i tratti del volto si irrigidirono.
Inoo si sollevò sui gomiti, restando semi sdraiato.
“No…” rispose. “Dall’ultima volta non è più tornato e non credo che lo farà. Abbiamo litigato” disse. “Lui…” fece una pausa, sedendosi dritto e raccogliendo le gambe al petto.
“Non è in grado di starmi accanto adesso… Io anche se sorrido non significa che non abbia a volte dei cattivi pensieri, che non pensi perché questo sia capitato proprio a me che non provi rabbia. E Kota di certo non mi aiuta. Lui è triste, ogni volta che stiamo insieme non fa altro che ripetermi che non doveva succedere a me, che lui non sa come aiutarmi, che cosa fare e… e non mi fa bene. È molto meno doloroso per me saperlo lontano che non averlo vicino. Sono solo un peso per lui ora come ora e io non voglio esserlo per nessuno” disse, con rabbia malcelata.
Daiki ascoltò quello sfogo e gli mise un braccio attorno alle spalle, per confortarlo.
“Tu non sei un peso, Kei. La persona che soffre di più qui sei tu e, spesso noi… io stesso me ne scordo. Ma poi ti guardo e vedo quanta forza hai che mi sento un idiota ad aver solo pensato di essere triste davanti a te” ammise. “Mi dispiace, Kei” si scusò, per tutte le volte che aveva pensato che l’amico gli facesse pena, per essersi buttato giù per la sua condizione.
Kei sorrise, rassicurandolo.
“Non ti preoccupare, Dai-chan.”
“Se vuoi, posso provare a parlare con Kota, posso…”
“Nhnh” Kei scosse il capo. “Lascia stare, non… non è importante. Nonostante tutto ho fiducia in lui. Forse ha solo bisogno di tempo per razionalizzare la cosa. Sono passati solo sei mesi, dopotutto” disse mesto, con tono di voce leggermente più basso del normale.
E anche se Kei lo diceva, Daiki era sicuro che non fosse totalmente convinto lui per primo dalle sue stesse parole. Perché sei mesi non erano pochi, non per una situazione come la loro. Ma decise di non dire altro, non voleva che Kei si intristisse maggiormente, voleva renderlo sereno, per quanto poteva. E per quanto gli sarebbe stato possibile, avrebbe continuato ad andare a trovarlo e farlo svagare, almeno per qualche ora.
Vide Kei alzarsi e tendergli poi una mano per fare altrettanto. Daiki la prese, sollevandosi a sua volta.
“Rientriamo? Non vorrei che ci sgridassero per essere stati troppo fuori!” chiese Kei e il suo volto era tornato disteso.
Daiki ne fu sollevato.
Stava aiutando il ragazzo a salire sulla sedia a rotelle quando il suo cellulare suonò, avvisandolo di un nuovo messaggio. Lo lesse e sorrise.
Kei, perspicace, se ne accorse e alzò il capo verso di lui, tirandolo un po’ all’indietro.
“È Yama-chan?”
Daiki arrossi appena e confermò.
“Che dice? Che dice?”
“Ha finito prima di lavorare e mi ha detto che possiamo pranzare insieme oggi” spiegò.
Kei batté le mani, entusiasta e felice per l’amico.
“Evviva! Così potete stare insieme tuuutto il giorno, non sei felice?” gli chiese e Daiki annuì.
Poi, però, prima di rimettere il telefono in tasca, si sedette, componendo il numero del fidanzato.
Kei, che lo sentì muoversi da dietro di sé, ma non capiva dove fosse andato, spostò il capo confuso da una parte all’altra.
“Dai-chan? Cosa stai facendo?”
Daiki si portò il cellulare all’orecchio, sentendolo squillare, spiegando al più grande.
“Mantengo una promessa. Gli dico di venire qui, così te lo presento. Poi chiederemo il permesso al tuo medico di poter fare un picnic qui in cortile, in fondo è una così bella giornata che è un peccato passarla chiusi dentro, ti pare?” gli chiese, vedendo Kei sorridere e poi voltarsi di scatto, passandosi una mano sulla guancia, portando via quella lacrima di felicità.

hey! say! jump: inoo kei, challenge: v notte bianca, fanfiction: hey! say! jump, comm: maridichallenge, tabella: luoghi_ta, pairing: dainoo, hey! say! jump: arioka daiki, genere: malinconico, comm: think_angst, rpf

Previous post Next post
Up